Teatro Mila Pieralli (Scandicci): Batignani & Faloppa in “Costruire è facile?”

Da venerdì 10 a domenica 12 maggio, al Teatro Studio ‘Mila Pieralli’ di Scandicci, alle ore 19 e 21, David Batignani (scenografo-costruttore e performer) e Simone Faloppa (attore di prosa e dramaturgo) presentano un progetto che mette al centro il rapporto tra artigianato e comunità dal titolo “Costruire è facile? – Un modo di trovare soluzioni”.

“Una compagnia teatrale – affermano Batignani & Faloppa – è abituata a impiantarsi in un luogo isolato e al chiuso per verificare il proprio spettacolo, incontrando il pubblico solo al termine di questo processo. Al contrario, la nostra pratica di mestiere (basata sul calore dei materiali e delle relazioni) ci ha spinto a rompere lo schema abituale e ripetitivo della nostra professione. Abbiamo preferito – aggiungono – porci come dei collettori gentili tra i bisogni e i desideri di chi Scandicci la vive e le competenze delle botteghe artigiane specializzate presenti sul territorio dell’Area metropolitana fiorentina”.

Dal 10 al 12 maggio, due volte a sera, 20 spettatori-assistenti sono quindi invitati ad assistere a un atto di creazione condivisa, a partire da uno spazio vuoto e con il solo utilizzo di materiali alla mercé/disattenzione del nostro quotidiano, intimo e personale.

Dal luglio 2015 Batignani & Faloppa, duo che mette al centro del proprio operato l’opera lirica, il circo, le arti plastiche e la costruzione artigianale, attraversano l’Italia indagando il significato e il valore che le comunità assegnano alla parola “costruire”. Il titolo del progetto, non a caso, è una domanda, “Costruire è facile? – Un modo di trovare soluzioni”, e richiama una trasmissione Rai del 1956, “Costruire è facile”, in cui il designer Bruno Munari insegnava ai bambini a farsi da soli i propri giocattoli.

“La manodopera ha un prezzo e una singolarità che nessuna produzione industriale a basso costo può restituirci. Eppure – sostengono Batignani & Faloppa – le cose si rompono, non sappiamo dove mettere le mani, e, quindi, le buttiamo. Nel 1981 Bruno Munari scrive: “L’uso giusto delle tecniche e dei materiali può far nascere un’estetica”. Perciò, occorre far capire che non ci deve essere un’arte staccata dalla vita, di cose belle da guardare e brutte da usare. Il nostro fare, quindi, il nostro essere nel e stare al mondo sono guidati dalle nostre mani”.

“Costruire è facile?” intende analizzare il rapporto tra artigianato, tradizionale o artistico, e comunità, affrontando temi come il significato psico-emotivo individuale del costruire, la manualità come luogo di competenza autobiografica, il riuso e il riciclo, l’avvelenamento del territorio come pratica dell’abbandono. In preparazione dello spettacolo, verrà effettuato un censimento delle botteghe artigiane tradizionali e un recupero dei materiali di risulta, in modalità di baratto. Ci sarà inoltre un laboratorio artigiano itinerante (su due carrelli) nei luoghi di riferimento visibili della comunità scandiccese.

“Lo spettacolo dà poi campo all’urgenza inclusiva di rispondere alla domanda che il progetto porta nel titolo, insieme, dal vivo – conclude il duo– con la semplicità dei gesti e delle relazioni, l’atto costruttivo di Costruire è facile? si trasforma in una comunione di piazza, costruendo una comunità permanente tra 20 spettatori-assistenti per volta”.

Domesticalchimia con “La banca dei sogni” al Mila Pieralli

Al Tetro Studio ‘Mila Pieralli’, da venerdì 5 a domenica 7 aprile, Domesticalchimia presenta La banca dei sogni – La vita onirica è uguale per tutti? diretto da Francesca Merli, con Federica Furlani, Davide Pachera, Laura Serena e cinque sognatori (Francesca Gennuso, Roberto Moretti, Fiammetta Paoli, Filippo Racca, Angelo Valenzano), scelti tra più di 200 intervistati su tutto il territorio di Scandicci. Una produzione Domesticalchimia, con il sostegno di Benheart Italia s.r.l..

