Sosta: Funaro presenta piano parcheggi da 10mila posti per Firenze

È quanto ha annunciato la candidata sindaco a Firenze del centrosinistra Sara Funaro nel corso di una conferenza stampa.

Nel dettaglio l’obiettivo dei 10mila nuovi posti auto sarà possibile grazie a oltre 50 interventi individuati sul tessuto urbano, che potranno essere realizzati grazie a interventi pubblici, finanziamenti, partnership pubblico-privato, convenzioni con privati. I nuovi progetti saranno condivisi con i quartieri e la cittadinanza. Ogni area sarà dotata di colonnine per le ricariche elettriche dei mezzi, di posti bici e con una copertura arborea del 70%: laddove siano realizzati con strutture leggere fuori terra saranno previste schermature con pareti e tetti verdi.

“Sono oltre 200mila le auto che circolano a Firenze e non ci sono abbastanza parcheggi”, “per questo oggi presentiamo il nuovo piano: oltre 10mila nuovi posti auto suddivisi nei cinque quartieri tra parcheggi scambiatori, di relazione, di superficie e aree di sosta” “A questi – ha aggiunto Funaro – si aggiungono altre migliaia di posti ricavati ottimizzando spazi già esistenti, tra questi 2000 nuovi posti per i residenti grazie a convenzioni per l’utilizzo di notte di parcheggi di enti pubblici e privati che di giorno vengono usati da lavoratori e clienti; la riserva di posti gratuiti per i residenti nei parcheggi di struttura; l’introduzione di tariffe dinamiche e agevolazioni per i residenti nei parcheggi di struttura; e la sperimentazione di servizi digitali innovativi”.

Sono previsti fino a 3.600 posti in nuovi parcheggi scambiatori, fino a 5.010 posti in nuovi parcheggi di relazione per residenti di zona e non e fino a 1.560 nuovi posti gratis solo per residenti in parcheggi di superficie/aree di sosta (naturali) e parcheggi di struttura. Il piano prevede anche convenzioni per l’utilizzo di 2.000 parcheggi di enti pubblici e privati, una tariffa “dinamica e agevolazioni per i residenti” in 8.000 parcheggi di struttura.

Tra le novità quella dello smart parking: i parcheggi avranno sensori in grado di rivelare la presenza di veicoli: attraverso la piattaforma If sarà possibile avere la mappa in tempo reale di quelli vuoti più vicino al luogo di destinazione. E inoltre è prevista un’applicazione con cui i proprietari di posti auto potranno metterli a disposizione, in determinati orari e giorni e in cambio di una “tariffa contenuta”.

La cooperativa agricola Il Forteto, cambia nome e diventa cooperativa agricola ‘ForteMugello’.

Lo ha deciso  l’assemblea straordinaria dei soci del Forteto  tenutasi a Vicchio (Firenze). “È una cooperativa completamente rinnovata quella che ha deliberato il cambio di nome – afferma il presidente della cooperativa Maurizio Izzo -. Non si tratta di una scelta commerciale, ma della presa d’atto della profonda diversità dell’odierna compagine sociale rispetto a quella originaria”.

Non solo nessuno dei soci fondatori del Forteto è ancora presente in azienda – sottolinea Izzo – ma tutte le figure chiave, dal direttore generale al responsabile commerciale sono cambiate, frutto di un rinnovamento che ha interessato oltre il 50% della forza lavoro complessiva. Oggi la cooperativa è fatta in gran parte di giovani e in consiglio di amministrazione siedono, per la prima volta, tre donne, la maggioranza del Consiglio”.

Il cambio del nome era una proposta del piano di composizione negoziata della crisi a cui la cooperativa il Forteto ha avuto necessità di ricorrere per definire un completo piano di ristrutturazione propedeutico al rilancio.

“La cooperativa ha sottoscritto nelle scorse settimane un accordo complessivo con fornitori, istituti bancari e fondi cooperativi – spiega Izzo – che, a fronte di una moratoria del debito, impegna la cooperativa alla dismissione degli asset non produttivi, a una ristrutturazione aziendale con conseguente riduzione dei costi e aumento delle marginalità. Da qui l’alienazione di gran parte del patrimonio immobiliare di proprietà della cooperativa”.

