Docente condannata per abuso su studente disabile

Docente condannata per abuso su studente disabile – Sei anni di reclusione: questa la condanna inflitta in primo grado a Firenze a un’insegnante di sostegno 50enne, accusata di violenza sessuale su un suo studente minore con l’aggravante della disabilità dello ragazzo e della minorità psicologica rispetto all’adulta.

La sentenza è riportata oggi dalla stampa. Il fatto contestato risale al 5 novembre 2019. La denuncia era poi partita dalla famiglia dello studente, 17enne all’epoca. Teatro della presunta violenza l’aula di una scuola nel territorio di Firenze.

Il pm aveva chiesto una condanna a otto anni di reclusione. Il tribunale ha anche disposto per la donna una misura di sicurezza della durata di due anni, imponendole di tenersi a distanza da luoghi frequentati da minori, e l’interdizione dai pubblici uffici. Disposta infine anche una provvisionale di diecimila euro a favore della vittima.

Studentessa aggredita nell’androne del palazzo dove abita. Soccorsa dai residenti

Studentessa rapinata del cellulare e molestata a Firenze, soccorsa dai residenti. E’ avvenuto nel centro storico mentre la ragazza stava tornando a casa intorno alle due di notte. L’aggressione è avvenuta nell’androne del palazzo dove abita la giovane portata sotto choc a Careggi.

La ragazza, 20 anni, ancora sotto choc è stata portata al pronto soccorso dell’ospedale di Careggi. La giovane, secondo quanto emerso, intorno alle 2 stava entrando nel portone della sua abitazione, quando è stata raggiunta da uno sconosciuto che si è spacciato per condomino. La ragazza dopo aver salito qualche gradino sarebbe stata aggredita. L’uomo le avrebbe bloccato un braccio poi, dopo averle strappato il cellulare, l’avrebbe molestata. La ragazza ha gridato aiuto e cosi ha messo in fuga l’aggressore. Lei ha tentato di inseguirlo in strada per riprendere il cellulare, ma l’uomo si era già allontanato. Le urla della giovane hanno attirato l’attenzione dei residenti che sono scesi in strada per soccorrerla. Qualcuno ha chiamato il 118 e le forze dell’ordine. Sul posto è intervenuta un’ambulanza e una pattuglia della polizia. Qualche residente avrebbe visto anche l’aggressore sulle cui tracce sono gli investigatori.
Il tribunale di Firenze assolve il professore di un liceo dall’accusa di violenza sessuale. All’epoca dei fatti la giovane aveva 16 anni. A far partire le indagini della squadra mobile fiorentina una lettera anonima. La giovane avrebbe negato gli abusi. Per questo al processo ha deciso di non costituirsi parte civile.
Solo nelle ultime ore sono scattati diversi arresti in varie città nei confronti di uomini che avevano trasformato in un inferno la vita delle loro ex. All’isola d’Elba è finito in manette un sessantenne con l’accusa di maltrattamenti in famiglia, lesioni personali e inosservanza del divieto di avvicinamento all’ex. I carabinieri di Portoferraio hanno ricostruito “innumerevoli” episodi di violenze e soprusi che da oltre un anno avrebbe subito da parte dell’uomo con cui poi la relazione si era interrotta. Nei confronti del sessantenne il Tribunale di Livorno aveva anche disposto, di recente, un divieto di avvicinamento. Nonostante ciò, avrebbe continuato a perseguitarla con pedinamenti e appostamenti, anche sul luogo di lavoro, insultandola e denigrandola sui social, tanto da farla vivere costantemente nella paura.
Storie di cronaca e di aule di tribunale che ci fanno ancora di più capire quanto Giulia non sia né l’ultima né la sola ma vi sia una profonda urgenza di cambiamento culturale.

Strage di Pratale: il tribunale di Firenze condanna la Germania a risarcire vittime crimini guerra

Strage di Pratale: con le motivazioni di ‘crimini di guerra’ e ‘crimine contro l’umanità’ la giudice Susanna Zanda del tribunale di Firenze ha condannato la Germania a risarcire i familiari eredi di vittime del Terzo Reich per crimini compiuti tra San Casciano e Tavarnelle Val di Pesa durante la Seconda Guerra Mondiale.

La giudice Susanna Zanda ha fissato un indennizzo di 50.000 euro a favore di Mirella Lotti, 88 anni, per l’assassinio del padre Giuliano Lotti, trucidato insieme ad altre 11 persone nella strage di Pratale, nella campagna tra San Casciano e Tavarnelle Val di Pesa il 23 luglio 1944. Si tratta di un “crimine contro l’umanità”, scrive il giudice, lesivo di valori universali che trascendono gli interessi della singole comunità statali” e rispetto ai quali “non trova spazio alcuna immunità”. Inoltre, sempre per fatti avvenuti nella stessa zona, la giudice ha stabilito una somma di 25.000 euro, rivalutata con gli interessi a partire dal 1945, ciascuno per Sergio e Katia Poneti, nipoti di Egidio Gimignani, che fu torturato e ucciso dai nazisti a Tavarnelle val di Pesa il 20 giugno 1944. La morte di Gimignani – scrive nella sentenza il giudice Susanna Zanda – rientra tra i “crimini di guerra, essendo emerso che la vittima primaria era un partigiano della brigata Faliero Pucci e venne ucciso per rappresaglia dopo che i partigiani uccisero un soldato tedesco”.

