“La Toscana delle idee”: forum tematici nei Comuni della Piana

Al via il forum tematico “La Toscana delle idee” ideato e voluto dalla vice capogruppo in Regione Monia Monni e promosso dal gruppo del Partito Democratico in Consiglio regionale che si svolgerà nei comuni di Calenzano, Campi Bisenzio, Lastra a Signa, Scandicci, Sesto Fiorentino e Signa da stasera 15 novembre a sabato 7 dicembre.

“Due plenarie e cinque assemblee tematiche – spiega Monni – per raccontare il lavoro fatto dalla Regione Toscana in questi cinque anni, ma, sopratutto, per raccogliere idee e proposte per il futuro. Parleremo di sanità, welfare, sport, ambiente, sostenibilità,  lavoro, formazione, comunità urbane e mobilità. Queste sono le priorità che come Regione siamo chiamati ad affrontare ed è, per questo,  necessario favorire la più ampia partecipazione per trovare soluzioni ai problemi e alle aspettative dei cittadini. I partecipanti faranno  le loro  proposte, voteranno quelle che li convincono di più, facendole così entrare nel documento finale che sarà consegnato alla segretaria del Pd”.

Primo appuntamento stasera, ore 18, presso lo St.Art a Calenzano  con la partecipazione dei Sindaci. Nelle assemblee, invece, Monia Monni sarà affiancata dal presidente della Regione Enrico Rossi (lunedì 18.11 a Scandicci), dal presidente della  commissione Ambiente in Regione  Stefano Baccelli (mercoledì 20.11 a Sesto Fiorentino), dall’assessore Cristina Grieco (lunedì 25.11 a Campi Bisenzio), dall’assessore Vittorio Bugli, dal capogruppo Leonardo Marras (mercoledì 27.11 a Signa) e dall’assessore Vincenzo Ceccarelli (lunedì 02.12 a Lastra a Signa). Giornata conclusiva sabato 7 dicembre, ancora una volta a Calenzano, con la segretaria del Partito Democratico, Simona Bonafè.

Riparte “Arcipelago Pulito” con più comuni partecipanti

?Firenze, riparte “Arcipelago Pulito”, il progetto sperimentale toscano preso a modello dall’Unione europea e dal Governo e Parlamento italiano, per contribuire a ripulire dalle plastiche il mare facendo squadra con i pescatori.

Nel protocollo per “Arcipelago Pulito”, firmato oggi dalla Regione Toscana, al comune di Livorno, già presente lo scorso anno, si sono aggiunti i comuni di Viareggio, Porto Santo Stefano e Porto Ercole sull’Argentario, Castiglione della Pescaia e Piombino.

“Sono i porti toscani dove opera il maggior numero di pescherecci” ha spiegato l’assessore alla presidenza della Regione, Vittorio Bugli. Centocinque sono sulla carta attivi nelle sei città: quarantaquattro solo a Viareggio, venticinque sull’Argentario, venti a Livorno, undici a Castiglione e cinque a Piombino”.

La novità rispetto alla prima sperimentazione condotta nel 2018 a Livorno è inoltre che saranno i Comuni stessi, con un proprio e successivo disciplinare, a definire le filiere locali. La regia rimane regionale e ci saranno linee guida uguali per tutti; ma attori e modus operandi potrebbe da luogo a luogo leggermente cambiare. Se nel porto di Livorno infatti è l’Autorità portuale competente ad organizzare la raccolta dei rifiuti, altrove sono le amministrazioni comunali responsabili. Da territorio a territorio cambiano poi i gestori e scelte diverse, rispetto a quella di Revet nel porto labronico, potrebbero essere dunque fatte sugli impianti di selezione e riciclo.

Crescono anche, altra novità, gli ‘sponsor’ privati. Ad Unicoop Firenze si aggiunge adesso Unicoop Tirreno. Fin dall’esperimento di Livorno Unicoop Firenze aveva contribuito alla campagna di sensibilizzazione e deciso di premiare con un incentivo i pescatori che avevano aderito, utilizzando parte dei fondi ricavati dal centesimo che soci e clienti per legge, dall’inizio del 2018, sono tenuti a pagare per i sacchetti in mater-b dell’ortofrutta.