“Lo sforzo adesso – afferma il comunicato – si concentra sul rilancio dell’attività primaria, quella di produzione di formaggi a base di latte ovino e vaccino, su cui la cooperativa vanta una tradizione decennale e una capillare diffusione in Italia e all’estero, dove realizza quasi il 50% del fatturato”.

La seconda novità è la fusione per incorporazione di Appt, l’Associazione della pastorizia che in Toscana raggruppa oltre 30 allevatori per una produzione di latte ovino di circa 1 milione di litri all’anno. La fusione pone in stretta relazione i due fondamentali protagonisti dell’attività casearia: gli allevatori e i trasformatori. Infine, il lancio di una nuova linea di prodotti, anche a base di un mix tra latte ovino e vaccino, con il nuovo brand  “ForteMugello”, che sostituisce appunto quello de il Forteto,  ai primi di giugno.

Alia: in una settimana 124 richieste per ritiro rapido rifiuti

Delle 124 richieste ricevute, spiega Alia in una nota, 105 hanno portato alla rapida rimozione dei rifiuti abbandonati, in media nel giro di 2,7 ore dalla segnalazione, mentre 19 sono state gestite al di fuori del percorso di ritiro rapido perché si trattava di abbandoni non rientranti nella categoria dei ‘rifiuti urbani’ per i quali è stato pensato e organizzato il servizio.

Nella prima settimana di avvio, sono state 124, le richieste di intervento arrivate ad Alia attraverso Aliapp, l’applicazione che da smartphone consente ai cittadini di accedere a una serie di servizi, a partire dalla possibilità di effettuare segnalazioni di rifiuti abbandonati, indicando il luogo dell’abbandono, allegando la foto dei rifiuti e ricevendo dall’azienda aggiornamenti sulla successiva rimozione.

Delle 124 richieste ricevute, spiega Alia in una nota, 105 hanno portato alla rapida rimozione dei rifiuti abbandonati, in media nel giro di 2,7 ore dalla segnalazione, mentre 19 sono state gestite al di fuori del percorso di ritiro rapido perché si trattava di abbandoni non rientranti nella categoria dei ‘rifiuti urbani’ per i quali è stato pensato e organizzato il servizio. Inoltre, delle 105 segnalazioni gestite con esito positivo, nell’87% dei casi gli interventi sono stati effettuati nei tempi definiti dal nuovo servizio: ossia nell’arco di tre ore se gli abbandoni si sono verificati nel perimetro del centro storico e di sei ore nelle zone esterne alla così detta Area Unesco.

“Si tratta di numeri che confermano la validità dell’impegno contro gli abbandoni messo in campo da Alia e che testimoniano il grande lavoro svolto dai nostri operatori nei primissimi giorni di un servizio inedito e altamente impegnativo come quello dei ritiri rapidi – commenta Lorenzo Perra, presidente di Alia Multiutility -. Un orgoglio che si accresce ulteriormente visto che questi risultati sono stati garantiti operando sette giorni su sette, 24 ore su 24, giorni festivi compresi”.

Alia ricorda che il nuovo servizio di ritiro rapido riguarda tutti gli abbandoni su area pubblica di rifiuti urbani ed esclude, invece, i rifiuti speciali, pericolosi e comunque non domestici ai sensi della normativa vigente, che devono essere indirizzati, con procedure e tempi ordinari, verso impianti di trattamento diversi da quelli dedicati agli urbani. Ad esempio, non possono essere oggetto di ritiro rapido cartongesso, carta catramata, guaine bituminose, ma anche carcasse, relitti e parti di veicoli, rifiuti da costruzione e queli abbandonati in aree private.

🎧Cosa succede dopo aver subito una violenza? Storie e testimonianza di sopravvissute

Cosa succede dopo aver subito una violenza? Storie e testimonianza di sopravvissute, di chi decide di volercela fare (come e con quali strumenti: per questo episodio di “Un 25 novembre al mese”, rubrica di approfondimento sul contrasto alla violenza di genere a cura di Chiara Brilli e Sandra Salvato, Viola Giacalone ha raccolto le storie di donne vittime di diversi tipi di violenza, per provare a rispondere alla domanda: cosa succede dopo aver subito una violenza? A chi ci si rivolge?

