Maxi frode fatture false, sequestri per evasione da 36 mln

Inchiesta Gdf-procura Napoli nel commercio minerali metallifere : tra le società implicate nella frode per fatture false anche due aziende del Livornese, di San Vincenzo e Campiglia Marittima

Sequestri patrimoniali per 36 milioni di euro, pari al valore di una presunta evasione di Iva (33 mln) e Ires (3), sono stati eseguiti dalla guardia di finanza di Livorno in esecuzione di un decreto del gip di Napoli finalizzato alla confisca diretta e per equivalente dei beni. Il provvedimento è stato emesso su richiesta della procura del capoluogo campano per un’inchiesta, partita da Piombino, su una presunta maxi frode fiscale internazionale nel settore del commercio all’ingrosso di minerali metalliferi e metalli ferrosi.

L’operazione, denominata ‘Metal ghost’, avrebbe portato alla scoperta di fatture false per complessivi 760 milioni di euro, che hanno interessato 62 imprese – 48 italiane, di varie regioni e 14 estere -, in un giro che era gestito da un presunto sodalizio criminale campano: le fiamme gialle hanno calcolato in base alle fatture, gli indagati avrebbero dovuto movimentare oltre 23.000 tonnellate di minerali, “una mole di scambi inverosimile per tipologie di prodotti così rare”.

Tra le società cartiere anche due aziende del Livornese, di San Vincenzo e Campiglia Marittima. Società capofila del presunta truffa carosello un’azienda con sede legale a Napoli e operativa su Milano. Quattro i principali indagati, tutti di origini partenopee: si tratta di due soggetti Aire, di 49 e 58 anni, residenti in Svizzera, “incaricati – spiega la Gdf in una nota – della gestione occulta della società capofila, un commercialista di 57 anni residente a Lacco Ameno che curava gli aspetti tecnici e amministrativi e un ‘esperto del settore’ di 66 anni, residente a Basiglio, operante quale imprenditore ‘palese’ nei rapporti coni terzi”. I reati per i quali procede la procura napoletana sono associazione per delinquere finalizzata alla commissione di reati fiscali, tra cui l’emissione e l’utilizzo di fatture false, l’indebita compensazione di crediti d’imposta inesistenti e l’occultamento delle scritture contabili. Contestata anche la responsabilità amministrativa per il reato associativo che sarebbe stato commesso dagli amministratori della società capofila del ‘carosello’.

Sequestri antimafia a Livorno, vita di lusso per due imprenditori con redditi bassi dichiarati

Sequestro antimafia per due amministratori di cooperative a Livorno da parte delle Fiamme gialle con il coordinamento della Dda di Firenze.

In particolare, nell’operazione ‘Black Coop’ la GdF ha eseguito due misure di prevenzione patrimoniale (ex art. 20 del Codice Antimafia) concretizzate nel sequestro di beni e valori per 650 mila euro nei confronti di due imprenditori a vario titolo coinvolti nella commissione di reati fiscali e fallimentari, contro il patrimonio e intestazioni fittizie di beni.

Già arrestati il 10 maggio 2017, i due erano attivi in un sistema fraudolento di apertura e chiusura di cooperative impegnate nel facchinaggio e nella spedizione merci, con basi a Livorno e a Rosignano Marittimo, e sedi nelle province di Pisa, Roma, Caserta e Napoli, dove tra l’altro era stato indagato anche un commercialista di Torre del Greco (deceduto nel 2016).

Il sistema consentiva di non versare allo Stato imposte e contributi e venne smantellato nel 2017 con indagini dirette dalla procura di Livorno. Queste attività di pg sono proseguite traendo spunto da segnalazioni di operazioni sospette con anomale movimentazioni di denaro e ora per uno dei due imprenditori di 44 anni dimorante sulle colline di Montenero, e il cognato, 53enne abitante a Rosignano Marittimo, qualificati come socialmente pericolosi, le indagini, estese ai familiari, hanno evidenziato un altissimo tenore di vita, con
acquisti lussuosi e viaggi all’estero (Dubai e Maldive) per una spesa media di oltre 500.000 euro l’anno e constatando, quindi, la sussistenza di una considerevole sproporzione tra redditi dichiarati (60.000 euro l’anno) e patrimonio accumulato.

Una discrepanza che per la GdF è ascrivibile al “drenaggio” di risorse finanziarie dalle cooperative. La procura di Firenze ha chiesto e ottenuto dalla sezione Misure di Prevenzione del tribunale i sequestri di una villetta a Montenero (Livorno), cinque auto ‘supercar’, preziosi, 10 orologi pregiati e disponibilità finanziarie in rapporti bancari per un valore complessivo di 650 mila euro.

