Capannori primo comune ad avviare porta a porta per rifiuti tessili

Capannori, il comune il provincia di Lucca è il primo comune italiano ad aver avviato la raccolta porta a porta dei rifiuti tessili.

Il servizio sperimentale avviato lo scorso luglio, spiega una nota, è a cadenza bimestrale e al momento interessa alcune frazioni dove sono state tolte le campane di raccolta degli abiti usati. I cittadini possono comunque continuare a conferire i rifiuti tessili alle isole ecologiche o presso i centri del riuso del territorio. Nel mese di luglio sono stati raccolti 1.640 kg di materiale e con il secondo giro a settembre 2.260 kg. Durante il terzo giro di raccolta, avvenuto oggi, su circa 12.700 utenze servite sono stati raccolti 840 sacchi di materiali tessili. Alla luce dei buoni risultati della sperimentazione dal 2023 il servizio sarà esteso a tutto il territorio comunale.

I dati sono stati illustrati oggi, in occasione della Settimana europea per la riduzione dei rifiuti, alla presenza del sindaco Luca Menesini, e, tra gli altri, Rossano Ercolini, coordinatore del Centro di ricerca Rifiuti zero. L’Amministrazione comunale ha inoltre candidato ai bandi Pnrr del ministero della Transizione ecologica la creazione di un centro di selezione di rifiuti tessili. Si prevede una somma di 5,4 milioni ed il comune è in attesa della graduatoria definitiva. Il progetto interesserà uno stabilimento con superficie coperta di circa 2mila metri quadrati con la capacità tecnologica di individuare le diverse fibre e di condurle in linee distinte di trattamento primario che provvederebbero ad una prima sanificazione e al successivo imballaggio per la spedizione verso impianti di riciclo.

Il centro avrebbe una capacità di trattamento di circa 6.500 tonnellate all’anno. “Da un’analisi compiuta sui materiali presenti nei sacchi ‘grigi’ è emerso che i rifiuti tessili a Capannori rappresentano il 15% della frazione indifferenziata – ha spiegato Menesini -. Per questo insieme ad Ascit abbiamo deciso di sperimentare la raccolta porta a porta dei vestiti usati e dei rifiuti tessili che grazie ai buoni risultati fatti registrare, dal prossimo anno diventerà strutturale”.

900mila euro per i lavori al ponte San Donnino

La Giunta regionale ha dato il via libera a uno stanziamento straordinario di 900mila euro per i lavori al ponte di San Donnino, sulla strada regionale 445 della Garfagnana, nel comune di Piazza al Serchio.

Il ponte di San Donnino, sito nel comune lucchese, era chiuso al transito anche pedonale dal 28 giugno a seguito di un anomalo innalzamento dell’impalcato che aveva prodotto degli ‘scalini’ sulla sede stradale del viadotto, con il successivo riscontro di un’usura di cavi di tenuta. L’intervento, già avviato nei giorni successivi alla chiusura dalla Provincia di Lucca, consentirà, si spiega dalla Regione, la prossima riapertura del ponte “che rappresenta la principale via di collegamento verso l’abitato di S.Donnino, di competenza della Regione Toscana”. I lavori previsti “prevedono la messa in sicurezza del ponte e la salvaguardia pubblica e privata finalizzata alla conservazione e al mantenimento dell’integrità della struttura”.

“La sicurezza di ponti, strade e di tutte le infrastrutture della Toscana è per noi una priorità assoluta. In questo caso – ha spiegato l’assessore toscano alle infrastrutture Stefano Baccelli – andiamo a finanziare con 900mila euro un intervento urgente e importante che consentirà di riportare il viadotto di San Donnino in esercizio. Saniamo una situazione di pericolo e mettiamo nuovamente i cittadini in grado di ripercorrere una strada di collegamento importante con l’Alta Garfagnana, che accorcia i tempi facilitando gli spostamenti. Il finanziamento che destiniamo alla Provincia per il ripristino del viadotto – ha aggiunto Baccelli – nulla toglie alla programmazione ordinaria regionale di altri interventi previsti in Toscana perché queste azioni di messa in sicurezza vengono finanziate tramite uno stanziamento del bilancio gestionale 2022-2024. Ora auspichiamo che i lavori procedano spediti”.

