Il realismo fantastico di Gogol’ è al Teatro ‘Mila Pieralli’

Da domani 2 marzo a domenica 11 marzo, va in scena al Teatro Studio Mila Pieralli di Scandicci, in prima nazionale, Appunti di un pazzo, dal quasi omonimo racconto Il diario di un pazzo, di Gogol’.

Una produzione Fondazione Teatro della Toscana, Teatro dell’Elce, Cantiere Obraz, in collaborazione con Postop Teatro, con il sostegno produttivo di Armunia Festival Costa degli Etruschi, con il sostegno di Regione Toscana, con la regia di Alessio Bergamo.

In uno spazio ridisegnato per l’occasione, con gli spettatori direttamente in scena con gli attori, Alessio Bergamo e un gruppo di sette interpreti di scuola stanislavskijana, convergenti nell’interesse per il lavoro del maestro russo Anatolij Vasil’ev, hanno creato un carosello di apparizioni surreali, umoristiche e anche demoniache, che guidano il pubblico nella mente (e i suoi meandri) del consigliere titolare Aksentij Ivanovič Popryšin.

“Per Stanislavskij in scena tutto deve essere reale – afferma Bergamo – Vasil’ev, di cui sono stato collaboratore, ha fatto una rivoluzione copernicana: ciò che accade sul palcoscenico è una realtà di ‘gioco’. In Appunti di un pazzo gli attori Daniele Caini, Alessandra Comanducci, Domenico Cucinotta, Massimiliano Cutrera, Marco Di Costanzo, Erik Haglund, Stefano Parigi, danno vita a una fantasmagoria piena di senso che condividono a stretto contatto con gli spettatori, accolti in sala dallo stesso Popryšin, interpretato da Cucinotta”.

Popryšin è un impiegato ordinario che appunta sul suo diario pensieri e gesti di una mente straordinaria. Si innamora della figlia di Sua Eccellenza, ma scopre che lei non lo ama leggendo le lettere del suo cagnolino. Poi apprende di essere il re di Spagna, ma esita a presentarsi a corte prima che vengano da lui i deputati. Fino all’inaspettato e sconvolgente finale.

Grande viaggiatore e amante dell’Italia, Nikolaj Vasil’evič Gogol’ è considerato uno dei padri della letteratura russa, precursore del realismo dell’Ottocento maturo, a cui mescola una vena fantastica e un infaticabile spirito satirico, che vira a tratti nel grottesco. Gogol’ pubblica Il diario di un pazzo nel 1835, che viene inserito nel 1842 nella celebre raccolta dei Racconti di Pietroburgo.

“La novella di Gogol’ altro non è che una parabola sotto forma di scherzo – sostiene Bergamo – una riflessione sul rapporto tra l’uomo e la sua immagine sociale. Un tema inevitabile e oggi asfissiante, visto il moltiplicarsi delle immagini che quotidianamente, come in una camera di specchi, ci provocano scissioni interiori sempre più profonde, ci inducono a non farci capire più dove siamo noi e dove siano gli altri. Lo spettacolo va oltre la poetica di un teatro di rappresentazione tradizionale e lancia un ponte (o una sfida) verso la performance”.

Aksentij Ivanovič Popryšin, interpretato da Domenico Cucinotta, è un impiegato statale al grado più basso della gerarchia impiegatizia. Sta seduto nell’anticamera dell’appartamento di servizio del suo capo. Durante la giornata attende alle sue mansioni principali: porge gli incartamenti e tempera le penne per Sua Eccellenza e, a omaggio, per la figlia di Sua Eccellenza. Oltre la porta pulsa la vita sgargiante, misteriosa e inaccessibile delle alte sfere della società. Accadono cose incomprensibili alla mente dei semplici. È necessario penetrare, scoprire, indagare se si vuole comprendere, se si vuole ascendere. Popryšin non è persona priva di intraprendenza e indaga, penetra, affronta decine di visioni, impersonate da Daniele Caini, Alessandra Comanducci, Massimiliano Cutrera, Marco Di Costanzo, Erik Haglund, Stefano Parigi.

Il cast, accumunato da un’unica origine, la scuola di matrice stanislavskijana, e convergente nell’interesse per il lavoro del maestro russo Anatolij Vasil’ev, assecondano il taglio surreale-metafisico di Gogol’, affrontando in termini pratici la questione di cosa sia il fantastico in scena e di quali rapporti esso abbia con la presenza dell’attore. Alessio Bergamo, regista, studioso, docente di Storia dello spettacolo in alcuni atenei italiani, è il curatore dell’unico volume finora uscito in Italia di Vasil’ev (autore, regista e teorico teatrale di cui Bergamo è stato collaboratore).

