Foo Fighters, “But Here We Are”. Disco della settimana.

But Here We Are“, il nuovo album della band dell’ex Nirvana Dave Grohl, è una risposta sentita e terapeutica ad un anno di sconvolgenti perdite e introspezione personale.

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But Here We Are“, il nuovo album uscito il 2 giugno per Roswell Records/RCA Records, arriva dopo un anno di sconvolgenti perdite (la madre di Dave e il batterista della band) introspezione personale e malinconici ricordi. E’ stato anticipato dai singoli “Rescued”, Under You” e “Show Me How” (con la partecipazione di Violet Grohl, figlia di Dave).
Il disco è una risposta brutalmente onesta ed emotivamente cruda a tutto ciò che i Foo Fighters hanno vissuto nell’ultimo anno, una testimonianza del potere curativo della musica, dell’amicizia e della famiglia. Coraggioso, tormentato e decisamente autentico, “But Here We Are” si apre con il singolo appena pubblicato “Rescued”, la prima di 10 canzoni che affrontano una vasta gamma di emozioni, dalla rabbia e dal dolore, alla serenità e all’accettazione, con una miriade di punti intermedi.

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Prodotto da Greg Kurstin e dagli stessi Foo Fighters, “But Here We Are” è insieme l’undicesimo album della band e il primo capitolo della nuova vita della band dopo la scomparsa di Taylor Hawkins, lo storico batterista della band scomparso nel marzo del 2022, poi sostituito da Josh Freese.

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Il disco cerca di ritrovare il sound e l’ingenuità del debutto dei Foo Fighters nel 1995 arricchendolo della consapevolezza data da decenni di mestiere, e se da un lato non mancano le cadute di stile troppo legate ad atmosfere da “arena rock”, non manca una manciata di brani estremamente riusciti e convincenti.
Ma per farci un’idea più completa lo ascolteremo insieme in onda, perchè “But Here We Are” è il nostro Disco della settimana.
Questa la tracklist di “But Here We Are”:

 

  1. Rescued
  2. Under You
  3. Hearing Voices
  4. But Here We Are
  5. The Glass
  6. Nothing At All
  7. Show Me How
  8. Beyond Me
  9. The Teacher
  10. Rest

Disco della settimana: Foo Fighters “Medicine At Midnight” 

“Medicine At Midnight” è il nuovo atteso disco dei Foo Fighters, il decimo in studio, disponibile in versione CD, vinile e digitale

Medicine At Midnight” è stato anticipato dal  singolo “Shame Shame” (presentato al Saturday Night Live), dal brano “No Son of Mine” (che termina con l’imprecazione “final f * ck you to 2020”), e dalla ballad “Waiting on a War”. 

Per celebrare l’uscita di “Medicine At Midnight”, i Foo Fighters pubblicheranno una serie radiofonica su Apple Music Hits divisa in sei parti: “Medicine At Midnight Radio”.

Ogni membro della band condurrà un episodio della durata di un’ora in cui parlerà delle proprie ispirazioni personali e rifletterà sul processo creativo legato all’album. I fan potranno sintonizzarsi ogni giorno a partire da lunedì 8 febbraio (dalle ore 16:00 PST / ore 01:00 di martedì), su Apple Music Hits (apple.co/FFRadio) e sul nuovo canale SiriusXM della band, “Foo Fighters Radio” (canale 105). Dave Grohl si è anche unito a Zane Lowe nel suo programma quotidiano “Apple Music 1” per parlare dell’album (ascolta QUI).

Parlando del disco in un’intervista Dave Grohl ha fatto sapere: “Anziché fare un altro album per adulti ho pensato ‘Fanculo, facciamo un album da festa. Molti dei nostri dischi preferiti sono caratterizzati da grandi riff e questo groove. Odio definirlo un disco funk o dance, ma è decisamente più energetico delle altre cose che abbiamo fatto finora ed è stato pensato per essere l’album della festa del sabato sera”.

Dichiarazione probabilmente esagerata, anche se effettivamente il disco (che già sta dividendo i fan) rappresenta un punto di svolta nelle produzioni della band, disco concepito prima del lockdown e per il quale si era preventivato un tour, come nelle parole della band, “festoso”.

Medicine At Midnight” è stato prodotto da Greg Kurstin e dai Foo Fighters, registrato da Darrell Thorp e mixato da Mark “Spike” Stent. I Foo Fighters oggi sono Dave Grohl, Taylor Hawkins, Nate Mendel, Chris Shiflett, Pat Smear e Rami Jaffee.