“I fondi regionali stanziati ci permettono di procedere spediti nella messa in sicurezza dell’opera”, ha commentato il presidente della Provincia Luca Menesini mentre per il sindaco di Piazza al Serchio Andrea Carrari, che è anche consigliere provinciale con delega alla viabilità della Garfagnana, il contributo della Regione “ci consente di procedere con gli interventi più radicali di ripristino e messa in esercizio del viadotto che, come dissi al tempo della chiusura, rappresenta la principale via di collegamento dell’alta Garfagnana attraverso la cosiddetta variante di S. Donnino di cui il ponte è parte essenziale”.

Ritirate 7 tonnellate di reti da pesca dismesse all’Isola d’Elba

All’Isola dell’Elba sono state ritirate sette tonnellate di reti da pesca dismesse. L’iniziativa, che rientra nell’ambito del Programma nazionale triennale della pesca e dell’acquacoltura, è stata realizzata da Confcooperative.

Il progetto nella fase di realizzazione ha coinvolto due cooperative associate, Cooperativa San Leopoldo e Cooperativa AcliPesca: il ritiro è stato possibile grazie alla ditta Alto Ambiente di Altopascio, comune sito nell’area lucchese, specializzata nel trasporto e trattamento di rifiuti speciali, tali sono infatti considerate le reti da pesca.

“In due distinte operazioni abbiamo riempito tre camion e ritirato ben 7 tonnellate di reti disarmate, fili da pesca e lenze delle barche di tutta la flottiglia elbana – spiega Andrea Bartoli, responsabile pesca di Fedagripesca Confcooperative Toscana -. Il ritiro è avvenuto in tre zone: Marina di Campo, area Porto Azzurro-Capoliveri, Marciana Marina”. Bartoli sottolinea che “il materiale raccolto era stipato in magazzini e sedi delle cooperative all’Elba, materiale che i pescatori avevano necessità di smaltire. Gli attrezzi da pesca raccolti sono, successivamente, stati trasferiti presso un impianto di trattamento e riciclo di materiali plastici. Rimangono da smaltire almeno altre 30 tonnellate, materiale che si accumula, annualmente, al termine della stagione di pesca e che, essendo rifiuto speciale, deve essere smaltito in modo adeguato e da ditte certificate”.

Trebbio di Pescaglia: trovato morto in un dirupo un uomo 51enne. In corso le indagini

Trebbio di Pescaglia, un uomo di 51 anni, Francesco Ciabattari, è stato trovato morto in una scarpata del territorio lucchese nella quale è precipitato per oltre 110 metri con la propria auto, una Fiat Punto.

Da quanto è emerso dalle indagini l’uomo, che viveva nel comune di Pescaglia, si era allontanato dalla sua abitazione venerdì scorso con la sua auto e non aveva più fatto ritorno. I vicini, preoccupati di non avere più sue notizie, hanno deciso di fare una segnalazione e allertare le forze dell’ordine. Le ricerche per ritrovare Ciabattari erano in corso da qualche giorno quando i militari lo hanno ritrovato ieri, 8 novembre. Infatti, mentre stavano passando al setaccio la zona, nella vegetazione hanno notato segni di fuoriuscita del mezzo. A quel punto si sono calati nella scarpata dove hanno trovato resti dell’auto completamente distrutta che era finita incastrata tra la vegetazione in fondo a un dirupo profondo oltre 100 metri.

Le operazioni di recupero del corpo ormai senza vita dell’uomo sono state lunghe e complesse, infatti i vigili del fuoco sono dovuti intervenire con tre mezzi. L’ipotesi è che si sia trattato di un incidente ma gli accertamenti da parte dei carabinieri del comando provinciale di Lucca sono ancora in corso.

Sant’Anna di Stazzema candidata per il Marchio del patrimonio europeo 2023

Sant’Anna di Stazzema, la località in provincia di Lucca tristemente nota per il massacro perpetrato dalle forze naziste durante la seconda guerra mondiale, si candida al marchio di ‘sito di interesse europeo’.

