Eels, “Extreme Witchcraft”. Il disco della settimana.

“Extreme Witchcraft”, a due anni dal precedente  “Earth to Dora” , è prodotto da John Parish, in passato al lavoro con PJ Harvey, Giant Sand e Sparklehorse, nonché già produttore degli disco degli Eels del 2001 “Souljerker”.

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Attesi in Italia per due concerti il prossimo aprile a Trezzo (MI) e Bologna, gli Eels hanno appena pubblicato un nuovo album di inediti, intitolato “Extreme Witchcraft” e ideale successore di “Earth to Dora” del 2020. Il disco, composto da dodici brani e prodotto da John Parish, in passato al lavoro con PJ Harvey, Giant Sand e Sparklehorse, nonché produttore degli disco degli Eels del 2001 “Souljerker”, era stato anticipato dal primo estratto “Good Night on Earth”.

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“John Parish è una delle persone più pacifiche e gentili che io abbia mai conosciuto”, ha commentato il titolare del progetto Mark Everett, meglio conosciuto come Mr. E: “Un vero gentleman. Anzi probabilmente è “la” persona più gentile che io abbia mai incontrato, ma quando è in studio si trasforma in uno scienziato pazzo. La produzione con John Parish porta a dei risultati che non otterresti con altri. Lui ha strumenti ed una mente musicale eccezionale. Probabilmente la sua estrema gentilezza è la sua tecnica per tenere a bada Mr Hyde quando non si trova in laboratorio”.

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Il disco, ottimamente prodotto, riporta il progetto su territori più “rock” con incursioni nel funk urbano in stile Beck ma senza grandi innovazioni o imprevisti. Un buon lavoro che, come sempre non deluderà i fan di questo vero e proprio progetto di culto ma forse non conquisterà audience inedite, assestandosi su un buon “arigianato” musicale pur colto e ironico di ottima fattura.

Extreme Witchcraft è il nostro “Disco della settimana

Yard Act “The Overload” – Disco Della Settimana.

Reagire a crisi economica, depressione sociale, neoliberismo e manipolazione dei media attraverso un liberatorio funk/post-punk tutto da ballare. E’ la sfida di The Overload, album di debutto dei giovanissimi Yard Act.

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Anticipato da una manciata di EP, The Overload, dei giovanissimi Yard Act (da Leeds) è già l’album di debutto in vinile più venduto di qualsiasi band dell’ultimo ventennio. Crisi economica e depressione sociale, preoccupazione per le manipolazioni a mezzo stampa,  una vaga pulsione allo scontro sociale in chiave antiliberista, sono le fonti ispiratrici di un post-punk danzereccio (da un suono forse troppo”pulito”) che sembra essere una formula comune alle nuove generazioni di musicisti d’oltremanica, una comunanza di intenti e stilemi musicali che potrebbe far pensare alla contestazione degli anni ’70 e ’80 nei confronti del governo di Margaret Thatcher.

Yard Act«Il capitalismo crea l’illusione della libertà», spiega James Smith, frontman della band, «Ma in fondo siamo tutti animali, vogliamo cibo, calore, sesso, e il capitalismo ce li procura, così pensiamo che vada bene. L’intrattenimento arriva subito dopo e tutti abbiamo una tv a casa, piena di canali. La libertà non è a basso prezzo, la paghiamo in tanti modi e la domanda che ci poniamo nel disco è: come possiamo essere veramente liberi?».

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Figli del blocco pandemico (durante il quale hanno composto a distanza i primi EP), nipotini di Fall e LCD Soundsystem, gli Yard Act manifestano attraverso un cinismo ed una ironia tutta britannica l’urgente necessità ti scendere in strada e di tornare a una fisicità relazionale.

Con The Overload riparte, dopo la pausa festiva e sanremese, la fortunata rubrica del nostro Disco della Settimana.
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La Classifica Musicale, Best of 2021

La Classifica Musicale di Controradio. Gli album più ascoltati dell’annata appena trascorsa. Il nostro “best of” riassunto in 15 canzoni estratte da quelli che sono stati tra i nostri “Dischi della Settimana“. A cura di Giustina Terenzi

Classifica Best Of 2021

Hertz / Amyl and The Sniffers

Green Eyes / Arlo Parks

Yüce Dag Basinda / Altin Gun

Worry With You / Sleater Kinney

Mork n Mindy / Sleaford Mods

Little Q, Pt. 2 / Little Simz

Run / Dust & the Dukes

Hold Your Horses / The Bevis Frond

Face of the Screaming Werewolf / The Fleshtones

Crawling Kingsnake (Radio Edit) / The Black Keys

Jamming Affairs / Bobby Ramone

Talk About It / Jungle

I Don’t Live Here Anymore (feat. Lucius) / The War On Drugs

O.N.E. / King Gizzard & The Lizard Wizard

Had to Know / Jerry Cantrell

Curtis Harding “If Words Were Flowers”. Disco della settimana.