“Abbiamo lavorato a stretto contatto con gli scandiccesi – afferma Merli – bussando alle loro porte per domandare dei loro sogni. Siamo partiti dal libro La banca dei sogni di Jean e Françoise Duvignaud e Jean-Pierre Corbeau, che hanno intrapreso negli anni ’80 una lunga indagine su questa tema in Francia. Il risultato in scena è un percorso nell’attività onirica dal bambino fino all’anziano, per comprendere, con cinque sognatori direttamente coinvolti sul palcoscenico, quali sono i tarli del nostro tempo”.

La banca dei sogni è l’esito del laboratorio tenuto dalla compagnia per StudioTeatro, il programma di residenze artistiche pensato dalla Fondazione Teatro della Toscana per il Tetro Studio, che rafforza così la sua identità, qualificandosi quale “Casa degli artisti”, luogo di sperimentazione nel senso più alto del termine, e “Teatro per la città”, terreno d’incontro e confronto tra cittadini e artisti.

“Il nostro progetto – spiega Francesca Merli – nasce da diverse necessità. Una è personale: comprendere il mio rapporto con il sonno e l’insonnia, ho una sorta di fascinazione per l’argomento. Un’altra ragione è la forza che risiede nel racconto dei sogni. Una forza che sembra essere stata dimenticata: ormai dormire pare sia quasi la digestione tranquilla della nostra quotidianità. Il risparmio di tempo che dedichiamo ad altro, e non al sonno, ha contribuito a farci dimenticare cosa sogniamo o a non darvi troppo importanza. Con La banca dei sogni vogliamo, invece, ridare valore a questo aspetto fondamentale della nostra esistenza”.

Non si tratta solo di teatro d’inchiesta, dove i sognatori sono chiamati sul palcoscenico a parlare della loro storia, quanto piuttosto di un evento che combina realtà e finzione. L’obiettivo di Domesticalchimia, infatti, è presentare il percorso dell’attività onirica dal bambino fino all’anziano, lasciando che l’indagine si sviluppi sul piano della realtà e della finzione, o meglio sulla realtà del sogno. La compagnia è in residenza artistica al Teatro Studio dal 22 marzo scorso, impegnata nelle indagini/interviste e nella composizione drammaturgica.

“L’ispirazione è il libro La banca dei sogni di Jean e Françoise Duvignaud e Jean-Pierre Corbeau – racconta Merli – hanno fatto una lunga indagine negli anni ’80 sull’attività onirica in Francia. Ci ha commosso il fatto che questa indagine fosse nata da una perdita improvvisa, il lutto del primo figlio dei Duvignaud. In un momento in cui i loro sogni e incubi erano così ingombranti, hanno deciso di capire come e cosa sognano le persone, per rielaborare il loro lutto”.

Tra i sognatori in scena a Scandicci, Filippo Racca è il più giovane di tutti. Ha 10 anni. Per lui “i sogni sono una rappresentazione di una persona. La puoi capire a prima vista, ma se gli chiedi come sogna puoi capirne il carattere, com’è quella persona. Gli incubi, invece, sono quando, forse, non ci sentiamo apprezzati. Ci fanno stare un po’ male, ma secondo me ci devono essere pure gli incubi nella vita”.

Angelo Valenzano è il sognatore tra l’adolescenza e l’età adulta. Alle etichette, però, non ci bada: “Non c’è adolescente, bambino o adulto, esistono solo le persone. Non mi sento appartenente alla mia età. La gente non sa cosa vuole, non ha capito che Dio è il popolo e che ognuno è il Dio di se stesso”.

Roberto Moretti è il sognatore anziano. A suo avviso “la vita è un passaggio e ognuno ricorda i tempi passati. A volte mi libero da questa cosa qui, durante la notte. Alcune volte sogno ancora i miei genitori, che mi rimproverano se faccio qualche bischerata! Magari penso che non sarebbero stati d’accordo con alcune mie scelte e allora sogno che mi rimproverano come quando ero piccino. I pensieri che abbiamo delle volte si sognano la notte”.

I sogni ricorrenti nei bambini, negli adolescenti, negli adulti e negli anziani, almeno quelli di Scandicci, sono tutti dentro La banca dei sogni.

