Low Hummer “Modern Tricks For Living” – Disco della Settimana

Post punk, electro, garage, dream pop, riverberi 90’s e pulsazioni dance. “Modern Tricks For Living” dei giovanissimi Low Hammer è il nostro disco della settimana.

Album di debutto per la promettente band di Hull formata alla fine del 2019 da  Dan Mawer (voce e chitarra), Aimee Duncan (voce e chitarra), John Copley (chitarra), Jack Gallagher (basso), Stephanie Hebdon (testiere e chitarra) e Joe Gray (batteria).

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L’album, prodotto da Matt Peel (Menace Beach, Pulled Apart By Horses, Crushed Beaks) è stato registrato presso il The Nave studio di Leeds ed è un caleidoscopio di
post punk, electro, garage, dream pop, riverberi 90’s e pulsazioni dance punteggiato da tastiere e taglienti riff di chitarra accompagnato da testi cinici e ironici.

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“Modern Tricks For Living”, pubblico da Dance To The Radio (etichetta di Leeds con un nome che è già un manifesto), è stato anticipato dai singoli “I Tell You What”, “Never Enough”, “Human Behaviour” e “The People, This Place”.

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Official site: www.lowhummer.com

The Bevis Frond “Little Eden” – Disco della settimana

Little Eden è il nuovo album di The Bevis Frond, appena uscito per Fire Records. Una panoramica psichedelica della Gran Bretagna moderna, punteggiata da melodie pop e malinconia inglese.

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L’album scorre con un avvolgente soffio di maturità che pervade la fatalistica Do Without Me e l’ossessionante Hold Your Horses, che suona come un outtake di Dylan da The Basement Tapes. In Little Eden si ritrova tutto il bagaglio musicale condiviso con Teenage Fanclub o Dinosaur Jr, quell’approccio molto anni 90 alla tradizione di Neil Young, ai Love di Arthur Lee, ai Byrds ed ai Kinks, fino a Hendrix, rivisto tramite il suono “alternative” o “grunge”.

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Little Eden è un disco prodotto in solitario da Nick Saloman, e forse soffre di una certa prolissità e di una produzione inferiore alle aspettative, ma che inanella una serie di tracce della consueta, cristallina, bellezza, al servizio di un concept simile al “The Village Green Preservtion Society” dei Kinks, una denuncia all’austerità e alla freddezza che sono arrivate a definire in maniera troppo marcata la nostra società moderna in contrapposizione a piccoli Eden immaginari o reali nella sfera personale.

“A cult favourite” Pitchfork

“A perennially underrated English cult figure” Classic Rock

“Still mixing pop, punk and psych to giddy effect” The Guardian

Little Eden di The Bevis Frond è il nostro “Disco della settimana”!

Disco della settimana: BADBADNOTGOOD “Talk Memory”

Jazz, hip-hop, suggestioni cinematiche, un pizzico di progressive ed un approccio “alternative” sono l’amalgama vincente dei BADBADNOTGOOD, interessantissimo ensemble canadese alle prese con il suo quinto album.

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BadBadNotGood è un gruppo di musica strumentale canadese e un team di produzione di Toronto, Ontario. Il gruppo è stato fondato nel 2010 dal bassista Chester Hansen, dal tastierista Matthew Tavares e dal batterista Alexander Sowinski. Nel 2016, sono stati affiancati dal collaboratore Leland Whitty. Tra gli altri progetti, il gruppo ha pubblicato cinque album in studio, compreso l’ultimo, Talk Memory, appena pubblicato. Hanno avuto un enorme successo tra pubblico e critica, trovando fan nelle comunità hip hop, jazz e musica alternativa.

Il gruppo combina la musica jazz con una prospettiva di produzione hip hop ed è ben noto per le sue collaborazioni con artisti come Tyler, The Creator, Daniel Caesar, Mick Jenkins, Kendrick Lamar e Ghostface Killah. Per il loro lavoro di composizione e produzione, sono stati nominati per quattro Grammy Awards, vincendone due.
Il nuovo album, un lavoro basato per lo più su session di improvvisazione, è stato prodotto e scritto dal trio con il contributo degli strumentisti americani Laraaji, Karriem Riggins, Terrace Martin e Brandee Younger e arrangiamenti per archi del compositore brasiliano Arthur Verocai.
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Dopo la promozione sui social media all’inizio di luglio, la band ha annunciato ufficialmente l’album il 15 luglio 2021, pubblicando il singolo principale “Signal from the Noise”.

