🎧La street art fiorentina approda al Museo del Novecento: Different Might be Everything di Kraita317

Da venerdì 19 gennaio fino a domenica 18 febbraio il loggiato del Museo Novecento ospiterà l’opera site specific realizzata dallo street artist rumeno Kraita317,  uno dei protagonisti della scena artistica urbana fiorentina. Il progetto, curato dalla Street Levels Gallery di via Palazzuolo a Firenze, è un passo simbolico, perché per la prima volta il lavoro di uno street artist verrà esposto in uno dei grandi musei fiorentini, come a sancire il supporto che l’amministrazione comunale e le istituzioni cittadine hanno dato negli ultimi anni a questo tipo d’arte, prima ignorata o impedita. 

Audio: Sergio Risaliti, direttore del Museo del Novecento, Sofia Bonacchi, curatrice e gestrice di Street Levels Gallery

Da venerdì 19 gennaio fino a domenica 18 febbraio il loggiato al piano terra del Museo Novecento ospita Different Might be Everything è il nome dell’opera site specific realizzata dallo street artist Kraita317, nata in collaborazione con la Street Levels Gallery di via Palazzuolo a Firenze.

“Da anni l’arte urbana è protagonista a Firenze e ora, per la prima volta, l’opera di un street artist troverà grande spazio anche in un museo – ha sottolineato l’assessore alle politiche giovanili Cosimo Guccione – l’amministrazione comunale ha sempre puntato sulla promozione di questa forma di arte contemporanea che adesso sarà valorizzata in uno spazio pubblico di grande rilevanza come il Museo del Novecento. Kraita317 è uno dei protagonisti di questa nuova tendenza e, grazie al progetto ‘Palazzuolo strada aperta’, ha già fatto conoscere la bellezza dei suoi colori ora i fiorentini avranno un’opportunità in più per apprezzare la sua creatività”.

“Museo Novecento rivolge da sempre grande attenzione alla ricerca artistica delle nuove generazioni, affidando a giovani artisti spazi e occasioni importanti per un confronto con l’edificio, la sua collezione e programmazione, cercando sempre il massimo dell’apertura culturale e di attivare lo scambio tra le diverse generazioni – ha affermato Sergio Risaliti, Direttore del Museo Novecento. – Questa volta abbiamo deciso di dare evidenza significativa a un protagonista della street art, Kraita317, tra le più rilevanti figure attive a Firenze, in Italia e all’estero. A lui sono state assegnate le grandi pareti del loggiato interno del piano terra del museo in modo che potesse trasformare l’ambiente museale in un percorso cittadino di spazio pubblico, sensazione aumentata dalla trasformazione del chiostro in un giardino di sculture con la mostra Endo di Namsal Siedlecki. Questo per dire che il diaframma tra spazio esterno ed interno deve essere superato in una continuità di scambio di energia tra le diverse dimensioni e realtà. Non serve coraggio per fare scelte di questo genere, semplicemente la massima attenzione a quanto è accaduto e continua ad accadere nell’arte da tempo: anche questo fa del museo non un’istituzione statica ma un centro dinamico di produzione.”

L’intervento pensato per il Museo Novecento è un lavoro unico e site-specific, che nasce dalle considerazioni sull’opera del 1988 di Maurizio Nannucci, Everything Might Be Different, esposta nel chiostro del Museo Novecento. L’idea di invertire l’ordine semantico delle parole scelte da Nannucci supporta l’artista nella legittimazione del suo operato, così come della corrente di cui fa parte. Il nuovo motto, “Diverso potrebbe essere tutto”, indica appunto la volontà di riconoscimento di un movimento artistico ancora sottovalutato, spesso controverso, ma vivo e prorompente, come quello della Street Art. Kraita317 è, infatti, un rappresentante intraprendente di quella cerchia di artisti che hanno iniziato il proprio cammino con pochi mezzi, spinti unicamente dalla propria determinazione, perennemente scortati dalla disapprovazione familiare e dalle comunità di appartenenza che avrebbero preferito vederli operai in fabbrica o dipendenti dietro una scrivania. Artisti cresciuti sacrificando il senso di sicurezza per inseguire una felicità autentica, da raggiungersi attraverso percorsi intricati e spesso amari.

