Museo Novecento: Jenny Saville e omaggio a Vinicio Berti nella programmazione 2021

Anche rassegne Arturo Martini, Leoncill e arte contemporanea nella programmazione 2021 del Museo Novecento

Artisti di arte moderna come Arturo Martini e Leoncill, una personale di Jenny Saville, tra i maggiori esponenti del movimento Young British Artists, ma anche Giulia Cenci, finalista al Maxxi Bvlgari Prize 2020, e la giovanissima artista Chiara Gambirasio.  Sono alcuni dei protagonisti della programmazione artistica 2021 del museo Novecento di Firenze.

In cartellone anche un nuovo progetto ‘étoile’, dedicato a Vinicio Berti, maestro dell’arte toscana del Novecento di cui ricorre il centenario della nascita e di cui il museo Novecento conserva un importante fondo di opere. Torna anche quest’anno l’appuntamento con l’architettura: il nuovo Paradigma.

Il tavolo dell’architetto è dedicato a Gender Gap, a cura di Laura Andreini. In programma infine un doppio appuntamento con l’arte contemporanea internazionale nelle sale del museo Stefano Bardini: il 29 marzo inaugurerà la mostra di Ali Banisadr, artista iraniano residente negli Stati Uniti, conosciuto per i suoi preziosi dipinti che mescolano riferimenti a Bosch e al surrealismo, mentre in autunno, sempre al museo Stefano Bardini, saranno presentate per la prima volta in un museo pubblico italiano, le opere della pittrice inglese Anj Smith.

“L’attività museale non si può fermare, vengono programmati uno o due anni prima”, dichiara Sergio Risaliti, direttore artistico del Museo Novecento Firenze, “è il caso della mostra di Jenny Saville o di Giulia Cenci che doveva inaugurare oggi, 8 marzo”

Il direttore Risaliti e il suo staff hanno deciso di presentare gli eventi in calendario per quest’anno, consapevoli delle variazioni che potranno subire ma determinati nel dare un segnale di resistenza, pronti a riaprire quando la Toscana tornerà in zona gialla.

Sentiamo un estratto del direttore Risaliti durante la conferenza stampa

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Henry Moore, ricordi l’esposizione al Forte Belvedere del 1972?

Firenze, il 20 maggio del 1972, inaugurava la grande mostra Henry Moore al Forte Belvedere. Furono in tantissimi ad affollare gli spalti del Forte e le sale della Palazzina durante i mesi estivi, sfidando il sole a picco. Oltre 345 mila persone. Un numero davvero esorbitante.

A vedere la mostra di Henry Moore c’era la principessa Margaret d’Inghilterra, accompagnata dal marito, il Conte di Snowdon, c’erano Giovanni Leone, sesto Presidente della Repubblica Italiana, Edward Heath, allora Primo Ministro inglese, ed ovviamente l’artista, Henry Moore, che aveva seguito di persona l’allestimento delle sue sculture monumentali sulle terrazze affacciate su Firenze.

Voi c’eravate? Avete un ricordo da condividere? Una foto, una cartolina, un catalogo magari autografato dall’artista? Se sì, mandateci l’immagine (scansionata) all’indirizzo mail segreteria.museonovecento@muse.comune.fi.it, specificando il vostro nome, cognome e profilo social (Facebook e/o Instagram).

Tutti i vostri ricordi saranno condivisi sui profili Facebook e Instagram del museo per tutta la durata delle mostre dedicate a Moore (in corso sino al 18 luglio 2021). Le immagini raccolte sino a quella data, saranno poi pubblicate in un libro, che verrà presentato al pubblico nel 2022, vero anniversario della mostra di Forte Belvedere,

Al Museo Novecento Firenze, che ospita da gennaio due esposizioni dedicate a Moore, sono arrivati tantissimi visitatori mossi dal ricordo di quella visita indimenticabile, cinquant’anni fa.

Mettete mano ai vostri album fotografici e alle vostre librerie in cerca di ricordi. Facciamo rivivere quell’emozione che segnò un evento iniziatico per la città di Firenze, il primo passo verso la contemporaneità.