Il nuovo protocollo è stato firmato anche dal Parco nazionale Arcipelago toscano. Gli altri firmatari dell’intesa con la Regione sono gli stessi di un anno fa: Ministero dell’ambiente, Direzione marittima della Toscana, Autorità di sistema del Mar Tirreno settentrionale, Legambiente.

I pescherecci di “Arcipelago Pulito” probabilmente non ripartiranno subito. Almeno non ovunque, anche se già chi è già pronto. Il sindaco Giancarlo Farnetani di Castiglione della Pescaia mostra infatti le foto del centro di raccolta per barche e pescherecci già allestito in porto e solo da inaugurare: contenitori diversi per ogni tipologia di rifiuto e tessere tipo bancomat per l’accesso e la registrazione.  Pronti naturalmente sono già anche a Livorno. Ma nei mesi invernali le uscite dei pescherecci sono di per sé comunque più rarefatte: l’obiettivo è essere pronti e operativi quando le battute torneranno a farsi più frequenti e le amministrazioni comunali, dopo la firma di oggi, avranno dunque tempo per mettere a punto filiere e disciplinari.

“Il vero valore aggiunto e la caratteristica che ha reso unico il progetto toscano rispetto ad esperienze simili realizzate in altri mari e in altre parti del mondo – sottolinea l’assessore Bugli – è sicuramente quello di aver saputo costruire una filiera completa dalla raccolta allo smaltimento. L’integrazione è stato un successo”. E in questo senso ha operato davvero da apripista e modello: fatto proprio prima dall’Unione europea in una direttiva che ha ribadito l’impegno comune nel ‘fishing for litter’ e poi nella legge “Salvamare” che ha ricevuto il primo via libera pochi giorni fa dalla Camera ed ora attende di essere votata dal Senato. “Abbiamo ottenuto un primo risultato, quello di smuovere altre istituzioni – chiosa l’assessore – La sfida ora è sul piano organizzativo”. La sperimentazione serve appunto ad affinare le procedure e misurare costi e volumi. “L’obiettivo – prosegue –  è arrivare, prima ancora che la legge sia approvata, ad avere un sistema di raccolta e smaltimento operativo e testato. Ci stiamo insomma mettendo avanti con il lavoro”.

In sei mesi con sei pescherecci raccolti 18 quintali. Tutto è nato appunto da un vuoto normativo, da colmare. Per assurdo che possa sembrare, i pescatori che accidentalmente assieme ai pesci tirano su con le loro reti rifiuti e plastiche ne sono considerati ancora oggi responsabili nel momento in cui li conducono in porto. Sarebbero anche costretti a sobbarcarsene il costo di smaltimento. Nella pratica quello che così accadeva e da molte parti ancora accade è che i rifiuti venivano rigettati in acqua. Ogni giorno, tra sanpietro e sugarelli, tra scampi e magari qualche sardina, rombo e polpo, tornavano puntualmente in mare vecchie taniche incrostate da conchiglie, a volte sterzi di motoscafi, torce da sub, sacchetti e contenitori di vario tipo.

“Arcipelago pulito” con una speciale deroga ha permesso ai pescatori toscani coinvolti di portarli a terra. Un’idea semplice, in fondo. Di più: per chi lo fa ha previsto anche un incentivo. In sei mesi di attività, da aprile ad ottobre dell’anno scorso, a Livorno una mezza dozzina di piccoli pescherecci con reti a strascico hanno raccolto in mare diciotto quintali di rifiuti (il 20 per cento plastiche riciclabili), pari ad un volume di ventiquattromila litri.  Con trenta o magari ottanta o cento pescherecci coinvolti potrebbero diventare cinque, tredici o diciassette volte di più.