Dave Grohl “In difesa dei nostri insegnanti”

Durante il lockdown Dave Grohl, leader dei Foo Fighters, ha creato l’account Instagram @davestruestories dove poter raccontare le sue ‘True Stories’. Nel primo podcast una riflessione sui limiti dell’insegnamento online

 

Partendo da ricordi d’infanzia e dall’esempio della madre che era un insegnante, Dave Grohl sottolinea come l’insegnamento a distanza provochi molte complicazioni, in particolare per la classe operaia e i genitori single, e evidenzia quanto sia preoccupante il fatto che manchi ancora una pianificazione per i prossimi mesi, a causa dell’indecisione e degli scontri della classe dirigente.
Ascolta il primo audio:

Di seguito la traduzione in italiano:
“Odio ammetterlo, ma ero un terribile studente.
Ogni giorno aspettavo disperatamente il suono della campanella finale per poter scappare via dalla mia classe senza finestre e correre a casa dalla mia chitarra. Intendiamoci, non era colpa del sistema della scuola pubblica della contea di Fairfax che ha fatto il meglio che poteva. Io ero solo ostinatamente disinteressato, bloccato da un disturbo dell’attenzione e da un insaziabile desiderio di musica. Lontano dall’essere uno studente modello ho provato a mantenere la concentrazione, ma alla fine ho lasciato a metà della terza media la scuola per inseguire i miei sogni di musicista itinerante (non lo consiglierei). Mi sono lasciato alle spalle innumerevoli opportunità. Ancora oggi sono perseguitato da un sogno ricorrente, sono di nuovo in quei corridoi nel tentativo di diplomarmi, a 51 anni, e mi sveglio in un lago di sudore. Puoi togliere un ragazzo dalla scuola, ma non puoi togliere la scuola ad un ragazzo. Quindi, essendo io uno scarto delle superiori, pensavate che l’attuale dibattito sulla riapertura delle scuole non sarebbe stato intercettato dal mio radar rock’n’roll, giusto? Sbagliato!
Mia madre era un’insegnante in una scuola pubblica.
Era anche una madre single di due bambini, e ha instancabilmente dedicato tutta la sua vita al servizio degli altri, sia a casa che al lavoro. Dall’alzarsi prima dell’alba, per assicurarsi che io e mia sorella fossimo puliti, vestiti e nutriti in tempo per prendere all’autobus al correggere i compiti a notte fonda, molto tempo dopo aver fatto raffreddare la sua cena, aveva raramente un momento per sé stessa. Tutto questo, mentre faceva più lavori contemporaneamente per poter integrare il suo misero stipendio di 35.000 dollari all’anno. Bloomingdale’s, Servpro, le preparazioni per SAT e GED – una volta si è anche messa a fare allenamenti di calcio per 400$, per poter finanziare il nostro primo viaggio di famiglia a New York City, dove siamo stati al St. Regis Hotel e abbiamo ordinato da bere al famoso King Cole Bar, così da far scorpacciata gratis anche di antipasti che altrimenti non ci saremmo mai potuti permettere. Com’era prevedibile, la sua devozione nell’essere una madre si rispecchiava anche nel suo modo di fare l’insegnante. Non si è mai limita a indicare una lavagna e a recitare la lezione per farla imparare a memoria ai bambini, ma era invece era un educatore capace di coinvolgere, dedito al benessere di ciascuno degli studenti che stavano nella sua classe. E con una media di 32 studenti per classe, non era una cosa da poco. Era uno di quegli insegnanti che diventava un mentore per tanti, e i suoi studenti si ricordavano di lei anche molto tempo dopo essersi diplomati, incrociandola spesso al supermercato e iniziando a recitare a memoria il Giulio Cesare di Shakespeare, come in una sorta di flash mob nel reparto frutta e verdura. Non saprei dirvi quanti dei suoi ex studenti ho incontrato nel corso degli anni che arrivavano con tutta una serie di aneddoti di quando erano nella sua classe. Ogni ragazzo dovrebbe essere così fortunato nell’avere quell’insegnante preferito, quello che cambia per sempre la tua vita in meglio. Mia madre ha aiutato intere generazioni di bambini ad imparare come fare ad apprendere e, come la maggior parte degli insegnanti, era genuinamente interessata agli altri. Nonostante io non sia mai stato un suo studente, lei sarà per sempre la mia insegnante preferita.
Serve una certa indole per dedicare la propria vita a questo difficile e spesso ingrato lavoro. Lo so bene, perché sono cresciuto nella loro comunità, gli ho tagliato l’erba, pitturato gli appartamenti, anche fatto da baby sitter ai loro bambini, e sono convinto che loro sono tanto importanti quanto qualsiasi altro lavoratore essenziale. Alcuni addirittura crescono delle rock star! Tom Morello dei Rage Against the Machine, Adam Levine, Josh Groban e Haim sono tutti figli di operatori scolastici (con risultati accademici più gratificanti dei miei). Nel corso degli anni, ho iniziato a notare che gli insegnanti hanno un legame speciale, perché non ci sono molte persone che comprendono realmente le loro grandi sfide – sfide che vanno ben oltre l’uso di carta e penna.  Oggi, per qualcuno queste sfide possono determinare la vita o la morte.
Quando arriva la domanda preoccupante – e, ancora di più, politicizzata – della riapertura delle scuole nel bel mezzo della pandemia da Coronavirus, la preoccupazione per il benessere dei nostri bambini è importantissima. E tuttavia gli insegnanti hanno anche tutta un’altra serie di domande che la maggior parte delle persone non considerano. “C’è molto di più da affrontare che il semplice rimandarli a casa una volta finite le lezioni,” mi racconta mia madre al telefono. Ha 82 anni, adesso, ed è in pensione, e mi stila un elenco di preoccupazioni basate sui suoi 35 anni di esperienza: “le mascherine e il distanziamento, il controllo della temperatura, l’affollamento sugli autobus, l’affollamento nei corridoi, gli sport, i sistemi di areazioni, le sale mensa, i bagni pubblici, i collaboratori scolastici”. La maggior parte delle scuole è già in difficoltà per la mancanza di fondi; come possono affrontare la montagna di misure di sicurezza di cui hanno bisogno? E anche se la media dell’età dei maestri negli Stati Uniti non è neppure 40 anni, inserendoli quindi in un gruppo a basso rischio, molti insegnanti di ruolo, segretari, lavoratori nella mensa, infermieri e operatori scolastici sono più anziani e hanno un rischio più alto. Ogni lavoratore in una struttura scolastica rappresenta una percentuale della sua popolazione e dovrebbe essere salvaguardata in maniera adeguata. Posso solo immaginare se mia madre fosse costretta a ritornare adesso in una classe piena di gente e senza finestre. Cosa impareremmo da quella lezione? Quando ho chiesto a mia madre cosa farebbe lei, ha risposto, “Didattica a distanza per un po’”.
L’insegnamento a distanza provoca molte complicazioni, in particolare per la classe operaia e i genitori single che devono gestire logisticamente il lavoro e i figli a casa. La difficoltà nel reperire materiali scolastici, avere una buona connessione, risolvere problemi tecnici e non poter socializzare rendono la lezione tutt’altro che ideale. Ma, cosa più importante, quando sei davanti ad un computer con un tutore di fianco e hai l’insegnante dall’altra parte che cerca di fare del suo meglio per educare i bambini distratti che preferiscono i giochi sullo schermo alla matematica, diventa perfettamente chiaro che non basta avere un computer e una lavagna interattiva per essere in grado di fare l’insegnante. Quella capacità particolare è il vero X Factor. Lo so perché ho tre figli e le loro lezioni a distanza assomigliavano più a “I ragazzi del sabato sera” anziché all’ “Attimo fuggente”. Come dico ai mie figli “Non vuoi davvero l’aiuto di papa, a meno che tu non voglia una F!”. L’insegnamento a distanza si spera sia una soluzione temporanea, ma per quanto l’orchestra senza direttore di Donald Trump vorrebbe prevedere la riapertura delle scuole in nome di una visione rosea (chiedete ad un insegnante di scienze cosa pensa della portavoce della Casa Bianca Kayleigh McEnany e del suo commento “la scienza non deve mettersi in mezzo”) sarebbe stupido correre rischi a spese dei nostri figli, insegnanti e della scuola.

