Sab 4 Mag 2024

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Violenza donne: in Toscana quasi 2.000 in codice rosa

Firenze, nel 2021 in Toscana si sono registrati sei femminicidi e si sono sfiorati i 2.000 accessi in codice rosa al pronto soccorso per maltrattamenti.

Un aumento di 244 unità (+14,6%) rispetto all’anno precedente e quasi tremila donne che si sono rivolte nel corso dell’anno a uno dei 25 centri anti violenza della Toscana.

Queste sono alcune delle cifre emerse dal 14esimo rapporto sulla violenza di genere in Toscana, realizzato dall’Osservatorio regionale sulla violenza di genere.

Il documento è stato presentato nella sede della Regione Toscana nell’ambito di Mai più sola, un’iniziativa realizzata in collaborazione con Anci Toscana per La Toscana delle donne. La ragione del valore.

Dal rapporto emerge che in 15 anni, dal 2016 al 2021, in Toscana si sono registrati complessivamente 128 femminicidi. Ma rispetto a questi casi estremi, spiega la Regione, sono moltissimi i casi in cui le donne segnalano di aver subito violenze: oltre ai casi citati dei centri violenza e di accesso tramite codice rosa, ci sono 741 donne all’anno che si rivolgono ai consultori, 224 che hanno chiesto l’intervento del pronto soccorso sociale, 114 che sono state ospitate in case rifugio (sono 22 in Toscana).

Gli uomini che hanno effettuato l’accesso a uno dei cinque centri per autori di violenza, nel 2020 sono stati 172, per il 74,4% di nazionalità italiana. In oltre il 70% dei casi l’autore della violenza coabitava con chi l’ha subita.

Secondo il centro di documentazione dell’Istituto degli Innocenti nel 2021 i minori vittime di maltrattamenti sono stati 4.155 (erano 3.331 l’anno precedente con una differenza del 21%) .

Nello stesso anno il numero dei casi di violenza cui hanno assistito dei minori è stato di 2.473: anche in questo caso un rialzo del 27% rispetto all’anno precedente quando erano stati 1.869.

Le dichiarazioni di Spinelli e Nardini

Per l’assessore alle politiche sociali, Serena Spinelli, “ancora un volta emerge come la violenza sia un fenomeno trasversale con radici antiche soprattutto culturali che ancora riverberano nei comportamenti e nei pensieri, eredità di una ideologia sessista che tenta di limitare la libertà, le scelte e le opportunità delle donne“.

Il rapporto, aggiunge Spinelli, “conferma un quadro preoccupante di violenze, quasi sempre domestiche, ed ancora purtroppo in larga parte sommerso, che riguardano donne, spesso con figli.”

“Davanti a questi fenomeni-continua- voglio ribadire con forza l’impegno regionale a supportare e sviluppare i processi di empowerment delle donne, a partire dalle bambine, all’interno di sempre più strutturate e efficaci reti anti violenza. La miglior risposta che possiamo dare consiste nella crescita di un sistema integrato che sviluppi iniziative di prevenzione, che preveda una adeguata risposta sanitaria e sociale all’emergenza, che offra accoglienza e sostegno alle donne che subiscono violenze e che ne favorisca il reinserimento lavorativo”.

Per l’assessore alle politiche di genere, Alessandra Nardini, invece “dobbiamo essere consapevoli che la violenza contro le donne non è un fatto privato, né un fenomeno emergenziale, ma un fenomeno strutturale e quindi come tale va affrontato. Occorre agire su più fronti: sostenere le donne nel loro percorso di uscita dalla violenza, ed in questo le reti anti violenza sono fondamentali, ed occorre anche accompagnarle nel loro percorso di inserimento o reinserimento lavorativo, per poter tornare davvero libere e autonome, penso alle misure che abbiamo messo in campo e che continueremo a mettere in campo insieme ai nostri centri per l’impiego e ai centri antiviolenza toscani.”

“Accanto a questo però – ha concluso Nardini – dobbiamo agire con continuità e determinazione nel promuovere quel cambiamento culturale necessario e urgente, combattendo stereotipi e retaggi culturali“.

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