Shoah, Firenze ricorda le vittime con 17 nuove pietre inciampo

Firenze omaggia altre sue vittime della Shoah con l’installazione di 17 nuove pietre d’inciampo.

Si tratta di blocchetti di pietra, ricoperti d’ottone, incisi con i nomi dei cittadini deportati nei campi nazisti: vengono murati nei marciapiedi davanti alle case da cui le vittime furono prelevate, o in cui abitavano prima di cercare, inutilmente, scampo altrove. La prima pietra sarà posta il 9 gennaio alle ore 9, in piazza del Carmine: sarà murata in ricordo di Ugo Cambi. Saranno presenti l’assessora alla cultura della memoria di Palazzo Vecchio Maria Federica Giuliani, la presidente della commissione Pace del Comune Donata Bianchi e l’artista Gunter Demnig che dal 1992 ha ‘seminato’ l’Europa di questi piccoli cubi di porfido rivestiti da lapidi di ottone. Le pietre saranno posate anche nelle giornate dell’11 e 18 gennaio. “Le pietre sono uno strumento importante per ricordare le persone che hanno fatto la storia delle nostre città e ci sono state strappate via – ha sottolineato l’assessora Giuliani -. E’ il ricordo doveroso di un passato macchiato di sangue e di vergogna. Il riemergere di pericolosi rigurgiti nazifascisti nel nostro Paese e in Europa sono la dimostrazione di quanto ancora ci sia da fare e di come le pietre d’inciampo, che raccontano il sacrificio di milioni di vittime della Shoah e della Resistenza, siano fondamentali far conoscere, soprattutto ai più giovani alcune delle pagine più buie e vergognose della nostra storia”.

🎧 Le parole di Hurbinek, una serie di eventi a Pistoia dedicati alla Memoria

E’ stata presentata stamani la prima edizione della rassegna de Le parole di Hurbinek. Giornate della memoria. Scuola, teatro, lezioni civili ideata da Massimo Bucciantini. Le parole di Hurbinek intende arricchire, accompagnare e integrare le iniziative che ruotano intorno al prossimo Giorno della Memoria ed è rivolto alla comunità scolastica e al territorio.

Nel mondo che abbiamo oggi sotto gli occhi c’è ancora posto per una riflessione sulla Shoah? Quando tutti i testimoni ci avranno lasciato, ci resterà solo un lontano ricordo, come accade per tanti eventi del secolo scorso, che esauriscono la loro funzione
nei piatti e ripetitivi riti della celebrazione? Quali parole, quali immagini, quali spazi
dobbiamo inventarci perché tutto questo non accada? Come far sì che quel passato resti carne viva per il presente? Le parole di Hurbinek prova a rispondere a queste domande trasformando il Giorno della Memoria in una serie di iniziative e di incontri che si svolgeranno a Pistoia tra il 18 e il 29 gennaio.

La Toscana è da sempre impegnata nel promuovere iniziative che hanno come obiettivo il ricordo e la conoscenza di cosa sia stata la Shoah. Da quando è stato istituito il Giorno della
Memoria, la Regione Toscana è stata una delle prime istituzioni a organizzare i Treni della Memoria. Ma ciò non basta. Per questo motivo, Uniser ha deciso di contribuire con un proprio progetto al fine di consolidare questa cultura di «politica della memoria». Per poi allargarla ad altri istituti ed enti che operano sul territorio. In primo luogo coinvolgendo alcune scuole della città e della provincia, con la realizzazione di laboratori teatrali che vedono protagonisti gli studenti. E con l’impegno, negli anni a venire, ad allargare queste iniziative a un numero sempre maggiore di istituti scolastici.

E insieme alle scuole, hanno aderito al programma l’Istituto storico della Resistenza, la Biblioteca San Giorgio, i teatri e le librerie della città, dove sono in calendario i singoli eventi. Molti gli appuntamenti tra lezioni civili, rappresentazioni teatrali e laboratori scolastici.

Firenze: Dirigente scolastico invita prof. che offese Segre a ‘non presentarsi’ domani

Lo ha comunicato via e-mail alla docente il preside della scuola media Mazzanti, Arnolfo Gengaroli, il quale domani, inoltre, andrà all’ufficio legale dell’ufficio scolastico regionale (ex provveditorato) per istruire una pratica di ‘sospensione urgente’ dal ruolo della medesima docente.

A partire da domani non deve presentarsi a scuola la professoressa di inglese di Firenze che nei giorni scorsi ha detto in classe che Liliana Segre starebbe cercandosi pubblicità con le sue iniziative per far conoscere la Shoah.

