Gio 2 Mag 2024

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Veronesi licenziato dal Festival Pucciniano di Torre del Lago

Dopo la velata contestazione dello scorso venerdì, che ha visto il Veronesi presentarsi bendato sul podio del Festival Pucciniano di Torre del Lago, il direttore è stato licenziato. “Manifestare il proprio dissenso è un diritto costituzionale”

Il direttore d’orchestra Alberto Veronesi, dopo aver appreso che il Festival Pucciniano di Torre del Lago (Lucca) lo ha ‘licenziato’ per le prossime repliche della Boheme, alla cui prima, venerdì scorso, si è esibito sul podio con gli occhi bendati per contestarne l’allestimento, ha affermato: “Mi presenterò al prossimo concerto, con il mio frac e la mia mascherina. Se non mi faranno dirigere chiederò i danni, anche quelli di immagine. Nel contratto non c’è la pregiudiziale di fiducia, non mi interessa avere la fiducia di questo presidente, il mio lavoro è dirigere e per farlo ho rinunciato a tante proposte in questi due mesi e mezzo, sollevarmi dall’incarico ora è un danno”.

Alla luce del licenziamento, preteso dal presidente del Festival, Luigi Ficacci, e in funzione della replica dello spettacolo, prevista per il 29 luglio prossimo, il Veronesi ha rivendicato l’illiceità di cui è stato vittima: “Mi hanno inviato una lettera di licenziamento per email, motivandola su un ritardo alle prove che non c’è stato, ho i documenti che lo confermano, e per il quale tra l’altro mi hanno già sanzionato; e poi su dichiarazioni che avrei fatto sulla Bohème durante la conferenza stampa a Roma. Peccato però che io non abbia detto niente anche perché mi avevano vietato di dare anticipazioni e così ho fatto”.

“La ragione giuridica non c’è”. L’esecuzione del 14 luglio è stata, continua il direttore, “perfetta, senza sbavature. Non possono dire che non so dirigere perché faccio il Festival da 25 anni. La verità è che questa è una vendetta politica, è un reato di opinione. E’ un fatto grave. Alcuni membri del cda hanno perso alle amministrative comunali di Lucca, motivo per cui non mi fu rinnovato il contratto”.

“Il presidente di fronte alla mia richiesta di rispettare l’accordo su regia e scene, secondo cui non ci sarebbe stata nessun riferimento ideologico politico, mi ha risposto diffidandomi di parlare della recita”, ha concluso Veronesi.

In riferimento alla vicenda non poteva mancare il commento del sottosegretario alla cultura, Vittorio Sgarbi, che ha sottolineato il fatto che non è possibile colpevolizzare, né tanto meno licenziare, Veronesi per aver manifestato il suo dissenso rispetto alla regia di Christophe Gayral e le scene di Christophe Ouvrad, dal momento che “manifestare dissenso è un atto costituzionalmente legittimo”.

Il sottosegretario ha, inoltre, aggiunto, riprendendo il concetto della pena proporzionata di Beccaria: “Ad un’insoddisfazione estetica, quella che cioè ha mosso Veronesi nel suo atto di dissenso, non deve seguire una pena politica di tal genere”

 

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