“Nei bambini abbiamo trovato la presenza maggiore di incubi, oltre alla fantasia – spiega Francesca Merli – gli adolescenti sentono come ossessive la scuola, la routine, le sognano con molto frequenza, al pari della morte dei genitori. Negli anziani il tema della guerra emerge fortemente, insieme ai ricordi d’infanzia: si tira le fila di ciò che è stata la propria esistenza. Gli adulti – conclude – hanno paura di questo tempo, si sentono in colpa di dormire, e questo è il centro del nostro lavoro”.

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Domesticalchimia

Nel 2016, dopo due anni di collaborazione in diversi progetti, Francesca Merli (regista), Camilla Mattiuzzo e Riccardo Baudino (drammaturghi), Elena Boillat (performer e coreografa) e infine Federica Furlani (sound designer), fondano la compagnia teatrale under 35 Domesticalchimia.

Intorno a questo nucleo gravitano Laura Serena, Davide Pachera, Massimo Scola, Barbara Mattavelli e Zoe Pernici, diplomati nelle più importanti accademie nazionali. Sempre nel 2016, la Compagnia realizza Il contouring perfetto, vincitore come miglior spettacolo presso il Festival Avanguardie 20 30, in scena presso il Teatro delle Moline, Teatro delle Passioni e Arena del Sole di Bologna, Teatro Out-Off di Milano. Partecipa ai Festival It, Under Direction, Tagadà, Anita Petroni di Residenze Idra.

Nel 2018 la Compagnia realizza Una classica storia d’amore eterosessuale prodotto da Domesticalchimia con il contributo di Cantiere Moline, ERT – Emilia Romagna Teatro Fondazione e Armunia.

Quali sono le facce delle nuove nevrosi che ci camminano dentro e intorno? Come stanno mutando le nostre relazioni affettive? I personaggi/persone di Domesticalchimia incarnano queste domande, agendo all’interno di spettacoli che si fondano principalmente sulla drammaturgia, sullo studio dei movimenti dell’attore e sul sound design, usando un linguaggio che, come primo fine, si pone sempre il contatto diretto con il pubblico.

mila pieralli

INFO:

Teatro della Pergola, via della Pergola 30, Firenze

055.0763333

biglietteria@teatrodellapergola.com

Dal lunedì al sabato: 9:30 / 18:30 – domenica chiuso

Prenotazioni 055.7351023 – teatrostudio@teatrodellatoscana.it oppure via whatsapp al 391.1090500 indicando titolo, giorno e numero dei biglietti.

Biglietteria serale

Al Teatro Studio ‘Mila Pieralli’ di Scandicci, via Gaetano Donizetti 58, a partire da un’ora prima dell’inizio dello spettacolo.

Scandicci: spettacolo a sostegno di ANT al Mila Pieralli

Nell’ambito del progetto “Libera la tua terra 2019. Percorsi di cittadinanza attiva e di educazione alla legalità”, voluto anche quest’anno dal Comune di Scandicci, martedì 19 marzo, si terrà al teatro Studio Mila Pieralli, in Via Donizetti 58 a Scandicci, lo spettacolo Lascerò che una nuvola vi accompagni.

La mattina ci sarà una proiezione gratuita riservata alle scuole alle 10,30, la sera alle 21 ci sarà invece la rappresentazione per i cittadini. Il ricavato dell’edizione serale sarà devoluto a sostegno del servizio di assistenza domiciliare gratuita e specializzata per i malati di tumore di Fondazione ANT e delle visite gratuite di prevenzione di Progetto Melanoma, che Fondazione ANT attuerà anche quest’anno nel Comune di Scandicci.

Il coraggio e l’esempio di un giudice in parole e musica, è il sottotitolo di questo particolare spettacolo, che è una sorta di musical, ideato e diretto da Anna Furno e Salvo Punzo, con le note speaker radiofoniche Eva Edili e Alessandra Maggio e impreziosito da musiche eseguite rigorosamente dal vivo da musicisti professionisti e dalle voci di giovanissime promesse toscane. Si tratta della storia di una grande amicizia intrecciata con la storia della vita del giudice Caponnetto, che fa da sfondo alla trama principale. Vengono raccontati dieci anni di avvenimenti, dal 1983 (morte di Rocco Chinnici) al 1993 (strage di via dei Georgofili), ma in una forma adatta a tutti i tipi di pubblico e molto emozionante