L’artista di Atlanta, Curtis Harding, presenta il nuovo album ‘If Words Were Flowers’ in uscita su Anti- Records, una sontruosa parata di brani a cavallo fra rock, soul, funk, psichedelia, folk, R’&’B’ sulla linea immaginaria che unisce Curtis Mayfield a Michael Kiwanuka.

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Scritto e registrato nel corso dei due tumultuosi anni appena passati, ‘If Words Were Flowers’ è un bouquet vivace e inebriante, vario ed affascinante. Attingendo a soul vintage, R&B, hip-hop, garage rock e psichedelia, le canzoni sono sincere e grintose, alimentate da ritmi serrati, sezioni di fiato intense e dalla produzione avventurosa di Harding e Sam Cohen (Kevin Morby, Benjamin Booker).

“Nina Simone disse che il compito dell’artista è quello di riflettere il proprio tempo,” spiega Harding. “Penso che sia importante vivere il momento in cui si è. Se lo fai e sei onesto e sensibile, puoi entrare in contatto con le persone che hanno bisogno di essere raggiunte.”

Parlando delle ispirazioni dell’album, Curtis racconta che sua madre era solita dirgli, “Regalami i fiori mentre sono ancora qui”. La frase è rimasta impressa nella mente del talentuoso cantante e poli-strumentista, un monito a mostrare amore e apprezzamento alle persone che gli sono care prima che sia troppo tardi.

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Riflette Harding “Questo è l’album. Sono io che regalo fiori al mondo, a chiunque abbia bisogno di ascoltare cosa dicono queste canzoni in questo momento.”

Anche nel 2017 Harding aveva fatto squadra con Cohen per l’album Face Your Fear, arricchito dalla presenza e collaborazione con il super produttore Danger Mouse. Il successo del disco lo ha portato a suonare con gente del calibro di Jack White e Lenny Kravitz, a partecipare a famosi festival tra cui Newport Folk, Lollapalooza, e Austin City Limits, e ad ottenere i 60 milioni di streaming su Spotify.


“Curtis Harding is an artist who has raised soul revivalism to an art form.” – Soul Tracks

“Curtis Harding captures the unshakable energy of a 1960s groove”Consequence
“With elements of psych rock, hip-hop, soul and funk, Harding’s new tune effortlessly combines warm, vintage sounds with impeccable contemporary production, and the result is infectious.” – Cool Hunting
“A great tsunami mixing gospel, soul, r & b. Even with a “Hendrix” guitar. Sumptuous.” – Liberation (FR)
“The great comeback of a soul genius” – Numéro (FR)
“This is pure soul magic” – Rob Da Bank, BBC Radio 1 (UK)
“Hopeful is a powerful reflection on the past 12 months that sits on a par with other conscious soul masterpieces by Curtis Mayfield, Isaac Hayes and more recently Michael Kiwanuka and Childish Gambino. It’s goosebump-inducing stuff. Great video, too…” – The New Cue (UK)

‘If Words Were Flowers’ è il nostro Disco della settimana.

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Tracklist:

1. If Words Were Flowers
2. Hopeful
3. Can’t Hide It
4. With You
5. Explore
6. Where Is The Love
7. The One
8. So Low
9. Forever More
10. It’s A Wonder
11. I Won’t Let You Down

Bobby Ramone “Rocket to Kingston”. Disco della settimana.

Operazione folle e misteriosa, ma incredibilmente divertente: il repertorio dell’icona assoluta della reggae music rivisto in chiave punk rock secondo un filologico stile “alla Ramones”.

