Anna B Savage “in|FLUX”. Disco della settimana.

A due anni di distanza dall’acclamato album d’esordio “A Common Turn”, e a uno soltanto dall’EP “These Dreams”, la cantautrice londinese Anna B Savage torna con “in|FLUX”, il nuovo album via City Slang. Il 4 maggio l’unica data italiana.

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Anna B Savage ha sempre avuto un talento: mettere a nudo le proprie emozioni. Ne ha fatto il suo cavallo di battaglia fin dal suo album di debutto A Common Turn, che esplorava i sentieri della solitudine e della malinconia, e continua a farlo in in|FLUX, secondo album in uscita il 17 febbraio preceduto da tre tracce inedite, tra cui il singolo Crown Shyness. Alla produzione Mike Lindsay, leader dei Tuung e parte dei Lump, il progetto folktronico attivato qualche anno fa assieme a Laura Marling.

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A distanza di due anni, Anna B Savage torna e arricchisce il suo bagaglio emozionale con in|FLUX. Dentro ci troviamo l’amore, al tempo stesso piacevole e doloroso, o l’esperienza terrena, fatta di connessioni e perdite. Ogni elemento insito nella natura umana visto da diverse angolazioni, punti di vista e profondità peculiari, si trasforma, durante il percorso dell’album, in una particolare forma di terapia, utile all’autrice ed all’ascoltatore: “Sono giunta ad accettare che le inconsistenze e le ipocrisie fossero una parte della natura umana. Tutte quante lavorano insieme per formare qualcosa di intero. Avere fiducia che spesso il mio istinto sia sufficiente, che mi è permesso di avere più sfaccettature, e che posso incarnare ed esprimere i miei dualismi e le mie moltitudini. Fiducia di potermi esprimere e farmi capire… e fidarmi di me stessa per tornare a scrivere canzoni”.

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Crown Shyness, uno dei brani che hanno anticipato l’album, fa riferimento a un fenomeno che modella le chiome degli alberi in modo da non toccarsi tra di loro formando così affascinanti disegni, metafora dell’intrecciarsi di esperienze e relazioni, ma anche della stratificazione musicale intrapresa durante la produzione, tra acustico e elettronico, tra profumi jazz, drumming tribali, chamber folk o synth-pop.

in|FLUX, che piacerà sicuramente ai fan di Anthony & The Johnsons, Joan As Policewoman o CocoRosie, è il nostro “Disco della settimana

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La cantautrice londinese debutta nel 2015 con un Ep d’esordio contenente quattro brani molto intimi in cui emerge prepotentemente la sua voce profonda e ricca. Il lavoro ha rapidamente attirato l’attenzione di Father John Misty (che ora chiama affettuosamente il suo “papà della musica”) e più tardi di Jenny Hval – entrambi hanno voluto Savage nei loro tour europei. A gennaio 2021 pubblica il suo primo album, “A Common Turn”, che viene accolto con grande entusiasmo da parte della critica. In concomitanza con l’uscita di in|FLUX, Anna regala la voce anche in “Home”, traccia da “Optical Delusion” l’appena pubblicato nuovo album degli Orbital, storici alfieri della scena “rave”.

Anna B Savage suonerà in Italia il 4 maggio 2023 al Covo di Bologna

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The Rolling Stones “GRRR LIVE!” Disco della settimana.

Inutile negarlo, con la morte di Charlie Watts, questa resterà l’ultima celebrazione su disco dei leggendari live di una band che ha segnato la storia della musica. L’album contiene le hit dei 60 anni di carriera della band remixate e rieditate registrate dal vivo a Newark, New Jersey durante il tour del 50° anniversario e fotografa una band ancora in smagliante forma!

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Tra gli ospiti: The Black Keys, Bruce Springsteen, Mick Taylor, Gary Clark jr, Lady Gaga, John Mayer.

