Viadotto E45: conclusa perizia, procura autorizza lavori Puleto

Si può procedere alla ripresa dei lavori sul Viadotto Puleto, lungo la e 45. Oggi ill consulente Claudio Modena ha consegnato il parere al gup del tribunale di Arezzo. Il tratto di strada è rimasto chiuso per un mese da metà gennaio a metà febbraio per problemi legati alla sicurezza, attualmente è percorribile solo da mezzi leggeri a una velocità massima di 40 chilometri orari.

La consulenza, richiesta dal gup Piergiorgio Ponticelli per poter andare avanti nella massima sicurezza e realizzata attraverso carotaggi e prove sul posto, riapre i lavori che Anas stava già effettuando per arrivare, come ulteriore conseguenza, alla possibile riapertura ai mezzi pesanti del tratto. Il procuratore di Arezzo Roberto Rossi ha comunicato questa mattina ai sindaci della zona la concessione dell’autorizzazione ad Anas a svolgere gli interventi di messa in sicurezza. Per la definitiva conclusione delle opere i tecnici, si legge in una nota diffusa dal comune di Sansepolcro (Arezzo), hanno stimato una tempistica di circa due settimane.

Il provvedimento di chiusura del viadotto fu richiesto dal procuratore di Arezzo Roberto Rossi nell’ambito dell’inchiesta sul cedimento di una piazzola della stessa E45 avvenuto l’11 febbraio 2018: secondo una commissione di tecnici incaricata dal pm, il viadotto risultava a rischio collasso, nmotivo per cui fu notificato il sequestro.

L’esito dell’accertamento tecnico disposto dalla procura di Arezzo sul viadotto Puleto dell’E45 portò ad “accertare una situazione critica sotto molti aspetti – come dichiarò al tempo Roberto Rossi -, situazione che a detta consulenti poteva comportare un rischio collasso dell’intera struttura. Sulla base di questa informativa abbiamo chiesto al gip un sequestro preventivo del viadotto”.

Stress da lavoro: geometra ottiene rendita Inail

La patologia professionale è stata riconosciuta dalla Corte d’appello di Firenze Arezzo, per l’esposizione alle rabbiose lamentele dei cittadini che vivono nelle case popolari.

Una geometra aretina di 52 anni ha vinto la causa di lavoro con l’Inail, condannata a versarle la rendita. La patologia professionale riconosciuta dalla Corte d’appello di Firenze (sezione lavoro e previdenza) si chiama ‘sindrome di Burnout’, è piuttosto rara e trae il nome dal termine inglese che significa appunto ‘bruciato’, ‘esaurito’, ‘scoppiato’. E a quanto riporta la sentenza, resa nota nell’edizione online del Corriere di Arezzo, la geometra di Arezzo Casa (ex Ater – azienda territoriale per l’edilizia residenziale) era stata messa a dura prova nel seguire quasi 1500 alloggi (tra Valdarno e Casentino) con i relativi problemi di piccola e grande manutenzione.

Dal 1999 al 2013 una via crucis quotidiana di lamentele: un’ondata di richieste, solleciti, sfoghi, che non riusciva a fronteggiare. Dai problemi di muffa sulle pareti a quelli del riscaldamento, dalle fognature da pulire alle liti condominiali, c’era un esercito di insoddisfatti che la assediava. Ogni giorno. Per telefono, anche sul cellulare, e fisicamente in ufficio. Non sono mancati anche atteggiamenti aggressivi: voce alta, pugni sbattuti sul tavolo, modi poco garbati. Per non parlare dei sopralluoghi da una parte all’altra del territorio per verifiche di ogni genere. Tartassata dagli assegnatari e in alcuni case a tu per tu con situazioni limite: una donna e il figlio disabile che vivevano nell’alloggio maleodorante senza acqua negli scarichi igienici. O quella volta che l’assegnatario della casa popolare fu trovato morto da giorni.

E ancora: disagio, tossicodipendenza, indigenza, vandalismo, violenze familiari. Fatto sta che poco alla volta la geometra è precipitata in una situazione di esaurimento cronico. Somatizzava tutti gli ostacoli quotidiani, anche perché era sola in trincea a far fronte ad una mole di lavoro enorme e particolarmente difficoltoso. Nel 2012, dopo alcuni malesseri e certificati, è scattata la richiesta per il riconoscimento della malattia professionale, ma Inail l’ha rigettata. Gli avvocati Giorgio Borri e Alessandra Degl’Innocenti hanno dunque presentato ricorso alla sezione lavoro del Tribunale di Arezzo, che lo ha respinto. Ma il contenzioso è andato avanti e i giudici di appello – alla luce della consulenza tecnica per studiare la sindrome ansioso-depressiva cronica – hanno dato infine ragione ai legali della donna.

