Arezzo, porta imprese all’estero ed evade 22mln

4 denunce. 7 le imprese sottoposte a verifica fiscale da parte dei finanzieri della Compagnia di San Giovanni Valdarno.

La guardia di finanza di Arezzo ha scoperto un’organizzazione di imprese, alcune con residenza fittizia in paesi a fiscalità privilegiata, che era riuscita ad occultare 22 milioni di redditi al fisco. Quattro persone denunciate, a vario titolo per reati fiscali. Al capo dell’organizzazione è stato contestato anche il reato di autoriciclaggio. Proposti per il sequestro preventivo beni e disponibilità economiche per 6 mln di euro mentre 500.000 euro sono già stati sequestrati a garanzia del credito erariale.

Le indagini sono partite dalla verifica su un imprenditore valdarnese che, secondo l’accusa, aveva solo formalmente trasferito la propria residenza all’estero e che, proprio attraverso un gruppo di imprese intestate a propri familiari e prestanomi, con ramificazioni in Paesi esteri, operava nella produzione e commercializzazione di calzature di alta moda. Le Fiamme Gialle, attraverso un’analitica ricostruzione dei flussi finanziari tra le imprese coinvolte, e grazie a incroci sulle banche dati, hanno così scoperto l’intera organizzazione, con tanto di holding e società controllate, alcune delle quali di diritto panamense e svizzero. Tutte le decisioni aziendali dell’intero gruppo, però, venivano assunte dal dominus in Italia, presso la sede di una delle aziende. Sette le imprese sottoposte a verifica fiscale da parte dei finanzieri della Compagnia di San Giovanni Valdarno.

Stroncato traffico di droga dal Nord Europa, 11 arresti

11 arresti, 520 kg di marijuana e 18 di cocaina sequestrati. Guardia di Finanza di Firenze blocca traffico di stupefacenti dal Nord Europa all’Italia.

Sono in tutto undici le persone, italiane e albanesi, nei cui confronti è scattata una misura di custodia cautelare nell’ambito di un’inchiesta della Guardia di finanza di Firenze e della procura di Firenze su un traffico di droga proveniente dal Nord Europa e diretta in Lombardia e Toscana. Tre dei destinatari delle misure erano già stati arrestati in flagranza durante le indagini. In totale sono stati sequestrati 520 chili di marijuana e 18 di cocaina.

Il traffico internazionale di droga ‘viaggiava’ sui pullman di linea che una società del Milanese gestiva sulla direttrice Olanda-Belgio-Milano. La droga, soprattutto cocaina, veniva stoccata in un vano ricavato sotto le scalette interne di pullman a due piani e reso accessibile solo attraverso complesse procedure elettroniche. Lo stupefacente veniva quindi trasportato insieme ai passeggeri ignari.

Le indagini, coordinate dal sostituto procuratore di Firenze Giulio Monferini, hanno individuato il regista dell’organizzazione – per cui il gip Angela Fantechi ha emesso 12 misure cautelari di cui 11 in carcere – in un albanese abitante a Prato, a cui facevano riferimento tutti gli altri sodali dell’organizzazione. Arrestato anche il titolare della ditta di trasporti e due suoi autisti, tutti italiani.

Uno dei soggetti coinvolti, segnala la Gdf, in una distinta operazione, era emerso come legato a cosche della ‘ndrangheta e fu arrestato nel 2013 e poi condannato sempre per aver trasportato con il suo pullman 17 kg di hashish. Le indagini hanno riguardato soggetti abitanti nelle province di Prato, Milano, Bergamo, Monza, Lodi e Roma.

Nell’indagine, denominata ‘Bus Lijnen’ (autobus di linea in fiammingo), sono stati ricostruiti 17 episodi di trasporto di droga dall’Olanda (cocaina proveniente dal Sudamerica) all’Italia. Di questi 17 episodi, 16 riguardano singoli trasporti di cocaina (totale, oltre 50 chili sequestrati) e un altro il sequestro, nei pressi di Mantova, di 520 chili di marijuana su un’auto arrestando in flagranza sette persone.

Al momento sono nove gli arrestati, mentre due sono latitanti all’estero. Il principale indagato è stato arrestato mentre rientrava in Italia dall’Albania. I finanzieri lo hanno bloccato all’aeroporto di Fiumicino (Roma) la sera del 20 gennaio dopo averne atteso il ritorno per ben due mesi.

In una conferenza stampa presso la procura di Firenze il procuratore capo Giuseppe Creazzo e il sostituto Monferini hanno descritto insieme agli investigatori delle Fiamme Gialle l’indagine in modo tale da evidenziare i meccanismi di filiera che dal Nord Italia ai Paesi Bassi e Belgio.