“Crediamo fermamente nel valore di questo spettacolo perché esalta il concetto di dignità della vita che anche noi di ANT cerchiamo di difendere ogni giorno “ – ha detto Simone Martini, Delegato ANT di Firenze – “Siamo contenti che l’Associazione Tutti per Uno abbia scelto di dedicare a noi questa serata e ringraziamo l’amministrazione comunale di Scandicci che è sempre in prima linea nel sostenere l’operato di ANT e le iniziative da noi proposte”

“Il tessuto dell’associazionismo è una ricchezza unica della nostra città, perché oltre alla solidarietà esprime i valori altissimi della cultura e della cittadinanza attiva – dice l’assessora alle Politiche sociali Elena Capitani – in questo caso l’Ant è protagonista di un’iniziativa nell’ambito del nostro progetto sulla Legalità, che coniuga teatro, coesione sociale, aiuto degli altri e i principi imprescindibili della giustizia. Ai promotori di questo appuntamento va il nostro grazie”.

INFO:

E’ possibile contattare la Delegazione ANT di Firenze al n.055.5000210 o scrivere una mail a livia.seravalli@ant.it.
Per conoscere del sito ant.it/toscana. Per saperne di più sulle attività di Fondazione ANT a Scandicci e nell’area fiorentina e per offrire il proprio aiuto come Volontari, è possibile chiamare la sede di Firenze al n. 055.5000210 o scrivere a delegazione.firenze@ant.it.

Al ‘Mila Pieralli’ Scandicci i mum&gypsy con “Il mio tempo”

Da martedì 5 a giovedì 7 marzo, ore 21, il Teatro Studio ‘Mila Pieralli’ di Scandicci si trasforma in un hotel di periferia dove si parlano lingue diverse, per chi è in cerca del proprio tempo. Ci accompagnano in questo luogo misterioso i performer della compagnia giapponese mum&gypsy che, insieme ad alcuni attori italiani, danno vita allo spettacolo Il mio tempo, che mescola i linguaggi del teatro, del cinema e degli “anime”.

In scena ci sono Aya Ogiwara, Ayumi Narita, Satoshi Hasatani, Yuriko Kawasaki, Andrea Falcone, Giacomo Bogani, Sara Fallani, Camilla Bonacchi, diretti da Takahiro Fujita, uno dei più brillanti e prolifici artisti del teatro contemporaneo giapponese e della nuova generazione di registi e drammaturghi.

Un progetto di Fondazione Fabbrica Europa, Fondazione Teatro della Toscana / Centro per la Sperimentazione e la Ricerca Teatrale, con il supporto di Agency for Cultural Affairs Government of Japan in the fiscal year 2017, Arts Council Tokyo, The Saison Foundation, e presentato nell’ambito del Festival d’Autunno 2018 / Progetto Area Metropolitana.

Il mio tempo è ambientato in un hotel di periferia dove ogni giorno si mescolano lingue diverse, dove ci sono persone che arrivano e partono, dove le storie degli ospiti e dei clienti si intrecciano. Dove si trova questo hotel? In quale anno si svolge la storia? Non lo sappiamo. Sappiamo soltanto che questo è l’hotel per tutti coloro che sono in cerca del proprio tempo.

Dopo una prima fase di lavoro che ha dato vita a Il mio tempo – Different shape, prodotto dalla Fondazione Teatro della Toscana con il supporto della Fondazione Fabbrica Europa e presentato al Teatro Era di Pontedera nel 2015, Takahiro Fujita ha riunito quattro membri del cast più consolidato delle sue produzioni precedenti e i quattro attori italiani per sviluppare la creazione in due residenze presso il Sainokuni Saitama Art Theater di Tokyo, dove lo spettacolo ha debuttato nel 2017.

Come in altri suoi lavori il regista giapponese non è partito da un testo precostituito, ma lo ha costruito giorno dopo giorno attraverso vere e proprie interviste agli attori, accompagnandoli a dettagliare e ricostruire ricordi d’infanzia, suggestioni ed esperienze. Questi ricordi sono stati poi elaborati e spogliati da riferimenti autobiografici, mixati e montati insieme fino a ottenere quello che lo spettatore vedrà al Teatro Studio ‘Mila Pieralli’ di Scandicci da martedì 5 a giovedì 7 marzo, ore 21.