“L’immagine che abbiamo di noi e che, nella realtà, non ci corrisponde del tutto – spiega – è un riferimento di ‘gioco’ costante all’interno di Appunti di un pazzo. Popryšin sogna di essere qualcuno, ma questi sogni si svincolano da lui e gli riappaiono sotto forma di demoni. Quando si fa uno sgambetto a volte il malcapitato, invece di cadere, prende velocità per restare in piedi: è ciò che succede a Popryšin, gli ‘sgambetti’ dei suoi deliri gli fanno prendere sempre più velocità, fino ad arrivare a un finale davvero a sorpresa”.

È difficile capire quale sia la verità delle cose. Comprendere è un atto intellettuale e dove c’è intelletto c’è immaginazione e dove c’è immaginazione è facile non distinguere più la realtà. Popryšin vivrà eventi straordinari che lo porteranno lontano dalla patria (o forse no), innalzato a cariche altissime (o forse no), implicato in intrighi di Stato, clamorosi trionfi, gloriose imprese e terribili persecuzioni. E a una, una sola, autentica rivelazione.

Lo spazio scenico è di Irina Dolgova e Alessio Bergamo, gli oggetti e i costumi di Thomas Harris, i contributi sonori di Andrea Pistolesi. Una produzione Fondazione Teatro della Toscana, Teatro dell’Elce, Cantiere Obraz, in collaborazione con Postop Teatro, con il sostegno produttivo di Armunia Festival Costa degli Etruschi, con il sostegno di Regione Toscana. Una prima versione di Appunti di un pazzo ha debuttato nel 2016 per “Il Sole d’Inverno”, la stagione teatrale invernale di Fiesole promossa dal Teatro Solare.

“Attratto dai modelli di successo della società e pronto a conformarsi a essi, ma costretto in una posizione subalterna, Aksentij Ivanovic Popryšin – conclude Alessio Bergamo – si lascia cadere in una spirale di pazzia che esplode nella delirante prospettiva di un’improbabile rivalsa sui suoi superiori, avversari e oppressori immaginari. L’onirico diventa reale e il suo progressivo impazzimento si trasforma nel conflitto di un malato contro una realtà organizzata in modo più folle di lui”.

Teatro della Toscana, la compagnia ‘Silvio D’Amico’ al Saloncino ‘Paolo Poli’

Il Saloncino ‘Paolo Poli’, ospiterà tre spettacoli della Compagnia ‘Silvio D’Amico’: Notturno di donna con ospiti,l’ 11 e il 12 gennaio; Un ricordo d’inverno, il 19 e il 20 gennaio; Hamletmachine, 23-25 gennaio. Al Teatro Studio ‘Mila Pieralli’ di Scandicci il 12 e 13 gennaio va in scena le Costellazioni.

Una compagnia che non sia solo un ponte tra la formazione e la professione, ma anche un laboratorio per pensare e creare il teatro del futuro, uno spazio dove sperimentare e sviluppare l’energia creatrice delle nuove leve. Nata con il sostegno di Mibact e SIAE, la nuova Compagnia dell’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica ‘Silvio D’Amico’ intende permettere ai giovani artisti di arrivare a proporre le proprie opere al più vasto pubblico, in palcoscenici di rilevanza nazionale.

Il Saloncino ‘Paolo Poli’ del Teatro della Pergola accoglie Notturno di donna con ospiti, 11-12 gennaio ore 17:45; Un ricordo d’inverno, 19 gennaio ore 17:45, 20 gennaio ore 18:15; Hamletmachine, 23-25 gennaio ore 20:45.

Notturno di donna con ospiti è uno studio sulla versione del 1982, di Annibale Ruccello, del regista Mario Scandale, con Arturo Cirillo nel ruolo della protagonista. Una lunga, folle nottata: questo serve e questo basta ad Adriana, madre incinta, sola e oppressa, per decidere di fuggire dalla prigione della sua esistenza, quando una sera, strane presenze, si introducono in casa sua. Improvvisamente riaffiorano senza una logica i fantasmi del passato, le proiezioni del suo inconscio, i sogni e i desideri repressi.