L’inchiesta è nata dall’aggregazione di informazioni investigative che la Gdf aveva raccolto su un albanese pregiudicato gravitante su Prato, nella zona di Pratilia. Da questa figura sono stati ricostruiti i suoi rapporti, quindi il filo delle indagini ha portato gli investigatori prima in Lombardia e dunque all’estero. Secondo i riscontri, la banda avrebbe agito in modo autonomo da altre organizzazioni riguardo all’approvvigionamento di droga, contando sui rapporti transnazionali curati dall’Albania.

In Italia la gang era strutturata su tre cellule operative: quella in Toscana – fra Prato e Firenze – quella di Lodi, e quella Lombarda

Corruzione: 3 arresti a Firenze, interdetto funzionario pubblico

Tre imprenditori arrestati, interdetto un funzionario pubblico in servizio nella sede fiorentina del Provveditorato regionale alle opere pubbliche, tutti indagati, tra l’altro, per corruzione.

Gli sviluppi di un’inchiesta, condotta da guardia di finanza e procura di Firenze, che a fine 2016 aveva portato al’arresto di un altro funzionario pubblico e del legale rappresentante di un’azienda edile fiorentina, hanno portato all’arresto, uno in carcere e due ai domiciliari, di 3 imprenditori e interdetto un funzionario pubblico.
Le misure sono state disposte in esecuzione di misure cautelari emesse dal gip di Firenze Paola Belsito. I provvedimenti di interdizione sono stati disposti per 8 mesi. Nell’inchiesta, coordinata dai pm Luca Turco e Christine Von Borries, indagato un altro funzionario del provveditorato regionale alle opere pubbliche: nei sui riguardi il gip si è riservato sull’applicazione della misura interdittiva all’esito dell’interrogatorio.
Rifacimento della facciata dell’Agenzia delle dogane di Livorno, ripristino di locali della casa circondariale di Massa, sostituzione degli infissi all’Agenzia della dogane di Marina di Carrara (Carrara), messa a norma delle scale e dei bagni della casa di reclusione di San Gimignano (Siena), ripristino dell’impianto antincendio del carcere di Empoli (Firenze) e di quello di condizionamento della Corte dei Conti di Firenze, realizzazione dei sistemi di aerazione nell’ex opg di Montelupo Fiorentino. Sono alcuni dei lavori finiti al centro dell’inchiesta della Gdf che oggi ha portato all’arresto per corruzione di tre imprenditori, tutti residenti nel Fiorentino.
Le indagini, ipotizzano il pagamento di tangenti e la concessioni di favori in cambio dell’affidamento pilotato di appalti, che in alcuni casi venivano anche assegnati in modo diretto adducendo falsi motivi di urgenza. In particolare, il dipendente pubblico, di 60 anni, è accusato di aver ricevuto una tangente di 500 euro. Avrebbe avuto la somma da uno degli imprenditori finiti ai domiciliari, per il tramite di Francesco Saverio Marino, funzionario tecnico del suo stesso ufficio, arrestato il 3 novembre 2016 dalla finanza mentre riceveva una mazzetta dall’imprenditore fiorentino Stefano Fani.
Marino è coinvolto nella maggior parte degli episodi di corruzione contestati agli imprenditori arrestati oggi. Avrebbe ricevuto due tangenti da 2.500 e 5mila euro, oltre a favori di vario tipo, tra cui l’installazione dell’aria condizionata nella sua abitazione, lavori di falegnameria, sponsorizzazioni per la squadra di basket di cui era presidente e regali per il matrimonio del figlio.

Truffe anziani: da Gdf Firenze vademecum contro raggiri

Diffuso dalla guardia di finanza di Firenze un vademecum rivolto ai cittadini per difendersi dalle truffe messe a segno da falsi militari delle fiamme gialle, di solito ai danni di persone anziane.

L’iniziativa, spiega la gdf, è stata assunta a seguito di recenti episodi verificatisi in Toscana. L’appello è di diffidare sempre da chi, presentandosi come finanziere, bussa alla porta di casa per chiedere denaro o proporre abbonamenti. “La riscossione di somme per la definizione di violazioni – si precisa nel vademecum – non compete ai militari del corpo”.

Inoltre, “nessun appartenente alla guardia di finanza è autorizzato a proporre abbonamenti a pubblicazioni di sorta”. I finanzieri in servizio, si precisa ancora nel vademecum, “devono qualificarsi a mezzo della propria tessera personale di riconoscimento”.

Occorre inoltre tenere sempre presente che “la presentazione della guardia di finanza presso le abitazioni private avviene solo in casi limitati”, e “mai per assumere informazioni sensibili sulle condizioni patrimoniali e sulla consistenza dei propri averi custoditi in casa”. Le verifiche e i controlli fiscali “vengono sempre eseguiti solo sulla base di ordini impartiti dai rispettivi comandanti, sempre compendiati in apposito foglio di servizio che i militari operanti devono sempre esibire al soggetto interessato”. In caso di dubbi, l”invito della gdf è di contattare il 117 per i riscontri del caso.

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