E in attesa delle vostre immagini, vi aspettiamo al museo, appena sarà possibile riaprirlo, per la mostra “Henry Moore. Il disegno dello scultore”, a cura di Sergio Risaliti e Sebastiano Barassi, organizzata in collaborazione con la Henry Moore Foundation, e per quella “Henry Moore in Toscana”, a cura del solo Risaliti, quest’ultima aperta sino al 30 maggio 2021, dedicata proprio all’intenso legame dell’artista con la regione. Un legame nato a partire dagli anni ’20 quando, giovane studente, lo scultore soggiornò nelle principali città toscane e poi consacrato nel 1972 proprio con la grande mostra del Forte.

Ritratto allegorico di Dante in Palazzo Vecchio

🔈Firenze, nell’anno in cui si celebrano i 700 anni dalla morte di Dante Alighieri, il Comune di Firenze presenta “Bronzino e il Sommo Poeta. Un ritratto allegorico di Dante in Palazzo Vecchio”, esponendo all’interno del Salone dei Cinquecento, il “Ritratto allegorico di Dante”, opera di Agnolo Bronzino.

L’esposizione del ritratto, promossa dal Comune di Firenze, curata da Antonio Natalie Sergio Risaliti e realizzata da MUS.E, si terrà a partire dal12 febbraio e fino al 31 maggio 2021 e sarà inclusa nel percorso museale di Palazzo Vecchio.

La storia di questa lunetta è riferita da Giorgio Vasari nella Vita del Bronzino. Secondo la ricostruzione vasariana infatti il ritratto di Dante oggetto della mostra in Palazzo Vecchio, un olio su tela datato 1532-1533, fu commissionato al pittore insieme ai ritratti di Petrarca e Boccaccio per ornare una camera della casa del colto banchiere fiorentino Bartolomeo Bettini.

L’intento era quello di ornare le pareti con “poeti che hanno con versi e prese toscane cantato d’amore” nelle lunette delle pareti e al centro una tavola con “Venere e Cupido” dipinta dal Pontormo su cartone di Michelangelo Buonarroti, oggi conservata alla Galleria dell’Accademia.

L’ambizioso progetto, rimasto incompiuto, coinvolgeva i maggiori pittori attivi in città in quel periodo e anticipava temi cari ai letterati della futura Accademia Fiorentina (cui appartenne lo stesso Bronzino fino al 1547), come la superiorità della lingua toscana e il rapporto tra arte e poesia.

Dei tre ritratti commissionati al Bronzino, solo quello di Dante è arrivato fino ad oggi. Conosciuto in passato attraverso un disegno preparatorio della testa del poeta (conservato alla Staatliche Graphische Sammlung di Monaco di Baviera), una copia su tavola (conservata nella Collezione Kress della National Gallery of art di Washington) e varie riproduzioni grafiche, è stato a lungo disperso finché la tela non è stata rinvenuta in una collezione privata fiorentina e accolta dalla critica come l’originale del ritratto dantesco ricordato nella biografia vasariana dell’artista.

Gimmy Tranquillo ha intervistato l’assessore alla cultura Tommaso Sacchi e Sergio Risaliti uno dei Curatori insieme ad Antoni Natali, dell’esposizione:

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Due appuntamenti per il Giorno della memoria al museo del Novecento

Per il terzo anno consecutivo, il Museo Novecento di Firenze celebra il Giorno della Memoria, e questo 27 gennaio 2021 lo fa con un doppio appuntamento

Nella parte coperta del loggiato all’esterno del museo, proprio a fianco della targa che ricorda l’uso che venne fatto delle Leopoldine come luogo di reclusione per prigionieri politici ed ebrei, verrà installata lai scritta al Led Pitchipoi, un’opera del collettivo Claire Fontaine, già presente in facciata con la grande frase luminosa Siamo con voi nella notte. All’interno del museo, nella sala cinema, verrà proiettato per l’intera giornata, il film Manni di Riccardo Iacopino, prodotto dal Museo Novecento e realizzato a partire da un racconto di Giorgio van Straten, che in questa occasione si presenta anche nella veste di ‘attore’ protagonista.

“Mai abbassare la guardia contro mali assoluti come nazismo, fascismo, xenofobia e antisemitismo – dichiara l’assessore alla cultura Tommaso Sacchi – e per farlo dobbiamo utilizzare tutti i mezzi possibili, anche quello dell’arte. Grazie al museo Novecento per tenere ogni anno viva la memoria e per accogliere di nuovo i visitatori con queste proposte che raccontano la tragedia della Shoah attraverso le immagini, un modo per continuare a riflettere, per stimolare la conoscenza e per parlare alle nuove generazioni di temi che non vanno dimenticati”.