“Bene sentenza su crimini contro l’umanità, ora risarcibili grazie a fondo” dichiara il senatore del Pd Dario Parrini, vicepresidente della commissione Affari costituzionali.
“Hanno un grande significato morale e simbolico le sentenze con cui la giudice Susanna Zanda della seconda sezione civile del Tribunale di Firenze ha condannato la Repubblica Federale di Germania a risarcire Mirella Lotti, figlia di Giuliano, una delle 12 persone uccise nell’Eccidio nazifascista avvenuto il 23 luglio 1944 in località Pratale presso Tavarnelle Val di Pesa, e Katia e Sergio Poneti, nipoti di Egidio Gimignani, assassinato per rappresaglia il 20 giugno 1944, in località San Donato, sempre a Tavarnelle. Di grande rilievo il fatto che la sentenza abbia definito la Strage di Pratale un “crimine contro l’umanità” aggiunge. “Il risarcimento sarà concretamente liquidabile grazie alle risorse del Fondo appositamente istituito dallo Stato italiano nell’aprile 2022 con il DL 30 voluto dal Governo Draghi”.
Parrini ha ringraziato anche il Sindaco di Barberino Tavarnelle David Baroncelli e gli avvocati Iacopo Casetti e Vittoria Hayun “che hanno assistito con passione e competenza gli eredi di Giuliano Lotti e Egidio Gimignani” per aver partecipato a questa battaglia civile.

“Queste due sentenze – conclude Parrini – costituiscono un precedente confortante e di grande peso, che fa ben sperare in merito all’esito di altre cause analoghe a tutt’oggi pendenti. Va detto inoltre che rivestono un’importanza epocale specialmente in Toscana, una regione tra le più colpite dalla furia delle truppe d’occupazione tedesche pervicacemente spalleggiate dai repubblichini. Nonostante le belle notizie odierne, in Parlamento continuerò a tenere la guardia molto alta, perché non tutti gli ostacoli sono stati rimossi, a cominciare da un atteggiamento dell’Avvocatura dello Stato che in più occasioni è risultato estremamente e sorprendentemente discutibile”.

🎧 Protocollo per i CTU del Tribunale di Firenze

Firenze, presentato il protocollo per i CTU del Tribunale di Firenze. CTU è un acronimo che sta per Consulente Tecnico d’Ufficio e si riferisce a quei professionisti che lavorano al fianco del Giudice aiutandolo su questioni tecnico-specialistiche nella celebrazione del Processo Civile o Penale.

Si tratta di un importante decisione, in quanto con questo protocollo si cerca di dare una soluzione al problema dell’assegnazione degli incarichi nelle materie di competenza del Tribunale delle Imprese affidati ai soli CTU iscritti al nell’Albo dei CTU del Capoluogo di Regione.

In podcast l’intervista alla presidente del Tribunale di Firenze Marilena Rizzo, a cura di Gimmy Tranquillo.

L’iniziativa si è svolta alla presenza tra gli altri del presidente dell’Ordine dei Commercialisti ed Esperti contabili di Firenze Leonardo Focardi, la presidente del Tribunale di Firenze Marilena Rizzo, il presidente nazionale del CNDCEC Massimo Miani, il presidente della Conferenza degli ODCEC della Toscana Maurizio Masini del presidente dell’Ordine degli Avvocati di Firenze e del presidente dell’Unione distrettuale degli Ordini forensi della Toscana.

“Ai colleghi fiorentini venivano affidati incarichi per CTU che per territorio ricomprendevano tutta la Toscana – si legge in un comunicato dell’Ordine dei Commercialisti – Oltre che una discriminazione per i colleghi Toscani non fiorentini si reputava che tale procedura fosse anche un aggravio di costi sociali e in termini di efficienza una perdita di tempo in quanto il Collega Fiorentino doveva svolgere il suo incarico su tutto il territorio regionale”.

“Dalla fine del 2018 con il Presidente del Tribunale di Firenze abbiamo lavorato – continua il comunicato – per trovare una soluzione condivisa al problema dell’assegnazione degli incarichi nelle materie di competenza del Tribunale delle Imprese affidati ai soli CTU iscritti al nell’Albo dei CTU del Capoluogo di Regione”.

Il Protocollo, sottoscritto con il Tribunale di Firenze, che istituisce l’Elenco suddetto rappresenta sicuramente una novità nel panorama nazionale.

