‘Mio figlio non è un terrorista”

“Ha sbagliato gravemente  ma mio figlio  non è un terrorista’ : lo dichiara Hakam Taleb, padre del 21enne fermato per le molotov contro il consolato Usa di Firenze in interviste ai giornali La Nazione, La Repubblica, Il Tirreno

“Evidentemente mio figlio è stato sopraffatto dalla sofferenza, sembra che abbia voluto accollarsi una parte di quel dolore” “ma non c’è spazio per la violenza nella nostra visione del mondo: mio figlio ha sbagliato gravemente ma non è un terrorista”. Così il padre del 21enne fermato per le molotov contro il consolato Usa di Firenze in interviste ai giornali La Nazione, La Repubblica, Il Tirreno, Hakam Taleb.

“Mi tormento al pensiero di non aver capito quello che gli passava per la testa, quello che stava pensando e di non averlo fermato in tempo” dice l’uomo, a 40 anni in Italia, in passato  anche presidente della comunità palestinese nel capoluogo toscano. E aggiunge “io e mia moglie siamo nati in Cisgiordania, in casa parliamo di guerra, ma mio figlio non deve essere marchiato a vita”.

Sui sospetti di rapporti del figlio con Hamas, il padre aggiunge: “Prego che si sbaglino, da quanto ne so non ha mai avuto quel tipo di rapporti o frequentazioni. Lavora tutta la notte in albergo, ha poco tempo libero. Forse ha visto troppa televisione ed è stato troppo su Internet”.

“E’ poco più di un bambino, ma non un delinquente – prosegue – Se davvero è stato lui ha fatto una grandissima stupidata, sono certo che non si è reso conto fino in fondo delle sue azioni. In questo dolore l’unico pensiero che ci consola è che non ha fatto del male a nessuno”. Il figlio Dani Mohamed Taleb è l’unico con un lavoro fisso nella famiglia. Il padre è stagionale come interprete in un hotel. Ci sono tre fratelli che studiano, anche a loro sono stati sequestrati telefonini e pc.

“Dani mi ha detto ‘Mamma, scusa’”, aggiunge la madre del fermato sottolineando che “Dani è buono, è bravo, parla cinque lingue, è lui che porta l’allegria in casa”. “Non mi ero accorta di niente – continua la donna nella casa di Dicomano -. Si parla della guerra. Mio figlio guarda la televisione e piange. Penso che volesse fare qualcosa contro tutto questo”.

“Chiediamo compassione – aggiunge – per la mia famiglia è stata una cosa devastante, arrivata senza avvisaglie. Dani non farebbe del male a una mosca. Mi consola che non ha nemmeno sfiorato una persona” mentre la figlia di 11 anni e l’altro figlio  che sta finendo il liceo “hanno detto ‘Mamma, non andiamo più a scuola, cosa diciamo ai nostri compagni di scuola?'”.

“La cosa non è da lui, non me ne capacito. Io mi sono fatto questa idea, che lui abbia voluto fare una dimostrazione. Ha sbagliato, certo. Ma mi consola il fatto che non si è fatto male nessuno – ha anche detto il padre di Dani Taleb in una intervista al Corriere Fiorentino on line -. Ma non so come sono andate le cose. Appena potrò parlarci gli dirò che dica tutto sinceramente agli inquirenti. Poi quando tornerà a casa avremo modo di parlare”.

Per il padre, il figlio è integrato “alla perfezione. E’ ben inserito. Lui davvero è lavoro e casa. Lui lavora in un hotel e fa il turno di notte: alle 23 entra ed esce alle 7. Si muove in treno perché ancora non ha l’auto: si era iscritto a una scuola guida per prendere la patente. In casa parla solo del lavoro”. Nelle ore del lancio delle molotov verso il consolato Usa era “in ferie: ha sette giorni di tempo libero. Mi ha detto che sarebbe andato a un dibattito pubblico al teatro Puccini. Era andato a Firenze in treno e mi ha spiegato che sarebbe tornato quando avrebbe trovato un mezzo pubblico”. “Noi crediamo nella pace – ha aggiunto il genitore – Anche a livello istituzionale io ho sempre portato avanti questo messaggio: ho fatto da interprete per la Regione quando c’era Vannino Chiti, l’ho fatto anche quando è venuto Arafat per ritirare il Pegaso d’oro. Sono stato diverse volte in delegazione al Tempo ebraico di Firenze”

Gkn: 10 mila firme per appello lanciato da ex presidenti di regione

Gkn: gli ex presidenti della Regione Toscana Vannino Chiti, Claudio Martini ed Enrico Rossi hanno raccolto già oltre 9mila firme sotto l’appello, da loro lanciato, per la promozione di un comitato di sostegno alle lotte dei lavoratori di Gkn di Campi Bisenzio, in vertenza con l’azienda a seguito della decisione di avviare la procedura di licenziamento per tutti i 422 dipendenti dello stabilimento. Entro pochi giorni dovrebbe essere tagliato il traguardo delle 10mila firme.

