🎧 Wake up in the cosmos presentano “Keine Strasse”

Un progetto che coniuga il garage e la neo-psichedelica di inizio millennio. Abbiamo incontrato i toscani Wake Up In the Cosmos nell’edizione 2022 del Rock Contest con un live energico ed irriverente. Oggi escono con il primo album intitolato “Keine Strasse”

ASCOLTA L’INTERVISTA con Edoardo batterista della band 🎧:

wake up in the cosmos

“Keine Strasse” ovvero Nessuna Strada, il disco d’esordio dei Wake up in the cosmos, racconta un viaggio confuso all’interno di una mente nebulosa ed ossessiva. Il protagonista rivive ricordi infantili nel brano “When I was ten”, cerca di salire su una ziqqurat nella valle dell’Eufrate tormentato da anime danzanti, riassapora le fasi di amori compulsivi che l’hanno prosciugato nel trittico “Sensual Crime”- “Berenice”- “Fruhstucken”, per poi assaporare la frustrazione che solo un fantasma può provare in“Keine Strasse”. Il suo errare incerto non ha meta né un percorso tracciato, è una centrifuga al limite della schizofrenia con repentini cambi di scenario. Nessuna ricerca, nessun obiettivo, nessun perché, solo il piacere che un viaggio può dare.

Spiega la band a proposito dell’album:“Keine Strasse rappresenta l’inizio di un viaggio che neanche noi sappiamo dove ci porterà. Lo abbiamo intrapreso liberandoci dai dogmi, dalle regole e dalla definizione di genere, concentrandoci solo su quello che percepiamo e che sentiamo. La narrazione di questo viaggio nebuloso e senza meta è affidata a tracce variegate che spaziano dal garage alla neo-psichedelia in un alternarsi di momenti prima rilassati poi agitati. Una confusione nata spontaneamente nel nostro piccolo cosmo, che aveva solo la necessità di essere raccontata. Un cosmo che, nonostante la sua etimologia, si sa tende al disordine”.

“Keine Strasse” pubblicato da Overdub Recordings e distribuito da Ingrooves/Universal Music Group, disponibile sulle piattaforme digitali e in formato fisico dal 23 gennaio 2024. Info band

Disco della settimana: King Gizzard & The Lizard Wizard “L.W.”

Dopo gli Altin Gun, continua il nostro viaggio nei territori che uniscono psichedelia moderna e world music. A distanza di qualche mese dall’uscita di  “K.G.” i King Gizzard & The Lizard Wizard  fanno uscire “L.W.”, diciassettesimo album della australiana. Il nostro “Disco della settimana”.

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LW“ è l’ultimo tassello della cosiddetta “Microtonal Tuning Trilogy“ (gli intervalli più piccoli dei semitoni sono tipici della musica occidentale), composta dal diretto predecessore “KG“ e da “Flying Microtonal Banana”. L’album dei King Gizzard & The Lizard Wizard è stato anticipato dal singolo “O.N.E.”, accompagnato dal video diretto da Alex McLarren.

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Così ha descritto il disco Stu Mackenzie: “Questa volta volevamo fare nuova musica che fosse in qualche modo più colorata e che forse riflettesse le molte cose nuove che abbiamo imparato lungo la strada. Dopo aver registrato Flying Microtonal Banana, le canzoni si sono espanse mentre le abbiamo suonate dal vivo, e quindi ci siamo sentiti pronti per affrontare di nuovo il panorama microtonale. Non ci aspettavamo di realizzare questi due nuovi dischi, ma poiché sono stati registrati in un modo per noi nuovo – non essendo tutti nella stanza contemporaneamente – c’era la sensazione di essere quasi troppo preparati, il che non è assolutamente normale per noi. Qualunque cosa si intenda per normale”.

Nell’album il consueto mix di psichedelia acida, suoni stoner e prog, trip desertici e suggestioni mediorientali . Una formula ormai rodata che non sorprende ma sicuramente non stanca.

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La band figurava già nel cartellone del Primavera Sound Festival a Barcellona, ormai rimandato al 2022.

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Disco della settimana: The Dream Syndicate “These Times”

These Times è il secondo album dalla reunion del 2012 dei losangelini The Dream Syndicate, band fondamentale dei quel revival psichedelico denominato “Paisely Underground”.

Alfieri del revival psichedelico che venne etichettato come Paisley Underground (movimento nato negli States che pescava nelle suggestioni dei Sixties) entrarono nella storia della musica grazie ad album decisivi come Medicine Show del 1984. La band guidata dal cantante, chitarrista e compositore Steve Wynn si è riunita nel 2012 per celebrare il trentesimo anniversario dell’uscita del disco The Days Of Wine And Roses.

Se il ritorno in studio con “How Did I Find Myself Here” era una convincente riproposizione delle atmosfere classiche della band, “These Times” è un vero salto nel futuro, con incursioni nell’elettronica di matrice “kraut”. A proposito dell’album il frontman Steve Wynn racconta: “Mentre scrivevo le canzoni per il nuovo album ero piuttosto ossessionato da Donuts di J-Dilla. Adoravo il modo in cui si era avvicinato alla produzione di dischi, come un DJ, un collezionista di dischi, un appassionato di musica che vuole  mostrare tutta la sua musica preferita, distorcendola e cambiandola fino a farla sua. Stavo trafficando con sequencer, drum machine, loop – qualsiasi cosa mi conducesse fuori dal mio modo abituale di scrivere facendomi sentire come se stessi lavorando ad una compilation piuttosto che “sempre alla stessa cosa”. Può risultare non proprio automatico mettere The Dream Syndicate e J-Dilla nella stessa frase ma io sento quell’album quando sento il nostro nuovo album.”