Audio: una sintesi dei contenuti della puntata nel servizio di Viola Giacalone. 

Guarda l’intera puntata qui

“Una cosa che mi sono spesso trovata a spiegare agli uomini che ho vicino e che si sono interessati all’argomento per provare ad essere dei buoni alleati, è che per noi purtroppo le violenze riportate dalla cronaca non sono questioni  “eclatanti” perché in un certo senso fanno parte della nostra quotidianità Se si ha la fortuna di avere una rete di amicizie o di affetti femminili, è normale ritrovarsi nella situazione di ascoltare storie simili, di dover dare consigli o supporto, è normale dover scegliere insieme come comportarsi.

Per questo ho deciso oggi di focalizzarmi su storie che mettano in evidenza quanto ciò che avviene dopo una violenza, non sia una faccenda riassumibile in un titolo di giornale. Sono storie con tempistiche spesso lunghe, non lineari. Sono storie di fatica quotidiana nel sopravvivere con un trauma che spesso è  celato al resto del mondo, che si ha difficoltà a spiegare. Si può essere survivor in tanti modi diversi. C’è chi impiega anni a capire o accettare di aver subito una violenza. C’è invece chi lo capisce subito, e impiega però anni a prendere la situazione in mano, a fare qualcosa che le permetta di andare avanti.  C’è chi rifiuta di identificarsi sia come vittima che come sopravvissuta, passando oltre e basta. 

Ho raccolto 7 testimonianze di amiche e conoscenti alle quali ho posto le stesse domande ed è interessante notare che ci sono delle costanti, nonostante ognuna di queste ragazze abbia vissuto un tipo di violenza diversa. Ci sono survivor di violenza fisica, survivor di violenza sessuale, violenza psicologica e stalking. Per alcune era un amico, per altre un compagno o un amante, per una era un familiare. 

Alla domanda, Cosa avete provato dopo la violenza?

Molte hanno nominato la parola “confusione”. Un senso di spaesamento, di distacco da sé stesse. Una sensazione di “sentirsi sporche”, legata anche, e questa è la cosa che mi è stata ripetuta da quasi tutte, da un senso sia di vergogna che di colpa. La vergogna è quella dell’essersi ritrovate in quella situazione e di non aver saputo reagire e di esserci rimaste. Il senso di colpa è simile, ma si realizza in modi ancora più pesanti, nel pensare ad esempio di essere state le prime responsabili della violenza. Una di queste donne, che ha riportato gravi lesioni dopo una violenza fisica, mi ha scritto:Ho scoperto dopo che in situazioni traumatiche come queste il nostro cervello fatica a ricostruire ciò che è successo, i ricordi si fanno confusi. Io ho quasi pensato di essere stata la prima ad alzare le mani” anche un’altra ragazza vittima di violenza sessuale, mi ha parlato rimozione temporanea del trauma.

Quando è che avete capito di aver subito una violenza? e che quella violenza non era normale? 

Molte tra loro mi hanno detto che se la stessa cosa fosse successa adesso, avrebbero capito più rapidamente di aver subito qualcosa di inaccettabile. Questo fa riflettere sul fatto che i tempi siano cambiati, almeno da un punto di vista della consapevolezza. Una di loro mi ha scritto: “all’ epoca mi sembrava  impensabile denunciare, un sacco di persone assistevano ad abusi e non facevano una piega, quindi per me era difficile identificarlo come violenza. Diciamo che mi sono salvata  perché è stato passato il senno, alla seconda volta che mi venivano messe le mani addosso ho detto basta, questo perché la violenza fisica è più facile da riconoscere. Ma tutto il resto che ho subìto, principalmente insulti continui e controllo di tutto da quello che mangiavo a come usavo il mio tempo non era per me chiaramente un abuso. Non avevo capito bene i miei diritti. devo dire che è intercorso ulteriore tempo da quando ho aperto quel cassetto e ho cominciato a dire a me stessa: ok è successo qualcosa di brutto, a quando ho capito che era un mio diritto dirlo a voce alta, l’ ho capito pochissimo tempo fa, da adulta”

Arriviamo quindi al terzo punto. A chi vi siete rivolte? 