Lo ha comunicato via e-mail alla docente il preside della scuola media Mazzanti, Arnolfo Gengaroli, il quale domani, inoltre, andrà all’ufficio legale dell’ufficio scolastico
regionale (ex provveditorato) per istruire una pratica di ‘sospensione urgente’ dal ruolo della medesima docente.

“Adesso posso informalmente invitare la collega a non presentarsi a scuola e le ho inviato una e-mail in merito – spiega il preside Gengaroli – Ciò per motivi di opportunità, sia
per le istituzioni, sia per lei stessa perché si troverebbe a operare in un contesto non sereno. Ma domani sarò all’ufficio legale del provveditorato per avviare l’istruttoria per la sua sospensione urgente”. La prof che aveva parlato in termini non lusinghieri della senatrice Segre è di ruolo e insegna da nove anni nella scuola. Domani l’orario la prevede in classe e in teoria la docente potrebbe ignorare l’invito del dirigente.

“La sospensione richiede un iter lungo e articolato e oltre una certa fase non compete più al
dirigente scolastico dell’istituto ma agli organismi superiori, ma intanto le ho chiesto di non presentarsi a scuola a partire da domani lunedì”, spiega anche il preside Gengaroli il quale
sta preparando una relazione sulla vicenda da consegnare all’Ufficio scolastico regionale. Nella relazione il dirigente scolastico colleziona fatti, testimonianze e circostanze
relative all’episodio in cui, in classe, la professoressa di inglese si sarebbe espressa con asprezza su Liliana Segre, almeno secondo quanto appreso finora.

Provvedimenti disciplinari nei confronti della docente sono stati auspicati e sollecitati al preside da parte di 78 docenti dell’Istituto Comprensivo Coverciano, di cui fa parte la media
Mazzanti. Docenti che “esprimono la loro totale ed estremamente indignata distanza dalle parole espresse dall’insegnante”, ricordando che avrebbe definito la senatrice Liliana Segre
“persona troppo mediatica” ed “esprimono tutto il loro affetto e solidarietà alla Senatrice”.
I docenti che hanno firmato la missiva inoltre “si ritengono offesi e non ammettono alcuna giustificazione di quanto detto dalla collega” e quindi, appunto, hanno sollecitato “la
Dirigenza scolastica perché vengano prese tutte le misure possibili per sanzionare questo tipo di intervento” .

Niccolini: la poesia di musica e parole per non dimenticare

Il Teatro Niccolini di Firenze gestito dai Nuovi, i giovani attori diplomati alla Scuola ‘Orazio Costa’ della Fondazione Teatro della Toscana e in altre scuole nazionali, celebra il ricordo della Shoah, il genocidio ebraico e, più in generale, l’orrore di tutte le persecuzioni, proponendo due spettacoli.

In occasione del Giorno della Memoria, domenica 27 gennaio, ore 19, Gianluca Brundo presenta il suo Passione Mundi – Viaggio nell’anima, con al pianoforte il Maestro Francesco Attesti. Una produzione Festival ARS Contemporanea, in coproduzione con Fondazione Teatro della Toscana.

Passione Mundi è un percorso profondo, emotivo, visionario, che si insinua nella nostra anima, proprio per la capacità insita nella poesia di aprire nuove visioni. La ricchezza linguistica della lingua italiana trova tutta la sua potenza nel verso dei poeti che hanno segnato la nostra letteratura. Da Cecco Angiolieri a Dante, da Leopardi a Belli, fino a Pasolini e ai poeti dei giorni nostri, detti in scena da Gianluca Brundo.

Nello spettacolo la poesia si unisce alla musica, per assonanza e per contrasto, ma sempre e comunque per passione, con brani di Beethoven, Schubert, Chopin, Brahms, Debussy e Satie, nell’interpretazione al pianoforte del Maestro Francesco Attesti.

Passione Mundi è un viaggio dove la passione è al tempo stesso anelito, tormento e sentimento. Poesia, musica, e inaspettate incursioni di teatro coinvolgeranno il pubblico, chiamato a essere partecipe dell’evento.

Mercoledì 30 gennaio, ore 21, è la volta di Cronache dalla Shoah di Giuseppe Manfridi con Manuele Morgese accompagnato da Fabrizio Bosso alla tromba e Julian Oliver Mazzariello al piano, regia di Livio Galassi. Una produzione Teatro Zeta – L’Aquila, in coproduzione con Fondazione Teatro della Toscana, con il sostegno di MIUR, Ministero dell’Istruzione – Direzione Generale per lo studente.

