SAPPE, aggressione in carcere contro alcuni agenti

La scorsa notte si è verificata un’ aggressione ai danni di alcuni agenti nel carcere La Dogaia di Prato. A denunciare l’accaduto il Sindacato Autonomo della Polizia Penitenziari (Sappe).

“Un detenuto, già noto per i suoi comportamenti aggressivi, mentre veniva accompagnato nella detenzione di isolamento, si scagliava contro i preposti di polizia in servizio nel reparto media sicurezza”. Queste la denuncia del sindacato Sappe.

Secondo quanto riportato, il detenuto avrebbe strappato “a morsi il guanto a uno degli agenti” e poi avrebbe cercato “di colpirli con un bastone di ferro, ricavato da una finestra sfasciata dallo stesso prima di essere placato. Solo grazie al professionale intervento di altro personale di polizia penitenziaria si è evitato il peggio”.

A seguito della colluttazione, per tre agenti 7 giorni di prognosi. “La brutale aggressione è sintomatica della diffusa insofferenza di una buona parte dei detenuti al rispetto delle regole – denuncia il segretario generale del Sappe Donato Capece -. Oggi in carcere i detenuti sono convinti di fare quel che vogliono, e di poter aggredire i poliziotti soprattutto, perché non ci sono regole certe che stroncano queste inaccettabili violenze”.

Capece prosegue nella dichiarazione invitando il governo a compiere dei cambiamenti. “Al nuovo ministro della Giustizia che verrà chiedo di avere quel coraggio che non hanno avuto i loro predecessori nel modificare l’insostenibile e pericolosa situazione delle carceri italiane”.

Rivolta in carcere di Pisa, SAPPE: “Devastata sezione detentiva”

Pisa, secondo un comunicato del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria, martedì sera si sarebbe: “Sfiorata la tragedia in carcere, per la violenta rivolta di un gruppo di detenuti”.

A ricostruire l’accaduto è Francesco Oliviero, segretario regionale per la Toscana del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria SAPPE: “Ieri sera si sono vissuti momenti di grande tensione nel carcere di Pisa. I detenuti del primo piano Reparto giudiziario hanno dato luogo ad una veemente rivolta, distruggendo l’intera Sezione. Le motivazioni sono la mancata consegna dei generi alimentari acquistati alla locale impresa perché, da quando è subentrata la nuova ditta, i generi alimentari non vengono consegnati con regolarità. Fortunatamente e solo grazie alla professionalità dei poliziotti penitenziari in servizio e del tempestivo intervento del Direttore dell’istituto, non c’è stato bisogno di utilizzare la forza per ripristinare l’ordine e la sicurezza”.

Per Oliviero, “l’Amministrazione Penitenziaria Regionale deve affrontare e risolvere le attività della nuova ditta vincitrice dell’appalto. Difatti analoghe problematiche sulla consegna dei prodotti si registrano anche in altri Istituti della Regione. Gli agenti della Polizia Penitenziaria in servizio nella Regione Toscana non possono sempre trovarsi in situazioni di rischio per disfunzioni organizzative.

Per Donato Capece, segretario generale del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria SAPPE, il primo e più rappresentativo dei Baschi Azzurri, “i gravi episodi avvenuti nel carcere pisano, che non hanno avuto un tragico epilogo grazie all’attenzione ed alla prontezza del personale di Polizia penitenziaria, riporta drammaticamente d’attualità la grave situazione penitenziaria. Ogni giorno nelle carceri italiani succede qualcosa ed è quasi diventato ordinario denunciare quel che accade tra le sbarre. Il SAPPE denuncia da tempo che le carceri sono diventate un colabrodo per le precise responsabilità di ha creduto che allargare a dismisura le maglie del trattamento a discapito della sicurezza interna ed in danno delle donne e degli uomini della Polizia Penitenziaria. Il fatto grave accaduto nel carcere di Pisa pone in evidenza una volta di più la necessità di una riorganizzazione del Corpo di Polizia Penitenziaria, più funzionale al sistema della sicurezza del Paese, considerato proprio che il nostro Corpo di Polizia è espressione di una specializzazione nel panorama del Comparto Sicurezza e del sistema giustizia del Paese. Sono decenni che chiediamo l’espulsione dei detenuti stranieri, un terzo degli attuali presenti in Italia, per fare scontare loro, nelle loro carceri, le pene. Ma serve anche più tecnologia e più investimenti: la situazione resta allarmante, anche se gli uomini e le donne della Polizia Penitenziaria garantiscono ordine e sicurezza pur a fronte di condizioni di lavoro particolarmente stressanti e gravose. I decreti svuota-carceri, che più di qualcuno continua ad invocare ad ogni piè sospinto, da soli non servono: serve una riforma strutturale dell’esecuzione, serve il taser per potersi difendere dai detenuti violenti e la dotazione di body-cam”.