Le indagini sono proseguite ai sensi del decreto legislativo 159/2011, il “Codice delle leggi
antimafia e delle misure di prevenzione”. Adesso, disponendo i sequestri odierni, spiegano le Fiamme gialle, la pericolosità sociale dei due è stata valutata in relazione sia alle condanne già riportate per illeciti che vanno dal trasferimento fraudolento di valori ai delitti tributari, ai reati contro la persona e il patrimonio, sia ad altri giudizi in corso per bancarotta, e, riferisce la Gdf, per “uno stile di vita delinquenziale, ossia abitualmente dedito ai traffici delittuosi ovvero vivendo abitualmente, anche in parte, con i proventi di
attività illecite, ossia, nel caso di specie, la costituzione e la gestione di cooperative mediante un’associazione per delinquere ramificata e capace di raggirare il Fisco”.

Usura: tassi fino 300%, arresti domiciliari dipendente pubblico

Indagini Guardia di Finanza durante il lockdown

Avrebbe chiesto un prestito modesto per sostenere alcune spese correnti, trovandosi poi vittima di un usurario che sarebbe arrivato a chiederle un tasso fino al 300% annuo, oltre a fare minacce e intimidazioni. E’ quanto ricostruito dalla guardia di finanza di Firenze con un’indagine avviata durante il lockdown e che ha portato agli arresti domiciliari il presunto usurario, un dipendente pubblico che lavora nel Fiorentino, e al divieto di avvicinamento della vittima per la sorella dell’uomo, indicata come sua presunta complice e collega della donna che aveva richiesto il prestito. Eseguito anche il sequestro degli interessi usurai corrisposti.

Le misure cautelari, per le accuse di usura e tentata estorsione, sono state disposte dalla gip di Firenze Angela Fantechi su richiesta del pm Giuseppe Ledda. Da quanto spiegato in una nota dalle fiamme gialle, la vittima si era avvicinata all’arrestato attraverso la collega di lavoro

Pisa: denunciati venditori di mascherine contraffatte

La Guardia di Finanza ha sequestrato circa 3.000 mascherine contraffatte in due punti vendita della città.

Il blitz è scattato dopo che i militari hanno individuato un negozio del centro che vendeva mascherine contraffatte, per lo più griffate con i loghi di alcune squadre di serie A. I due titolari dei punti vendita sono stati denunciati per commercio, importazione e vendita di prodotti contraffatti.

“L’analisi della documentazione contabile rinvenuta nel primo negozio”, spiega una nota delle fiamme gialle, “ha portato i finanzieri in un altro punto vendita, questa volta situato nella zona della Stazione Centrale, all’interno del quale sono state rinvenute altre partite della stessa merce, comprese decine di mascherine recanti i loghi delle principali case di moda nazionali e internazionali”.

Livorno: sequestro di migliaia di mascherine non conformi

La guardia di finanza ha sequestrato a Livorno 64mila mascherine di tipo K95, equivalenti alle Ffp2, “non conformi”, importate da un’azienda lucchese e destinate a privati e enti, tra cui anche alla Regione Toscana, per un valore di oltre 265mila euro.

Dall’esame delle fatture è emerso l’avvenuto commercio “in frode” di 293mila Dpi irregolari in ambito nazionale, vendute oltre che in Toscana, anche in Trentino Alto Adige, Lombardia, Lazio e Campania. Il responsabile della ditta, è stato denunciato per frode nelle forniture pubbliche e frode in commercio. Le mascherine sequestrate erano state importate da una società, con sede a Lucca, che per attestarne la conformità e poterle importare e immettere in commercio, si è avvalsa di un ‘voluntary certificate’ al posto di una regolare certificazione Ce.
Le indagini hanno messo in luce certificati per i Dpi emessi da un ente polacco, su richiesta del cliente importatore, non equivalenti a quelli rilasciati dagli organismi europei preposti. In sostanza, spiegano i finanzieri, la società polacca era organismo europeo notificato, ma non per la certificazione di Dpi.

Saponi e cocaina, 8 arresti in blitz all’Elba

Firenze, procura e Guardia di Finanza di Livorno hanno stroncato un redditizio traffico di cocaina – con spaccio e consumo all’Elba – organizzato da un commerciante di saponi dell’isola che avrebbe affiancato alla sua lecita attività economica, peraltro autorizzata alla vendita anche con le restrizioni anti-Covid19, l’attività con gli stupefacenti.

Stamani con l’operazione ‘Soap & Drugs’, 27 militari delle Fiamme Gialle di Portoferraio e quattro cani anti-droga hanno eseguito un’ordinanza del gip mettendo agli arresti domiciliari otto persone. Le investigazioni, complesse, sono iniziate nel gennaio 2019 e portate avanti con intercettazioni telefoniche e ambientali nonché con una serie di blitz. Oltre al commerciante di saponi è stato arrestato un albergatore dell’isola e un uomo di Roma, che riforniva la cocaina ai referenti isolani.

Oltre agli arrestati ci sono altre 27 persone coinvolte nell’indagine: tre sono indagate ma restano a piede libero, 24 sono state segnalate alla prefettura di Livorno per l’assunzione di stupefacenti.

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