Stabilito il rapporto di causa effetto, hanno dichiarato la natura professionale della malattia di cui soffre la lavoratrice, e hanno condannato l’Inail a corrisponderle la rendita di geometra, che per la legge per inabilità permanente è pari al 18% di danno biologico e il trattamento per l’inabilità temporanea per il periodo luglio 2012 – novembre 2013 con gli interessi. La donna, poi licenziata, ha continuato a soffrire per i disturbi della patologia psichica e non ha più ripreso l’attività professionale.

Arezzo: arrestato falso intermediario di rifiuti

Ad Anghiari (Arezzo) è stato arrestato un falso intermediario di rifiuti. Ad agire i carabinieri forestali di Sansepolcro (Arezzo) insieme ai colleghi della procura.

L’arresto è avvenuto contestualmente ad un controllo all’interno di uno stabilimento precedentemente sequestrato dal tribunale di Arezzo per illecita gestione di rifiuti. I militari hanno accertato infatti la presenza di un’impresa umbra che stava prelevando macchinari fuori uso e rifiuti pericolosi. E’ stato accertato che l’autorizzazione della ditta era scaduta e comunque non era idonea alla raccolta di quel tipo di rifiuti.
Conducente del mezzo e titolare sono stati denunciati. Nell’occasione è stato inoltre accertato che il contatto con l’azienda umbra era stato preso da una persona mai iscritta all’albo dei gestori alla intermediazione dei rifiuti e che era sottoposta a sorveglianza speciale con obbligo di dimora nel comune di residenza. Obbligo più volte violato per occuparsi personalmente dell’impianto. L’uomo è stato arrestato.
Le indagini proseguono per accertare tutte le responsabilità.

Arezzo: baby gang aggredisce trentenne, 11 denunce

Minacciano e prendono a botte, con calci e pugni, un papà a passeggio con la bimba che poco prima li aveva rimproverati perchè tiravano sassi per gioco: così 11 ragazzi, di età compresa tra i 15 e i 17 anni e un 18enne, sono stati denunciati per lesioni e minacce dai carabinieri della stazione di San Giovanni Valdarno (Arezzo).

Le indagini hanno avuto inizio dopo la denuncia di un trentenne che, lo scorso mese di ottobre, mentre accompagnava con il passeggino la figlioletta, passando vicino a un gruppo di undici ragazzi riunito nei pressi di una panchina, li aveva rimproverati perchè lanciavano sassi per gioco, con il rischio che qualche pietra potesse colpire anche la bambina. Dopo un primo diverbio, il gruppo di giovani proferendo minacce di morte, si è scagliato contro il papà trentenne che, a quel punto, ha avuto la peggio: è stato colpito con calci e pugni dalla baby gang. Il trentenne è ricorso alle cure dei sanitari al pronto soccorso, ricevendo otto giorni di prognosi.

Le indagini dei carabinieri, che si sono avvalse anche del contributo di alcuni testimoni, hanno permesso di identificare il gruppo degli 11 ragazzi, che sono stati segnalati alla Procura della Repubblica presso il Tribunale dei Minori di Firenze e alla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Arezzo per i reati di lesioni aggravate e minaccia aggravata.

Banca Etruria: truffa, pm chiede 13 condanne per dirigenti

Davanti al giudice monocratico del tribunale di Arezzo il pm Julia Maggiore, titolare dell’inchiesta su Banca Etruria per il filone relativo alla truffa, ha chiesto tre anni per i così detti ‘istigatori’ ovvero coloro che, secondo l’accusa, avrebbero pressato i direttori delle filiali a vendere le obbligazioni subordinate a un pubblico indistinto.

In tutto le richieste di condanna avanzate dal pm al termine della sua requisitoria, sono tredici, una quella di assoluzione.
Le richieste partono dai 3 anni e 800 euro di multa per i dirigenti Luca Scassellati e Federico Baiocchi Silvestri a 2 anni e mezzo, e 700 euro di multa, per Samuele Fedeli e Luigi Fantacchiotti. Per loro l’accusa era di istigazione alla truffa. Per gli altri nove, accusati di truffa aggravata, la richiesta è stata di un anno e mezzo di reclusione e 600 euro di multa.
Chiesta invece l’assoluzione per un quinto dirigente Paolo Mencarelli dal momento che la truffa era stata denunciata da un ingegnere aretino che aveva perduto nella risoluzione della banca mezzo milione. Il professionista ha ritrattato in aula, ammettendo che la firma sul documento di acquisto delle subordinate era effettivamente la sua.

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