Kraita317 è uno dei principali protagonisti del movimento artistico urbano fiorentino degli ultimi anni e tra gli artisti che lo scorso anno hanno partecipato alla grande esposizione internazionale di urban art del Museo Fluctuart di Parigi. Membro attivo della crew romena ANS sin dalla fine degli anni Duemila, Kraita317 nel 2018 lascia la sua città natale, Brașov, per trasferirsi a Firenze. Questo cambiamento di contesto è altamente significativo e innesca un’evoluzione rapida e costante nel suo stile, sia nel tratto sia nella selezione cromatica, transitando dal figurativo all’astratto senza mai abbandonare una cifra stilistica altamente espressiva.

Le opere astratte e sintetiche di Kraita317 rimandano a dialoghi introspettivi e personali che escludono l’uso della parola, facendo leva sulla capacità di forme essenziali e colori primari di evocare sensazioni complesse e sentimenti profondi. Quel che l’artista restituisce, prima in studio e poi in strada, è il risultato finale di un lungo percorso nato dall’urgenza di rispondere agli stimoli raccolti e poi assimilati nell’ambiente urbano. Kraita317 deposita il proprio credo direttamente sulla strada, affidando le sue opere all’usura del tempo e all’interazione con la città e suoi abitanti, quelle mani che spesso strappano o alterano i tratti distintivi originali dei lavori.

 

 

Museo Marini: Asproni lascia presidenza, tocca a Carnacini

A nominarlo il nuovo cda, composto da Anna Claudia Conte, Sergio Risaliti e Francesco Neri (nominati dal Comune di Firenze), e dallo stesso Carnacini, Barbara Cinelli e Silvia Evangelisti, nominati dalla Fondazione Marino Marini di Pistoia.

“Sono convinta  che nelle istituzioni pubbliche i secondi mandati non servano né all’evoluzione né al consolidamento degli obiettivi, ma siano solo periodi di staticità penalizzanti in un contesto di evoluzione come quello odierno. L’immobilismo e l’occupazione delle poltrone ad oltranza, tipicamente italiano, ha effetti devastanti sulla cultura, soprattutto in un momento come questo, in cui c’è bisogno di trasformazione e di dinamismo. Le energie vanno rimesse in circolo”. Con queste parole Patrizia Asproni lascia la guida della Fondazione Museo Marino Marini di Firenze che riunisce le opere dello scultore pistoiese, tra i più grandi artisti italiani del Novecento.

Ad Asproni, al vertice dal 2016 e che aveva già comunicato da oltre un anno la sua indisponibilità a un rinnovo del mandato per potersi dedicare ad impegni sopraggiunti, succede Carlo Ferdinando Carnacini, altresì presidente della Fondazione Marino Marini di Pistoia. A nominarlo il nuovo cda, composto da Anna Claudia Conte, Sergio Risaliti e Francesco Neri (nominati dal Comune di Firenze), e dallo stesso Carnacini, Barbara Cinelli e Silvia Evangelisti, nominati dalla Fondazione Marino Marini di Pistoia.

“Ci troviamo  a un punto di svolta importante e il Museo Marini  avrà necessità di ottenere i finanziamenti che merita per proseguire al meglio la sua missione” prosegue Asproni.

“Con i lavori del Kinder Art – Artisti Apprendisti, la nuova ala dedicata al settore educativo – afferma Asproni – abbiamo posto le basi per il progetto più impegnativo del Museo Marini. Penso sia questa l’occasione adatta per concludere il mio servizio civile come presidente della Fondazione Marini”: “In oltre 6 anni, di cui 2 e mezzo di chiusura obbligata, abbiamo rilanciato con i 3 prestigiosi visiting director la conoscenza del Museo in Italia e all’estero, con l’organizzazione di ben 18 mostre e 123 conferenze, con oltre 60mila visitatori e i grandi lavori di ristrutturazione e climatizzazione per migliorare la fruibilità degli spazi, con una chiusura di bilancio di mandato con un importante avanzo positivo e l’azzeramento totale del debito”.

