Prato, animali macellati clandesitamente. 2 denunciati

Un caso di maltrattamento di animali è stato scoperto a Prato questa notte. Gli animali venivano macellati e trasportati in modo clandestino, senza prevenzioni sanitarie.

Animali macellati e trasportati clandestinamente e senza protocolli sanitari a Prato: la polizia municipale ha denunciato due persone, un 52enne residente a Carpi (Modena) e un cinese. La vicenda è avvenuta di notte quando gli agenti hanno ispezionato un furgone, trovando i resti di otto capre macellate poste in altrettanti scatoloni di cartone.
Alla guida del mezzo fermato c’era un 52enne italiano, che era accompagnato da un cinese, anche lui residente nel Modenese.

Gli agenti si sono subito insospettiti per il comportamento evasivo e sospettoso del conducente. Così hanno voluto approfondire la situazione e hanno chiesto di aprire il vano del mezzo. A quel punto la macabra scoperta che ha fatto scattare il fermo per i due uomini. Nel frattempo è stata contatta l’Asl che è subito intervenuta sul posto.

Tutta la carne, destinata alla ristorazione, era priva di qualsiasi documentazione sanitaria ed è stata quindi sequestrata e inviata a distruzione. Il conducente e il suo accompagnatore sono stati multati dall’Asl e denunciati per macellazione clandestina di animali destinati al consumo umano.

Sono in corso ulteriori indagini volte ad accertare la provenienza e la destinazione della carne.

Poggibonsi: sequestrato centro massaggi per prostituzione

Poggibonsi – Un centro massaggi gestito da una coppia di origine cinese è stato sequestrato dai carabinieri. Per i due l’accusa è di favoreggiamento della prostituzione.

I gestori del centro massaggi sequestrato a Poggibonsi, in provincia di Siena, sarebbero una coppia di orientali proveniente da Prato. I due sono stati denunciati per sfruttamento e favoreggiamento della prostituzione.  Nei loro confronti il gip presso il tribunale di Siena ha emesso l’obbligo di dimora nel comune di Prato.

Il centro massaggi, molto frequentato e fortemente pubblicizzato anche su internet con foto di avvenenti donne orientali in pose osé, era da tempo finito nel mirino dei militari. Le indagini sono state condotte con appostamenti mirati e l’ausilio di telecamere per monitorare gli accessi dei clienti, oltre ad intercettare conversazioni telefoniche tra la maitresse ed i clienti, finalizzati a stabilire gli appuntamenti, talvolta concordandone già il prezzo.

La coppia di cinesi periodicamente faceva visita al centro massaggi per consegnare viveri e curare gli illeciti interessi economici, stimati in circa 30 mila euro al mese.

Firenze, tre arresti per sequestro a scopo di estorsione

Firenze, la Polizia di Stato ha eseguito un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal gip fiorentino su richiesta della Dda del capoluogo toscano nei confronti di 3 cittadini cinesi di età compresa tra i 30 e i 39 anni, residenti nel pratese.

I tre sono accusati di avere, in concorso, sequestrato a scopo di estorsione un loro connazionale, poi rilasciato dopo il pagamento del corrispettivo di 20.000 euro. Al rapito avrebbero anche procurato lesioni giudicate guaribili con 30 giorni di prognosi. Le indagini, condotte dalla squadra mobile di Firenze, con la collaborazione del commissariato di Empoli, sono partite nel gennaio dello scorso anno dopo che un amico della vittima aveva denunciato l’episodio.

Secondo quanto riferito, il rapimento sarebbe avvenuto intorno all’ora di pranzo nei pressi di un ristorante cinese nell’Empolese, dove almeno tre uomini, travisati con la mascherina, avrebbero prelevato l’ostaggio.

Poco dopo la moglie di quest’ultimo avrebbe ricevuto in Cina notizie dai rapitori che richiedevano per la sua liberazione la somma di 150.000 yuan – circa appunto 20mila euro – da versare su una carta di credito di una banca cinese.

Gli investigatori della polizia, monitorando gli spostamenti delle persone che ruotavano intorno alle conoscenze della persona rapita, sono poi riusciti a scoprire che la stessa era stata liberata tre giorni dopo nell’Empolese.

“Assicurazione della ditta ostacola risarcimento alla famiglia di Luana D’Orazio”

Prato, “L’assicurazione della ditta ostacola il risarcimento alla famiglia di Luana D’Orazio”. Lo afferma Gesi Group, società che cura i diritti dei familiari di Luana D’Orazio e che denuncia la presunta mancata collaborazione della compagnia assicurativa dell’Orditura Luana di Montemurlo (Prato), la fabbrica dove il 3 maggio 2021 ci fu l’incidente mortale sul lavoro.

La compagnia “non ci rende noto, dopo pressanti richieste, il massimale della polizza, pretendono prima una nostra richiesta”, spiega Andrea Rubini, presidente di Gesi. “Riteniamo determinante conoscere il massimale della polizza dell’assicurazione – conclude Rubini – anche al fine di valutare migliori scelte processuali nell’interesse delle parti offese”.

Ai familiari di Luana D’Orazio, ma segnatamente al figlio ora di 6 anni, al momento andrebbero assegnati 166mila euro di indennizzo che da parte dell’Inail in base a stimate calcolate sulle tabelle dell’istituto.

