Sab 27 Apr 2024

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Biotestamento, Betori: serve maggiore riflessione

Il Cardinale di Firenze: “Papa Francesco ha fatto ribadito il costante insegnamento della Chiesa al riguardo, che ribadisce il no deciso all’eutanasia, sia attiva che passiva, e parimenti il rifiuto dell’accanimento terapeutico, come pure peraltro dell’abbandono terapeutico”.

“Se si ritiene che sia necessaria una legge a regolamentare tale materia – e questo non da pochi è contestato in quanto non mancano già garanzie in tal senso ad esempio nel Codice di deontologia medica e nella Convenzione di Oviedo sulla biomedicina -, in ogni caso si chiederebbe maggiore riflessione e circospezione, anche per evitare di aprire varchi per cui potrebbero essere introdotti nella nostra società eutanasia e suicidio assistito, magari con qualche sentenza di cosiddetta giurisprudenza creativa”. E’ quanto sottolinea il cardinale Giuseppe Betori, arcivescovo di Firenze, in un ragionamento sul disegno di legge sul testamento biologico, secondo una dichiarazione riportata sul sito del settimanale cattolico Toscana Oggi. “Devo osservare – ha esordito Betori – che alcune parole dette dal Santo Padre anche recentemente sui temi connessi al fine vita vengono utilizzate, anche nel mondo ecclesiastico, come argomenti a favore dell’approvazione del disegno di legge sul cosiddetto testamento biologico, attualmente in discussione al Senato della Repubblica, dopo essere stato approvato dalla Camera dei Deputati”. “In realtà – ha proseguito Betori – il pronunciamento di Papa Francesco non si riferiva al contesto legislativo italiano e, sia nel contenuto che nella formulazione, non ha fatto altro che ripetere quello che è il costante insegnamento della Chiesa al riguardo, formulata fin dai tempi del Papa Pio XII. Una dottrina stabile che ribadisce il no deciso all’eutanasia, sia attiva che passiva, e parimenti il rifiuto dell’accanimento terapeutico, come pure peraltro dell’abbandono terapeutico. Su questo fronte va promossa ogni forma di assistenza e di sostegno al malato e alla sua famiglia, anche incoraggiando le cure palliative che possono accompagnare”.

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