Arezzo: coppia donne chiede riconoscimento maternità, il 3/11 l’udienza

E’ stata fissata per il 3 novembre l’udienza in tribunale ad Arezzo riguardante il caso delle due donne di Anghiari che hanno avuto due gemelli ma solo quella che li ha partoriti è riconosciuta come genitore, non invece l’altra che li ha concepiti con fecondazione eterologa con successivo trasferimento embrionale dell’ovocita.

Le due donne (di 38 e 36 anni) vivono ad Anghiari e si sono unite civilmente nel giugno 2021. A ottobre hanno cominciato la procreazione assistita a Barcellona. La coppia chiede che entrambe siano riconosciute come legittime madri dei due piccoli, dopo che l’anagrafe aveva rifiutato la loro richiesta. Entrambe hanno partecipato attivamente alla gravidanza, dato che una ha donato l’ovocita (e quindi è la madre biologica), mentre l’altra, dopo l’impianto dell’ovulo fecondato, ha portato a termine la gestazione. L’anagrafe del comune di residenza ha accolto solo la richiesta della donna che ha dato alla luce i due bambini e non anche quella della madre biologica.

“Il tribunale di Arezzo, dopo il ricorso ha fissato velocemente l’udienza – spiega l’avvocato della coppia, Ramona Borri – la battaglia è finalizzata ad aprire la strada a tutti coloro che si trovano in una situazione come questa”.

Banca Etruria, motivazione assoluzioni: consulenze non aggravarono dissesto

Sono state depositate le motivazioni della sentenza con cui lo scorso 15 giugno sono stati assolti Pierluigi Boschi, padre dell’ex ministro Maria Elena ed ex vicepresidente di Banca Etruria, e gli altri 13 imputati.

“Operazioni non ‘manifestamente imprudenti’ nel senso adottato dalla giurisprudenza di avventate o scriteriate o prima facie prive di ogni ragionevole probabilità di successo, nè consumative di una parte notevole del patrimonio della Banca”: in “nessuna delle deposizioni testimoniali o nei documenti acquisiti è emerso che l’affidamento delle consulenze contestate abbia aggravato un dissesto in atto”, “a volersi sommare tutti tra loro” gli importi erogati per le consulenze contestate, “corrispondono allo 0,7%” del patrimonio della Banca, valore che se rapportato allo stesso, “non può costituirne notevole parte”. Così il tribunale di Arezzo nella motivazione della sentenza con cui il 15 giugno scorso ha assolto tutti i 14 imputati del processo per il filone delle cosiddette ‘consulenze d’oro’ nell’ambito dell’inchiesta sul crac dell’ex Banca Etruria.

Oltre a Boschi i giudici di primo grado hanno assolto, perchè il fatto non sussiste Luciano Nataloni, Claudia Bugno, Luigi Nannipieri, Daniele Cabiati, Carlo Catanossi, Emanuele Cuccaro, Alessandro Benocci, Claudia Bonollo, Anna Nocentini Lapini, Giovanni Grazzini, Alessandro Liberatori, Ilaria Tosti, Claudio Salini. Bancarotta semplice colposa l’accusa contestata dalla procura che aveva chiesto condanne da 8 mesi a un anno.

Al centro del processo consulenze, costate complessivamente 4,5 milioni di euro circa, affidate a società tra cui Mediobanca e a studi legali tra cui quello torinese Grande Stevens, relative al procedimento di fusione di Etruria con una banca di adeguato standing imposto da Bankitalia nel dicembre 2013. “L’attività di conferimento e di svolgimento delle consulenze – si legge nelle conclusioni della motivazione della sentenza – è avvenuta per iniziativa della Banca d’Italia, che può definirsi organo propulsore di tutte le operazioni in parola a partire dalla lettera del Governatore Visco del 3 dicembre 2013 più volte citata nel corso della trattazione che, chiedendo l’aggregazione con un partner di adeguato standing in termini brevissimi, ha così indotto” Banca Etruria “a nominare un collegio di consulenti legali nonchè di advisor finanziari e industriali, scelti tra i migliori esperti nel panorama
nazionale, al fine di intraprendere il percorso più veloce e, al contempo, corretto per conseguire l’obiettivo fissato. Percorso che si è tra l’altro svolto sotto la supervisione della Banca d’Italia”.

Fu, così i giudici in sentenza, “‘un’operazione a cuore aperto'”, come “efficacemente definita da taluno dei difensori, per compiere la quale viene scelto il migliore team di esperti che lavorino in ‘consulto’ tra loro perchè si tratta di questione di ‘vita’ (salvataggio) o di ‘morte'(fallimento) e non si può sbagliare. Sotto questo profilo le consulenze servivano a evitare ciò che è poi accaduto” ovvero il dissesto, “peraltro per ragioni differenti”.

Arezzo, due donne lottano per riconoscere maternità figli

Faranno ricorso al tribunale di Arezzo le due donne che si sono viste negare dall’anagrafe del Comune di residenza la richiesta di essere riconosciute entrambe legittime madri dei due gemelli avuti grazie alla procreazione medicalmente assistita effettuata in Spagna.

La lotta di due mamme per far riconoscere a entrambe la maternità dei loro due gemelli: succede in provincia di Arezzo, dove due donne, unite civilmente, si sono viste negare dall’anagrafe del Comune dove risiedono la richiesta di essere riconosciute entrambe legittime madri dei due piccoli avuti grazie alla procreazione medicalmente assistita effettuata in Spagna.