🎧 Canova: La pace di Kiev a Firenze per la mostra “l’arte vince sulla guerra” a cura di V.Sgarbi

La mostra, curata da Vittorio Sgarbi, realizzata grazie alla collaborazione tra il Museo Novecento e il Museo Gypsotheca Antonio Canova di Possagno, organizzata da MUS.E con Contemplazioni, vede la scultura installata al centro della Sala di Leone X in Palazzo Vecchio

La Pace di Antonio Canova, la celebre versione in gesso del marmo custodito all’interno del Museo Nazionale Khanenko di Kiev e attualmente nascosto per tutelarlo dai bombardamenti della guerra tra Russia e Ucraina, arriva a Firenze. Il modello in gesso della Pace di Canova troverà  ospitalità nel cuore di Palazzo Vecchio, e diventerà un mezzo per assicurare la contemplazione del capolavoro dello scultore, altrimenti negata dal conflitto. L’evento/ mostra  assume un’ulteriore risonanza artistica e politica in quanto va a confrontarsi a poca distanza di metri con la grande tela di Pellizza da Volpedo, Il Quarto Stato, esposta da pochi giorni nel Salone dei Cinquecento.

Commissionata dal politico e diplomatico russo Nikolaj Petrovič Rumjancev, ideata da Canova nel 1812 e realizzata nel 1815, la scultura viene pensata come omaggio alla famiglia Rumjancev, fautrice di alcuni trattati di pace tra Russia e altri Paesi. Canova viene incaricato di realizzare l’opera all’alba dell’invasione napoleonica della Russia, tanto che lo scultore stesso scrive a Quatremère de Quincy l’11 febbraio 1812: «La statua della Pace si farà: vengane la guerra; essa non potrà impedirla. Ma io temo che alla pace generale non si farà statua per ora. Così si potesse farla, come io l’alzerei a mie spese!». Alla morte di Nikolaj Petrovič Rumjancev, la sua collezione viene donata allo Stato e va a costituire nel 1831 il primo Museo pubblico russo, inizialmente a San Pietroburgo, poi, nel 1861, trasferito a Mosca. Krusciov – Segretario del Partito Comunista dell’Unione Sovietica, dalle origini ucraine – decide nel 1953 di trasferire la scultura da San Pietroburgo a Kiev, al Museo Nazionale Khanenko.

L’iconografia della Pace richiama la Nemesi, dea greca della “distribuzione della giustizia”. Il serpente ricorda le medaglie romane, dove era simbolo della guerra. Il fatto che le scritte commemorative siano in latino è il risultato di una trattativa tra Canova e l’ambasciatore di Vienna: l’ipotesi iniziale della lingua russa fu accantonata in favore del latino, lingua franca e simbolo dell’unione tra le nazioni europee, a rafforzare dunque il messaggio di pace dell’opera.

““L’arte e la cultura vinceranno contro la violenza e l’abominio della guerra – dichiara il sindaco Dario Nardella -. In questi tempi così travagliati accogliamo a Palazzo Vecchio un’opera fortemente simbolica. La Pace di Kiev, ora nascosta alla vista a causa della guerra e chissà per quanto tempo ancora inaccessibile, viene evocata con l’unica sua copia esistente nella sala di Leone X. Essa ci induce a riflettere sulla estrema fragilità materica dell’arte di fronte alle forze distruttive ma anche alla potenza della stessa che si fa forma, memoria, messaggio di pace di inusitato coraggio”.

“La Pace di Kiev, proveniente dal Museo Gypsotheca Antonio Canova di Possagno, è ora a Firenze, e qui, temporaneamente, attende tempi di pace” commenta Vittorio Sgarbi, curatore della mostra. “Canova, l’ultimo grande artista che ha chiuso l’arte dell’Occidente ha unito tutto, non ha diviso. Canova è un grande conciliatore di ogni conflitto, di ogni differenza, e in nome della sua Pace io chiedo a voi di invocarla tutti insieme sul piano di spirito del mondo, perché il mondo si salvi”.