Economia collaborativa e 250 miliardi di frammenti nel Mediterraneo. La nuova edizione di Arcipelago Pulito andrà avanti per la durata di sei mesi (dalla stipula dei disciplinari locali), prorogabili e rinnovabili, parallelamente alle campagne della Regione Toscana contro la plastica ‘usa e getta’ negli stabilimenti balneari, ma anche nelle fiere ed eventi di tutte le province che dalla Regione sono patrocinati e assieme alle collaborazioni che si stanno stringendo con associazioni ed enti per la pulizia e la raccolte delle plastiche a monte, lungo i fiumi.  “Sono tutti esempi di economia collaborativa – ricorda l’assessore Bugli -: una pratica che come giunta abbiamo deciso di portare avanti in più settori, un metodo che parte dal confronto e dalla partecipazione e che ha avuto come primo obiettivo la scrittura due anni fa, alla fine del 2017, di un libro verde”.

I rifiuti marini rappresentano una preoccupazione per tutto il pianeta. Si stima che ogni anno vengano prodotte 300 milioni di tonnellate di plastiche nel mondo e che, di queste, otto milioni finiscano nei mari e negli oceani. “Di tutti i rifiuti che affogano in nostri mari, metà sono portati da fiumi e torrenti e arrivano dall’entroterra” ricorda Fausto Ferruzza di Legambiente. Studi effettuati nel Mar Tirreno evidenziano che il 95 per cento dei rifiuti galleggianti avvistati, quelli di dimensione superiore a 25 centimetri, sono plastiche, per il 41 per cento costituite da buste e frammenti vari. Sarebbero almeno 250 miliardi i frammenti dispersi in tutto il Mediterraneo. Per questo è importante muoversi in fretta: per la salute dei cittadini, il bene dell’ambiente ma anche la salvaguardia di alcuni bacini economici, come quelli del turismo del mare.

Il progetto sta diventando anche oggetto di studio all’università. Due studentesse del corso di laurea magistrale in design dell’ateneo fiorentino hanno assistito oggi alla presentazione: stanno raccogliendo informazioni per una tesi in disegno industriale, per progettare ‘arredi’ e strumentazioni che possano aiutare i pescatori nella raccolta e stoccaggio dei rifiuti a bordo.

Gimmy Tranquillo ha intervistato l’assessore Bugli ed il presidente di Legambiente Toscana, Fausto Ferruzza:

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Minacce al sindaco di Empoli, la solidarietà di Nardella e Bugli

Il Sindaco di Empoli, Brenda Barnini, dichiara di aver sporto denuncia alle autorità e avviato delle indagini contro chi l’ha minacciata attraverso due lettere cariche di parole d’odio e lo fa pubblicando un post sul suo profilo facebook.

Si legge infatti sulla pagina facebok del sindaco di Empoli: “Ricevere due lettere di minacce per due giorni consecutivi non fa piacere. Soprattutto quando i contenuti sono palesemente istigati dall’odio razziale e se la prendono con me come rappresentante di una parte politica che si oppone a quel pensiero. Non so chi le ha scritte, ho fatto denuncia alle autorità e sarà compito loro indagare.”.

Brenda Barnini sostiene inoltre che l’autore del gesto, essendo consapevole del fatto che lei stessa sia una donna di sinistra antifascista, sia qualcuno che vorrebbe un Governo nazionale che faccia pulizia politica ed etnica: “Aprite gli occhi per favore, iniziate a pensare che ogni parola scritta su questo social contro gli stranieri e per mettere prima gli italiani in realtà non è altro che la prosecuzione di un disegno ideologico di destra, fascista e nazionalista.”

La sindaca mette in guardia, inoltre, su chi professa di voler dare protezione e sicurezza, poichè quelli che dicono di volersi occupare soltanto di sicurezza in realtà aggiungono anche razzismo, violenza e odio per alimentare le paure degli italiani.

Il Sindaco di Firenze Dario Nardella e l’assessore Vittorio Bugli hanno subito dimostrato vicinanza e solidarietà nei confronti di Brenda Barnini, Nardella protesta contro queste parole piene d’odio dicendo: “Sono vicino a Brenda Barnini e condivido con lei la preoccupazione per una grammatica piena di parole di odio, di sospetto e di insinuazioni, che finiscono per legittimare direttamente o indirettamente persone violente e armate di pregiudizi razzisti”. Nardella aggiunge poi: “Credo che chiunque conosca Brenda e, in ogni caso, chiunque ami la democrazia, possa condividere concretamente ed esplicitamente vicinanza e rifiuto di parole armate di disprezzo”.