Per i giovani attori giapponesi e italiani (Aya Ogiwara, Ayumi Narita, Satoshi Hasatani, Yuriko Kawasaki, Andrea Falcone, Giacomo Bogani, Sara Fallani, Camilla Bonacchi) questo lavoro in più tappe ha rappresentato anche un’occasione per trovare nuove modalità di comunicazione in scena, superando limiti linguistici e differenze culturali.

mum&gypsy
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mum&gypsy è una compagnia teatrale fondata nel 2007 da Takahiro Fujita, uno dei più brillanti e prolifici artisti del teatro contemporaneo giapponese e della nuova generazione di registi e drammaturghi venuta alla ribalta dopo il 2000, influenzata dalle ricerche del maestro Oriza Hirata.

Partendo dalle teorie del maestro, Fujita ha maturato un suo personale stile drammaturgico basato su linee narrative che si sviluppano in parallelo attraverso un complesso intreccio di scene, ripetute come una sorta di refrain e presentate dalle prospettive dei diversi personaggi. Le scene sono mostrate al pubblico con una sequenza che ricorda un montaggio cinematografico, dove le linee temporali s’intrecciano, tra flashback e anticipazioni, mostrando i ricordi dei protagonisti e il loro universo interiore.

Nel 2011, all’età di 26 anni, Fujita ha vinto il 56° Kishida Drama Award con la trilogia The Signs to Return, Awaiting Dining Table, There, It is, The World to Throw Salt on.

I lavori di mum&gypsy sono stati ospitati in prestigiose strutture e festival in Giappone e all’estero: Tokyo Metropolitan Theatre, Kyoto Experiment, Beijing Fringe Theater Festival (Cina), GAM-Centro Gabriela Mistral (Cile), MESS International Theatre Festival Sarajevo (Bosnia), 24Hz Festival (Germania), Toyohashi Arts Theatre, Yamaguchi Center for Arts, International Theater Festival Okinawa for Young Audiences.

mum&gypsy
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INFO:

Biglietteria di prevendita

Teatro della Pergola, via della Pergola 30, Firenze

055.0763333

biglietteria@teatrodellapergola.com

Dal lunedì al venerdì: 9:30 / 18:30 – sabato 9:30 / 13:30 – domenica chiuso

Biglietteria serale

A partire da un’ora prima dell’inizio degli spettacoli presso la biglietteria del Teatro Studio, Via Gaetano Donizetti 58, Scandicci.

Scandicci: il Teatro dell’Elce in scena al “Mila Pieralli”

Al via per tutto il 2019 StudioTeatro, il programma di residenze artistiche pensato dalla Fondazione Teatro della Toscana per il Teatro Studio ‘Mila Pieralli’ di Scandicci, la cui gestione le è stata riconfermata per il prossimo triennio.

Domenica 20 gennaio, ore 16:15, il Teatro dell’Elce presenta la restituzione pubblica, a ingresso libero, del laboratorio “A volte mi chiedo a cosa pensi il nemico: anche lui guarda le stelle?”, liberamente ispirato a L’Ennemi, album illustrato di Davide Calì e Serge Bloch.

A seguire, incontro aperto con le compagnie coinvolte nel progetto, scelte tra 133 candidati da tutta Italia. Stivalaccio Teatro, ErosAntEros, Collettivo L’Amalgama, Malmadur, sono i quattro giovani gruppi che realizzeranno la messa in scena di spettacoli. Teatro dell’Elce, Domesticalchimia, Batignani&Faloppa, Pilar Ternera, Gogmagog e Meridiano Zero saranno invece impegnati in quattro laboratori.

La sala di Via Donizetti rafforza così la sua identità, qualificandosi quale “Casa degli artisti”, luogo di sperimentazione, e “Teatro per la città”, terreno d’incontro e confronto tra cittadini e artisti.

La sfida della Fondazione Teatro della Toscana per la città di Scandicci e il suo Teatro Studio ‘Mila Pieralli’ guarda ai giovani e alla loro energia creativa come opportunità di scambio e sostegno per realizzare, insieme, il nuovo.

