Guardia di Finanza: scoperti 100 lavoratori a ‘nero’ nel Pratese

Prato, sono stati scoperti dalla Guardia di Finanza, da inizio anno, cento lavoratori a ‘nero’. Sospese dieci attività e denunciati tre imprenditori.

Dall’inizio dell’anno la Guardia di Finanza di Prato, nel corso di vari controlli effettuati sul territorio della Regione Toscana, in particolare nel Comune di Prato, ha scoperto cento lavoratori a ‘nero’ e centocinquantanove lavoratori irregolari sul territorio.

Ventisei imprenditori sono stati segnalati all’Inps e all’Ispettorato del lavoro per irregolarità. Le irregolarità emerse dai controlli riguardano sia il settore contributivo e previdenziale, sia le violazioni in materia di sicurezza. Tre di questi imprenditori sono stati inoltre denunciati per sfruttamento del lavoro.

Il corpo della Guardia di Finanza ha esaminato migliaia di postazioni lavorative durante numerosi interventi su tutto il territorio della provincia di Prato, in prevalenza nel settore manifatturiero. Questo settore è quello più marcatamente caratterizzato da fenomenologie illecite. Sono state controllate inoltre anche le postazioni lavorative nel campo della ristorazione, del commercio al dettaglio e dei servizi alla persona.

La Guardia di Finanza ha proposto la sospensione dell’attività di ben dici imprese, avendo riscontrato che almeno il 10% dei lavoratori che erano presenti sul luogo, al momento dei controlli, risultavano occupati senza la preventiva comunicazione d’instaurazione del relativo rapporto.

Sequestrate 14 mila mascherine Ffp2 non conformi

Lucca, oltre 14 mila mascherine Ffp2, prive dei requisiti minimi di sicurezza, potenzialmente pericolose in quanto poste in commercio in violazione degli standard europei previsti dalla normativa di settore, sono state sequestrate.

Le mascherine sono state sequestrate dai militari della Guardia di Finanza del comando provinciale di Lucca. I militari, si spiega in una nota, hanno individuato un’azienda dedita alla compravendita di dispositivi di protezione individuale, avente quale core business la fabbricazione di protesi ortopediche.

In particolare, a seguito di un’attività di osservazione, è stato effettuato un intervento presso l’ azienda e i riscontri sul posto hanno permesso di appurare la commercializzazione di migliaia di dispositivi di protezione individuale in modalità non conforme agli obblighi prescritti ai distributori da un apposito regolamento comunitario, secondo cui tali dispositivi, prima di essere messi in vendita, devono essere accompagnati da marchiatura Ce e da indicazioni/istruzioni/informazioni sul prodotto, in una lingua facilmente comprensibile per i consumatori finali dello Stato membro in cui sono messe a disposizione sul mercato.

L’assenza proprio di quest’ultimo elemento ha decretato la mancata genuinità dei dispositivi oggetto di commercializzazione da parte della società lucchese e, dunque, concludono i militari, non in regola con le vigenti disposizioni normative.

Al titolare dell’attività, italiano, è stato elevato un verbale di accertamento per la successiva irrogazione di una sanzione amministrativa mentre i prodotti sono stati sottratti dalla disponibilità dell’esercente e cautelarmente vincolati amministrativamente per la loro definitiva confisca.

Reddito di cittadinanza illecitamente percepito, 266 denunciati in Toscana

Firenze, nel 2020 in Toscana sono stati denunciati all’Autorità Giudiziaria 266 soggetti per reddito di cittadinanza illecitamente percepito, per un valore stimato degli illeciti di circa 1,6 milioni di euro.

Questo quanto è stato reso noto oggi dal comando regionale della Guardia di Finanza, in merito al contrasto agli illeciti in materia di spesa pubblica, campo nel quale rientrano appunto gli abusi per il reddito di cittadinanza, e nel quale in un anno sono stati 680 gli interventi, 187 le deleghe d’indagine concluse in collaborazione con la magistratura ordinaria, e 47 le deleghe svolte con la Corte dei Conti.