Ognuna di queste donne, ha iniziato il proprio percorso parlandone a qualcuno che sapeva l’avrebbe creduta e non giudicata. Il senso di vergogna e il senso di colpa inibiscono la condivisione. La paura più grande è quella di non essere credute, soprattutto ho notato, nei casi in cui il molestatore faccia parte “del proprio gruppo di amici”.  Ho assistito a casi simili in cui il molestatore è stato protetto dagli altri, si era stabilita un’omertà a riguardo, ma anche casi in cui il molestatore è stato “isolato” dal gruppo. Una delle testimoni mi ha scritto: “devo dire che i miei tentativi di parlarne, per anni hanno avuto esiti orrendi. Ovvero l’ interlocutore minimizzava o mi faceva capire che non ci credeva, che secondo lui stavo esagerando. E questa è una cosa di cui io ho ancora paura, cioè posso dire esplicitamente che ho subito abusi in un contesto protetto e a delle donne. Ma in un gruppo misto non protetto avrei troppa paura di non essere creduta e so che mi farebbe molto male, non voglio vedere facce sospettose” 

Un’altra testimone mi ha scritto Ho ritirato la denuncia dopo qualche settimana per paura che il fatto diventasse pubblico, e di essere tormentata dal fantasma di un “processo” per anni. Lo sapevano solo 2-3 persone perché non mi sentivo di rendere la cosa pubblica, avevo paura di dirlo persino a mia madre per il terrore di reazioni violente, di essere giudicata, per non farli soffrire. Parlarne troppo in giro non mi ha aiutato perché diventavo oggetto di attenzioni non desiderate.”

Cosa vi ha aiutato?

Artemisia ha permesso a una survivor di stalking di capire che l’uomo in questione era pericoloso e che il disagio che sentiva era più che giustificato. A qualcuna ha aiutato il femminismo, il supporto delle altre nella battaglia contro le violenze. Aiutare, ma non risolvere. Certe cicatrici per molte non se ne vanno. L’unica soluzione è nelle mani di chi fa violenza in primis ed è: non farla. Invito tutte a non smettere di parlare, mai. 

Riporto qui alcune testimonianze a riguardo:  

“Iniziare un percorso di terapia mi ha aiutato ad affrontare la maniera in cui mi sono sentita dopo, la difficoltà che ho avuto a ripristinare lucidità e compattezza dopo la frammentazione, la confusione mentale che avevo provato nello stare in queste dinamiche, quelle di una relazione di affetto che si trasforma in una relazione di violenza. mi ha aiutato anche molto un libro: “Lo stile dell’abuso” perché mi ha permesso di dare dei nomi a quello che avevo subito”

“Cosa mi ha fatto stare meglio? Triste da dire ma nel primo periodo l’abuso di alcool e droghe. Sul lungo periodo solo il tempo e l’imparare ad amarmi.”

“Direi che non mi ha aiutato niente, perché non ho elaborato niente. Se ci penso, nonostante siano passati dieci anni mi prende sconforto, paura e rabbia comunque questa persona mi terrorizza. Forse l’ unica cosa che davvero mi ha aiutata è che è sparito dalla circolazione. Di base purtroppo mi ha aiutato la comparsa di un’ altra donna, mi dispiace perché è orrendo ma è stato ovvio che la nuova vittima fosse per me una liberazione.”

“La mia relazione con lui rimarrà per sempre un problema per me. Magari imparerò ad avere relazioni funzionali ma quello mi ha segnato per sempre. Quindi almeno per questo caso non c’è verso di “stare meglio.” 