Così in una recente intervista la band ha descritto il processo creativo alla base delle sue produzioni: “Quello che facciamo è avvicinarci alla musica da una formazione jazz. Usiamo il linguaggio jazz quando scriviamo, ma non siamo poi i migliori musicisti del genere, quindi non cerchiamo di vederci come innovatori prolifici perché il jazz ha questa storia di progressione costante senza limiti con otto ore al giorno di pratica. Abbiamo allora imparato a trovare interessi diversi – che si tratti di produzione, tecniche di registrazione, scrittura, esplorazione di generi musicali completamente diversi – invece di far progredire i nostri strumenti di per sé come solisti. Ascoltiamo Coltrane e Sun Ra e tutti questi avanguardisti, ma per noi siamo nell’era di Internet e dell’epoca in cui viviamo amiamo studiare tutto. È questa strano processo in corso per cui per noi è importante continuare a essere istruiti e imparare”.

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Uscito per XL Recordings and Innovative Leisure, “Talk Memory” dei BADBADNOTGOOD è il nostro Disco delle settimana!

Disco della settimana: Shaun Ryder “Visits From Future Technology”

“Visits From Future Technology” è il secondo album solista, a distanza di una ventina d’anni dal precedente “Amateur Night In The Big Top”, di Shaun Ryder, figura ormai leggendaria della Madchester degli Happy Mondays, artefici della rinascita della club culture nei tardi anni ’80. Nel mio delirante cervello colpito da disturbo da deficit di attenzione iperattività questo è il mio Sgt. Pepper, pieno di canzoni variegate”.

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In pista da quarant’anni, dalla fondazione degli Happy Mondays, Shaun Ryder ha una produzione musicale tutto sommato contenuta, cinque album in studio con la sua prima band, tre con i Black Grape e due da solista, compreso il nuovo Visits From Future Technology

L’album contiene un variegato mix di stili, diretto, giocoso e “catchy”, tra funk, Madchester, sixties, reminiscenze clashiane e i consueti fumi lisergici. “Nel mio delirante cervello colpito da disturbo da deficit di attenzione iperattività questo è il mio Sgt. Pepper, pieno di canzoni variegate”. E’ il nostro Disco della settimana.

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Recentemente a Ryder è stata diagnosticata una forma grave di disturbo da deficit di attenzione e iperattività, «mi dicono che i miei testi siano pieni di metafore. Credo sia vero, anche se onestamente ho dimenticato quale sia la definizione di ‘metafora’Ho cominciato a drogarmi a causa del disturbo da deficit dell’attenzione, ero un diverso e mi sentivo normale quando prendevo droghe»

Bez, suo sodale negli Happy Mondays ha rivelato come Ryder abbia scritto nuova musica anche con Noel Gallagher sebbene questo materiale non sia presente nella tracklist.

Disco della settimana: AAVV “I’ll Be Your Mirror”

E’ proprio la Verve Records, l’etichetta originale dei The Velvet Underground, a pubbliicare l’album tributo I’ll Be Your Mirror: A Tribute to the Velvet Underground and Nico con i contributi di Michael Stipe, Matt Berninger, Sharon Van Etten, Kurt Vile, St. Vincent, Thurston Moore, Bobby Gillespie, Courtney Barnett, Fontaines D.C. Iggy Pop e molti altri.

Supervisore e produttore esecutivo di I’ll Be Your Mirror è stato Hal Willner, amico e produttore di Lou Reed, che ci ha lasciati lo scorso anno e che ha messo in questo suo ultimo lavoro tutto l’amore e la stima che ha sempre nutrito per Lou. Il brano che ha anticipato l’album è una versione di Kurt Vile & The Violators di “Run Run Run”.
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La pubblicazione di I’ll Be Your Mirror è solo l’inizio di una robusta campagna prevista per il 2021. L’album è stato ideato nel 2017, proprio quando Todd Haynes ha firmato per dirigere “The Velvet Underground”, l’attesissimo film Apple Original recentemente presentato al Festival di Cannes nonché prima prova per il regista nell’ambito dei documentari. Apple Original Films e Polygram Entertainment presentano “The Velvet Underground”, in collaborazione con Federal Films, una produzione di Motto Films e Killer Films. “The Velvet Underground” arriverà nei cinema di tutto il mondo e su Apple TV+ il 15 ottobre e sarà accompagnato da una colonna sonora curata da Randall Poster e Todd Haynes disponibile via Republic/UMe.
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La pubblicazione nel 1967 dell’album d’esordio dei Velvet Underground, intitolato The Velvet Underground & Nico e che riportava sull’iconica copertina la banana disegnata da Andy Warhol, è stata determinante per avviare quel processo di infiltrazione estetica che tutti conosciamo oggi. L’album ha ridefinito i confini del rock & roll, dando vita al concetto di alternative rock e gettando le basi per il punk, il grunge e tutti gli altri movimenti underground a seguire.