Anche Vittorio Bugli, assessore alla presidenza, esprime tutta la sua solidarietà e la sua disapprovazione: “Voglio esprimere tutta la mia solidarietà e vicinanza a Brenda Barnini per le minacce di cui è vittima in questi giorni. I messaggi istigati dall’odio razziale che ha ricevuto sono il frutto di un clima che in questo Paese è sempre più avvelenato da attacchi, verbali e spesso purtroppo non solo verbali, di tipo razzista e fascista”. Aggiunge poi: “Sono attacchi inaccettabili e vergognosi, gli stessi che che abbiamo visti rivolti contro la senatrice Segre e contro quanti si sono adoperati per arginare la campagna negazionista e degli istigatori all’odio razziale. Le sentiamo, queste parole cariche di odio, urlate da chi invoca pulizia etnica e limitazioni delle libertà. Il nostro compito – conclude Bugli – è non abbassare la guardia e impegnarci a diffondere una cultura della legalità e dell’antifascismo soprattutto tra i più giovani”.

Stranieri in Toscana: presentati in regione i dati su flussi migratori

Gli stranieri che vivono in Toscana sono in Italia da molto tempo: due su dieci ci risiedono da prima del 2000, il 73 per cento da almeno dieci anni. Lavorano, pagano le tasse, hanno messo su casa e famiglia. Su cento, quindici sono nati proprio in Italia e in gran parte sono ancora bambini o minorenni. Alla fine in Toscana non sono più del 12 per cento della popolazione presente: poco meno di 464 mila persone in tutto al 1 gennaio 2019. Rumeni, albanesi e cinesi più numerosi degli altri. E tra questi è compreso anche chi (si stima il 7,5 per cento) è privo di qualsiasi permesso o ce l’aveva e gli è scaduto.

I numeri sugli stranieri li dà l’Irpet, l’istituto di programmazione economica della Toscana, assieme a Caritas italiana, Fondazione Leone Moressa e Centro Studi Idos e Neodemos. Accade durante un seminario, organizzato in collaborazione anche con Anci Toscana (l’associazione dei Comuni), che si è svolto a Palazzo Strozzi Sacrati a Firenze, sede della presidenza della giunta regionale, ed è l’occasione per presentare anche l’Osservatorio sull’immigrazione di cui la Regione, da pochi mesi, ha deciso di dotarsi: per indagare meglio un fenomeno affidato troppo spesso a errate percezioni o a statistiche solo parzialmente sistematizzate.

Falsa – e contraddetta dai dati – sarebbe anche la rappresentazione per cui gli stranieri che vivono in Toscana e in Italia ricevano più sostegni ed agevolazioni pubbliche di quanto versino come tasse e contributi. I numeri dicono infatti che tra pensioni e sussidi di disoccupazione gli italiani ricevono sette volte il valore di quanto entra in tasca degli stranieri e che la differenza tra quanto versato e quanto ricevuto è doppia (e dunque più vantaggiosa) per gli italiani rispetto agli stranieri. E questo accade nonostante la maggiore presenza di ‘poveri assoluti’ (il 17-18% contro il 3% degli italiani) e nonstante che gli stranieri guadagnino meno in termini assoluti: il 31 per cento in meno in Italia, il 23 per cento in Toscana contro un gap del 30 in Lombardia e Emilia Romagna e del 40 nel Lazio. A volte accade per motivi riconducibili a età e titolo di studio, altre volte è indice – racconta sempre Irpet – di un trattamento discriminatorio, che Toscana riguarderebbe comunque solo due casi su dieci rispetto ad una media nazionale che è più del doppio.

