Mostro di Firenze, chiesta la riapertura delle indagini sulla morte di Milva Malatesta e il figlio

Firenze, l’avvocato Alessio Fioravanti, in base ad elementi su cui mantiene il riserbo, ha chiesto la riapertura delle indagini sulla morte di Milvia Malatesta, la donna trovata morta carbonizzata il 20 agosto 1993 insieme al figlio di 3 anni, nella sua vettura sulla strada di Poneta di Barberino Val d’Elsa, l’avvocato agisce per conto di Luciano Malatesta, il fratello di Milva, il quale è convinto che le indagini sul caso della sorella debbano essere accorparle a quelle sul mostro di Firenze.

“Un filo rosso legherebbe la morte di Milva Malatesta, del suo bambino Mirko e del padre Renato ai delitti del mostro di Firenze e a quelli delle prostitute fiorentine avvenuti negli anni ’80 – Questa l’ipotesi – Milva Malatesta era figlia di Maria Antonietta Sperduto, la donna che accusò Mario Vanni e Pietro Pacciani di averla violentata – spiega l’avvocato Fioravanti -, e di Renato Malatesta, che fu trovato impiccato la vigilia di Natale del 1980 nella sua abitazione di Sambuca”, un casolare vicino al fiume Pesa nei pressi di località Fabbrica dove il 24 dicembre 1980 fu trovato il cadavere e venne avanzata l’ipotesi del suicidio.

Per il legale, figlio di Pietro Fioravanti, storico avvocato difensore di Pacciani nell’inchiesta sui delitti delle coppiette, “c’è un nesso tra una delle vittime del mostro di Firenze e la morte di una delle prostitute, rimasta insoluta. Studiando la documentazione, io e i miei collaboratori abbiamo trovato un dettaglio significativo. Ma di più non posso dire, sono in corso indagini coperte da segreto istruttorio”.

“Mostro Firenze”: avvocato familiari ultime vittime contro archiviazione indagine cartuccia Winchester

L’inchiesta riguarda la cartuccia Winchester rinvenuta nell’orto di Pietro Pacciani, nel corso della maxi perquisizione di cui il contadino di Mercatale fu oggetto nella primavera del 1992. a presentare opposizione l’avvocato Vieri Adriani, legale di Anne Lanciotti, la figlia di Nadine Mauriot, vittima, assieme al fidanzato, Jean Michel Kraveichvili, dell’ultimo delitto attribuito al ‘mostro’ di Firenze scoperto il 9 settembre del 1985

E’ quanto riporta oggi La Nazione di Firenze. La richiesta di archiviazione era stata  avanzata dal procuratore Luca Turco per il filone di indagine, contro ignoti, relativo alla cartuccia Winchester rinvenuta nell’orto di Pietro Pacciani, nel corso della maxi perquisizione di cui il contadino di Mercatale fu oggetto nella primavera del 1992.

Per Adriani “quale che sia la verità si pone la necessità di accertare se e quale interesse e da parte di chi possa esservi stato nel far ritrovare la cartuccia in questione dell’orto di Pacciani, facendo riversare in ogni caso su di lui, correo o in- nocente che sia, la responsabilità esclusiva per tutti e otto i duplici omicidi. Compito attuale del pm non è più dimostrare la colpevolezza di Pacciani, ma indagare su possibili altri autori o complici. Non è dirimente perciò capire se quella cartuccia sia stata incamerata in una Beretta, quanto piuttosto se quella cartuccia fosse compatibile con le pistole” di altri due ex indagati “o al limite di qualche altro soggetto”.

L’indagine sul proiettile era stata aperta nel 2019 per individuare eventuali responsabili dell’alterazione sulla cartuccia rilevata dal consulente balistico della procura, Paride Minervini. L’ipotesi era che la cartuccia, calibro 22, Winchester con la lettera H sul fondello, uguale a quelli che avevano firmato gli otto duplici omicidi del maniaco, fosse stata alloggiata nella pistola del mostro, come dimostravano alcuni segni presenti sul corpo della stessa.

Se Pacciani ha sempre sostenuto che qualcuno gli aveva messo la cartuccia apposta nel suo orto, per Minervini lo stesso sarebbe stato manomesso: l’impronta dell’unghia estrattrice sul bossolo che all’epoca fece accostare il reperto all’arma del killer, sarebbe stata artefatta. Ma da quell’alterazione sarebbe passato troppo tempo per arrivare agli eventuali responsabili: questo in estrema sintesi il motivo della richiesta di archiviazione.