Ci sono due fasi dei The Dream Syndicate. C’era la band con la lineup in continuo cambiamento, in attività tra il 1982 e il 1988 e che pubblicò quattro album tra cui The Days of Wine and Roses e Medicine Show, entrambi i quali hanno influenzato band e affascinato fan da allora. Poi c’è la band che si è riunita nel 2012, quella che è in giro da sette anni e che non ha subito nemmeno un cambio di lineup. La versione del ventunesimo secolo dei The Dream Syndicate ha pubblicato How Did I Find Myself Here nel 2017, album celebrato in tutto il mondo.

“Fare riferimento a chi eravamo e a cosa abbiamo fatto la prima volta, ma con un tocco di freschezza e innovazione: è un equilibrio difficile,” spiega Wynn. “Ignora il passato e stai usando il nome della band per convenienza, rimani troppo aggrappato ad esso e diventi una parodia – abbiamo evitato entrambe.”

Co-prodotto da John Agnello (Phosphorescent, Sonic Youth, Dinosaur Jr., Okkervil River, Kurt Vile…), These Times è stato registrato ai Montrose Studio di Richmond in Virginia. Wynn ha scritto instudio i testi dei brani, dopo che la band aveva finito di registrarli, in questo modo le parole sono dettate più dai suoni che da altro. Questo processo ha contribuito all’urgenza del titolo dell’album.

“These Times. Questo è tutto. È tutto ciò di cui stiamo parlando, tutto ciò a cui stiamo pensando. Non si può evitare il panico esistenziale di un mondo che sta rapidamente precipitando, evolvendosi e cambiando corso di ora in ora. Sembra falso non affrontare e riflettere le cose a cui non possiamo smettere di pensare: l’intero mondo sta proprio guardando. I testi dell’album sono solo uno specchio del terrore, del panico, della mania, della speculazione, della malinconia, alla fine ignorando l’abbandono che potrebbe seguire. È tutta questione di dove siamo. “

Il singolo “The Way In”accompagnato da un lyric video girato tra le vibranti strade dell’isola di Madeira, in Portogallo. “Si tratta del brano in apertura all’album, una sorta di Stele di Rosetta, un manuale di istruzioni che illumina il cammino,” afferma Steve Wynn riguardo a “The Way In”. “è tutta una questione di cancellare il passato, togliersi la polvere di dosso, allacciare le cinture e prepararsi a cosa potrebbe succedere. Suona come qualcosa che avremmo potuto ascoltare in radio nel 1981 quando stavamo formando la band e pensavamo ‘Forse dovremmo suonare così.’”
 
 

Il titolo del secondo singolo “Put Some Miles On” ha un doppio significato, dato che si riferisce sia a viaggiare in auto, sia ad ascoltare con stima il trombettista jazz Miles Davis. “Si tratta del terzo video diretto per noi da David Dalglish, uno scozzese che sta pian piano diventando l’interprete visuale ufficiale della nostra musica,” spiega Wynn. “E amo il modo in cui ha catturato il triplo significato di “Put Some Miles On” – macinare km in auto, l’esperienza e la saggezza nel girare le pagine del calendario, e ovviamente il nostro amore per Miles Davis. È veramente una maratona a zig zag!”

The Dream Syndicate passeranno per il nostro paese per quattro imperdibili date: il 18 giugno presso la Mole Vanvitelliana di Ancona, il 19 giugno al Magnolia di Milano, il 20 giugno all’Arena Cappuccini di Cesenatico e il 21 giugno al teatro Astoria di Fiorano Modenese. Per maggiori informazioni sul tour visita: http://www.thedreamsyndicate.com/these-times.html

This band shows it can look back without being beholden to the past” – All Music
“There’s a muscle and rigor to the songwriting that you don’t often hear from psych-rock bands today.” – Stereogum
“Atmospheric rock music veering between noise and subtlety — so compelling  a hopeful new chapter.” – Pitchfork

Disco della settimana: The Bevis Frond “We’re Your Friends”

“We’re Your Friends, Man”, uscito il 7 dicembre per Fire Recordings è il ritorno in grande stile di Bevis Frond, forse il culmine creativo dell’artista, sicuramente il disco più “prodotto” e fruibile.

the bevis frond

The Bevis Frond, la creatura prolificissima di Nick Saloman ha sfornato dal lontano 1986, tra alti e bassi, una trentina di album, una caterva di singoli ed una innumerevole serie di progetti collaterali e partecipazioni, caratterizzati da un sound lisergico in bilico fra il tipico suono “alternative” americano e la psichedelia freakout britannica (Saloman, collezionista e appassionato “maniacale”, è nato a Londra nel 1953).

Il nuovo album “We’re Your Friends, Man” è uscito il 7 dicembre per Fire Recordings ed è un ritorno in grande stile, forse il culmine creativo dell’artista, sicuramente il disco più “prodotto” e fruibile, con echi dei Love di Arthur Lee, Neil Young, Hendrix, ma anche Teenage Fanclub e Dinosaur Jr.

La stampa specializzata italiana, pronta a recensire ogni flatulenza con un minimo di hype, ha ovviamente ignorato il disco, ma la cosa non ci stupisce.  “We’re Your Friends, Man” è comunque il nostro Disco della Settimana.

We’re Your Friends e la lunghissima Lead On sono i singoli che hanno anticipato l’album, concluso da una lunga traccia di oltre 19 minuti.

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