The Black Crowes, “Happiness Bastards”. Il Disco della Settimana

A distanza di 15 anni dall’ultimo album, 10 dei quali passati senza rivolgersi parola, i fratelli Robinson hanno pubblicato un nuovo disco in studio a nome The Black Crowes. Energico ed essenziale il disco rimane fedele alle coordinate della band mostrandoci dei musicisti in grande forma.

YouTube video player

“Happiness bastards è la nostra lettera d’amore al rock’n’roll. Rich e io scriviamo e creiamo sempre musica; questo processo non si è mai fermato ed è il luogo in cui troviamo armonia insieme. Questo disco rappresenta questo percorso. L’ album è la continuazione della nostra storia come band. I nostri anni di esperienza nello scrivere, fare musica e girare il mondo sono rappresentati in questo disco, e siamo stati brillantemente guidati dal talentuoso Jay Joyce. Sono davvero orgoglioso di ciò che abbiamo messo insieme” dice Chris Robinson.

‘Happiness Bastard’ (il riferimento è all’unico romanzo dell’americano Kirby Doyle, ispirato al classicissimo ‘On The Road’ di Jack Kerouac) è il primo album in studio dei Black Crowes in ben quindici anni, dopo Before The Frost… Until The Freeze. I proverbiali diverbi fra Chris e Rich bloccarono poi il percorso della band. Chris si lanciò dunque in una carriera solista di ottimo livello con il suo progetto Chris Robinson Brotherhood, Rich con i Magpie Salute

Nel 2020 fu il trentesimo anniversario del loro fortunatissimo “Shake Your Money Maker” (il folgorante esordio del 1990) l’occasione per riallacciare i contatti. Fu pianificato un tour celebrativo (poi rimandato a causa della pandemia) con centocinquanta date in giro per il globo, nel 2022 fu pubblicato “1972”, un ep con sei cover di canzoni uscite in quell’anno. Dopo questa sorta di “training” i fratelli furono pronti a “mettersi finalmente tutte le stronzate alle spalle” (come dice Chris) e  lanciarsi nella scrittura di nuvo materiale originale. E’ questa la genesi dei dieci brani di Happiness Bastards che vedono la formazione dei fratelli Robinson accompagnarsi ad ottimi musicisti come il bassista e amico Sven Pipien (con loro fin dal 1997), Nico Bereciartua (chitarra solista), Cully Symington (batteria) ed Erik Deutsch (tastiere).

YouTube video player

I riferimenti restano solidamente gli stessi, gli Stones primi anni ’70, Led Zeppelin, il Southern Rock degli Allmans Brothers, ma anche gli Aerosmith, Sly & The Family Stone, ma anche tanto soul e tanto rhythm’n’blues, e se la scrittura non è sempre all’altezza dei loro picchi creativi, l’incredibile potenza ed energia che animano le nuove composizioni ci restituisce (in un periodo storico di superproduzioni e musica sintetica) un ottimo album interamente “suonato” di buon vecchio sano sincero Rock & Roll.

L’Happiness Bastards Tour prenderà il via a Nashville il prossimo 2 aprile, e arriverà per un’unica data italiana lunedì 27 maggio al Teatro Arcimboldi Milano.

Intanto, Happiness Bastards di The Black Crowes è il nostro “Disco della Settimana”.

 

 

The Hanging Stars, “On A Golden Shore”. Il Disco della Settimana.

Sono diventati il gruppo di culto di quella che qualcuno la chiama “Cosmic Americana”, ma questi ragazzi, che hanno conquistato Jack White e la scena di Nashville, sono inglesissimi, e la loro proposta travalica decisamente i confini del genere.

 

La “Cosmic Americana” è di nuovo una realtà, la musica che vide in Gran Parson la più nota incarnazione vede oggi proprio negli londinesi Hanging Stars la sua migliore, più contemporanea, espressione.