“Sono sinceramente grato al Museo del Novecento ed al direttore Risaliti – dice Alessandro Martini, assessore alla cultura della memoria – per l’impegno ormai consolidato nel rendersi presente con proposte di grande qualità culturale ed artistica che assumono il carattere della testimonianza viva di una memoria da coltivare oggi più che in passato. Educare e non dimenticare per guardare al futuro con più speranza e coesione nel bene e rispetto per tutte le diverse realtà dell’umanità intera. Grazie di cuore”

Pitchipoi è il nome di una località immaginaria in cui gli ebrei, in attesa nel campo di transito di Drancy, in Francia, erano convinti di dover andare, laddove invece, di lì a poco, sarebbero stati deportati ad Auschwitz. “Nella parola Pitchipoi si nasconde il tragico destino di milioni di ebrei e il gioco spietato e ingannevole cui i deportati in viaggio verso i campi di sterminio erano sottoposti assieme ai loro bambini” afferma Sergio Risaliti, direttore artistico del Museo Novecento. “Dalle labbra dei carnefici quella ‘magica’ parola passava ai genitori e ai parenti che negavano la verità tanto a se stessi quanto ai figli più piccoli, facendo loro immaginare un viaggio fantastico in un paese degno di una favola, quando al contrario gli aspettava la soluzione finale. Pitchipoi è il luogo incantato in cui i più innocenti e ingenui riuscivano a depositare una minima speranza di sopravvivenza; un miraggio costruito imbrogliando le carte, un assurdo e terribile gioco affabulatorio che è anche un gioco del destino guidato dal Male assoluto. Questa parola yiddish, che ha il sapore di un paese incantato, un paese dei balocchi, era in realtà la trappola organizzata con inumano cinismo dai nazisti. Una ulteriore prova della inaudita logica della ‘banalità del male’, tanto inumana quanto spaventosamente normale, perché nella ‘colta’ perfino ‘graziosa’ invenzione di Pitchipoi emerge una manovra linguistica mostruosamente intelligente, frutto di un pensiero calcolatore, in grado di darsi una forma esteticamente comprensibile e apprezzabile, utilizzata per mascherare alle vittime il loro viaggio senza ritorno nei campi di concentramento”.

La collaborazione fra il Museo Novecento e il duo artistico Claire Fontaine è cominciata in occasione della Giornata contro la violenza sulle donne e di genere il 25 novembre scorso. Ed è proseguita lo scorso dicembre, in occasione di Flight, Firenze Light Festival, con la grande scritta luminosa, Siamo con voi nella notte, che ha trasformato la facciata del Museo in un ideale diaframma tra l’interno dell’edificio e la piazza di Santa Maria Novella. Pitchipoi, la terza tappa di questo percorso espositivo a cura di Paola Ugolini, resterà nel loggiato sino all’11 marzo. “Il 27 gennaio di 76 anni fa – racconta Paola Ugolini – le truppe sovietiche arrivarono per prime nella città polacca di Auschwitz, scoprendo il campo di concentramento e rivelando per la prima volta al mondo l’orrore del genocidio nazifascista. Pitchipoi è la scritta al neon che verrà installata sulla parete esterna del museo, vicino alle lapidi che ricordano la deportazione degli ebrei e dei prigionieri politici fiorentini durante la Seconda Guerra Mondiale”. Era prassi normale, per i nazisti, quella di nascondere agli ebrei la loro destinazione finale. Pitchipoi, dunque, fu immaginata per rispondere ad una domanda, per colmare un vuoto. Una parola yiddish, dal suono fiabesco e rassicurante, inventata per esorcizzare la paura, ma che nella mente terrorizzata di centinaia di ebrei, veniva presto a prendere le sembianze più spaventose: un luogo dove sarebbero stati costretti ai lavori forzati, per molti sinonimo di maledizione eterna. Un luogo che comunque nessuno poteva immaginare mostruoso come fu, nella realtà, il campo di Auschwitz dove andarono a morire.