“Immagina che alla fine degli anni ’70, Bob Marley abbia incrociato la strada con i Ramones al bancone del CBGB e abbiano deciso di fare un disco insieme. Ecco il risultato: 10 classici rasta con salsa punk rock 1-2-3-4! Stai attento se ci presti l’orecchio, inevitabilmente diventi dipendente!” Queste le uniche note che accompagnano il disco, nessuno infatti sa chi si celi dietro questa bizzarra operazione. Rocket to Kingston è attribuito ad un immaginario Bobby Ramone, una sorta di “fratellino” perduto che si incarica di rileggere alcune delle più famose canzoni di Bob Marley in pieno Ramones-Style invertendo la ritmica, il classico ritmo “in levare” del reggae diventa un ostinato quattro quarti “in battere”, come nel più classico punk rock. Sulla copertina un immagine che racchiude tutto il concept: la faccia di Marley incorniciata dal celeberrimo caschetto di Dee Dee Ramone nel classico scatto con lo sfondo di mattoni.

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L’intro di Teenage Lobotomy da il via a “I don’t wanna stand up” che è Get up, stand up, il riff iniziale di Rockaway Beach si trasforma in “Stirring in my room” cioè Stir it up. Jammin’ viene introdotta dal riff di Commando e dal finale di Now I wanna sniff some glue e diventa “Jamming affairs”, “Glad to see you cry”  è No woman no cry, la rilettura di “Redemption song” prende a modello la Be My Baby prodotta da Phil Spector

Il disco dura solo 20 minuti, esce per Guerrilla Asso, e pare essere già esaurito nella versione in vinile. Un irresistibile divertissement che ci concediamo come nostro “Disco della settimana” .

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Jerry Cantrell “Brighten”. Il disco della settimana.

Chitarrista e co-fondatore dei leggendari Alice In Chains, Jerry Cantrell torna in veste solista con “Brighten”, il quarto album in studio.

Co-prodotto con il compositore e discografico Tyler Bates (Bush, Marylin Manson) e con Paul Fig e mixato da Joe Barresi (Tool, Queens of the Stone Age, Bad Religion, Melvins), tra i musicisti che hanno registrato il nuovo album di Jerry Cantrell compaiono Gil Sharone e Abe Laboriel , Jr. (Paul McCartney), il maestro del pedal steel Michael Rozon, Vincent Jones. Tra i grandi colleghi e amici del mondo del rock hanno partecipato alle registrazioni anche Duff McKagan (Guns N’ Roses, Loaded), Greg Puciato (The Dillinger Escape Plan)e Joe Barresi (Tool, Queens of the Stone Age) supervisionando il missaggio di “Brighten”.

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Sono in una band da quasi 34 anni ormai. È sempre il mio primo e più importante impegno, ma è bello esplorare cose diverse e aggiungere un altro capitolo. Dopo la fine dell’ultimo tour degli Alice In Chains, ho orientato la mia mente verso la possibilità di fare un altro mio disco solista. È stato divertente suonare brani che non suonavo da anni da Boggy Depot e Degradation Trip. Tyler Bates non solo mi ha fatto conoscere molti musicisti fantastici, ma mi ha anche aiutato a mettere insieme la band per gli show e si è esibito con me Brighten” è nato durante quei concerti. È come un disco della vecchia scuola degli anni Settanta in cui suonavano una moltitudine di musicisti” ha aggiunto Cantrell “Quindi non c’è una formazione fissa. Ho avuto modo di fare musica con un gruppo di persone che non avevo mai avuto prima, insieme ad amici come Duff, Tyler e Gil con cui ho lavorato in precedenza”.

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Insieme, hanno registrato otto tracce originali e l’LP si chiude con una cover approvata da Elton John stesso, “Goodbye”: “Madman Across The Water è uno dei miei dischi preferiti di tutti i tempi” ha dichiarato Jerry Cantrell, “Per rispetto a Elton, non avrei inserito il brano se mi avesse detto che non andava bene. Aveva già suonato il piano in “Black Gives Way To Blue”, che scrissi Layne, quindi l’ho chiamato, l’ha ascoltato e mi ha detto “Dovresti assolutamente usarlo”. Ho avuto l’autorizzazione da Elton stesso. Non potevo pensare a un modo migliore per chiudere il disco!”.

Brighten è il nostro Disco della settimana.

La tracklist:

1. “Atone”
2. “Brighten”
3. “Prism of Doubt”
4. “Black Hearts and Evil Done”
5. “Siren Song”
6. “Had To Know”
7. “Nobody Breaks You”
8. “Dismembered”
9. “Goodbye” (Elton John cover)

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