I Rolling Stones hanno appena dato alle stampe GRRR Live!, l’album con le hit della loro leggendaria carriera, in versione dal vivo. GRRR Live! contiene alcune delle più grandi canzoni di tutti i tempi tra cui It’s Only Rock ‘n’ Roll (But I Like It), Honky Tonk Women, Start Me Up, Gimme Shelter, Sympathy For The Devil and (I Can’t Get No) Satisfaction.
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I Rolling Stones avevano celebrato il loro 60° anniversario di carriera nel 2012 & 2013 con il “50 & Counting Tour”, una serie di 30 spettacoli pensati per il Nord America e l’Europa. Il 15 dicembre 2012, la band è salita sul palco del Prudential Center del New Jersey (Newark) ed ha ospitato The Black Keys (Who Do You Love?), Gary Clark Jr e John Mayer (Going Down), Lady Gaga (Gimme Shelter), Mick Taylor (Midnight Rambler) e Bruce Springsteen (Tumbling Dice). È stato uno degli spettacoli più memorabili nella storia della band.

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Il concerto è stato rieditato e l’audio è remixato. 3 brani dello spettacolo del 13 dicembre (sempre a Newark) saranno inoltre disponibili come bonus track su DVD e Bluray: Respectable (con John Mayer), Around And Around e Gimme Shelter. Pubblicato il 10 febbraio 2023 su diversi formati: 3LP neri, 3LP rossi (esclusiva sullo shop online di Universal Music), 2CD, DVD + 2CD, Bluray + 2CD. Le versioni digitali e su Bluray includono l’audio in Dolby Atmos.

Sì, è solo Rock & Roll e ci è sempre piaciuto. “Grrr Live!” è il nostro Disco della settimana ed un tributo alla band più importante di sempre.

 

Tracklist:

  1. Get Off Of My Cloud
  2. The Last Time
  3. It’s Only Rock ‘n’ Roll (But I Like It)
  4. Paint It Black
  5. Gimme Shelter (with Lady Gaga)
  6. Wild Horses
  7. Going Down (with John Mayer and Gary Clark Jr)
  8. Dead Flowers
  9. Who Do You Love? (with The Black Keys)
  10. Doom And Gloom
  11. One More Shot
  12. Miss You
  13. Honky Tonk Women
  14. Band Introductions
  15. Before They Make Me Run
  16. Happy
  17. Midnight Rambler (with Mick Taylor)
  18. Start Me Up
  19. Tumbling Dice (with Bruce Springsteen)
  20. Brown Sugar
  21. Sympathy For the Devil
  22. You Can’t Always Get What You Want
  23. Jumpin’ Jack Flash
  24. (I Can’t Get No) Satisfaction

 

 

Eddie 9V, “Capricorn”. Disco della settimana

Tra Southern Soul e R&B, Capricorn, l’album appena uscito di Eddie 9V prende il nome dai Capricorn Studios di Macon, in Georgia, lì dove hanno registrato Otis Redding e la Allman Brothers Band. Capricorn segue Little Black Flies, votato tra i 20 migliori album del 2021 da Blues Rock Review.

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“Venendo da un disco di puro blues, volevo mostrare alla gente che siamo più di questo”, dice Eddie. “Ascoltavo le produzioni dei Muscle Shoals e soul, molta musica registrata anche al Capricorn alla fine degli anni ’60. Quindi abbiamo passato molto più tempo a creare le nuove melodie. Per la scrittura di ogni canzone abbiamo impiegato una settimana, invece di cinque in una notte come fu per Little Black Flies.”

Nato nel giugno 1996, Brooks Mason ha ricevuto la sua prima chitarra all’età di sei anni. Presto scoprì di essere molto più interessato ad ascoltare e imparare da artisti come Sean Costello, Muddy Waters, Howlin’ Wolf, Freddie King o Rory Gallagher che non la musica pop che era in voga tra i suoi compagni di classe. All’età di 15 anni lasciò la scuola e iniziò a suonare in cover band, andando a guidare il suo gruppo come Eddie 9 Volt.

Fin da giovanissimo Eddie aveva provato una grande ammirazione per i mitici Capricon Studios, fondati nel 1969 a Macon, in Georgia, dove avevano registrato nomi come The Allman Brothers, Marshall Tucker, Johnny Jenkins, Percy Sledge o Bonnie Bramlett tra molti altri. Dopo aver pubblicato due album, il sogno di Eddie si è avverato in questo terzo album che è stato registrato presso i Capricon Studios.