La parola ‘straniero’ è forse una di quelle che più divide l’opinione pubblica. E’ spesso usata anche per intendersi persone che vivono condizioni molto diverse.
Si dice straniero intendendo chi vive da anni in Italia (e sono i più), sia chi invece è di passaggio. Ci sono stranieri poi che hanno acquisito un regolare permesso di soggiorno per motivi di lavoro, di ricongiungimento familiare, di studio e formazione o per motivi politici o religiosi: in Toscana sarebbero, sempre secondo Irpet, 433 mila, oltre il 93 per cento, di cui 417 mila con regolare residenza.

Ci sono gli stranieri che si trovano nelle strutture di accoglienza, in attesa di una decisione sulla loro richiesta di asilo. In Toscana a dicembre 2017 se ne contavano 11.607 nei Cas ed altri 1148 negli Sprar, passati rispettivamente a 6386 e 1278 nel 2019. C’è chi infine è senza alcun permesso né ha inoltrato richiesta di asilo (e magari dall’Italia vuole proseguire il suo viaggio verso altri paesi): circa 31 mila, probabilmente.

Un altro dato appare evidente. La popolazione toscana diminuisce. Nel 2017 ha perso 18 mila abitanti ed ha registrato per il terzo anno consecutivo un saldo negativo, essenzialmente dovuto alla differenza tra nascite e morti. Il saldo naturale con segno meno non è una novità: la prima volta è stata nel 1977. Dal 2000 gli abitanti sono aumentati solo grazie agli arrivi dall’estero, che hanno contributo a ridurre l’invecchiamento demografico. Ma di recente anche la popolazione straniera ha rallentato la propria crescita, passando dal 13,5% del 2003 all’1,4 per cento del 2018. Sono diminuite le nascite ma anche i permessi di soggiorno per motivi di lavoro, passati dai 20 mila del 2010 agli appena 563 del 2017.

Nel frattempo in venti anni quasi 129 mila persone in Toscana – per motivi di residenza, matrimonio o perché figli di un matrimonio misto – hanno acquisto la cittadinanza italiana. Grossomodo gli stessi italiani (128.583) che nell’ultimo anno, come recita il rapporto della Fondazione Migrantes, sono fuggiti all’estero dal Belpaese in cerca di un futuro migliore. Oramai non vive in Italia l’8,8 per cento degli italiani (quasi 5 milioni e 300 mila persone al 1 gennaio 2019); tredici anni fa erano poco più di 3 milioni. La regione che nel 2018 ha registrato più partenze è la Lombardia, seguita da Veneto e Sicilia. Ma tra chi ha deciso di partire non sono stati pochi neppure i toscani.

L’assessore regionale Vittorio Bugli, intervistato da Lorenzo Braccini

https://www.controradio.it/wp-content/uploads/2019/10/191031_05_BUGLI-SU-DATI-IMMIGRAZIONE.mp3?_=2

Dossier migranti: in Toscana +2,2% residenti, netto calo rifugiati

L’immigrazione in Toscana ha due facce:  diminuisce per effetto del processo di integrazione,  molti cittadini stranieri acquisiscono infatti la cittadinanza italiana per naturalizzazione; e dall’altra aumenta per effetto dei nuovi nati, degli immigrati di seconda generazione.E’ il quadro che emerge dal ‘Dossier statistico immigrazione’ realizzato da Idos in collaborazione con il centro studi Confronti e presentato oggi a Firenze.  ‘Paura e bisogno di sicurezza sono sentimenti che accomunano anche chi arriva e non solo chi accoglie’, sottolinea Izzedin Elzir Imam di Firenze presenti alla diffusione dei dati insieme anche a Dalida Angelini, segretaria Cgil Toscana.