Entrambe hanno partecipato attivamente alla gravidanza, dato che a una è stata praticata la fecondazione artificiale eterologa (quindi è la madre biologica), mentre l’altra, dopo un transfer embrionale dell’ovocita, ha portato a termine la gestazione. L’anagrafe ha accolto solo la richiesta della donna che ha dato alla luce i due bambini e non anche quella della madre biologica; pertanto la coppia ha deciso di rivolgersi a un legale, l’avvocato Ramona Borri che presenterà ricorso al tribunale di Arezzo, ufficio della volontaria giurisdizione.

Martina Rossi: udienza in corso, oggi verdetto Cassazione

Oggi verrà decisa la riapertura del caso di Martina Rossi. Il Pg della Suprema Corte ha chiesto di riesaminare la vicenda e annullare le assoluzioni dei due imputati

E’ in corso davanti alla Terza sezione penale della Cassazione l’udienza all’esito della quale verrà decisa la riapertura o meno del caso di Martina Rossi, la studentessa genovese di 20 anni morta il 3 agosto del 2011 cadendo dal balcone di un hotel a Palma di Maiorca, in Spagna, dove si trovava in vacanza con delle amiche.

Il Procuratore generale della Suprema Corte, Domenico Seccia, nella sua requisitoria scritta, ha chiesto di riesaminare la vicenda e annullare le assoluzioni dei due imputati coinvolti dalle indagini. Per questo fatto in primo grado erano stati condannati a sei anni di reclusione due giovani aretini, Alessandro Albertoni e Luca Vanneschi, entrambi di Castiglion Fibocchi, accusati di tentata violenza di gruppo e morte come conseguenza di altro reato.

Secondo il Tribunale di Arezzo, Martina precipitò dal balcone della camera dove alloggiavano i due ragazzi – nello stesso hotel della studentessa genovese – per fuggire a un tentativo di stupro. In appello invece, lo scorso 9 giugno, Albertoni e Vanneschi sono stati assolti dall’accusa di tentata violenza sessuale mentre è stata dichiarata prescritta l’imputazione di morte come conseguenza di altro reato. La sentenza della Corte di appello di Firenze è stata impugnata dalla procura generale di Firenze per “indizi non valutati”, per “motivazione contraddittoria” e per una “valutazione frazionata e priva di logica degli indizi”. Visione che sarebbe stata sposata in pieno dal Pg presso la Suprema Corte, secondo quanto appreso nei giorni scorsi dalle parti coinvolte nel procedimento.

Banca Etruria, processo per truffa: un condannato e 6 assolti

Nuova sentenza  per il filone d’inchiesta relativo alla truffa, in merito al crac di Banca Etruria. Il giudice Claudio Lara del tribunale di Arezzo ha condannato a dieci mesi, con la condizionale e la non menzione, uno degli imputati. Sei invece sono gli assolti. In tre casi ha dichiarato il non doversi procedere perchè le querele erano state ritirate. In totale sono circa una quarantina le cause per truffa istruite che andranno presto a processo.

L’accusa formulata dal pool dei magistrati è quella di aver venduto a clienti disinformati prodotti poi risultati a rischio e azzerati dal decreto Salvabanche. Il 30 settembre, in un altro processo sempre del filone truffa, erano stati assolti 9 imputati mentre 4 sono stati condannati a 10 mesi.
Nella giornata di domani ci sarà l’udienza camerale davanti al gup Piergiorgio Ponticelli per le indagini relative al trattamento di fine rapporto dell’ex ad Luca Bronchi. Lo stesso giudice infatti questa estate aveva respinto la richiesta di archiviazione avanzata dalla procura, per l’accusa di bancarotta, nei confronti di dodici componenti del vecchio cda. Tra questi c’è anche  il padre dell’ex ministro Maria Elena, Pierluigi Boschi. Il giudice dovrà decidere se si va verso un ulteriore giudizio, imponendo la formulazione dell’imputazione coatta o se la vicenda si esaurirà come già richiesto dalla procura.

Banca Etruria, filone truffa: 4 condannati e 9 assolti

Il Tribunale di Arezzo ha condannato 4 indagati a 10 mesi per il filone truffa nell’ambito del crac di Banca Etruria. 9 dirgenti invece sono stati assolti sulla vendita di titoli rischiosi.

Il dispositivo è stato letto dal giudice Angela Avila e riguarda tutti i 13 imputati del processo. Tra gli assolti cinque dipendenti della banca e quattro dirigenti imputati, ‘perché il fatto non sussiste’ o ‘per non aver commesso il fatto’. I quattro condannati sono dipendenti di Banca Etruria.
I quattro dirigenti di Etruria assolti nel processo per truffa sono Luca Scassellati, Federico Baiocchi Di Silvestri, Samuele Fedeli e Luigi Fantacchiotti. L’accusa sostenuta dal pm Iulia Maggiore nei loro confronti era di istigazione alla truffa. Essi erano accusati di aver costituito la cabina di regia per spingere i dipendenti della banca a vendere titoli alla clientela senza informarla sui rischi, attraverso un sistema di premi e punizioni. Le obbligazioni furono poi azzerate e i risparmiatori finirono per perdere tutto.
“Delusione per la sentenza sul bond Etruria”, queste sono le parole di First Cisl dopo la pronuncia del Tribunale di Arezzo. “La decisione non ci soddisfa. Sono fiducioso che anche i lavoratori condannati in primo grado riusciranno a dimostrare in appello la loro estraneità ai fatti”, ha detto il segretario generale di First Cisl Riccardo Colombani.

(Notizia in aggiornamento)

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