Secondo lo stesso Eddie, lo studio non è cambiato affatto dalla sua fondazione e l’atmosfera che si respira comunica tutto il feeling dei grandi artisti che hanno immortalato la loro arte tra quelle quattro mura, contagiando Eddie e tutti i musicisti che hanno partecipato a questo album. Fin dal primo momento in cui hanno messo piede in studio, facendoli sentire totalmente intrisi e identificati con lo spirito della musica che è stata registrata in quegli anni leggendari. Un totale di undici canzoni proprie completano un album che riflette la magia di una musica che mette in luce tutta la conoscenza e le enormi possibilità di Eddie 9V, interpretata da un vero ‘killer’ alla chitarra e alla voce insieme a un grande gruppo di ottimi musicisti.

“Capricorn”, di Eddie 9V, è il nostro Disco della settimana.

Oddisee, “To What End”. Disco della settimana.

Tra le voci più importanti del nuovo hip-hop “conscious“, torna con un nuovo album Oddisee, il rapper e produttore di Washington DC.

Il rapper/produttore Oddisee torna con “To What End” per Outernote Label, il suo primo album completo da The Iceberg del 2017. L’album è stato registrato nell’ultimo anno in una maratona di sessioni notturne nel suo studio di Bed Stuy. Al disco, ricco anche di parti orchestrali, hanno partecipato Bilal, Phonte, C.S. Armstrong, Noochie, Haile Supreme e Freeway. Le 16 tracce di To What End sono un tuffo nella psicologia umana, con particolare attenzione ad incentivi e motivazioni. “People Watching” analizza fino a che punto le persone sono disposte a spingersi per essere accettate, spesso vivendo al di sopra delle proprie possibilità. “Ghetto to Meadow” esplora ciò che le persone delle comunità svantaggiate sono disposte a fare per sfuggire alla povertà.

Oddisee (Amir Mohamed el Khalifa), rapper e produttore di Washington DC con origini sudanesi, attivo da più di dieci anni, trasporta l’ascoltatore con un sound controverso, dal sapore vagamente “old”, ma allo stesso tempo incredibilmente contemporaneo. Soul, hip hop, jazz, gospel ed R&B, il suo è un suono definito e personale, uno dei più interessanti e facilmente riconoscibili del panorama mondiale sulla scia di quell’hip-hop che fu di Rakim, De la Soul, A Tribe Called Quest o Prince.

Ascolta l’album:

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“Come musicista proveniente dagli Stati Uniti ti dico che tutta la musica è “musica black”, se parliamo di jazz, blues, rock, disco, funk, soul, hip-hop: quale genere di musica popolare in America non è stato inventato dagli afroamericani? La musica black americana È la musica americana. È una cosa che mi affascina che in Europa e in Italia ogni volta che sono venuto ho sempre sentito usare questo termine: “black music”, come se esistesse qualcos’altro. Dall’Europa proviene la musica classica, ma se parliamo di musica pop, nel senso di popolare, anche generi recenti percepiti come “europei” come la Techno, o la Dubstep, provengono dall’America nera, addirittura dai Caraibi. Non c’è ragione di chiamarla black music, è solo musica, dal momento che la musica popolare l’abbiamo praticamente inventata tutta noi, essendoci stato concesso all’epoca di contribuire solo in questo modo. […] Qualcosa che mi affascina della società in generale, il modo in cui Amy Winehouse, Adele, o Iggy Azalea non vengano considerate artiste di black music. La cosa bella sarebbe se un giorno il mondo realizzasse che tutta la musica popolare è black music.

Artista consapevole e polticamente schierato, ma in maniera non stereotipata (“che ci sia Obama o Trump o chiunque ci sarà dopo… Non cambia niente nella “black America”. C’è un forte livello di indifferenza proveniente dall’America nera, perché chiunque sia stato presidente non è mai cambiato niente”), la musica di Oddisee nasce dall’esigenza di testimoniare disuguaglianze e conflitti sociali sperimentati fin dall’infanzia a Washington Dc.
To What End di Oddisee è il nostro Disco della settimana.

Track listing:

• 1 The Start of Something
• 2 How Far
• 3 Many Hats
• 4 Already Knew
• 5 Choices – feat. Phonte, BeMyFiasco, Kay Young
• 6 Try Again
• 7 Ghetto to Meadow  – feat. Freeway
• 8 More to Go  – feat. C.S. Armstrong
• 9 All I Need  – feat. Olivier St. Louis
• 10 Bartenders  – feat. Toine Jameson
• 11 Work to Do  – feat. Bilal
• 12 People Watching
• 13 Hard to Tell
• 14 Bogarde  – feat. Noochie
• 15 The Way  – feat. Haile Supreme & Saint Ezekiel
• 16 Race

Belle and Sebastian, “Late Developers”. Disco della settimana.