Cronaca dalla Shoah, che debutta in forma di breve lettura ad Auschwitz nel Giorno della Memoria, è un’esecuzione polifonica, un “canto recitato” a più voci e a più personaggi, scritto da Giuseppe Manfridi su ispirazione di Se questo è un uomo di Primo Levi e che vede Manuele Morgese calarsi nei panni di testimoni e narratori dei drammatici episodi legati alla Shoah. La voce dell’attore si fonde alla musica della tromba di Fabrizio Bosso e del pianoforte di Julian Oliver Mazzariello, nel disegno registico complessivo di Livio Galassi.

Esaurite le più atroci parole a descrivere l’orrore del più abominevole crimine che la storia ricordi, rimane solo la luce della poesia a illuminare l’autore, una luce nera, il dolente ossimoro che si riverbera nella struggente scrittura che sfiora quegli eventi e si dilata nello smarrimento esistenziale che dai fatti scaturisce. È dalla pesante putredine che si sublimano le parole, come fumo, senza estetismi senza la ricerca di melodie. Un percorso mentale che si imprigiona e si schiude alla speranza.

teatro

INFO:

Teatro della Pergola, via della Pergola 30, Firenze

055.0763333 – biglietteria@teatrodellapergola.com

Dal lunedì al sabato: 9:30 / 18:30 – domenica chiuso

Biglietteria serale, Teatro Niccolini, via Ricasoli n. 3, Firenze, a partire da un’ora prima dell’evento.

Museo Novecento celebra il Giorno della Memoria, ingressi gratuiti

In occasione della Giornata della memoria, il 27 gennaio, il Museo Novecento di Firenze è aperto gratuitamente al pubblico e propone una serie di eventi che invitano ad interrogarsi su ciò “che è stato” e sul valore dell’arte e della cultura quali antidoti all’indifferenza, drammaticamente attuale, nei confronti della disperazione e della morte di migliaia di persone per motivi razziali.

Una simile riflessione diventa ancor più necessaria in un luogo della memoria come il Museo Novecento, requisito e trasformato dalle truppe germaniche in un campo di raccolta per i lavoratori che aderirono allo sciopero indetto nel marzo 1944, 338 dei quali furono trascinati alla stazione ferroviaria di Santa Maria Novella e deportati nel lager nazista di Mauthausen (come ricorda una lapide sotto il loggiato).

Il programma di domenica 27 gennaio comincia alle 11 con la prima delle due visite guidate al Museo (la seconda è alle ore 12) Orizzonti. Nuovi sguardi sull’arte del Novecento (partecipazione gratuita, prenotazione obbligatoria) nell’ambito del progetto AMIR (Accoglienza Musei Inclusione Relazione). Il dialogo con le opere e i visitatori sarà condotto da un gruppo di migranti aderenti al progetto, giovani provenienti da vari paesi che hanno studiato l’arte del nostro tempo e della nostra penisola mettendola in relazione con la propria storia, le proprie origini, la propria patria.

Sempre alle 11, appuntamento con The Holocaust Memorial, esposizione di alcuni progetti della Sam Fox School of Design & Visual Arts della Washington University in St. Louis. Gli studenti del corso diretto dal professor Stephen Leet hanno elaborato dei progetti per un ipotetico memoriale dell’Olocausto situato nel Museo Novecento.

Ogni studente ha progettato un memoriale dedicato alle circostanze specifiche degli arresti, delle detenzioni e delle deportazioni avvenute nel complesso delle ex Leopoldine nel marzo 1944: vengono così ricordate sia le vittime ebree della Shoah in Italia che quelle di tutto l’Olocausto, con l’intento di far luce sui responsabili della loro sofferenza e del loro sterminio.

Alle 17 appuntamento con “Inventory. The Fountains of Za’atari” che vedrà il direttore artistico del Museo Sergio Risaliti in conversazione con l’artista Margherita Moscardini. “Inventory. The Fountains of Za’atari” è un progetto sviluppato all’interno del campo per rifugiati di Za’atari, nato nel 2012 in Giordania, al confine siriano, per accogliere i cittadini in fuga dalla guerra civile. Nel 2015 il campo ha raggiunto una popolazione di 150.000 persone, di cui 80mila siriani, diventando la quarta città più grande della Giordania e il secondo campo per rifugiati più grande al mondo.

Margherita Moscardini ha vissuto nel campo per svariati mesi e osservato la sua realtà attraverso il doppio paradigma posto dalla condizione del rifugiato che, da un lato, mette in discussione il concetto di Europa, organismi come le Nazioni Unite e il sistema degli stati nazionali, e, dall’altro, ci chiama a ripensare i campi come realtà urbane destinate a durare. Il progetto, promosso dalla Fondazione Pastificio Cerere di Roma e supportato da numerose istituzioni e fondazioni internazionali, è vincitore della prima edizione del bando Italian Council 2017, concorso ideato dalla Direzione Generale Arte e Architettura contemporanee e Periferie urbane (DGAAP) del Ministero dei Beni e delle Attività Culturali, per promuovere l’arte contemporanea italiana nel mondo.

