Mps cede crediti deteriorati per 1,8 miliardi di euro

Il gruppo Mps prosegue il suo percorso di derisking e conclude ulteriori 3 operazioni di cessione di crediti deteriorati per un importo totale di circa 1,8 miliardi di euro. Lo rende noto la società. Gli accordi si sommano ai precedenti conclusi nel corso del 2019 e portano a circa 3,8 miliardi di euro i non-perfoming exposures (Npe) complessivamente ceduti dal gruppo nel corso dell’anno.

Le tre operazioni portate a termine da Mps riguardano in particolare una operazione di cessione pro-soluto di crediti non performing (Npl) per circa 1,6 miliardi di euro a illimity Bank. Il portafoglio è composto da Npl di natura prevalentemente unsecured di titolarità di Banca Mps e di Mps Capital Services; due operazioni per complessivi circa 0,2 miliardi di euro per la cessione pro-soluto di crediti unlikely to pay (Utp) prevalentemente secured verso clientela corporate di titolarità di Banca Mps e Mps Capital Services.

Con questi accordi, che si sommano ai precedenti realizzati nel corso dell’anno, il gross Npe ratio pro-forma del Gruppo Mps si attesta a circa 12,5%, raggiungendo con due anni di anticipo l’obiettivo del 12,9% previsto dal piano di ristrutturazione a fine 2021. La conclusione di questi accordi, pertanto, rappresenta un “ulteriore e significativo passo avanti – è scritto nella nota della società – nel processo di accelerazione del derisking previsto dal piano di ristrutturazione 2017-2021 e nel rispetto degli impegni presi con la Commissione Europea”.

Mps: condannati Mussari, Vigni e Baldassarri

Nuove condanne per uno dei capi di imputazione per il caso Monte dei Paschi di Siena. Il Tribunale di Milano ha condannato a 7 anni e 6 mesi di carcere Giuseppe Mussari, 7 anni e 3 mesi per Antonio Vigni e  4 anni e 8 mesi per Gian Luca Baldassarri, ex vertici di Monte dei Paschi di Siena. Nel processo durato quasi tre anni, scaturito dall’inchiesta dei pm Giordano Baggio, Mauro Clerici e Stefano Civardi, sono stati condannati tutti i 16 imputati, sia persone fisiche che giuridiche. Le motivazioni tra 90 giorni.

La sentenza del Tribunale di Milano riguardava presunte irregolarità nelle operazioni effettuate dalla banca senese tra il 2008 e il 2012 per coprire le perdite dovute all’acquisizione di Antonveneta. Condannato anche Daniele Pirondini, ex direttore finanziario di Rocca Salimbeni a 5 anni e 3 mesi. I condannati sono stati in totale 16.

Sono stati condannati anche Marco Di Santo, altro ex manager Mps, a 3 anni e 6 mesi, e gli ex dirigenti e manager di Deutsche Bank Ivor Scott Dunbar (4 anni e 8 mesi), Matteo Angelo Vaghi (3 anni e 6 mesi), Michele Faissola (4 anni e 8 mesi), Michele Foresti (4 anni e 8 mesi) e Dario Schilardi (3 anni e 6 mesi). Per Marco Veroni, ex di Deutsche Bank Ag London Branch, 3 anni e 6 mesi e poi ancora 4 anni e 8 mesi per Sadeq Sayeed, ex di Nomura come Raffaele Ricci (per lui 3 anni e 5 mesi).
Nessuna attenuante per l’ex presidente di Mps Giuseppe Mussari. Concesse a tutti le “attenuanti generiche” ma non a Mussari e nemmeno all’ex managing director di Deutsche Bank Ivor Scott Dunbar. Escluse per tutti invece le aggravanti della transnazionalità e del “grave nocumento ai risparmiatori”. Per tutti e 13 gli imputati persone fisiche è stata anche disposta l’interdizione “dai pubblici uffici e dagli uffici direttivi delle persone giuridiche e delle imprese” e l’incapacità a “contrattare con la Pubblica Amministrazione per la durata di due anni”. E’ stato dichiarato il non doversi procedere per prescrizione solo per una piccola parte delle imputazioni, ossia una parte delle contestazioni di ostacolo all’attività degli organi di vigilanza. Gli altri reati al centro del processo erano manipolazione del mercato, falso in bilancio, falso in prospetto.
Ritenute responsabili per una pluralità di illeciti anche Deutsche Bank, compresa la filiale londinese, e Nomura, imputati come enti. Disposte confische per un importo complessivo di oltre 152 milioni di euro nei confronti di Deutsche Bank AG, compresa la filiale londinese, e Nomura. Le banche sono imputate in qualità di enti, nel processo sul caso Mps, a carico tra gli altri degli ex vertici Vigni, Mussari e Baldassarri. In particolare, i giudici hanno condannato Deutsche Bank Ag e Deutsche Bank Ag London Branch ad una sanzione pecuniaria da 3 milioni di euro, mentre per Nomura la sanzione pecuniaria comminata è di 3,4 milioni di euro. I pm avevano chiesto sanzioni pecuniarie più basse, da 1,8 milioni. La Procura, invece, aveva chiesto confische da 444,8 milioni per la banca giapponese e di 440,9 milioni per quella tedesca, mentre i giudici le hanno disposte per 88 milioni a carico di Nomura e per 64 milioni a carico di Deutsche, compresa la filiale londinese. Per un totale, dunque, di circa 152 milioni di euro.
“E’ una sentenza totalmente appiattita sulle impostazioni dell’accusa. Avevamo espresso una serie di pregnanti considerazioni in fatto e in diritto che evidentemente non sono state minimamente prese in considerazione”, è il commento dell’avvocato Armando Simbari, difensore di Pirondini.
(Notizia in aggiornamento)