Sollicciano, Sappe: “Detenuto si impicca in cella, salvato dagli agenti di polizia penitenziaria”

Firenze, il Sappe, Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria, denuncia una giornata da incubo nella Casa circondariale di Sollicciano, dove “solo grazie al tempestivo e professionale intervento della Polizia Penitenziaria si è impedito che un detenuto si togliesse la vita”.

La notizia arriva per voce del Segretario Regionale della Toscana del Sappe, Francesco Oliviero: “Un detenuto originario del Marocco di 27 anni, ha tentato di togliersi la vita ed è stato salvato solo grazie all’intervento della Polizia penitenziaria. L’uomo era stato arrestato e tradotto in Istituto di Sollicciano il 5 agosto, per reati di spaccio di sostanze stupefacenti. Ha tentato di impiccarsi utilizzando il lenzuolo che ha legato al collo e alle sbarre. A quel punto, un giovane poliziotto penitenziario nel giro di controllo è intervenuto ed ha per fortuna cambiato il corso del destino dell’uomo sottraendolo alla morte. Restano ignote le motivazioni che hanno portato il detenuto a porre in essere il gesto estremo.  È stato trasportato nel nosocomio cittadino con prognosi riservata. In ogni caso, il dato certo è che la scelta di togliersi la vita è originata da uno stato psicologico di disagio. È un dato oggettivo che chi è finito nelle maglie della devianza spesse volte è portatore di problematiche personali sociali e familiari”.

Per il segretario del Sappe. “questa è la Polizia Penitenziaria pronta ad agire con gli altri operatori e con gli stessi detenuti, come in tale evento critico al carcere di Sollicciano, per tutelare la vita dei ristretti. Questa è comunità, ma nel rispetto dei difficili ruoli che ognuno viene chiamato a svolgere per la propria parte di competenza. L’ennesimo tentato suicidio di una persona detenuta, sventato in tempo dalla professionalità ed attenzione dei poliziotti, dimostra come i problemi sociali e umani permangono, eccome, nei penitenziari.

“L’ennesimo suicidio sventato di un detenuto in carcere dimostra come i problemi sociali e umani permangono, eccome, nei penitenziari, al di là del calo delle presenze. E si consideri che negli ultimi 20 anni le donne e gli uomini della Polizia Penitenziaria hanno sventato, nelle carceri del Paese, più di 23mila tentati suicidi ed impedito che quasi 175mila atti di autolesionismo potessero avere nefaste conseguenze”, aggiunge il Segretario Generale del Sappe Donato Capece.

Il leader nazionale del Sappe richiama un pronunciamento del Comitato nazionale per la Bioetica che sui suicidi in carcere aveva sottolineato come “il suicidio costituisce solo un aspetto di quella più ampia e complessa crisi di identità che il carcere determina, alterando i rapporti e le relazioni, disgregando le prospettive esistenziali, affievolendo progetti e speranze. La via più netta e radicale per eliminare tutti questi disagi sarebbe quella di un ripensamento complessivo della funzione della pena e, al suo interno, del ruolo del carcere. Proprio il suicidio è spesso la causa più comune di morte nelle carceri. Gli istituti penitenziari hanno l’obbligo di preservare la salute e la sicurezza dei detenuti, e l’Italia è certamente all’avanguardia per quanto concerne la normativa finalizzata a prevenire questi gravi eventi critici. Ma il suicidio di un detenuto rappresenta un forte agente stressogeno per il personale di polizia e per gli altri detenuti”.

SAPPE: “Aggredito agente di polizia penitenziaria che scopre distilleria alcolica in cella”

Firenze, il carcere di Sollicciano ancora al centro delle cronache, questa volta secondo quello che fa sapere il SAPPE, Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria, si tratterebbe di un’aggressione contro il personale di Polizia Penitenziaria di cui si sarebbero resi protagonisti alcuni detenuti.

“Ultimo grave episodio, oggi pomeriggio, sul quale riferisce Pasquale Salemme, segretario nazionale per la Toscana del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria SAPPE – si legge in un comunicato – Oggi pomeriggio, intorno alle 14:30, un poliziotto intento a svolgere le operazioni di battitura in una cella della V Sezione è stato oggetto dell’ennesima aggressione a Sollicciano. Il collega ha scoperto che i due detenuti maghrebini presenti nella cella stavano “distillando” in una pentola della grappa. All’atto del sequestro della pentola con il relativo contenuto, uno dei ristretti ha prima inveito con parole offensive contro l’agente e poi lo ha colpito con una testata ed una serie di pugni. L’altro detenuto, invece, in modo vile, ha colpito alle spalle il poliziotto penitenziario con uno scolapasta alla nuca. Il collega con un evidente taglio sulla testa è stato trasferito al nosocomio cittadino. Il SAPPE adesso dice veramente basta! Va bene il rischio del mestiere ma a questo punto sta diventando sempre più pericoloso fare questo lavoro senza uomini e mezzi appropriati e senza una formazione adeguata”.