Alle 18 spazio a Base per dialogo / Struttura evidente / Struttura impossibile, performance della giovane artista iraniana Zoya Shokoohi che vede appoggiati spalla a spalla con gli occhi bendati, due stranieri che, utilizzando la propria lingua di origine, provano ad intavolare un dialogo che resta comunque incomprensibile. I due, in piedi in semi-equilibrio su due basi di legno, non riescono a capirsi: nessuno potrebbe capire il loro dialogo, anche se comprendesse tutte e due le lingue (farsi e albanese).

“L’azione non consiste nel dialogare con o attraverso la propria lingua – spiega l’artista -, ma nello scambiarsi un’esperienza sentimentale fondamentale, che nasce da un subconscio infantile del poter dire. Poiché nella nostra epoca il campo coincide con la struttura sociale in cui ogni individuo deve annullarsi, per potersi integrare, oggi l’unico campo che non sia di concentramento è quello in cui è dato dialogare senza necessariamente perdere la propria lingua per integrarsi”.

Infine alle 18:30 Giovanni Micoli e Maria Lucia Bianchi leggeranno brani tratti da Nessuno sa di lui di Ippolita Morgese. Attraverso la lettura di passi scelti, Micoli e Bianchi introducono lo spettatore nelle dinamiche sociali che hanno avuto per protagonisti gli ebrei residenti a Firenze. Come in un romanzo, Ippolita Morgese narra la storia di Carlo Pitti, il magistrato cui fu affidato il compito di istituire il ghetto ebraico in città, nel 1571. Grazie al ritrovamento dell’archivio privato, l’autrice ricostruisce la vicenda di un personaggio chiave nel sistema di potere della Firenze medicea, svelando, attraverso aneddoti e dati inediti, abitudini, tradizioni familiari e usanze del secondo Cinquecento.

INFO: Tel. 055-2768224 – 055-2768558, Mail: info@muse.comune.fi.it

‘L’arte come memoria’, ne parlano Di Segni e Schmidt

Al convegno ‘L’arte come memoria: sommersi e salvati nelle collezioni delle Gallerie degli Uffizi’ sono intervenuti Noemi Di Segni, presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, ed Eike Schmidt, direttore delle Gallerie degli Uffizi.

“Il messaggio più importante oggi è capire che la Shoah non è solo identità ebraica e ascolto di una tragedia del popolo ebraico, ma fa parte delle identità di tutti gli italiani”, e tale costruzione di identità “passa attraverso studio, conoscenza e riflessione sulle proprie responsabilità”.

La spoliazione delle opere d’arte operata dai nazisti nei confronti di cittadini ebrei, secondo Di Segni, “fa parte di un disegno di sterminio ben preciso, che si esplicita anche sulla dimensione del possesso, per il valore che potevano avere le collezioni”, ma anche come “parte di una sistematica distruzione di identità, nella misura in cui l’arte fa parte di una ricchezza interiore interna delle persone che la possedevano o la realizzavano”.

Anche Eike Schmidt è voluto intervenire con un discorso sulle opere d’arte sottratte agli ebrei quasi 80 anni fa: “A Firenze ci sono decine di opere che mancano all’appello solo dai musei statali fiorentini”, ma altre sono state sottratte anche da famiglie e sinagoghe, perché trafugate negli anni della Seconda guerra mondiale e della Shoah, non solo il ‘Vaso di Fiori’.

“Ci sono ancora tante opere che non sono state identificate; poi ce ne sono altre che sono state identificate ma non ancora restituite”. Schmidt ha sottolineato che “come istituzione museale possiamo soprattutto catalogare quello che manca”, mentre “i governi dovrebbero istituire delle commissioni che si impegnino attivamente, come tra l’altro in Italia avviene già grazie al nucleo di tutela dei carabinieri: è questo ultimo modello che speriamo altri governi seguiranno”.

Schmidt ha concluso con un avvertimento: “Il messaggio principale è quello di sempre: di non pensare che questa sia una cosa che è successa ai tempi dei nonni e dei bisnonni, ma che ha una grande attualità perché c’è sempre il rischio che torni, purtroppo. E’ veramente fondamentale abbracciare pienamente i diritti umani, perché soltanto con questi e con i valori della cultura possiamo assicurare che non si ripetano tragedie come questa”.

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