“A pochi giorni di distanza dalla presentazione del Quarto Stato di Pellizza da Volpedo – sottolinea Sergio Risaliti, direttore del museo Novecento – entra in Palazzo Vecchio un secondo capolavoro dell’arte italiana, il modello della cosiddetta Pace di Kiev plasmato nel gesso da Antonio Canova. Qui passato, presente e futuro si incontrano e s’incrociano e l’arte si assume il compito di rappresentare il destino dell’umanità. Incredibile come le opere di due artisti di cultura e stile così diversi se non antitetici, possano calarsi nell’attualità e rigenerarsi ai nostri occhi. A riprova che i grandi capolavori travalicano la propria epoca, anche quando nascono dalla cronaca, perché si fanno portavoce di valori universali. Passando davanti al Quarto Stato, soffermandosi ad ammirare le forme classiche della Pace, è immediato ricordare due principi fondamentali della nostra costituzione. Il primo che mette al centro il lavoro, e l’undicesimo che ripudia la guerra. Non è scontato che l’arte si faccia portavoce in modo così sublime e coinvolgente ai nostri occhi e al nostro animo di simili ideali e valori. Quando ciò accade riconosciamo nelle opere dei grandi artisti delle ancore di salvataggio oltre che dei moniti ad agire per il bene dell’uomo e il progresso della civiltà. Guardando le bianche immacolate forme della Pace di Kiev non possiamo non pensare al sangue che scorre in Ucraina, al dramma dei profughi, agli orrori perpetuati tra i civili. E non possiamo non pensare alla sorte di tanti capolavori artistici messi a rischio dalla furia distruttiva degli eserciti. La Pace di Canova ci impone di dare un senso alla bellezza, facendoci portatori di fraternità e solidarietà tra i popoli e le persone”.

 

ANTONIO CANOVA

La pace di Kiev. L’arte vince sulla guerra

a cura di Vittorio Sgarbi

Sala Leone X – Palazzo Vecchio, Firenze

11 maggio – 18 settembre 2022

Un progetto del Museo Novecento di Firenze

Organizzazione MUS.E con Contemplazioni

 

Museo di Palazzo Vecchio

Lunedì – Martedì – Mercoledì – Venerdì – Sabato – Domenica

9 – 19

Monday – Tuesday – Wednesday – Friday – Saturday – Sunday

9 am – 7 pm

Giovedì / Thursday 9 – 14 (9 am – 2 pm)

 

🎧 Jenny Saville al Museo Novecento e non solo

Firenze, presentata la mostra delle opere di Jenny Saville, che si terrà dal 30 settembre 2021 al 20 febbraio 2022, la città di Firenze accoglierà infatti una delle più grandi pittrici viventi e voce di primo piano nel panorama artistico internazionale.

Ma quella dedicata a Jenny Saville non è solo una mostra, ma si tratta di un progetto espositivo ideato e curato da Sergio Risaliti, Direttore del Museo Novecento, che coinvolge i maggiori musei della città: Museo di Palazzo Vecchio, Museo dell’Opera del Duomo, Museo degli Innocenti e Museo di Casa Buonarroti.

In podcast l’intervista al direttore del Museo Novecento, Sergio Risaliti, a cura di Gimmy Tranquillo.

Jenny Saville trascende i limiti tra figurativo e astratto, tra informale e gestuale, riuscendo a trasfigurare la cronaca in un’immagine universale, un umanesimo contemporaneo che rimette al centro della storia dell’arte la figura, sia essa un corpo o un volto, per dare immagine alle forze che agiscono dentro e contro di noi.

Come nessun altro artista del nostro tempo si è lasciata alle spalle il postmoderno per ricostruire un serrato dialogo con la grande tradizione pittorica europea in costante confronto con il modernismo di Willem de Kooning e Cy Twombly e la ritrattistica di Pablo Picasso e Francis Bacon.

Il percorso di mostra delinea la forte correlazione tra Jenny Saville e i maestri del Rinascimento italiano, in particolare con alcuni grandi capolavori di Michelangelo. Emergono alcuni dati, come la misura monumentale dei dipinti, tratto distintivo del linguaggio figurativo dell’artista fin dai primi anni della sua carriera, così come la sua ricerca incentrata sul corpo, sulla carne, e su soggetti femminili nudi, mutilati o schiacciati dal peso e dall’esistenza.

La mostra, promossa dal Comune di Firenze, organizzata da MUS.E e sostenuta da Gagosian, rappresenta un incontro unico tra antico e contemporaneo e invita il pubblico a scoprire l’opera di Jenny Saville (7 maggio 1970, Cambridge) attraverso dipinti e disegni degli anni ’90 e lavori realizzati appositamente per la mostra.

🎧 Vinicio Berti: Omaggio a 100 anni dalla nascita

Firenze, in occasione del centenario della nascita dell’artista Vinicio Berti, il Museo Novecento presenta “AVANTI POPOLO! VINICIO BERTI. Omaggio a 100 anni dalla nascita“, giornata dedicata al grande maestro fiorentino, la cui opera è profondamente legata alla città in cui ha operato per tutta la propria vita.

