Ven 26 Apr 2024

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Critico per un giorno presenta “La guerra che verrà”- Il parere degli ascoltarori

“La guerra che verrà”, di Marco Pasquini, racconta di vite in trincea, di un conflitto permanente, di soldati in attesa, di un’amicizia interrotta. Poroiettato il 22 marzo, al  Cinema la Compagnia. Chiara Brilli ha intervistato i soci ascoltatori che hanno visto il film nell’ambito dell’inziaitiva Critico per un giorno promossa dal Controradio Club

La guerra che verrà si combatte da anni. È la guerra in corso in Siria ma potrebbe essere altrove, ovunque ci sia un nemico da contrastare.
Attraverso un accesso straordinario, il film racconta l’area più pericolosa del fronte descrivendo la routine quotidiana delle truppe governative. Le giornate dei soldati Baraq, Zouheir e del loro battaglione scorrono lenti e ripetitivi. La realtà quotidiana della guerra è diversa da quella disegnata nell’immaginario collettivo, scivola in un susseguirsi di azioni e di riti militari apparentemente senza fine, in un tempo dell’attesa interrotto da improvvise accelerazioni e drammi. Lo scavo delle trincee, i turni di guardia, la pulizia delle armi, i racconti, le esercitazioni.

La guerra che verrà è un film su un’amicizia interrotta, su un rapporto di fratellanza nato nella prima linea siriana dove due soldati sono arruolati nell’esercito regolare. Un’osservazione attenta e silenziosa di un anno al fronte che nell’aderenza ai corpi e allo scorrere del tempo quotidiano, rivela la natura sempre uguale delle guerre di posizione. Una riflessione sull’assurdità paradossale di questa e di altre guerre”.

Il film ha avuto una lunga e complessa gestazione. A fronte delle grandi difficoltà di realizzazione, il gruppo di lavoro ha messo da subito una fortissima motivazione personale (il progetto è iniziato nel 2016). L’intento iniziale, che è stato mantenuto fino alla fine del percorso produttivo, era quello di raccontare la guerra attuale con un linguaggio ed un approccio opposto a quello che viene adottato da molti anni in ambito televisivo e cinematografico: “La guerra che verrà” è pensato per raccontare il reale fluire del tempo in una postazione di prima linea, la dimensione naturale dei rapporti umani che vi si instaurano, il peso della lontananza da casa, della paura, della perdita degli amici. Tutto questo non è possibile se non adottando un linguaggio antitetico a quello sincopato e aggressivo utilizzato nella quasi totalità dei lavori audiovisivi che affrontano lo stesso tema.

Marco Pasquini è documentarista, direttore della fotografia e operatore di ripresa subacqueo. Dai primi anni ’90 ha contribuito alla cinematografia di oltre 120 documentari e film di finzione prodotti per le maggiori emittenti internazionali. Ha realizzato film su un’estesa varietà di argomenti, concentrando nel tempo il proprio interesse su racconti di guerra, situazioni di crisi e lotte sociali, antropologia e vita marina. Marco ha documentato storie in Europa, Africa settentrionale e sub- sahariana, India, Medio Oriente, America Latina e Stati Uniti. Il suo documentario Gaza Hospital è stato insignito del Golden Globe come miglior documentario italiano del 2010.

L’iniziativa CRITICO PER UN GIORNO è rivolta ai soci del controradio club  Ogni socio può avere fino a due biglietti omaggio.

Per quanto riguarda il film mi è sembrato molto ben fatto, molto suggestiva la colonna sonora, adatta a questa atmosfera di attesa indefinibile. Mi ha colpito molto la vita di questi uomini, come sospesa, che salutano la famiglia per andare in guerra come se andassero al lavoro: la guerra come una normale routine, come un qualcosa che ha occupato ogni spazio compreso ogni possibile spazio di riflessione” (Paolo).

Film/documentario che in realtà non mi aspettavo riuscisse così a colpirmi con le sue immagini non così legate ad una visione classica della guerra ma ha reso molto bene come anche la guerra vissuta  diventi una consuetudine come può essere un lavoro qualsiasi. Molto mi ha colpito che i fatti sono reali e interpretati da persone e non attori cosa che all’inizio non avevo percepito, come il dramma del personaggio principale che in realtà è deceduto durante le riprese, con la conseguenza da parte della troupe di scegliere un  nuova persona su cui incentrare gli avvenimenti reali” (Patrizio).

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