“Una cosa che mi aiuta molto, la sola, è che vedo che ora accadrebbe con più difficoltà. Cioè a parità ovviamente di istruzione e contesto sociale mi sembra davvero che le cose siano cambiate che uno non la passerebbe così liscia e che se io fossi in quella situazione ora a quell’ età sarei aiutata”

🎧 Schmidt, a Firenze autovelox e scudo verde per fare cassa

Sugli autovelox si misura in questi giorni anche la velocità delle polemiche, che giungono soprattutto dal centrodestra, con il candidato Eike Schmidt che dai microfoni di Lady Radio fa sapere che “è diventato un sistema per fare cassa e questo è un grande problema, ma l’attuale Giunta comunale la pensa così”. Approvati e non omologati, dunque “fuori legge”, così li ha definiti una sentenza recente della Cassazione e dalla quale potrebbero generarsi una raffica di ricorsi da parte dei cittadini per vedersi annullate le sanzioni.

Non tutte le strade portano a Roma, alcune vanno in direzione della nostra amata Toscana facendola diventare, a tratti, amara, come nella canzone popolare. Quei tratti potrebbero coincidere con quelli dove sono presenti i rilevatori della velocità, gli autovelox, per i quali il nostro territorio si guardagna, in senso stretto e lato, un triste primato: solo a Firenze i maggiori incassi da autovelox ammontano a 23,2 milioni di euro, arrivando primi anche rispetto a Milano (quasi 13 milioni), Genova, e la capitale a seguire con poco più di 6 milioni. Dati che il Codacons offre in un quadro già non consolatorio, visto che l’Italia conta il maggior numero di apparecchi installati lungo le strade, oltre 11 mila, assai di più che in Gran Bretagna, Germania e Francia. Il multificio, come si è preso a chiamarlo anche fuori dalle mura cittadine, forse cavalcato sulla base di una legge monca, il decreto ministeriale 282 del 2017 che prescriveva per gli apparecchi misuratori di velocità la procedura di autorizzazione e non di omologazione, adesso rischia di far saltare il banco proprio a causa di una sentenza della seconda sezione della Cassazione, del 18 aprile scorso, che sancisce l’illegalità degli autovelox non omologati e che i consulenti e gli esperti della polizia municipale si stanno affrettando a definire solo come un mero precedente “poiché la Cassazione, non essendosi pronunciata a sezioni unite, non fa giurisprudenza”. Utiizzare il cittadino come un bancomat, così in buona sostanza vicepremier della Lega Matteo Salvini sui media, a cui ha fatto da cassa di risononanza anche il candidato del centro destra per Firenze, Eike Schmidt, che dice “Molti autovelox sono posizionati non per rallentare il traffico o per la sicurezza, ma sono all’entrata e all’uscita in autostrada dove la gente spesso va un po’ oltre il limite, è diventato un sistema per fare cassa e questo è un grande problema, ma l’attuale Giunta comunale la pensa così”, rischia di sfociare in una doppia beffa, avvertono gli NCC. “Oltre le multe ora il rischio è che i comuni debbano far fronte anche ai ricorsi a spese dei contribuenti”. Ma il depauperamento potrebbe essere a doppio senso di carreggiata, con la possibile raffica di ricorsi contro una buona parte delle sanzioni che alla Regione fruttano oltre 68 milioni di euro di cui 14 solo lungo la Fi-Pi-LI, e che potrebbero far perdere più di 20 milioni di euro al nostro erario. Omologazione o approvazione, al MIT l’ardua e definitiva sentenza.

🎧 Associazione 11 agosto non ci sarà alle comunali di Firenze, la lista non nascerà ma “il progetto va avanti”

Non ci sarà, alle comunali di giugno, una lista ispirata ai valori e alla visione dell’Associazione 11 agosto. Lo comunica la stessa associazione promossa dallo storico dell’arte Tomaso Montanari sul sito della realtà che si era costituita a febbraio per creare una progettualità condivisa a sinistra, che naufraga in vista delle amministrative.

AUDIO: Il servizio della direttrice editoriale di Controradio, Chiara Brilli.

Di seguito il testo dell’annuncio sul sito dell’associazione:

Siamo nati con un appello a sortirne insieme, e continueremo a lavorare – più di prima, e meglio di prima – per costruire quest’altra politica. Siamo nati con uno sguardo lungo, e la determinazione a un cammino capace di cambiare noi stessi e lo stato delle cose: è quello che faremo, convinti che l’unico modo di credere veramente nel 25 aprile è attuare il progetto della Costituzione.