Mostro di Firenze, pm: ‘archiviare’ indagine su cartuccia orto Pacciani

Firenze, l’archiviazione dell’inchiesta sulla cartuccia calibro 22 trovata nell’aprile 1992 nell’orto della casa di Pietro Pacciani a Mercatale Val di Pesa è stata chiesta dal procuratore aggiunto di Firenze Luca Turco al gip, nel ‘cold case’ del Mostro di Firenze.

Lo riferisce oggi La Nazione: l’indagine era stata aperta nel 2019 ed era finalizzata all’individuazione degli eventuali responsabili dell’alterazione sulla cartuccia rilevata dal consulente balistico della procura, Paride Minervini. Il proiettile, non esploso, fu rinvenuto nel corso della maxi-perquisizione a casa di Pacciani nell’ambito dell’inchiesta sul mostro di Firenze per la quale il contadino di Mercatale è stato condannato in primo grado, assolto in appello e poi deceduto in attesa di un novo giudizio di secondo grado a seguito dell’annullamento della Cassazione.

L’ipotesi era che la cartuccia, calibro 22, Winchester con la lettera H sul fondello, uguale a quelli che avevano firmato gli otto duplici omicidi attribuiti al maniaco, fosse stata alloggiata nella pistola del mostro, come dimostravano alcuni segni presenti sul corpo della stessa. Se Pacciani ha sempre sostenuto che qualcuno gli aveva messo il proiettile apposta nel suo orto, per Minervini lo stesso sarebbe stato manomesso: l’impronta dell’unghia estrattrice sul bossolo che all’epoca fece accostare il reperto all’arma del killer, sarebbe stata artefatta.

Ma da quell’alterazione, come riporta La Nazione, sarebbe passato troppo tempo per arrivare agli eventuali responsabili: questo in estrema sintesi il motivo della richiesta di archiviazione delle indagini. La procura, riferisce sempre il quotidiano, ha comunque chiesto anche al Ris di Roma di indagare su quel proiettile: in particolare il quesito è di definire meglio la natura dei segni sul bossolo.

Mostro di Firenze, i familiari delle vittime chiedono l’avocazione dell’indagine

Perugia, una richiesta di avocazione da parte della procura generale di Firenze delle indagini sul ‘Mostro di Firenze’ è stata depositata stamani dall’avvocato Valter Biscotti, del foro di Perugia, che rappresenta alcuni familiari delle vittime.

“Alla luce di quanto accaduto a seguito di alcune decisioni della procura di Firenze che di fatto impedisce ai difensori delle persone offese di svolgere indagini difensive relative agli otto duplici omicidi siamo costretti ad agire di conseguenza” ha spiegato l’avvocato Biscotti, legale dei familiari di alcune delle vittime del ‘mostro di Firenze, secondo cui “sussistono tutti i requisiti di legge per potersi chiedere l’avocazione prevista dall’articolo 412 del codice di procedura penale per la fuga di notizie sulle relazioni Minervini, le mancate risposte alle legittime istanze dei difensori, di accesso agli atti di processi definiti con sentenze dibattimentali da più di venti anni, la violazione dei termini di durata previsti dall’art. 407, la violazione degli adempimenti imposti dall’art. 407 comma 3 bis del codice, la mancata messa a disposizione della Corte di assise degli atti del fascicolo per il dibattimento del processo Pacciani nella loro integrità e completezza”.

“Negli atti del processo Pacciani e in quello sui compagni di merende c’è la chiave per la soluzione del caso”: l’avvocato Valter Biscotti, commenta così la richiesta di avocazione dell’indagine avanzata dalla procura generale del capoluogo toscano. Lo fa in una dichiarazione all’ANSA. “Poiché ritengo discutibilissimi gli esiti di quei processi – sostiene l’avvocato Biscotti – ho la sensazione che ci vogliono impedire di accedere a quegli atti. Si pensi solo alla storia del proiettile trovato nel giardino di Pacciani Una perizia (Minervini) mette in forte discussione ‘il ritrovamento’. Noi vogliamo vedere tutti gli atti perché li c’è la verità degli otto duplici omicidi, verità a mio giudizio che non ha nulla a che vedere con istruttorie e sentenze fino ad ora conosciute”.

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