Nell’ambito della spesa sanitaria e previdenziale, la GdF ha eseguito 53 interventi, e segnalato all’Autorità giudiziaria 13 persone, accertando una frode per circa 2 milioni di euro, all’esito di un monitoraggio su erogazioni per oltre 4,6 mln, selezionate a seguito di specifiche analisi di rischio.

Sono state scoperte indebite percezioni e richieste di contributi nel settore della Pac e della politica comune della Pesca per circa 2 mln. Nell’ambito delle attività svolte a tutela della spesa pubblica sono stati eseguiti complessivamente sequestri per circa 3 mln e confische per oltre 4 mln.

Infine in materia di appalti, corruzione e altri delitti contro la Pa sono stati denunciati 54 soggetti con provvedimenti cautelari eseguiti per oltre 4,5 mln.

Usura al 300% a esercenti Firenze in crisi, confiscati 2,5 mln

Firenze, in un’operazione svolta congiuntamente da Carabinieri e Guardia di Finanza sono stati confiscati beni per circa 2 milioni e mezzo di euro ad un ‘imprenditore’ che esigeva un’usura di oltre il 300% di interessi da commercianti fiorentini in difficoltà economica.

I militari dei comandi provinciali hanno dato esecuzione a un provvedimento di confisca ‘per sproporzione’ adottato dal gip Gianluca Mancuso nei confronti di un imprenditore già condannato per più episodi di usura commessi a suo tempo in danno di commercianti dell’area di Firenze.

Confiscati 25 rapporti finanziari, due autoveicoli, tre quote societarie e tre fabbricati. La confisca segue una precedente indagine, coordinata dai pm Luca Tescaroli e Christine von Borries, ed eseguita dai carabinieri, su una denuncia presentata da un’imprenditrice finita da qualche anno nella rete dell’usuraio.

Le indagini oltre a confermare la denuncia hanno svelato che altri imprenditori erano vittime di usura da parte dello stesso soggetto. Riscontrati dalle indagini prestiti di denaro a tassi superiori al 300% su base annua. Si erano rivolti all’usuraio, costretti da problemi finanziari, sei titolari di bar, ristoranti e negozi, pattuendo la restituzione dei prestiti con brevissima scadenza, tra uno e tre mesi.

Il provvedimento odierno si inserisce in una più ampia strategia istituzionale, basata sul coordinamento dell’Ufficio della Procura di Firenze per le misure di prevenzione e per il contrasto ai patrimoni illeciti anche di provenienza mafiosa, diretto dal dottor Giuseppe Creazzo, volto a contrastare, anche attraverso l’applicazione della normativa antimafia, l’infiltrazione criminale dell’economia legale.

Prato: Gdf sequestra 2 mln mascherine e ne blocca altri 50

Fermate produzioni di mascherine illegali in tre aziende a Prato dalla Guardia di Finanza

Oltre due milioni di mascherine illegali sono state sequestrate dalla guardia di finanza in tre aziende della Chinatown industriale di Prato. Secondo le Fiamme gialle l’indagine “ha consentito di bloccare la produzione di altri 50 milioni di mascherine non regolari”. Delle tre società su cui sono stati eseguiti approfondimenti, due sono gestite da cinesi e sono “specializzate nella contraffazione del packaging delle mascherine prodotte da importanti aziende del settore”.