YouTube video player

L’album “On A Golden Shore” arriva a conclusione di un anno di trionfi. Con un premio riconosciuto dall’Americana Music Association, un tutto esaurito a Nashville nella Blue Room della Third Man con Jack White che guardava con approvazione, sono la punta di diamante della “Cosmic Americana” made in UK. On A Golden Shore – il loro quinto album e il secondo per la pionieristica Loose Music, dopo Hollow Heart del 2022 – mette perfettamente a fuoco la natura della band e presenta una serie di canzoni piuttosto variegate accomunate dall’inconfondibile cifra stilistica. On A Golden Shore è stato registrato ai Clashnarrow Studios di Edwyn Collins con la produzione di Sean Read.

YouTube video player

Il cantante/chitarrista Richard Olson, il batterista Paulie Cobra, il polistrumentista Patrick Ralla e il nuovo bassista Paul Milne – hanno messo insieme la spina dorsale dell’album in otto giorni registrando per lo più registrato dal vivo (anche gli assoli sono eseguiti in una unica take).  Il virtuoso della pedal-steel Joe Harvey- Whyte ha creato e aggiunto le sue parti nel suo studio di Londra portando “una scintillante qualità psichedelica”.

La loro quinta uscita vede gli Hanging Stars stabilire un’identità chiara: più della somma delle loro influenze, stanno ora creando qualcosa di epico e unico dal punto di vista sonoro. Fortunatamente, le loro recenti apparizioni dal vivo ne sono un’indicazione, la band riesce anche a trovare un pubblico ben oltre i limiti ristretti degli appassionati del genere.

YouTube video player

Nonostante la loro associazione generale con la scena americana, gli Hanging Stars sono sempre stati musicalmente presenti in diversi territori contemporaneamente; e quest’ultima versione riunisce queste differenze in qualcosa che si fonde in un suono audace e caratteristico. La potente miscela di psichedelia campestre del gruppo è diventata una proposta di culto, aiutata da quegli imperdibili spettacoli dal vivo e da una intensa attività di studio.

YouTube video player

Splendidamente realizzata, la fusione di effetti lisergici e scrittura di canzoni incentrata sul country è di facilissimo ascolto. Riferimenti inevitabili sono l’opera di Gram Parsons, il suono del Laurel-Canyon di Crosby Stills Nash & Young, i Byrds di Sweetheart of the Rodeo, i Grateful Dead di  American Beauty o i Jayhawks di Tomorrow the Green Grass, ma anche le sonorità “classiche” di Tom Petty fino alle più recenti incarnazioni del genere sul versante “indie/alternative” dei Teeneage Fanclub.

YouTube video player

“On A Golden Shore”di The Hanging Stars è il nostro “Disco della Settimana”

Mannequin Pussy, “I Got Heaven”. Il Disco della Settimana.

‘I Got Heaven’, quarto album per il gruppo di Philadelphia Mannequin Pussy, mescola sapientemete rock, hardcore punk, synthwave, new wave e shoegaze mantenendo estremamente riconoscibile la cifra stilistica della band.

YouTube video player

Guidati dalla personalità potente e carismatica della cantante e chitarrista Marisa “Missy” Dabice, assieme dal 2010 con un primo album omonimo del 2014, attualmente i Mannequin Pussy comprendono Kaleen Reading alla batteria, Colins “Bear” Regisford al basso e Maxine Steen alla chitarra.

La loro musica è caratterizzata da un mix di energia punk e melodie indie rock, la band ha cominciato ad essere considerata piuttosto influente nella scena musicale alternativa internazionale (è una delle band più coccolate da Pitchfork). Perennemente in tour con il loro furgone, i Mannequin Pussy suonano davanti ad infuocate platee di teenagers, a riprova che il “rock” (qualsiasi cosa sia diventato oggi) è tutt’altro che morto.

YouTube video player

“I Got Heaven, pubblicato da Epitaph Records e prodotto da John Congleton (St. Vincent, Sleater-Kinney), distoglie l’attenzione della band dalle questioni amorose e sui temi politici per esplorare questioni legate alle problematiche relazionali, temi religiosi ed emozioni legate al diventare adulti.