A quel punto il documento verrà consegnato alla presidenza del Consiglio. Intanto ieri Chiti, Martini e Rossi si sono confrontati col loro successore Eugenio Giani: “Queste firme -sottolinea l’attuale governatore- sono parte della mobilitazione civile e delle istituzioni che subito si è creata all’indomani dell’annuncio dei licenziamenti e che è andata crescendo”. Nei giorni scorsi anche i sindaci hanno scritto a Draghi, per dire no ad “un profitto senza scrupoli”.

La battaglia comune, ammette Giani, “è quella di offrire una nuova prospettiva all’azienda, rimettendo al centro diritti e vita della persone. La nostra Regione non può essere un terreno di speculazioni da parte di multinazionali interessate solo agli aspetti finanziari e non anche agli investimenti, alla produzione e al lavoro”.

Come istituzioni, promette ancora il presidente della Regione, “continueremo a premere per l’approvazione di un decreto legge che renda le delocalizzazioni meno facili e le disincentivi, soprattutto nel caso di aziende che hanno ricevuto o pensano di chiedere finanziamenti pubblici. Non lasceremo soli i lavoratori”.

”E’ vero ciò che i sindaci toscani, a partire da quelli di Campi Bisenzio e di Firenze, ma con l’adesione di tantissimi primi cittadini, scrivono: ciò che e accaduto alla Gkn ci riguarda tutti. Riguarda le persone, i lavoratori e le lavoratrici, riguarda le comunità, riguarda l’economia reale, troppe volte travolta da quella finanziaria, troppe volte piegata agli interessi di pochi soggetti. Riguarda gli imprenditori veri, quelli che fanno i conti ogni giorno con le difficoltà dei mercati, il cui sforzo in questo passaggio stiamo sostenendo anche con le opportunità del Pnrr, riguarda il futuro di un Paese, il nostro, che sta ripartendo dopo quasi due anni di crisi legata alla pandemia, e dell’Europa. Noi quell’appello lo sentiamo nostro”. Così le deputate e i deputati dem della Toscana, Susanna Cenni, Lucia Ciampi, Luca Sani, Laura Cantini, Rosa Maria Di Giorgi, Umberto Buratti, Martina Nardi, Alessia Rotta, Andrea Romano, Luca Lotti, Filippo Sensi, Stefano Ceccanti.

🎧 Chiti: “Il Pd è diventato una confederazione di correnti elettorali”

Sono parole cariche di delusione per il partito quelle usate dall’ex Presidente della Regione Vannino Chiti per parlare del partito oggi.

Vannino Chiti fa politica da tutta una vita. E’ stato Sindaco di Pistoia, Presidente della Regione, ministro, vice Presidente del  Senato e molte altre cose ancora. Ed è sempre stato conosciuto per essere una persona molto equilibrata e attenta nell’uso delle parole. Per niente incline alla polemica o alla ricerca delle visibilità.

Dunque se oggi si spinge a dire “Il Partito democratico è diventato una confederazione di correnti elettorali”, lo dice perché deve aver meditato a lungo ed aver provato anche tanta delusione.

La goccia che ha fatto traboccare il vaso è stato il silenzio del Pd durante queste giornate drammatica, dove si parla del distretto conciario di Santa Croce e di n’drangheta. Ma – silenzi a parte – nella nostra intervista Vannino Chiti parla più di cosa dovrebbe fare il Pd, piuttosto che di cosa dovrebbe dire. E ricorda le parole che ha usato l’ex segretario Nicola Zingaretti al momento delle dimissioni, quando ha detto di vergognarsi dello stato in cui si trova il Pd.

Chi e cosa gli hanno impedito di fare per evitare di condurre da Segretario il partito in queste condizioni, non lo sappiamo. Di certo Vannino Chiti invoca un cambiamento radicale, profondo, nei fatti. E Chiti individua nelle “conferenze programmatiche regionali”, congressi tematici potremmo dire, per cercare di dare sia una nuova identità al partito sia di fornirgli un funzionamento diverso.

Ci sono ad esempio – nota Chiti – delle figure forti del partito, magari molto visibile, che si ritrovano ad avere voce in capitolo – ad esempio quando si formano le liste elettorali – andando così a fare delle cose che dovrebbero fare solo gli organismi dirigenti del partito. Chiti inoltra cita il Berlinguer della “questione morale”, che – dice – non è mai sparita dallo scenario politico.

Rossi: “Anche in Toscana caccia al nero. Governo condanni”

“Anche in Toscana la caccia al nero. Ma per Salvini e per Di Maio nessun problema di razzismo.