Banche, in Toscana primi venti di recessione

Diminuisce il credito alle imprese, crollo degli sportelli, sale la Cassa integrazione. Le richieste di Fisac Cgil Toscana al nuovo Governo in formazione: “Da Mps a Carige, svolga un ruolo attivo: per il sistema bancario toscano autunno decisivo, urge più attenzione a lavoratori, economia e cittadini. Fidi Toscana, servono scelte nette”.

“La nascita probabile del nuovo Governo troverà intatti i problemi del sistema del credito con le sue ricadute su lavoratori, risparmiatori, imprese. Le vicende tuttora aperte quali l’incertezza sulla privatizzazione di Mps in relazione alle intese con le autorità politiche ed economiche europee, le variabili legate alla ricapitalizzazione di Carige che impattano in modo importante sulla Toscana nord orientale e in specie le province di Massa e Lucca, i piani industriali annunciati dai più grandi gruppi, costituiscono importanti punti interrogativi, per l’Italia e per la Toscana. Chiediamo che il nuovo Governo svolga un ruolo attivo, non meramente notarile o propagandistico, in difesa di una infrastruttura decisiva per lo sviluppo economico del Paese come quella del credito”. E’ quanto riporta il comunicato stampa rilasciato da Fisac Cgil Toscana in merito alla possibile recessione che sta per colpire il sistema bancario della regione.

“Le principali aziende, a prescindere dai risultati finanziari positivi degli ultimi trimestri visto anche la dismissione dei crediti deteriorati a società specializzate, annunciano tagli ulteriori dei costi che hanno un unico riferimento: riduzione dei dipendenti, degli sportelli e dei servizi per i cittadini. In particolare – continua il comunicato – nella nostra regione in 10 anni si sono ridotti di un terzo i lavoratori e del 27% gli sportelli; questi ultimi si attestano nel 2019 a meno di 1850 (record negativo di sempre), lasciando intere comunità prive anche di semplici Atm (diminuiti in 3 anni del 5%), come denunciato nei mesi scorsi da questa Organizzazione.”

“Taglio selvaggio dei costi e aumento della redditività con politiche commerciali sempre più spinte, nessuna redistribuzione ai lavoratori, servizi ridotti alle fasce più marginali della popolazione; il tutto per sostenere la competizione con i colossi Fin Tech, che hanno fatto recente irruzione sul mercato e verso i quali serve, piuttosto, una politica di “contenimento” a partire da una fiscalità che si eserciti là dove si fanno i profitti. Una questione di carattere globale, che deve vedere unità di intenti almeno a livello di Ue, con buona pace dei sostenitori delle “piccole patrie sovrane”.”

“Se guardiamo alla Toscana, i venti di recessione annunciati pare abbiano già cominciato a spirare forte segnalati non solo dall’aumento della cassa integrazione, ma dal nuovo forte calo, evidenziatosi nei finanziamenti alle imprese, in contrazione dal maggio 2018 al maggio 2019 del 5,5,% (in valore assoluto oltre 2,7 miliardi di euro). Dopo il piccolo rimbalzo del biennio precedente torna a crollare il credito alle costruzioni (-11,6%) ed ai servizi (-8,1) mentre è stabile, e tornato sui livelli del 2015, quello all’industria in senso stretto con una flessione di artigianato e piccole imprese. Soffre quindi – conclude Fisac Cgil Toscana – l’economia tipica toscana, con un sistema delle garanzie e del credito in ripiegamento, quando ci sarebbe invece bisogno di una maggiore consapevolezza della fase da parte degli attori privati, e un rafforzamento degli strumenti di intervento pubblico, a partire – per la nostra regione – da Fidi Toscana per la quale, come sindacato, chiediamo da tempo scelte nette.”