La giornata intende gettare nuova luce sulla lunga e articolata ricerca dell’artista fiorentino Vinicio Berti, grazie al coinvolgimento di studiosi ed esperti di diverse discipline, a partire dalla ricostruzione del legame tra il Museo Novecento e lo stesso Vinicio Berti.

Il patrimonio custodito all’interno delle ex Leopoldine, infatti, si lega indissolubilmente allo spirito di solidarietà manifestato dalla comunità artistica italiana e internazionale all’indomani dell’alluvione del1966.

Nel 2015, a integrazione di queste importanti e preziose donazioni, è giunto nelle Collezioni civiche del Comune di Firenze il grande lascito di Vinicio Berti: una raccolta di circa 600 opere, donate dalla vedova dell’artista, Liberia Pini, insieme a numerosi manoscritti, documenti e lavori grafici.

Partendo dall’indagine sulla parabola creativa di Vinicio Berti, segnata dalla folgorante stagione dell’Astrattismo Classico, si intende poi proseguire con una riflessione più ampia sulle profonde implicazioni politiche del suo lavoro. Il recupero di aneddoti e fatti salienti che hanno contraddistinto il percorso dell’artista verrà affiancato a uno studio più attento dei temi e dei modi del suo stile pittorico, in costante dialogo con la ricerca nel campo della grafica. Grazie al contributo di critici e intellettuali di diversa provenienza e formazione, sarà inoltre possibile ampliare la ricostruzione a partire da un’analisi del profondo rapporto con l’architettura e la carta stampata.

In podcast l’ntervista al direttore del Museo Novecento Sergio Risaliti e al critico d’arte Luca Nannipieri, a cura di Gimmy Tranquillo.

🎧 Italiae: al Forte Belvedere, lo ‘specchio’ della fotografia racconta il nostro Paese

Si intitola “Ieri, oggi, domani. Italia autoritratto allo specchio” il progetto curato da Sergio Risaliti che riunisce negli spazi del Forte Belvedere due mostre: Italiae, Dagli Alinari ai maestri della fotografia contemporanea e Pienovuoto di Massimo Vitali

La storia dell’Italia attraverso la fotografia. Ma anche la storia della fotografia italiana (e non solo) attraverso le immagini degli italiani. Il Forte Belvedere torna a mostrarsi in tutta la sua interezza come spazio espositivo d’eccezione, mentre l’arte fotografica torna ad essere protagonista con ben due esposizioni.  Ieri, oggi, domani. Italia autoritratto allo specchio è infatti il progetto curaro da Sergio Risaliti che riunisce negli spazi del Forte due mostre: Italiae
Dagli Alinari ai maestri della fotografia contemporanea e Pienovuoto di Massimo Vitali.

Dal 25 giugno al 10 ottobre 2021 un progetto Museo Novecento Off
promosso dal Comune di Firenze con la collaborazione del Ministero degli esteri e della Cooperazione Internazionale  e della Fondazione Alinari per la Fotografia. Organizzazione MUS.E

Il progetto “Italiae. Dagli Alinari ai maestri della fotografia contemporanea” è una storia di archivio della migliore fotografia italiana dedicata al nostro Paese, dalle foto storiche di Alinari alle nuove produzioni contemporanee. Italiae è lo specchio di un’Italia “plurale”, su cui nel tempo si è posato lo sguardo di fotografi diversissimi per tono, tecnica e stile, attenti a restituire le identità mobili e complesse del Paese, le sue tradizioni così come le sue più sottili linee di evoluzione. Un ritratto eccezionale che la Farnesina porterà in tutto il mondo grazie alla sua rete di Ambasciate, Consolati e Istituti Italiani di Cultura: in contemporanea con la tappa fiorentina, la mostra ha inaugurato a Minsk e proseguirà poi per San Pietroburgo, prime tappe di un tour internazionale che si articolerà fra 2021 e 2022. “Pienovuoto”, vede invece coinvolto il grande fotografo Massimo Vitali, noto al mondo intero per i suoi scatti ‘metafisici’. Le foto in mostra sono un ritratto della nostra società contemporanea tra solitudini, moltitudini, spazi pieni, assembramenti e spazi vuoti, dove la natura o le città sembrano aver isolato pochi sopravvissuti nel mezzo di architetture e paesaggi grandiosi, sublimi, che dominano ancora incontrastati la vita.