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Gli stranieri residenti in Toscana erano 417.382 al 31 dicembre 2018, + 2,2% rispetto al 2019, con un’incidenza sulla popolazione in regione dell’11,2%, dato superiore alla media nazionale (8,7%) mentre i nuovi nati da cittadini stranieri rappresentano il 20,5% sul totale delle nuove nascite. E’ il quadro che emerge dal ‘Dossier statistico immigrazione’ realizzato da Idos in collaborazione con il centro studi Confronti e presentato oggi a Firenze.
Riguardo ai richiedenti asilo a giugno scorso erano 7.664 presenze in Toscana, con un calo del 18,6% rispetto ai 9.416 di fine 2018 e del 38,5% rispetto ai 12.465 di fine 2017. Questo per effetto “del drastico calo degli sbarchi sulle coste
italiane”. In particolare poi nel 2018 sono stati rilasciati in Toscana 3.348 nuovi permessi di soggiorno a richiedenti asilo, rifugiati e titolari di protezione umanitaria.
Francesco Paletti, redattore del dossier ha spiegato che dal rapporto “emerge che in Toscana c’è una lieve crescita di stranieri residenti legata non tanto a nuovi arrivi, ma a un
duplice fenomeno: da una parte l’immigrazione in Toscana diminuisce per effetto del processo di integrazione, per il fatto che ci sono molti cittadini stranieri, 9mila quest’anno ma 14mila l’anno scorso, che acquisiscono la cittadinanza italiana per naturalizzazione; e dall’altra aumentano per effetto dei nuovi nati, degli immigrati di seconda generazione”. Secondo Paletti inoltre “l’impatto dei decreti sicurezza, se ci sarà e io presumo di sì, ci sarà solo nel 2019. Ma un impatto delle politiche di controllo delle frontiere e gli accordi con la Libia si è già avuto anche in Toscana con le presenze nelle strutture di accoglienza, Cas e Sprar, perché da circa 12 mila persone accolte alla fine dell’anno scorso siamo scesi a 7.600 quest’anno”.
“I numeri parlano da sé – il commento di Dalida Angelini, segretario Cgil Toscana -: laddove si è scelto di fare una politica dell’accoglienza e dell’integrazione vera come abbiamo
fatto in Toscana, gli stranieri sono un numero maggiore rispetto ad altri territori e c’è un sistema di integrazione che ha funzionato sia rispetto alla società e rispetto al lavoro. I
numeri sono importanti soprattutto per rappresentare la verità in questi ultimi anni si sono dati numeri per alimentare le paure, io credo che noi, a partire da questo rapporto importante, dobbiamo provare ad armare questi numeri con tanto cuore e tanta passione”.

Cyberbullismo, Toscana: da Pd proposta legge per prevenzione

Una proposta di legge per contrastare bullismo e cyberbullismo con azioni di prevenzione e sensibilizzazione: a presentarla i consiglieri regionali del Pd Ilaria Giovannetti, prima firmataria, e Stefano Scaramelli, presidente della commissione sanità insieme all’assessore regionale alla presidenza Vittorio Bugli.

Il testo, che dovrebbe andare in commissione sanità il 30 ottobre, prevede che la Regione finanzi interventi rivolti alle scuole, ai luoghi di aggregazione giovanile, anche di ambito sportivo, volti alla realizzazione di campagne di sensibilizzazione e di informazione rivolte agli studenti e alle loro famiglie; all’organizzazione di corsi di formazione rivolti a gruppi di studenti finalizzati alla creazione di occasioni di ascolto e confronto e programmi di formazione per il personale scolastico ed educativo. La proposta di legge prevede anche l’istituzione di un ‘Comitato regionale per la lotta al bullismo e al cyberbullismo’, con funzioni propositive nei confronti della giunta toscana.

“Questa proposta – ha spiegato Ilaria Giovannetti – nasce proprio dai giovani che, attraverso il Parlamento regionale degli studenti ci hanno posto qualche tempo fa il problema di arrivare a una normativa toscana. L’aspetto più importante – ha aggiunto Giovannetti – è forse quello dell’istituzione del Comitato che assumerà il compito di elaborare progetti e coordinare le azioni”. Per Scaramelli “la sfida è essenzialmente di carattere culturale. Vuol dire aprire una breccia dentro un tema che molte volte non si vuole affrontare, e farlo con una legge in una regione come questa è importante”. Bugli ha ricordato che “la Regione Toscana ha già proprie azioni di contrasto al bullismo e al cyberbullismo. Ma non vi è dubbio che il fenomeno ha assunto una tale dimensione che vi è il bisogno di dotarci di una norma a livello regionale”.

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