Agricoltura, Remaschi: “Garanzie gratis al 50% per investimenti”

Questa mattina a Grosseto l’assessore regionale all’agricoltura Marco Remaschi ha presentato uno strumento finanziario a sostegno dell’agricoltura, contenuto nel Programma di Sviluppo Rurale 2014/2020, che prevede garanzie gratuite al 50% per finanziamenti finalizzati ad acquistare nuovi macchinari, attrezzature, tecnologie o al recupero di immobili da parte delle aziende agricole o delle piccole e medie imprese che si occupano di trasformazione e commercializzazione dei prodotti agricoli.

“La politica dell’Unione Europea in materia di sviluppo rurale – ha spiegato Marco Remaschi – e’ attuata attraverso programmi di sviluppo rurale (PSR) settenali. Nell’ambito del PSR 2014/2020 la Toscana ha scelto di sostenere gli imprenditori agricoli e le piccole e medie imprese attive nella trasformazione e commercializzazione dei prodotti agricoli attuando uno strumento finanziario che fornisce la una garanzia gratuita al 50% sui finanziamenti per investimenti”.

“Abbiamo trasferito al Fondo Europeo per gli Investimenti FEI circa 10 milioni di euro – continua l’assessore – a garanzia degli investimenti che saranno fatti tramite le operazioni 4.1.6 e 4.2.2 e, cosi’, gli imprenditori che vorranno investire in macchinari, tecnologie o riqualificazioni di immobili potranno avere finanziamenti garantiti gratuitamente al 50% tramite alcune banche selezionate dal FEI. Vogliamo sostenere ed aiutare nell’innovazione gli agricoltori , che rappresentano non solo una parte importante del sistema economico regionale, ma sono anche i custodi del panorama, della bodiversta’ e della ricca tradizione gastronomica della nostra regione”.

Le banche alle quali le imprese potranno rivolgersi sono quelle selezionate dal FEI: Banca di Cambiano, Monte dei Paschi di Siena, Credem, Creval, Iccrea Banca impresa.

Mps: chiesti 8 anni e 4 mln multa per Mussari e Vigni

Chiesta anche  la confisca di 444,8 milioni per Nomura e di 440,9 milioni per Deutsche Bank AG, i due istituti di credito imputati in qualità di enti.

La condanna degli ex vertici di Mps Giuseppe Mussari, Antonio Vigni e Gianluca Baldassarri rispettivamente a 8 anni e 4 milioni di multa per i primi due e e a 6 anni e 1.5 milioni di multa per il terzo è stata chiesta oggi dai pm di Milano nel processo a 16 imputati con al centro le operazioni Santorini e Alexandria, Fresh e Chianti Classico.
Chiesta anche la condanna di Nomura e di Deutsche Bank AG.
Chiesta l’assoluzione di due manager della banca tedesca e della sua filiale londinese.

La Procura di Milano nell’ambito del processo sul caso Mps a carico degli ex vertici della banca ha chiesto anche  la confisca di 444,8 milioni per Nomura e di 440,9 milioni per Deutsche Bank AG, i due istituti di credito imputati in qualità di enti. Il pm Giordano Baggio ha chiesto anche al tribunale la condanna a 1,8 milioni di multa per ciascuna delle due banche.

Mps, Tesoro respinge causa ad ex e nuovi vertici

In Piazza Affari risale dai minimi: +8,5%.

L’assemblea di Mps, con il voto decisivo del Tesoro, ha bocciato l’azione di responsabilità proposta contro gli ex vertici, Alessandro Profumo e Fabrizio Viola. Contro la proposta di Bluebell ha votato il 99,96% dei voti in assemblea, dove era presente il 70,5435% del capitale.

L’assemblea di Mps ha bocciato anche la seconda azione di responsabilità proposta da Bluebell, questa volta nei confronti dell’ad Marco Morelli, della presidente Stefania Bariatti e di altri tre consiglieri in carica. Contrario il 99,69% del capitale presente. Decisivo, anche in questo caso, l’orientamento del Tesoro, in assemblea con il 68,2% del capitale.

Tentativo di ripartenza in Borsa per Mps: il gruppo bancario senese ha chiuso la seduta di Borsa in aumento dell’8,5% a 1,35 euro, dopo essere anche passato in asta di volatilità. Il titolo durante la giornata dell’assemblea ha cercato così di rialzarsi dai minimi recenti, con il livello storico più basso che è stato toccato il 4 febbraio scorso a quota 1,19 euro.

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