“Non si capisce il rimprovero che viene mosso da Gesi. Il massimale della polizza – spiega Barbara Mercuri, uno degli avvocati di Luana Coppini, la titolare della ditta, indagata – è solo la cifra massima, la somma eccedente è semmai a carico dell’assicurato. Sono molto sconsolata, non vogliamo porre nessun ostacolo: esistono tabelle precise sui casi, il massimale non c’entra e la mia assistita ha cercato pubblicamente di chiedere all’assicurazione di fare presto”.

Lo scorso dicembre la procura di Prato aveva chiesto il processo per Luana Coppini, titolare della ditta, per il marito Daniele Faggi, che l’accusa considera titolare di fatto dell’azienda, e per il tecnico manutentore esterno della ditta, Mario Cusimano.

I reati di cui dovranno rispondere sono quelli di omicidio colposo e rimozione dolosa delle cautele antinfortunistiche, fattispecie contestata per le modifiche tecniche apportate ai sistemi di sicurezza di cui il macchinario che ha ucciso la ragazza, un orditoio da campionatura, è dotato. Il processo si aprirà il 7 aprile. In vista dell’udienza preliminare Luana Coppini ha scritto una lettera alla compagnia assicurativa della sua ditta per sollecitarla al risarcimento ai familiari di Luana D’Orazio.

Prato, Inail: risarcimento di 166mila euro per parenti Luana D’Orazio

Prato – Un risarcimento da 166mila euro, questo è quanto ha stabilito l’Inail per i familiari di Luana D’Orazio, vittima di un incidente sul posto di lavoro la scorsa primavera. A riportarlo è il quotidiano fiorentino ‘La Nazione’.

Luana D’Orazio è morta il 3 maggio del 2021 in un incidente mentre lavorava in un’azienda tessile di Montemurlo (Prato). L’Inail, L’Istituto Nazionale per l’Assicurazione contro gli Infortuni sul Lavoro, in base alle sue tabelle ha stabilito un risarcimento di 166mila euro per i parenti della ragazza. Mentre per quanto riguarda il risarcimento dell’assicurazione dell’azienda è ancora in fase di calcolo.

“Non sapevo nulla di quella manomissione. Lavoro anche io in fabbrica, la mia colpa è stata quella di non aver vigilato abbastanza”, sottolinea Luana Coppini, titolare della ditta, tramite un’intervista rilasciata al settimanale ‘Oggi’ e riportata da ‘La Nazione’, ripetendo quello che aveva già detto al pm durante l’interrogatorio di garanzia e quello che hanno sempre sostenuto i suoi legali, Barbara Mercuri e Alberto Rocca.

“La mia è un’azienda a gestione familiare, ci si aiuta, si parla, si cerca di risolvere i problemi – ha spiegato la donna -. Non so chi abbia fatto la manomissione, fra l’altro non serviva a nulla sia in termini di produzione sia di guadagni”.

Lo scorso dicembre la procura di Prato aveva chiesto il processo per Coppini, per il marito Daniele Faggi, che l’accusa considera titolare di fatto dell’azienda, e per il tecnico manutentore esterno della ditta, Mario Cusimano. I reati di cui dovranno rispondere sono quelli di omicidio colposo e rimozione dolosa delle cautele anti-infortunistiche, fattispecie contestata per le modifiche tecniche apportate ai sistemi di sicurezza di cui il macchinario che ha ucciso la ragazza, un orditoio da campionatura, è dotato. Il processo si aprirà il 7 aprile. In vista dell’udienza preliminare Coppini ha fatto sapere di aver scritto una lettera all’assicurazione dell’azienda, che ancora non si è espressa sul risarcimento ai familiari della vittima.

Prato, detenuto aggredisce guardia in carcere con uno sgabello

Un’aggressione avvenuta all’interno del carcere di Prato, quando un detenuto ha colpito con uno sgabello un agente. A renderlo noto è l’Osapp (Organizzazione Sindacale Autonoma Polizia Penitenziaria).

Un detenuto ha aggredito questa mattina un agente nel carcere di Prato (Casa Circondariale La Dogaia), colpendolo con uno sgabello. A renderlo noto è Giuseppe Proietti Consalvi, vicesegretario generale Osapp.

Proietti Consalvi ha spiegato che l’agente ha riportato 10 giorni di prognosi e ha aggiunto: “Continuano gli eventi critici e in particolare le aggressioni nei confronti del personale di polizia penitenziaria nell’Istituto di Prato, senza che l’amministrazione penitenziaria adotti i dovuti e giusti provvedimenti per evitare tale situazione, che tra l’altro continua ad ingenerare malcontento tra tutto il personale di polizia penitenziaria, abbandonato a sé stesso”.

“Speriamo che, prima possibile, il ministro della Giustizia e l’amministrazione penitenziaria – conclude Proietti Consalvi in una nota – possano decidere e mettere in campo le soluzioni migliori affinché sia ripristinato l’ordine e la sicurezza nel carcere di Prato”.

Un’aggressione che arriva pochi giorni dopo la visita nel vicino carcere di Sollicciano (Firenze), della ministra della Giustizia Marta Cartabia. In quell’occasione Cartabia aveva sottolineato le criticità presenti della struttura che portavano anche alle aggressioni agli agenti “che sono gravi e difficili da gestire”.

 

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