Il disco, anticipato da alcuni singoli accompagnati da relativi videoclip sta ricevendo reazioni estremamente positive dalla critica specializzata.

Intanto noi lo ascoltiamo con attenzione perchè “I Got Heaven” dei Mannequin Pussy è il nostro “Disco della Settimana“.

YouTube video player

IDLES, “Tangk”. Il Disco della Settimana

Tangk è il quinto album degli Idles. Prodotto e scritto assieme a Nigel Godrich, segna una nuova fase per la band inglese simbolo del post-punk più contaminato, politico e contemporaneo.

Gli IDLES sono un gruppo musicale post-punk inglese nato nel 2009 a Bristol, città multietnica nota per tutt’altro tipo di suoni. La formazione originale comprende il cantante Joe Talbot, il bassista Adam Devonshire, i chitarristi Mark Bowen e Lee Kiernan, e il batterista Jon Beavis. Nel corso degli anni, la band ha pubblicato tre album: BRUTALISM (2017), JOY AS AN ACT OF RESISTANCE (2018), ULTRA MONO (2020) con collaborazioni con artisti come Jehnny Beth, Warren Ellis, David Yow e Jamie Cullum e, nel 2021 CRAWLER, nominato Best Rock Album ai 65th Annual Grammy Awards.

Gli IDLES sono noti per la loro energia esplosiva, i testi politicamente carichi e la capacità di trasmettere un messaggio di resistenza attraverso la loro musica. La loro esplicitata, colta, nevrosi, declinata tra post-hardcore e post-punk, li ha resi uno dei portabandiera del genere negli anni recenti.

La band ha appena pubblicato il loro quinto album intitolato “Tangk”, termine onomatopeico ispirato al suono di una pennata sulla chitarra distorta o del battito di un cuore. Questo album rappresenta un’evoluzione per gli IDLES, che si sono allontanati dalle ruvidezze post-punk-hardcore dei primi due dischi. “Tangk” è un lavoro più sperimentale e inclassificabile, con una varietà di soluzioni musicali che spaziano tra l’innovazione e l’introspezione. La produzione coinvolge nomi come Nigel Godrich (noto per il suo lavoro con i Radiohead e Beck) e Kenny Beats (un guru dell’hip-hop) e il chitarrista della band Mark Bowen. Il disco trasmette un messaggio di rabbia, unità, comunione e indignazione, e continua a esplorare temi cari agli IDLES: sudore, voglia di ballare e di urlare in una esperienza musicale che va oltre i confini stilistici già esplorati, guidata dalla passione e dall’urgenza della band.

YouTube video player
L’album è stato anticipato da “Dancer”, brano che ha annunciato il ritorno degli IDLES con i cori James Murphy e Nancy Whang degli LCD Soundsystem e da “Grace”, accompagnato da un video che è una riproposizione dell’iconico video di “Yellow” dei Coldplay con Chris Martin che grazie a un AI “deepfake” sembra che stia cantando “Grace”. Chris ha anche aiutato ad addestrare l’AI per rendere il video ancora più realistico.

YouTube video player

La band sarà in Italia per le tre date già annunciate:

5.03.24 – Alcatraz, Milano SOLD OUT
23.06.24 – Sherwood Festival, Padova
29.06.24 – Flowers Festival, Collegno (TO)

Sebbene le reazioni all’album non siano uniformemente entusiaste (alcune critiche sono state mosse per alcune tracce meno efficaci, per una certa mancanza dell’energia e per una  innovazione non sempre centrata), Tangk è la dimostrazione di una band che fatica a ripetersi su schemi già esplorati preferendo esplorare territori inediti e magari più rischiosi.

Noi, per farci un’idea più precisa, lo abbiamo eletto “Disco della Settimana” per avere l’occasione di ascoltarlo con maggiore attenzione. Buon divertimento!

YouTube video player

 

 

Blackberry Smoke, “Be Right Here”. Disco della Settimana.