Abbiamo lavorato perché questo vento nuovo iniziasse a soffiare fin dall’occasione preziosa delle prossime elezioni: ma alla fine e nonostante tutti i nostri sforzi non potrà essere così. Fin dall’inizio abbiamo detto che il nostro obiettivo era duplice: impedire che anche Firenze, come la maggior parte dei capoluoghi toscani, finisse nelle mani di questa destra di matrice fascista; e liberare Firenze da uno stato delle cose che la riduce a merce e la rende ogni giorno più diseguale e ingiusta.

Per riuscirci, abbiamo detto, ci voleva non una lista in più nell’arcipelago frazionato della sinistra, ma una coalizione larga. Una coalizione capace di superare la destra, tagliandola fuori e andando al ballottaggio con il Pd: è successo a Campi, non era impossibile. Avevamo un bellissimo progetto, e nomi autorevoli (e mai usciti sulla stampa) per la candidatura a sindaco, e per una squadra di governo da proporre agli altri soggetti della coalizione.

Per arrivare a farlo c’erano due condizioni: che il Movimento 5 Stelle prendesse atto che anche a Firenze il Pd non presenta alcun elemento di discontinuità rispetto alle politiche adottate dalle giunte Renzi e Nardella e si presenta sempre più come una odiosa macchina di gestione del potere; e che Firenze Città Aperta, Sinistra Progetto Comune, Firenze Democratica e possibilmente altre realtà accettassero di stare insieme, in coalizione.

Con Firenze Città Aperta si è registrata da subito una totale sintonia, ed anche con Firenze Democratica il dialogo è stato aperto e promettente, pur nelle differenze. Ma altre due forze fondamentali hanno sbarrato la strada alla realizzazione della coalizione.

Dopo una estenuante attesa, che ha consumato ormai il tempo di ogni possibile scelta diversa, il M5S sta ancora trattando per fare da stampella a un sistema di potere che più lontano dai suoi valori non potrebbe essere. Lo sta decidendo a Roma, con una scelta tatticista e indifferente a valori e democrazia, rovesciando le aspettative della stragrande maggioranza della sua base fiorentina. Una scelta suicida e incomprensibile: la scelta di chi, danneggiando se stesso, distrugge ogni possibilità di vero cambiamento.

E Sinistra Progetto Comune, dopo aver deciso di lanciare la candidatura di Dmitrij Palagi tre giorni prima della annunciata nascita di 11 agosto, ha sempre dimostrato diffidenza sulla possibile nascita della coalizione; si è rifiutata di firmare con 11 agosto un appello pubblico al Movimento 5 Stelle, ed infine, nel momento decisivo, pur affermando ampia sintonia con il progetto di città proposto da 11 agosto, si è rifiutata di confrontarsi sui programmi punto per punto per decidere se fosse o meno possibile stare in coalizione con Firenze Democratica di Cecilia Del Re, e con gli altri possibili soggetti coinvolti nella coalizione, adducendo che ormai “non vi era più tempo” per cercare una ampia convergenza. Ma il tempo, allora, c’era: ed è forte la delusione per una scelta a priori, miope e frazionista, che finisce col fare solo gli interessi delle tante forze politiche, compreso il Pd fiorentino, che si oppongono al vento del cambiamento e per le quali una opposizione di sinistra frazionata e dunque debole rappresenta la migliore garanzia di conservazione del potere.

Di fronte a questo scenario – che in ogni modo, per mesi, abbiamo inutilmente cercato di scongiurare – restava la scelta di presentare comunque una lista. Ma sarebbe un grave errore. Un conto è costruire una coalizione capace di escludere la destra dal ballottaggio e poi contendere la città al secondo turno, offrendo un’alternativa forte e credibile al sistema del Pd fiorentino; un altro conto è fare una lista che non unisca, ma addirittura spacchi ulteriormente il mondo della sinistra, finendo così nei fatti per avvantaggiare la destra.