Vannino Chiti mi ha inoltrato questo messaggio di don Biancalani: “Ciao a tutti e a tutte, vi scrivo a quest’ora, le due di notte dagli uffici della Questura di Pistoia, per informarvi che verso le 11.00 a Vicofaro ci sono stati degli spari! Due giovani italiani al grido ‘negri di merda’ hanno sparato uno o due colpi di arma da fuoco in direzione di uno dei nostri ragazzi migranti che fortunatamente e’ rimasto illeso. Sono in corso le indagini, per il momento non so dirvi altro. Massimo”.

Ora ci aspettiamo parole inequivocabili di condanna dal Ministro dell’Interno Matteo Salvini e dai rappresentanti del governo 5Stelle-Lega. Cos’altro deve accadere per capire che
siamo dentro una pericolosissima spirale di razzismo e violenza?” Lo dichiara Enrico Rossi, presidente della Regione Toscana.

Da Firenze appello in difesa Costituzione

 Va respinto con forza “quanto sta accedendo in queste ore a Roma, dove “si sta tentando di imporre al Presidente della Repubblica un diktat sulla composizione del governo, per impedirgli di svolgere pienamente il ruolo attribuitogli dalla Costituzione”. E’ quanto si legge in un appello firmato tra gli altri dagli ex presidenti della Regione Toscana ed ex senatori, Vannino Chiti e Claudio Martini, dall’ex sindaco di Firenze Mario Primicerio e dall’ex presidente del Consiglio della Toscana, Simone Siliani.

Dopo aver ricordato l’art.92 della Costituzione che “chiaramente definisce i ruoli del Presidente del Consiglio dei Ministri (che propone la lista dei Ministri) e del Presidente
della Repubblica (che li nomina)”, secondo i firmatari ricordano che si tratta “nella distinzione dei ruoli” di “due volontà libere e autonome”, che concorrono a costituire il Governo.
Invece, il lepenismo della Lega di Salvini e il populismo di Casaleggio e Di Maio spingono per snaturare il nostro ordinamento costituzionale”.
Per i firmatari dell’appello “il presidente del Consiglio incaricato Conte deve dimostrare la sua autonomia, condizione essenziale per guidare un Governo nel solco della Costituzione,
schierandosi con il Presidente della Repubblica e tutelare il ruolo di entrambi”. Una cosa che possono e devono fare anche i cittadini “a prescindere dalle loro appartenenze politiche”.
“Per questo siamo con il Presidente Mattarella nel difendere le prerogative assegnate dalla Costituzione al Capo dello Stato e al presidente del Consiglio”, concludono invitando “partiti, sindacati, associazioni a prendere posizione a favore della nostra Costituzione, uscendo da un mortificante silenzio e da una incredibile sottovalutazione di questa situazione. La Costituzione deve essere salvaguardata sempre, anche quando si
assiste a tentativi di cambiamento e stravolgimenti”

Erp in Toscana: Casa Spa, “Riforma rischia papocchio”

“Toccare la governance vuol dire fare una riforma di sistema. Dobbiamo aver ben presente di dove vogliamo portare l’edilizia residenziale in Toscana, altrimenti rischiamo di fare un papocchio”. È il monito che lancia il presidente di Casa Spa, Luca Talluri, al termine dell’audizione in commissione Sociale del Consiglio regionale sulla proposta di legge di riforma dell’Erp in Toscana. Il soggetto gestore dell’edilizia residenziale a Firenze frena l’idea contenuta nella riforma di ridurre le aziende che amministrano il patrimonio
immobiliare da 11 a 3.

“Non vedere l’utilita’ del servizio verso i piu’ poveri come elemento di riferimento e fine ultimo della riforma rischia di essere davvero un danno- insiste sul punto-. Riteniamo che sia piu’ opportuno limitarsi a toccare la legge 41 sugli aspetti piu’ gestionali per migliorare i rapporti fra Comuni e inquilini, l’accesso e la gestione delle case popolari”.
Contemporaneamente Talluri invita la Regione “ad avere molta piu’ accortezza a fare una riforma di sistema”. La priorita’ per Casa Spa e’ l’incremento dell’offerta di case
popolari. “Troppe domande sono inevase- ricorda-. Abbiamo in Toscana 49 mila alloggi e 25 mila domande depositate. Il vero obiettivo e’ di fare un vero piano casa per 15 anni che porti almeno 10-15 mila alloggi in piu’, insieme a meccanismi di miglior gestione che consentano di rispondere meglio alle esigenze dei cittadini”. Questo dovrebbe essere il vero obiettivo ad avviso di Talluri, “e non creare tre aziende perche’ abbiamo gia’ tre Asl”. La stella polare da seguire e’ quella della legge del 1996 voluta dall’allora giunta regionale di Vannino Chiti, “che metteva i Comuni al centro del sistema e avvicinava al campanile il sistema dell’Erp. Quindi, 11 aziende non e’ un numero sbagliato, strano o antistorico, ma era strettamente connesso a quella scelta”.

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