Prima dei Velvet Underground, nessuno avrebbe mai pensato che una band potesse diventare importante senza avere almeno una hit nel proprio repertorio. Reed, invece, ha sempre creduto nel fascino del rock & roll, nella capacità di andare oltre la contemporaneità e sfondare ogni barriera temporale, essendo poi riconosciuto al pari delle arti “nobili” come la poesia, la narrativa, il dramma, la pittura e tutte le altre. Se anche i Velvet avessero pubblicato quest’unico album, sarebbero comunque passati alla storia come una delle rock band più rilevanti e influenti.

I’ll Be Your Mirror: A Tribute to the Velvet Underground & Nico vede la partecipazione di Michael Stipe, Matt Berninger, Sharon Van Etten with Angel Olsen, Andrew Bird, Lucius, Kurt Vile & The Violators, St. Vincent & Thomas Bartlett, Thurston Moore, Bobby Gillespie, King Princess, Courtney Barnett, Fontaines D.C., e Iggy Pop & Matt Sweeney. Un vero e proprio tributo, traccia dopo traccia, all’album originale.

Parte del ricavato delle vendite dell’album verrà devoluta ad Amnesty International, di cui lo stesso Lou Reed era sostenitore.

Questa la tracklist di quello che è il nostro Disco della Settimana

I’ll Be Your Mirror: A Tribute to the Velvet Underground and Nico

  1. Sunday Morning – Michael Stipe (3:50)
  2. I’m Waiting For The Man – Matt Berninger (3:44)
  3. Femme Fatale – Sharon Van Etten (w/ Angel Olsen on backing vocals) (4:43)
  4. Venus In Furs – Andrew Bird & Lucius (6:55)
  5. Run Run Run – Kurt Vile & The Violators (6:59)
  6. All Tomorrow’s Parties – St. Vincent & Thomas Bartlett (4:52)
  7. Heroin – Thurston Moore feat. Bobby Gillespie (7:24)
  8. There She Goes Again – King Princess (3:29)
  9. I’ll Be Your Mirror – Courtney Barnett (2:27)
  10. The Black Angel’s Death Song – Fontaines D.C. (3:12)
  11. European Son – Iggy Pop & Matt Sweeney (7:45)

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Disco della settimana: Adia Victoria “A Southern Gothic”

Accanto ad artisti come Valerie June o Fantastic Negrito, Adia Victoria fa parte di un movimento che dalla musica delle radici, il blues, sta dando nuova vita alla musica del XXI secolo. Una riflessione sul Sud degli Stati Uniti fra echi della tradizione e consapevolezze contemporanee.

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Il nuovo album di Adia Victoria, A Southern Gothic, è uscito il 17 settembre per Canvasback Records. Il disco è stato prodotto da T Bone Burnett e include contributi di ospiti di Jason Isbell, Margo Price e Matt Berninger di The National. A Southern Gothic è il terzo album di Adia e segna il seguito dell’acclamato Silences del 2019, prodotto da Aaron Dessner. «Volevo evocare il lato etereo del Sud, l’umidità, il calore, il modo in cui cadiamo nelle profondità dell’inferno e saliamo in paradiso. Volevo incapsulare i lati estremi del Sud».

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L’album è stato anticipato dal brano “Magnolia Blues”, Jon Freeman di Rolling Stone ha descritto la canzone come “una melodia inquietante, guidata da una chitarra acustica, che si espande in un basso corposo e un’orchestra spettrale di archi e banjo“.

Victoria è nata nella South Carolina e vive a Nashville. Ha girato gli Stati Uniti e l’Europa durante il “Dope Queen Tour” che includeva un’esibizione su Live From Here con Chris Thile e al Prospect Park di Brooklyn, al Newport Folk Festival e un’esibizione al Mass MOCA e al Boston Calling. È anche apparsa in The Late Show With Stephen Colbert.

“A Southern Gothic” è il nostro Disco della settimana.

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Official Site: www.adiavictoria.com

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