Camorra, Montecatini T: sequestrati beni per 10 mln a imprenditore

L’uomo, trasferitosi in Toscana negli anni Novanta è ritenuto legato agli ambienti della camorra napoletana e in particolare al clan Formicola. Già sorvegliato speciale, fin dal 1985 risulta gravato da condanne che vanno dall’associazione per delinquere finalizzata alla commissione di rapine, alla detenzione di armi, alla truffa aggravata e alla ricettazione fino ad imputazioni per favoreggiamento della latitanza

10 milioni di euro: a tanto ammonta il valore dei beni confiscati dalla Direzione investigativa antimafia (Dia), ad un imprenditore i origini campane ma residente a Montecatini Terme, in provincia di Pistoia, ed operante nei settori immobiliare e turistico-alberghiero. La confisca,  a completamento di attività coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia (Dda) di Firenze. Trasferitosi in Toscana negli anni Novanta e ritenuto legato agli ambienti della Camorra napoletana e in particolare al clan Formicola.

Già sorvegliato speciale di pubblica sicurezza,  fin dal 1985 risulta  gravato da condanne che vanno dall’associazione per delinquere finalizzata alla commissione di rapine, alla detenzione di armi, alla truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche e alla ricettazione fino ad imputazioni per favoreggiamento della latitanza di un esponente della Camorra

I beni oggetto del provvedimento di confisca sono ubicati nelle province di Firenze, Pistoia, Roma e Venezia e consistono in quattro società, tre fabbricati tra cui due alberghi, sette automezzi e decine di rapporti finanziari. La Dia ha ricostruito il profilo soggettivo e analizzato gli aspetti patrimoniali dell’intero nucleo familiare, accertando una rilevante sproporzione tra la ricchezza accumulata negli anni anche per interposta persona e quanto dichiarato al fisco. Il provvedimento ablativo emesso dal Tribunale di Firenze conferma, a distanza di un anno, il sequestro conseguente ad una proposta del direttore della Dia eseguito nei confronti dell’imprenditore.

Lavoro, tribunale Firenze: “Barbagli deve applicare contratto collettivo”

Lo rende noto il sindacato Filcams Cgil di Firenze, che ha patrocinato la causa legale. Il tutto, spiega il sindacato, nasce dalla decisione dell’azienda “Barbagli di cambiare ai propri lavoratori il contratto di lavoro collettivo nazionale del commercio, con un contratto minore che la Filcams Cgil definisce come ‘pirata’ e che riconosce meno salario e diritti”. “Non applichiamo contratti pirata, ma quelli firmati dai sindacati Cgil, Cisl e Uil. I nostri dipendenti hanno anche un contratto integrativo frmato dalla UIL”, replica Barbagli SRL che aggiunge: “contro di noi accuse ingiuste”.

Il tribunale di Firenze ha infatti condannato l’azienda fiorentina Barbagli, che svolge attività di lettura dei contatori dell’acqua e del gas, “ad applicare i contratti collettivi comparativamente più rappresentativi e a pagare le differenze retributive ai lavoratori che avevano fatto causa”.

Per Filcams Cgil Firenze si tratta di “una causa non soltanto di principio, ma che restituisce soldi e diritti ai lavoratori, contro le applicazioni di contratti minori nazionali, le cui finalità consistono solo e soltanto nel ridurre diritti e salario ai lavoratori. Una sentenza storica, che segna che negli appalti pubblici le aziende committenti non possono non controllare cosa fanno le aziende in appalto”.

“Apprendiamo  che la Cgil ha attaccato la nostra azienda dichiarando che applichiamo ai nostri dipendenti contratti di lavoro “pirata” approvati da “sindacati gialli”. Nessuna accusa risulta essere più infondata ed è anche diffamatoria nei confronti della nostra aziende e ne lede la reputazione di azienda seria”, replica in una nota la società Barbagli che precisa “la causa di cui alla sentenza di fine gennaio 2020 (Tribunale Firenze) è relativa ad una rivendicazione salariale per differenza di livello di un singolo lavoratore in relazione all’interpretazione della mansione affidata. Gli effetti della sentenza, peraltro non definitiva e che sarà impugnata, si esplicheranno, eventualmente, solo su quel lavoratore. Peraltro ci domandiamo se possa essere definito “pirata” un CCNL che aveva gli stessi livelli retributivi del contratto collettivo sottoscritto da CGIL, CISL e UIL che l’azienda applica in tutta Italia da ottobre 2019 e che in precedenza comunque veniva applicato in varie regioni a fronte di accordi territoriali con la stessa CGIL. Barbagli ha poi sottoscritto con la UIL del settore un contratto integrativo migliorativo delle condizioni del CCNL; data la rilevanza nazionale dell’azienda è tuttora aperto un tavolo di confronto con CGIL CISL e UIL di settore finalizzato alla sottoscrizione di un integrativo a livello nazionale. Ci domandiamo – conclude la nota dell’azienda – come un confronto sindacale, asseritamente teso a ricercare condizioni migliorative per i lavoratori, possa scadere al punto di ricorrere a mezzi scorretti e notizie false da parte di un singolo protagonista con l’unica conseguenza di danneggiare l’immagine aziendale”.

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