Manni, è un film di Riccardo Iacopino che ha per protagonista lo scrittore Giorgio van Straten, autore di un racconto dedicato a Manfred Buchaster, detto giustappunto Manni, uno dei tanti bambini di cui l’Olocausto ha fatto perdere completamente le tracce. Nel film lo scrittore fiorentino legge la storia romanzata del piccolo Manni, scomparso negli anni terribili delle deportazioni, senza lasciare tracce dietro di sé, salvo un suo piccolo ritratto e una foto. “Ci sono delle storie che divengono ossessioni” racconta van Straten, spiegando come è nato il racconto. “Storie che ti seguono per anni e non riesci a dimenticarle. Quella di Manfred Buchaster mi è rimasta in mente dal giorno che ne ho letto la prima volta. Una vita fra le tante distrutte dalla Shoa, un’ingiustizia che va moltiplicata per milioni di volte”.  Manfred Buchaster era nato nel 1938 a Lipsia, in Germania, e sappiamo che nel 1943 era stato arrestato in Italia, a Costa di Rovigo. Cosa fosse successo prima di quella data e, soprattutto, cosa sia accaduto dopo quel momento è stato inghiottito nell’immensa tragedia dell’Olocausto, insieme alle storie di tantissimi altri ebrei dispersi. Van Straten, che ha letto di lui per la prima volta nel ‘Libro della memoria’, dedicato a chi non è stato deportato, ma è comunque diventato una vittima della Shoa, ha deciso di mettersi sulle sue tracce e piano piano, tra le testimonianze di chi si era occupato di lui, dopo che era stato separato dai genitori, è riuscito a ricostruirne una parte della vicenda, che viene narrata in questo breve ma intenso film di Riccardo Iacopino. Attraverso la voce di Giorgio van Straten, la vita di Manni, inizialmente scandita solo dalle date di nascita e di morte, prende forma e diventa un’esistenza vera, riscattata dall’oblio. E grazie a questo prezioso racconto e a questo film, sembrano poter fare lo stesso tutte le altre vite, perse in quel tragico periodo, che nel gesto stesso di essere raccontate riescono a trovare pace ricongiungendosi finalmente ai vivi.

Sentiamo Sergio Risaliti, direttore artistico Museo Novecento

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WONDERFUL!, premio a sostegno dell’arte under 40

Al museo del Novecento 20mila euro per 4 artisti, artiste e collettivi under 40. Un premio a sostegno degli under 40.

Il Museo Novecento che lancia la prima edizione di WONDERFUL!, premio a sostegno dell’arte Italiana indirizzato ad artisti, artiste e collettivi under 40.

L’iniziativa è promossa dall’Assessorato alla Cultura del Comune di Firenze in collaborazione con MUS.E e realizzato grazie all’impegno di Publiacqua.

Il contributo, del valore di 5.000 euro, è destinato al sostegno dell’attività di artisti, artiste e collettivi nati e/o residenti in Italia. Le persone partecipanti potranno inviare la propria candidatura attraverso la open call pubblicata sul sito del museo entro dicembre.

“Grazie a questo importante e innovativo progetto del nostro Museo Novecento – ha detto l’assessore alla cultura del Comune di Firenze Tommaso Sacchi – potremo sostenere concretamente il lavoro di chi oggi fatica a sperimentare e trovare la sua strada nel mondo dell’arte contemporanea. Il Comune di Firenze è e sarà sempre al fianco di artiste e artisti di talento che hanno bisogno di una mano anche economica per affermarsi e per sopravvivere a questo momento difficilissimo per la cultura”.

Un premio a sostegno degli under 40 che sarà selezionato da una giuria al femminile composta da una direttrice di museo, una direttrice di galleria, una curatrice freelance e una collezionista che selezionerà i destinatari.

Una preselezione verrà effettuata dallo staff scientifico del Museo Novecento e da una commissione di persone esperte esterne, che sceglieranno 12 artisti da presentare alla giuria per la decisione finale. La scelta dei 4 vincitori avverrà nei primi mesi del 2021.

“Il progetto WONDERFUL!” – ha commentato il Presidente di Publiacqua, Lorenzo Perra – ”è un’eccellenza per il territorio. Sostenere la produzione e l’elaborazione artistica under 40 rappresenta infatti un ponte verso il domani e, allo stesso tempo, consolida il ruolo di Firenze, e della Toscana tutta, quale centro della contemporaneità. Ruolo già agito grazie anche alle riflessioni portate avanti da altre realtà importanti di cui siamo partner, quali la Fondazione Palazzo Strozzi e il Centro Pecci per l’arte contemporanea. Con questa prima collaborazione si avvia quindi un dialogo tra Publiacqua e il Museo Novecento che consolideremo con attività condivise a partire dal nuovo anno”.