StudioTeatro, il programma di residenze artistiche 2019, sperimenta un fare teatro partecipato, che accoglie esperienze e relazioni con la “cultura attiva” di oggi, esaltando i linguaggi propri di ciascuno, ma con l’intento di crearne uno comune, fondato sulla complicità degli orizzonti espressivi.

Il progetto si aggiunge ai tanti intrapresi in questi mesi trascorsi dalla riconferma della qualifica di Teatro Nazionale e s’inscrive nella visione programmatica della Fondazione di far tesoro della storia della sala di Via Donizetti, connettendola fortemente alle risorse cittadine, al rinnovato tessuto urbano, alle sue eccellenze, soprattutto in campo produttivo e formativo.

Domenica 20 gennaio, ore 16:15, il Teatro dell’Elce propone la restituzione pubblica, a ingresso gratuito, di “A volte mi chiedo a cosa pensi il nemico: anche lui guarda le stelle?”, l’esito del laboratorio di “cerchi sonori” ispirato al tema del nemico a cura di Marco Di Costanzo, Erik Haglund, Lucia Sargenti (organizzazione Carolina Pezzini).

Un soldato è sepolto da anni nella sua trincea, nel suo buco, pronto a combattere il nemico che si trova nel buco di fronte. I giorni passano nell’attesa di questo scontro. Il soldato sa, perché glielo hanno insegnato, che il nemico è terribile, assetato di sangue, privo di qualsiasi umanità. Ma passano i giorni e il nemico non si vede mai.

Tale è l’intelaiatura dell’album illustrato Il nemico di Davide Calì e Serge Bloch come dello spettacolo omonimo a esso ispirato, realizzato dal Teatro dell’Elce nel 2015.

A partire da esso, la compagnia ha proposto per StudioTeatro un approfondimento sui “cerchi sonori”, nome dato a una piattaforma di improvvisazione collettiva ideata e sviluppata per la produzione dello spettacolo di quattro anni fa, che vede in scena un attore (Erik Haglund) e una cantante (Lucia Sargenti) in continuo dialogo. Il “cerchio sonoro” indaga, infatti, le possibili interazioni tra la produzione di musica live e l’azione scenica in un processo di creazione teatrale.

Il laboratorio, al Teatro Studio dal 14 al 19 gennaio, prevede una prima parte propedeutica sull’uso della voce e del corpo e sull’organizzazione drammaturgica, e una seconda parte in cui tutti i partecipanti mettono in atto, in modo via via più approfondito, il “cerchio sonoro”. Coinvolti attori, danzatori e semplici appassionati di arti performative, anche senza esperienza.

scandicci

Il Teatro dell’Elce è nato a Firenze nel 2006 su iniziativa del regista Marco Di Costanzo, dell’attore Stefano Parigi e del sound designer Andrea Pistolesi. Nel tempo il gruppo originario si è arricchito di nuove collaborazioni ed è diventato un nucleo di produzione di spettacoli e altri progetti teatrali. L’attività coniuga la ricerca sul lavoro dell’attore con la volontà di rivolgersi a un pubblico il più possibile vasto e differenziato, al fine di produrre un teatro popolare di qualità. Le sue produzioni sono state distribuite sul territorio nazionale e la compagnia è stata rappresentante dell’Italia al Festival International du Théâtre d’Alger 2010 (Algeria) e al Festival Internacional de Teatro por la Paz 2011 e 2012 a Barrancabermeja (Colombia).

Al termine della restituzione pubblica di “A volte mi chiedo a cosa pensi il nemico: anche lui guarda le stelle?” è previsto un incontro aperto esplicativo del progetto StudioTeatro. Il chiaro intento è stato differenziarsi dalle attività semplicemente erogatrici di finanziamenti, che poi abbandonano gli artisti a loro stessi. È contemplato, infatti, un percorso di “tutoraggio” artistico, organizzativo e tecnico, coordinato dai responsabili delle singole attività della macchina teatrale del Teatro della Toscana. Tale supervisione si traduce nella condivisione dei processi: il contributo, produttivo ed economico, è volto al diretto sostegno della creazione, per tutelare la dignità del lavoro di attori e compagnie, perché acquistino consapevolezza, in un momento in cui risultano sempre più deboli e spesso mortificati dalle logiche di mercato.