“Be Right Here”, è l’ottavo album in studio dei Blackberry Smoke, quintetto di Atlanta guidato da Charlie Starr. La band è una delle principali realtà della musica americana contemporanea e una solida realtà del nuovo southern rock.

YouTube video player

Il nuovo disco degli alfieri del Southern Rock, uscito il 16 febbraio 2024 su 3Legged Records e Thirty Tigers, è stato prodotto da Dave Cobb e segue You Hear Georgia del 2021 (l’album Country e Americana/Folk più venduto nel paese, al 4° posto nella classifica dei migliori album dell’anno per Billboard). Il disco esce anche in una tiratura limitata di 780 copie su vinile colorato numerato a mano.

Blackberry Smoke sono una delle principali realtà dell’Americana contemporanea e la pinta di diamante del southern rock statunitense. Il nuovo album della formazione della Georgia guidata da Charlie Starr è stato anticipato dalla fine dell’estate da una serie di singoli: “Dig a Hole”, “Hammer And The Nail” e la scanzonata “Little bit crazy”-

YouTube video player

‘Be Right Here’ è uno degli album di Americana più attesi del 2024 dopo il grande successo di pubblico e critica ricevuto da ‘You Hear Georgia’ . Il nuovo disco, nelle parole della band, “è un promemoria di vita autentico, un anthem di libertà”. Le dieci tracce del disco sono una raccolta dei caratteristici stilemi “rock and roll” della band, una manciata di ballate di ispirazione “americana” e infuocate jam southern/country rock a cui i Blackerry Smoke ci hanno abituato. Nei brani la band celebra le semplici gioie della vita, i momenti fugaci e i piccoli frammenti di fortuna trovati lungo il percorso.

YouTube video player

Il nuovo album della band è stato prodotto da Dave Cobb e registrato presso gli iconici RCA Studio di Nashville con una formazione stellare composta da Charlie Starr (voce e chitarra), Richard Turner (basso, voce), Brit Turner (batteria), Paul Jackson (chitarra, voce) e Brandon Still (tastiere), con l’aggiunta di Preston Holcomb (batteria) e Benji Shanks (chitarra), oltre ai cori delle The Black Bettys. Cobb e i Blackberry Smoke hanno cesellato una musica potente e immediata, registrando insieme e dal vivo in un unico spazio.

I Blackberry Smoke, conosciuti per i loro elettrici e trascinanti live, sono impegnati in un lunghissimo tour che dagli Stati Uniti si sposterà in Europa, toccando l’Italia per una unica data mercoledì 2 ottobre 2024 all’Alcatraz di Milano, in compagnia di una band di supporto davvero d’eccezione, The Steel Woods.

Be Right Here, dei Blackberry Smoke è il nostro “Disco delle Settimana

NewDad, “Madra”. Il Disco della Settimana.

Un guitar-dream-pop figlio di Slowdive, Breeders, Cure, Smashing Pumpkins, Hole, è quello che propongono i NewDad, la formazione irlandese guidata dalla giovane voce di Julie Dawson.

YouTube video player

Prodotto da Chris Ryan, l’album è stato mixato dal leggendario Alan Moulder (Smashing Pumpkins, Nine Inch Nails e tanti altri) che ha reso il suono del disco estremamente corposo e coerente.

YouTube video player

Julie Dawson, chitarra e voce (ma anche leader) della band che ha curiosamente confessato di aver approcciato lo strumento ispirata dal duo messicano Rodrigo y Gabriela, mette anima e cuore in quello che canta, aprendosi a confessioni personali e taglienti in un mood post-adolescenziale che ben si sposa con le melodie malinconiche e le stratificazioni di chitarre che caratterizzano il sound della band.

YouTube video player

Il disco dei NewDad non cambierà la storia della musica, ma in confronto a prodotti simili, come le uscite di Beabadoobee o Wolf Alice, risulta sicuramente più stiloso e credibile.

Noi intanto lo ascoltiamo con più attenzione, è infatti il nostro “Disco della Settimana“.

YouTube video player

Exit mobile version