Il segretario Generale del SAPPE Donato Capece ricorda che da mesi il SAPPE “denuncia le gravi violenze contro i poliziotti delle carceri italiane, sempre più spesso aggrediti, minacciati, feriti, contusi e colpiti con calci e pugni da detenuti e la mancata assunzione di provvedimenti in materia di ordine e sicurezza delle carceri da parte del Ministero della Giustizia a tutela degli appartenenti al Corpo di Polizia Penitenziaria, sintomo evidentemente di una mancanza di progettualità dell’esecuzione della pena e, in questo, contesto del ruolo dei Baschi Azzurri”.

“Gli eventi critici contro gli appartenenti alla Polizia Penitenziaria sono aumentati in maniera spaventosa”, conclude. “E tutto questo in assenza di provvedimenti utili a garantire la sicurezza e l’incolumità del personale di Polizia Penitenziaria”. Da qui l’appello del SAPPE al Ministero della Giustizia per solleciti interventi per il reparto di Polizia Penitenziaria del carcere di Firenze Sollicciano.

Sappe, doppia aggressione contro agenti a Livorno

Doppia aggressione contro agenti penitenziari da parte di detenuti ieri nel carcere di Livorno. Lo rende noto il Sindacato autonomo polizia penitenziaria Sappe.

Il primo episodio, spiega il sindacato in una nota, si è verificato nel reparto alta sicurezza, dove un agente è stato aggredito da un detenuto sottoposto alla sorveglianza particolare mentre stava entrando nel cortile dell’ora d’aria. Successivamente un vice ispettore è stato schiaffeggiato da un altro detenuto nel reparto transito.

Per il Sappe, quanto avvenuto “ci ricorda per l’ennesima volta quanto sia pericoloso lavorare in un penitenziario. Rinnoviamo, alla luce del grave fatto accaduto a Livorno, la richiesta di un incontro con il Ministro della Giustizia Alfonso Bonafede per affrontare eventuali interventi che possano essere messi in campo dalla politica”.

Carceri, San Gimignano: detenuto ferisce agente, 12 punti di sutura

Nel pomeriggio di ieri, un agente penitenziario del carcere di San Gimignano ha subito una aggressione da parte di un detenuto della struttura, riportando ferite e danni all’udito. Ha evitato conseguenze ben peggiori il tempestivo intervento dei poliziotti in servizio nel Reparto Media Sicurezza in soccorso dell’agente aggredito. L’ispettore è stato portato all’ospedale ‘Le Scotte’ di Siena.

“Nel pomeriggio” dentro il carcere di San Gimignano un recluso “ha aggredito alcuni poliziotti per futili motivi” quando “verso le 16.30-17 un detenuto tunisino della sezione media sicurezza ha lanciato dall’interno della sua cella un fornellino del gas che, per caso del tutto fortuito, attraversando lo spioncino del blindo ha colpito a un orecchio l’ispettore della sorveglianza generale”. Lo afferma in una nota il segretario generale del sindacato di polizia penitenziaria Sappe, Donato Capece, ricostruendo l’aggressione, avvenuta ieri, a un ispettore dentro il carcere di San Gimignano.

“Il motivo del folle gesto – prosegue – risiede nella pretesa del ristretto di effettuare una telefonata non prevista, che peraltro gli era stata già negata la mattina. Il collega ha riportato una ferita all’orecchio con 12 punti di sutura”. Per Capece “i detenuti evidentemente sono convinti non di essere in carcere a scontare una pena ma in un albergo” ed “è grave che la recrudescenza di eventi critici in carcere si è concretizzata proprio quando sempre più carceri hanno introdotto la vigilanza dinamica e il regime penitenziario ‘aperto’, ossia con i detenuti più ore al giorno liberi di girare per le sezioni detentive con controlli sporadici della polizia penitenziaria”.

Per la Fns Cisl di Siena “il vile gesto è ulteriore dimostrazione del grave contesto in cui quotidianamente operano donne e uomini della polizia penitenziaria” e “dell’immediata necessità di dare vita al nuovo progetto per la casa di reclusione di San Gimignano”. Si ricorda che la struttura di recente è balzata alle cronache recentemente per l’inchiesta sui presunti pestaggi ai detenuti e dove, da tempo, sono denunciate condizioni difficili di vivibilità.

“Grave quanto accaduto nel carcere di San Gimignano. Non è la prima volta che assistiamo a episodi di questo tipo, un problema che fa riemergere il dramma del ridimensionamento della Polizia Penitenziaria, che tra i corpi continua ad essere quello più penalizzato, il commento di Fabio Rampelli”, vicepresidente della Camera e deputato di Fdi.

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