133 le proposte pervenute da tutta Italia, molte artisticamente di alto livello, il che significa che lo stato dell’arte, in Italia, è più che vivo. Necessita solo della giusta attenzione e cura. Dopo un’attenta e approfondita analisi, e dopo aver incontrato gli artisti individuati con una prima selezione, coadiuvato dalla consulenza artistica di Natalia Di Iorio (dal 1980 si occupa di progetti teatrali in collaborazione con artisti, compagnie, teatri e istituzioni, con particolare attenzione al teatro d’arte e di ricerca; nel 1994 fonda, con alcuni operatori del settore, l’Associazione Cadmo e Le vie dei Festival), il Teatro della Toscana ha deciso di accogliere le proposte di Teatro dell’Elce, come detto, Domesticalchimia, Batignani&Faloppa, Stivalaccio Teatro, ErosAntEros, Pilar Ternera, Gogmagog, Meridiano Zero, Collettivo L’Amalgama, Malmadur, che hanno manifestato, con immediatezza, una concreta urgenza creativa, distinguendosi per originalità artistica, innovatività anche comunicativa, solidità progettuale e interesse, non superficiale e non di comodo, al rapporto con il territorio. In questo senso, l’incontro con Scandicci, la città, la sua gente, è essenziale per la compiuta riuscita del programma complessivo come dei singoli progetti.

I temi dei progetti selezionati spaziano dall’ambiente, ai confini, al rapporto con gli altri e alle migrazioni, dalle stagioni della vita alla manualità e ai sogni. Tutti affrontati con sensibilità e modalità sceniche diverse, come il teatro d’attore, la performance, la creazione collettiva oppure il teatro digitale.

INFO: www.teatrodellatoscana.it

Teatro Studio: i Gogmagog in prima nazionale con “Giovanni per campare digiunava”

Dal 24 al 28 novembre al Teatro Studio “Mila Pieralli” di Scandicci i Gogmagog debuttano in prima nazionale con “Giovanni per campare digiunava”, graphic novel dal vivo su Giovanni Succi, artista della fame

Digiuno, scienza, magia, in una vorticosa riflessione sul circo dell’arte e della vita, spinta oltre ogni limite. I Gogmagog debuttano con Giovanni per campare digiunava in prima nazionale al Teatro Studio ‘Mila Pieralli’ di Scandicci dal 24 al 28 novembre. Il titolo riprende il modo ironico, in voga a fine ’800, di descrivere la strana e bizzarra attività di Giovanni Succi, il più grande “artista della fame” del suo tempo. Lo spettacolo è ideato e scritto da Virginio Liberti, con in scena Cristina Abati, Carlo Salvador, Rossana Gay, Tommaso Taddei (anche regista).

“Non intendiamo restituire cronologicamente la stravagante vita di Succi – afferma Taddei – siamo consapevoli di poterla raccontare solo per frammenti, nella forma di un graphic novel agito dal vivo: la scena dialoga e si interseca con altri linguaggi, come l’illustrazione, il fotoromanzo, e poi frammenti video e musica.”

Il lavoro si alimenta degli esiti di un lungo laboratorio con oltre 90 ragazzi degli Istituti superiori scandiccesi Russell Newton e Sassetti Peruzzi, impegnati, tra l’altro, nella lettura/approfondimento di Un digiunatore di Franz Kafka, nonché nell’analisi storica di Giovanni Succi, scomparso 100 anni fa proprio a Scandicci. Il progetto è a cura di Stefano De Martin.

Accompagnano la pièce il libro Vivere di fame ovvero Fame di vivere e l’omonima mostra fotografica alla Biblioteca di Scandicci, aperta fino al 1° dicembre (il 22 novembre, ore 17-18:30, è in programma l’incontro Il digiuno e i sogni con Paolo Albani, Laura Forti, Aldo Frangioni, Enzo Fileno Carabba).

Una produzione Gogmagog, con il sostegno di Regione Toscana, Città Metropolitana di Firenze, Fondazione Teatro della Toscana e Comune di Scandicci.