Con una scrittura leggera quanto amara, fra dramma, la commedia e thriller, lo spettacolo dal ritmo rappresenta a pieno il drammaturgo napoletano scomparso a soli trent’anni nell’86, dopo aver scritto una delle pagine più belle del teatro contemporaneo.

“L’operazione – spiega Mario Scandale – chiaramente meta teatrale, con l’invenzione di un prologo e di un epilogo, in cui l’Uomo, o meglio l’attore, si trasforma senza travestirsi in Adriana e piomba in un sonno che può anche avere le caratteristiche della morte, ha permesso uno studio delle strutture drammaturgiche ruccelliane e del linguaggio, un napoletano inventato e declinato in diverse variazioni tonali e stilistiche, non solo mimetiche e realistiche”.

Accanto ad Arturo Cirillo ci sono Massimiliano Aceti, Simone Borrelli, Giulia Gallone, Luca Tanganelli, Giulia Trippetta, Giovanni Ludeno (Voce Padre), Antonella Romano (Voce Madre). Scene di Dario Gessati, costumi di Gianluca Falaschi, luci di Pasquale Mari.

Le situazioni meno verosimili mostrano una straordinaria capacità di attrattiva. Scritto e diretto da Lorenzo Collalti, già Premio SIAE nel 2014 e nel 2015, Un ricordo d’inverno ha vinto il bando “Nuove Opere” – SIAE SILLUMINA e vuole raggiungere ogni tipo di spettatore con una drammaturgia che costruisce innumerevoli legami con il reale provocando sensazioni, sentimenti e riflessioni condivise e condivisibili.

“È il viaggio di un artista – afferma Lorenzo Collalti – all’interno di un mondo nuovo: un itinerario alla ricerca dell’ispirazione, costellato da incontri inattesi e diversamente illuminanti”.

Con Grazia Capraro, Luca Carbone, Stefano Guerrieri, Agnieszka Jania, Michele Ragno, Pavel Zelinskiy. Scene di Dario Gessati, costumi di Gianluca Falaschi, musiche di Laurence Mazzoni, luci di Sergio Ciattaglia.

Dopo 31 anni torna Hamletmachine, di Heiner Müller, nella visione di Bob Wilson. Müller e Wilson condividono un misticismo pieno di immagini apocalittiche, distante tanto dalle convenzioni del teatro commerciale americano, tanto dalla pietà del socialismo realista.

Una meditazione su Amleto e miriadi di altri argomenti, da altre opere di Shakespeare fino all’insurrezione ungherese del 1956, fino a un tipo di vendetta femminista sulla mascolinità incerta, che non racconta una storia e non sviluppa personaggi nel senso tradizionale.  L’opera non si manifesta unicamente visivamente, ma piuttosto acusticamente, con un’estrema chiarezza e plasticità.

Con Liliana Bottone, Grazia Capraro, Irene Ciani, Gabriele Cicirello, Renato Civello, Francesco Cotroneo, Angelo Galdi, Alice Generali, Adalgisa Manfrida, Paolo Marconi, Eugenio Mastrandrea, Michele Ragno, Camilla Tagliaferri, Luca Vassos, Barbara Venturato. Ideazione, regia, scene e luci di Robert Wilson, costumi di Micol Notarianni dai disegni originali di William Ivey Long, make up di Manu Halligan.

Una teoria della fisica quantistica sostiene che esiste un numero infinito di universi: tutto quello che può accadere, accade da qualche altra parte e per ogni scelta che si prende, ci sono mille altri mondi in cui si è scelto in un modo differente. Il talentuoso drammaturgo inglese Nick Payne prende questa teoria e la applica a un rapporto di coppia in Costellazioni, al Teatro Studio ‘Mila Pieralli’ di Scandicci il 12 e 13 gennaio ore 21, con in scena Aurora Peres e Jacopo Venturiero diretti da Silvio Peroni.

Nello spettacolo si analizzano i momenti cruciali della relazione di Orlando e Marianna: dalla conoscenza, alla seduzione, al matrimonio, al tradimento, alla malattia, alla morte. Payne mostra ripetutamente, le possibilità e i diversi modi in cui i loro incontri sarebbero potuti andare a causa di fattori che vanno dalle relazioni precedenti alle parole e al tono di voce impiegati. Marianna e Orlando si incontrano, sono fidanzati, non sono fidanzati, fanno sesso, non fanno sesso, si perdono, si ritrovano, si separano e si incontrano di nuovo

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