I Belle and Sebastian danno il via al loro 2023 con un nuovo album, “Late Developers”, appena uscito su Matador. Se il primo singolo “I Don’t Know What You See In Me” aveva fatto storcere il naso agli appassionati per il suo appeal un po’ troppo “ruffiano”, ben presto il resto dell’album li ha fatti ricredere; l’album infatti, come al solito, contiene una buona raccolta di gioiellini pop.
Arrivato quasi a ridosso di “A Bit of Previous” del 2022, “Late Developers” si presenta come il cugino fortunato del suo predecessore.  L’album raccoglie la parte più gioiosa della band, è fresco, immediato, ma possiede quel particolare approccio agrodolce tipico dei Belle and Sebastian che tanto li ha fatti amare.

Every girl and boy / each one is a misery” ammette infatti “When The Cynics Stare Back From The Wall“. “Juliet Naked” unisce l’energia inquieta alla Billy Bragg ad una corposa chitarra elettrica e al canto anthemico di Stuart Murdoch. “When The Cynics Stare Back From The Wall” è una gemma dell’era pre-Belle and Sebastian del 1994, a cui partecipa Tracyanne Campbell dei Camera Obscura. “So In The Moment” è un pop psichedelico mozzafiato, senza dubbio una delle migliori canzoni di Stevie Jackson. “When We Were Very Young” è un jangle rock alla Smiths,  agrodolce e struggente: “I wish I could be content / With the football scores / I wish I could be content with my daily chores / With my daily worship of the sublime”.

Registrato durante le sessioni di A Bit of PreviousLate Developers non sembra però affatto una raccolta di canzoni “scartate”. Non cambierà la storia della musica, nè rappresenta una versione inedita della band, ma è pur sempre una godibilissima raccolta di delizioso artigianato musicale.

Late Developers dei Belle and Sebastian è il nostro Disco della settimana.
Late Developers tracklist:
1. Juliet Naked
2. Give A Little Time
3. When We Were Very Young
4. Will I Tell You A Secret
5. So In The Moment
6. The Evening Star
7. When You’re Not With Me
8. I Don’t Know What You See In Me
9. Do You Follow
10. When The Cynics Stare Back From The Wall
11. Late Developers
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The Haunted Youth, “Dawn of the Freak”. Disco della settimana.

Dawn of the Freak è l’album d’esordio targato The Haunted Youth, progetto belga ruotante attorno alla figura di Joachim Liebens che ha iniziato a farsi notare con il singolo Teen Rebel del 2021.

Un blend di fluttuante dream pop e chitarre jangle su sismiche sostenute che sembra partire dalla lezione dei DIIV planando su suggestioni technopop anni ’80.

The Haunted Youth - Teen Rebel (Official Videoclip)

Dawn of the Freak  è il debutto sulla lunga distanza per gli Haunted Youth, band belga capeggiata dal ventinovenne Joachim Liebens,  il classico ragazzo di buona famiglia scapestrato e inconcludente  poco compreso da genitori troppo borghesi “Non ci mancava nulla, eppure c’era sempre la sensazione che qualcosa non andasseNon volevo andare al Rotary o indossare magliette di River Woods, solo pantaloni militari e abbigliamento da metallaro“ (ha raccontato in un’intervista al sito belga Bruzz).

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Spedito in riformatorio a 13 anni, Joachim ha trovato la sua ragione d’essere nella musica, dopo averci provato, con scarso esito, con la pittura in una scuola d’arte, avvicinandosi in tenera età al death metal, semplicemente perché “andava contro tutto ciò che era accettabile“.

The Haunted Youth - Broken

 

Pian piano però gli ascolti cambiano, oggi Joachim è un artista giovane ma già maturo, perfettamente a suo agio con la sua band, alle prese con una amalgama di sintetizzatori, chitarre elettriche e voci effettuate che permette agli Haunted Youth di dar forma a canzoni in costante equilibrio tra delicatezza e impatto ritmico.

The Haunted Youth - Coming Home (Official Videoclip)

Dawn of the Freak è il nostro “Disco dellla settimana

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