I Gogmagog

Nel 1922 fu dato alle stampe Un digiunatore (Ein Hungerkünstler, letteralmente Un artista della fame) scritto da Franz Kafka che, gravemente ammalato, morirà due anni dopo. Narra di un digiunatore di professione che, non trovando il cibo adatto a lui, si lascia morire nella gabbia in cui era stato rinchiuso per la sua esibizione.

È probabile che il modello ispiratore di Kafka sia stato lo stravagante Giovanni Succi, uno degli artisti del digiuno più conosciuti nel mondo tra Ottocento e Novecento, la cui figura è al centro diGiovanni per campare digiunava dei Gogmagog, in prima nazionale al Teatro Studio ‘Mila Pieralli’ di Scandicci dal 24 al 28 novembre. Ideato e scritto da Virginio Liberti, vede in scena Cristina Abati, Carlo Salvador, Rossana Gay, Tommaso Taddei (anche regista).

“Lo spettacolo – dice Taddei – si snoda come un viaggio all’interno delle imprese, delle contraddizioni, dei cortocircuti sensoriali e di senso presenti nella vita di Giovanni Succi, artista del digiuno, una forma d’arte che raccoglieva enorme successo poco più di un secolo fa e che oggi appare difficile anche da immaginare.”

Nato a Cesenatico nel 1850 e morto a Scandicci 100 anni fa, nel 1918, durante la sua carriera artistica Succi ha compiuto imprese memorabili. Nel 1886 a Parigi digiunò per 30 giorni consecutivi. Nel 1888, quando replicò quella sua “performance” a Firenze, si sottopose anche ai controlli medici dell’equipe del prof. Luigi Luciani, uno dei più importanti fisiologi dell’epoca, per garantire la serietà e il rigore dell’esperimento. A partire dal 1898 fece a Torino vari spettacolari digiuni: uno di 50 giorni e un altro addirittura di 66, nel quale perse ben 20 chili.

“La pubblicazione Vivere di fame ovvero Fame di vivere e l’omonima mostra – precisa Tommaso Taddei – offrono maggiori strumenti per entrare nella biografia di Giovanni Succi di quanto faccia lo spettacolo. Il nostro racconto segue continui slittamenti di senso, di percezione. Limiti, soglie, contrasti per incalzare una visione spiazzante, non accomodante. Giovanni per campare digiunava – prosegue – è dedicato a un pubblico giovane, come quello che abbiamo conosciuto nei laboratori, da cui abbiamo colto la dimestichezza con linguaggi che stanno fuori dal teatro. Abbiamo voluto poi uno schermo, in fondo alla sala, lo stesso che oggi ci guida e ci interrompe continuamente.”

La vicenda si svolge all’interno di un piccolo circo, abitato da una compagnia bislacca e scalcinata, composta da una donna barbuta, da dei personaggi mascherati e da una declinazione contemporanea del clown bianco; la donna tenta di raccontare la vita dello straordinario digiunatore, ma viene interrotta continuamente dai suoi compagni di scena. Le illustrazioni originali sono di Marco Ferro, le elaborazioni video di Ines Cattabriga.

“Dopo una delle molte interruzioni provocate dai suoi compagni, la donna – interviene Taddei – si addormenta, insegue un sogno di libertà. Una libertà in grado di mescolare tempo e spazio, di essere qui e altrove, magari incontrando Succi tra le braccia di Mafalda, Gandhi, Marylin Monroe o altre icone a lui non coeve.”

La soglia che i Gogmagog intendono indagare si tiene fra i poli del digiuno volontario come pratica per fare spazio dentro di sé, per accogliere altro, e la fame “nuda e cruda”, quella drammatica, mortale, imposta come dannazione che non fa spazio a nient’altro, che costituisce un grande dramma sociale.

“La dialettica – conclude Tommaso Taddei – è rappresentata dalle immagini coloratissime di Ensor (quelle del suo carnevale anarchico, della morte, del Gesù che moltiplica i pesci, degli scheletri, delle grandi abbuffate) e quelle in bianco/nero delle file interminabili degli indigenti richiedenti almeno un piatto di minestra. Pur non essendo un lavoro prettamente politico, riflette molto su quanto noi sentiamo sottopelle; ed essere partiti dal corpo di Giovanni Succi e dai corpi adolescenti dei nostri laboratori, ci ha aiutato non poco.”

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