Le confezioni riproducevano perfettamente tutte le caratteristiche degli originali, compreso il marchio Ce, tuttavia, all’interno, c’erano mascherine certificate, di ignota provenienza e non conformi agli standard. Una terza azienda, gestita da italiani, produceva e commercializzava mascherine chirurgiche non conformi; inoltre, utilizzando costosi macchinari all’avanguardia, produceva mascherine Ffp2 con bollino Ce che le certificava illecitamente come dispositivi di protezione individuale. Complessivamente, le Fiamme Gialle hanno sottoposto a sequestro circa 2,1 milioni di mascherine chirurgiche e Ffp2 corredate da 260mila false certificazioni, oltre a 123.000 chilometri di tessuto e accessori che “avrebbero garantito l’illecita realizzazione di ulteriori 50 milioni di analoghi articoli”. I finanzieri hanno anche appurato che la produzione e il confezionamento nelle tre aziende avvenivano in precarie condizioni igieniche. Una consistente parte delle mascherine realizzate era destinata ad uso pediatrico. Gli esami di laboratorio hanno confermato le ipotesi investigative. I rappresentanti legali delle tre società sono stati denunciati per le indagini alla procura di Prato per ‘frode in commercio’, ‘contraffazione’ e ‘vendita di prodotti industriali con segni mendaci’.

Massa Carrara: corruzione, falso e truffa, 12 arresti

Per il rilascio delle autorizzazioni per i trasporti commerciali: dodici arresti in provincia di Massa Carrara per corruzione falso e truffa ai danni dello Stato

Le misure cautelari riguardano anche alcuni dipendenti della pubblica amministrazione. A tre dipendenti dell’ente Provincia, impiegati negli uffici Trasposti, è stata applicata la misura cautelare in carcere; ai domiciliari, invece, sono finiti otto titolari di ditte di trasporti e il titolare di una ditta che si occupa di scorte.

Le indagini della procura apuana con la guardia di finanza di Massa Carrara hanno permesso di ricostruire, è spiegato in una nota della Gdf, un “diffuso sistema corruttivo organizzato dai tre funzionari della Provincia, che utilizzavano un tariffario agevolato per il rilascio delle autorizzazioni per i trasporti commerciali sul territorio provinciale”. Secondo la procura i tre rilasciavano le autorizzazioni alle ditte di trasporti senza fargli pagare gli importi dovuti allo Stato, in cambio di mazzette. Sempre secondo la procura inoltre i tre dipendenti pubblici garantivano anche copertura agli autotrasportatori in caso di controlli su strada da parte delle forze dell’ordine, fornendo false indicazioni sulla regolarità delle pratiche autorizzate. Sono ancora in corso controlli e perquisizioni

Le investigazioni, prosegue la nota, hanno consentito di scoprire che i tre dipendenti dell’ente Provincia rilasciavano le autorizzazioni alle ditte di trasporti senza far loro pagare gli importi dovuti allo Stato, in cambio di ‘sostanziose mazzette’.

Questi ‘sconti’ erano di importo pari a circa la metà degli oneri dovuti e consentivano ai trasportatori un evidente vantaggio economico. Ad esempio gli ‘sconti’, spiegano ancora gli investigatori, avvenivano sulla ‘tassa usura strade’, oppure sui versamenti dovuti in caso di rilascio o rinnovo di licenze. I trasportatori avevano anche una via preferenziale per ottenere le autorizzazioni in tempo reale senza alcun controllo, con la facoltà di organizzare secondo le proprie esigenze l’orario e la data del trasporto: con una semplice telefonata e a tutte le ore i trasportatori si assicuravano l’autorizzazione richiesta provvedendo poi a remunerare illecitamente i funzionari con il pagamento in contanti, che nelle intercettazioni veniva definito ‘la pagnotta’, prosegue la nota.

Secondo gli investigatori lo scambio di buste avveniva sempre al di fuori degli uffici: in una conversazione intercettata e che è stata riportata nella nota della Procura e della Gdf. tra i dipendenti pubblici e una ditta si sente dire “tu chiami l’autista..lui ti dà una busta che te questa busta la ridai al busta” cioè l’appellativo dato ad uno dei funzionari della Provincia era proprio ‘er busta’. Uno di questi funzionari in altre intercettazioni si lamenta con un collega di aver ricevuto come mazzetta dei buoni benzina invece di denaro, affermando “mica ci mangio con i buoni”.

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