“Fin dall’inizio della Pandemia, abbiamo detto che la crisi economica avrebbe coinvolto le nuove generazioni artistiche – dichiara Sergio Risaliti, direttore artistico del Museo Novecento – Assieme all’amministrazione e a Mus.e, in questi mesi abbiamo pensato come passare dalle parole ai fatti. Mai come oggi ci appare necessario incentivare la creatività e la ricerca artistica contemporanea e i musei devono fare la loro parte.  La pandemia sta avendo effetti disastrosi sul settore culturale del nostro paese colpendo duramente musei e città d’arte, minacciando l’esistenza futura di molte realtà artistiche e soprattutto rendendo ancor più precaria la condizione di artisti italiani e operatori indipendenti. Allo stesso tempo la crisi sta favorendo la riflessione per una revisione del ruolo e della funzione dei musei. Al museo, nato per conservare e valorizzare il patrimonio, viene chiesto adesso di essere luogo di formazione e di ricerca, di sperimentazione e di innovazione culturale. Dalla memoria artistica devono nascere necessariamente i frutti migliori dell’arte presente e futura. Il Museo Novecento vuole essere un laboratorio creativo e di formazione e in questo momento deve prendersi cura del talento italiano, anche impegnandosi economicamente”.

La prima edizione di WONDERFUL! sarà accompagnata dalla pubblicazione di un catalogo e da una mostra dedicati al progetto.

Verrà inoltre dato inizio ad un archivio sull’arte italiana che raccoglierà i dossier inviati dai partecipanti alla call, che si arricchirà negli anni restando a disposizione di curatori, storici dell’arte, critici e collezionisti come materiale di studio e approfondimento.

Sentiamo l’assessore alla cultura del Comune di Firenze, Tommaso Sacchi e il direttore artistico del museo del Novecento, Sergio Risaliti

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Rubriche social, talk e “Mezz’ora d’arte”: tutte le iniziative del Museo Novecento durante la chiusura

Il Museo Novecento raggiunge visitatori e visitatrici, durante il periodo di chiusura, attraverso le rubriche sui canali social della serie “Novecento Off: Il Museo fuori dal Museo”.

“Nel momento difficile che anche il mondo della cultura sta attraversando – ha spiegato Sergio Risaliti, direttore artistico -, il Museo Novecento intende sottolineare il suo ruolo attivo, di produttore e non solo contenitore di cultura, impegnato sui grandi temi dell’attualità, sulle lotte civili e politiche, continuando nella sua pratica quotidiana di valorizzazione della collezione e di aggiornamento sulle nuove realtà artistiche nazionali e internazionali. Vogliamo sfruttare al massimo e bene le potenzialità dei social media, in una declinazione di didattica diffusa e sensibilizzazione. Perché l’arte è tra i beni essenziali e non accessoria.”

Il lunedì, su Facebook, Instagram e Twitter, va online #MuseumStaffStories, una rubrica attraverso cui lo staff del museo racconta il proprio rapporto con le opere della collezione permanente. A seguire, #MindTheGap offrirà al pubblico la ricostruzione di una collezione permanente.

Il mercoledì è invece il giorno dedicato all’approfondimento settimanale sulla vita e la carriera artistica di Henry Moore. “Il disegno dello scultore”, questo il titolo della retrospettiva a cura di Sebastiano Barassi e Sergio Risaliti.

Ogni venerdì vengono invece raccontate le mostre in corso attraverso approfondimenti sulle singole opere e sul processo creativo degli artisti presi in esame: è questo il caso della rubrica #Atlas, che cita l’atlante delle immagini di Aby Warburg.

Infine, il pubblico potrà ispirarsi attraverso la rubrica #ArtQuotes, che presenta frasi e citazioni d’artista.

Il 25 novembre, in occasione della Giornata Internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, il Museo Novecento ospiterà un talk con l’artista collettiva Claire Fontaine (che sarà protagonista al Museo anche nelle giornate dell’8 dicembre e del 27 gennaio) e la curatrice Paola Ugolini, alle ore 18.00 via Zoom.

Completa l’offerta, nell’ambito di Mezz’ora d’arte, il ciclo di visite virtuali su Zoom della durata di 30 minuti dedicate al Museo Novecento con cinque appuntamenti a cura di Elisabetta Stumpo e Valentina Zucchi, in programma a martedì alterni, alle 18.00 a partire dal 1 dicembre. di

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