Per riuscire in questo intento Sant’Anna di Stazzema ha partecipato al bando del ministro della Cultura per ottenere il Marchio del patrimonio europeo nell’ambito della selezione 2023. Lo riferisce una nota in cui si spiega che il marchio del patrimonio europeo è un’azione speciale di Europa creativa, programma quadro della Commissione europea per la cultura e per il settore audiovisivo e consiste nell’assegnazione di un riconoscimento a quei siti del patrimonio culturale europeo, che abbiano un particolare valore simbolico e rivestano un ruolo importante nella storia e nella cultura d’Europa o nella costruzione dell’Unione europea. Possono partecipare i siti che dimostrino il valore simbolico europeo del sito proposto, in termini di carattere transfrontaliero o paneuropeo dello stesso, di collocazione e ruolo nella storia e nell’integrazione europee e legame con eventi, personalità o movimenti chiave europei oppure, infine, di collocazione e ruolo nello sviluppo e nella promozione dei valori comuni che sono alla base dell’integrazione europea.

L’ultimo sito italiano a ricevere il marchio del patrimonio europeo, nell’ambito della selezione 2021, è stato il comune di Ventotene lo scorso aprile 2022, che si è andato ad aggiungere agli altri tre luoghi della cultura in Italia già insigniti del riconoscimento: il Museo Casa De Gasperi – Marchio nella selezione 2014, Forte Cadine – Marchio nella selezione 2017 e l’Area archeologica di Ostia antica – Marchio nella selezione 2019.

In luoghi come Sant’Anna di Stazzema“, commenta il presidente del Parco Nazionale della pace, sindaco di Stazzema Maurizio Verona, “nasce la nostra Costituzione, come luogo di sofferenza e di dolore, ma non solo: nel Dopoguerra sulle ceneri dei paesi distrutti nacque un’idea diversa di convivenza tra i popoli che era già in incubazione prima che le armi tacessero. La nascita delle istituzioni europee è il più grande esperimento di convivenza pacifica e collaborazione tra i popoli che trova in questi luoghi di sofferenza le sue radici”. Dalla collaborazione con Casa Europa, prosegue, “nasce l’idea di candidare Sant’Anna come luogo con il Marchio Europeo. Oggi le armi tornano a tuonare in Europa dopo la Seconda Guerra Mondiale e dopo la tragedia della ex Jugoslavia”.

Ponte della Tambura in Garfagnana: al via l’abbattimento

Sabato 5 novembre è previsto l’intervento di demolizione controllata del vecchio ponte della Tambura, sulla strada provinciale 50 “di Vagli” nell’omonimo comune dell’alta Garfagnana in provincia di Lucca, che verrà ricostruito ex novo.

L’abbattimento del ponte fa parte del più complessivo intervento di ricostruzione previsto dalla provincia lucchese che, nell’aprile 2020, dopo approfondite verifiche tecniche, ne aveva deciso la chiusura al transito per motivi di sicurezza. La costruzione del ponte della Tambura risale al 1954-1955 su progetto del professor Riccardo Morandi.

Tra fine settembre e i primi giorni di ottobre la ditta affidataria, spiega una nota, la Vando Battaglia costruzioni di Gallicano, ha aperto il cantiere da 2,8 milioni di euro, coperto interamente da risorse provenienti dal Mims.

La demolizione controllata avverrà tramite microcariche esplosive ed è prevista un’area di sicurezza. Verranno infatti evacuate temporaneamente alcune abitazioni, un albergo e ci sarà  la chiusura di due strade comunali e della strada provinciale n. 50. Nel dettaglio saranno interdette al transito dalle 13.30 alle 16.30 la via Vandelli nel tratto dall’incrocio delle scuole medie fino all’intersezione con la provinciale all’altezza della Fontana delle Monache; poi un tratto di via del Convento-via Pieroni, e la strada dei Marmi dall’incrocio della strada di Guado fino al ponte della Tambura.

La strada provinciale 50 sarà temporaneamente chiusa da 180 metri prima della Pesa pubblica fino alla Maestà sulla strada che porta a Vagli di Sotto. In un’area con un raggio di 400 metri dal ponte le persone non dovranno trovarsi all’aperto mantenendosi in zone sicure rappresentate da locali non prospicenti al ponte all’interno dei fabbricati. Un’altra prescrizione raccomanda di tenere nelle ore indicate le finestre aperte o comunque non serrate.

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