Se avessimo deciso di correre da soli, niente ci avrebbe più distinto da chi per anni ha contribuito a frazionare la sinistra, a seminare rancore e divisioni tra coloro che invece dovrebbero imparare a correre uniti per un mondo migliore e più giusto, come è successo a Campi, come sta succedendo a Livorno, Empoli e nel Mugello. Avremmo anche noi partecipato all’odioso spettacolo che tanto ci ha nauseati e che allontana le persone dalla politica. Non siamo nati per questo.

Non sappiamo se Firenze sia per la prima volta davvero contendibile ma sappiamo bene che la candidatura di Eike Schmidt unisce la destra e l’estrema destra, conferendo a quella nera alleanza una patina (finta, ma utile) di credibilità; sappiamo anche che la vittoria di questa destra sarebbe un male ancora più grande del male rappresentato dalla continuità con questo scellerato Pd. Ci chiamiamo 11 agosto perché crediamo fortemente nella pregiudiziale antifascista: e mai vorremmo, neppure indirettamente, riportare forze di matrice fascista alla guida della città. Per questo non saremo presenti sulla scheda ma certamente non saremo fuori da questa campagna elettorale.

Siamo molto tristi per questo esito. Anche perché l’astensione rischia di essere altissima, ed è davvero difficile decidere cosa votare: ognuno dovrà fare i conti con la propria coscienza, e con la propria nausea.

Siamo tristi anche perché ci rendiamo conto di deludere le legittime attese di moltissimi. Questo progetto è nato da una spinta diffusa e dal tentativo di riconoscere e valorizzare il forte bisogno di convergenza e partecipazione “per cambiare rotta” che tante e tanti di voi hanno manifestato.  Vi ringraziamo per quello che ci state scrivendo, per la grandissima partecipazione ai tavoli di lavoro, per avere sempre riempito fino al colmo le sale delle iniziative dell’associazione; vogliamo dirvi che questo nostro percorso collettivo è appena iniziato!

E un’altra cosa vogliamo dirvi con forza: gli egoismi che stanno caratterizzando, anche a sinistra, questa tornata elettorale non dovranno più avere spazio in futuro: il passo indietro di oggi vuole essere il presupposto per molti passi in avanti verso un diverso modo di fare politica e buona amministrazione, che sappia unire e non dividere, che sappia costruire e non distruggere. Attraverso il sostegno di quanti fin qui ci hanno appoggiato e vogliono che passi forte e chiaro il desiderio di una politica diversa che metta da parte gli egoismi e le personalizzazioni, valorizzando piuttosto, senza ambiguità e contraddizioni, la voglia di unità e coesione a sostegno del cambiamento.

L’associazione 11 agosto va avanti, come abbiamo detto fin da gennaio, anzi rilancia il proprio impegno con maggiore vigore ed entusiasmo.

Ci vedremo presto tutti insieme, per parlare di tutto questo. E per presentare il nostro progetto di Firenze: sul quale misureremo candidature e percorsi: senza sconti per nessuno. È su questo progetto che faremo opposizione, sfidando giorno dopo giorno chi governerà Firenze

Poi, il 20 maggio ci vedremo al Teatro Florida per ascoltare i Messaggi da Gaza, per una lettura corale che il drammaturgo Hossam al-Madhoun di Theatre for Everybody a Gaza, ormai sfollato a Rafah, invia ai suoi colleghi di tutta Europa.

E il 28 maggio discuteremo del fatale progetto di autonomia differenziata, intorno al libro di Francesco Pallante.

Lavoreremo insieme per ricostruire il tessuto sociale e politico di questa città. Ci siamo trovati a fare i conti con chiusure, aridità, e il dominio universale di un pensiero tattico dal fiato cortissimo e dallo sguardo miope. Tutto questo si può cambiare: ma ci vuole lavoro comune, e tempo. Bisogna costruire un pensiero nuovo, un modo nuovo di fare politica, un nuovo modo di abitare insieme lo spazio pubblico.

Ci aspetta ora il lavoro quotidiano di chi le cose vuole cambiarle davvero: noi ci siamo, e ci saremo. E siamo certi che quanto più forte sarà il sostegno che continueremo a ricevere, tanto più difficile sarà ignorare la nostra determinazione a cambiare lo stato delle cose.

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