“Con Italiae, il Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale ha scelto di portare nel mondo un ritratto corale e poliedrico del nostro Paese: un racconto visivo che ripercorra le trasformazioni dell’Italia, raccontandone le identità collettive, i saperi tradizionali e le grandi innovazioni – ha spiegato la Min. Plen. Cecilia Piccioni, Direttrice Centrale per la Promozione della Cultura e della Lingua Italiana del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale -. Per capire e raccontare l’Italia, oggi come ieri, ci affidiamo a una narrazione che integri memoria storica e sguardo al futuro: è questo il percorso che abbiamo scelto per offrire al pubblico internazionale, con immagini contemporanee e d’archivio, un viaggio tra territori, opere e i diversi volti del Paese, testimoniando al contempo del talento e della straordinaria vitalità della fotografia italiana e dei suoi più giovani talenti. La tappa fiorentina di ItaliAE  è per noi occasione di mostrare anche al pubblico italiano il lavoro della Farnesina per la promozione della nostra cultura nel mondo, ma soprattutto per ribadire il valore del dialogo tra istituzioni culturali e imprese creative italiane e internazionali, in uno spirito di sempre maggiore vicinanza, integrazione e collaborazione”.

“Come negli scorsi anni il Forte di Belvedere diventa fulcro dell’arte contemporanea a Firenze per tutto il periodo estivo – spiega Sergio Risaliti -. Quest’anno con ancora maggiore convinzione ed entusiasmo apriamo la Palazzina alla grande fotografia e ai suoi maggiori protagonisti. Un ritorno alla tradizione è sicuramente la presenza di Alinari al Belvedere; chi non ricorda alcune mostre allestite nei decenni passati propri qui in queste sale. Alle immagini dei tanti fotografi che con stili diversi ci restituiscono un ritratto del nostro paese, dei volti e dei paesaggi, delle tradizioni e del saper fare più tipico delle nostre regioni, abbiamo voluto accostare, e quindi celebrare, l’opera di uno dei maggiori fotografi del nostro tempo, Massimo Vitali, chiamato a mettere in scena pure lui l’Italia secondo punti di vista del tutto peculiari. Un teatro universale l’Italia di Vitali ora presa d’assalto ora al contrario ancora spazio di estese misure e solitudini, tra assembramenti e moltitudini di spiagge affollate e discoteche piene all’inverosimile. A fare da contraltare a questo repertorio ecco invece spazi ancora incontaminati, dove poche presenze testimoniano la forza della natura e il suo dominio fuori della civiltà dei consumi e della tecnologia. “Ieri oggi domani. Italia autoritratto allo specchio” vuole essere in questo momento anche un omaggio al nostro paese, così drammaticamente colpito dalla pandemia, e a quei settori, del turismo e dei beni culturali che hanno sofferto maggiormente la crisi. Speriamo che questa doppia mostra inciti ad amare ancora

Visite guidate a Forte Belvedere 25 giugno – 10 ottobre 2021

Sono in programma, a cura di MUS.E, visite guidate alle due esposizioni e al Forte Belvedere tutti i venerdì e tutti i sabati alle ore 17 (gratuite e riservate ai soci Unicoop Firenze) e alle 18.30. Le visite consentono di apprezzare le opere di grandissimi fotografi, dalla fine dell’Ottocento fino a oggi, compiendo un itinerario poetico che attraversa l’Italia e che restituisce – attraverso la lente dell’arte – luoghi, creazioni e protagonisti di un’italianità poliedrica, con un focus particolare sull’opera di Massimo Vitali, autore di scatti magistrali sulla nostra società contemporanea. Il percorso consente anche di conoscere storia e caratteri della straordinaria architettura militare di Forte Belvedere. È inoltre in programma un calendario di attività speciali gratuite promosso da Fondazione CR Firenze che, dall’8 luglio fino al termine delle mostre, accompagnerà i più giovani alla scoperta dell’arte della fotografica. L’iniziativa L’arte del vedere. Laboratori per giovani fotografi, a cura di Fondazione CR Firenze insieme a MUS.E,  propone infatti attività laboratoriali gratuite per bambini e ragazzi dai 7 ai 12 anni in programma al Forte Belvedere e Villa Bardini.

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