Ogni insegnante ha una “pianificazione”. Non se ne meritano una anche loro? Mia madre doveva pianificare tre diverse lezioni ogni singolo giorno (parlare in pubblico, Inglese Avanzato e Inglese 10), perché questo è quello che fanno gli insegnanti: ti danno gli strumenti necessari per sopravvivere. Chi si preoccupa di darli anche a loro, questi strumenti? Gli insegnanti americani sono messi in trappola, creata dall’indecisione e dagli scontri di una classe dirigente fallita, che non è mai stata al loro posto e quindi non ha nessun modo di comprendere le sfide che devono affrontare. Non mi fiderei del segretario americano delle percussioni che mi viene a dire come suonare “Smells Like Teen Spirit”, se non si è mai seduto dietro a una batteria, e quindi perché un insegnante dovrebbe fidarsi del Segretario dell’Educazione Betsy DeVos che dice loro come insegnare, senza che lei si sia mai seduta davanti a una classe? (Magari dovrebbe cambiare e fare la batterista). Fino a quando non hai speso un’infinità di giorni in una classe, dedicando il tuo tempo e la tua energia nel diventare quel mentore di intere generazioni di studenti che sarebbero stati altrimenti completamente disinteressati, devi ascoltare quelli che hanno fatto tutto questo. Gli insegnanti vogliono insegnare, non morire, e noi dovremmo supportarli e proteggerli, come il tesoro nazionale che sono. Senza di loro, dove saremmo?
Mostriamo a questi instancabili altruisti un po’ di altruismo in cambio. Io lo farei per il mio insegnante preferito.
E tu?”

Firenze Rocks: Guns n Roses sul palco dei Foo fighters

Maxi sorpresa sul palco della prima serata del Firenze Rocks: sul palco, insieme ai Foo fighters capitanati da Dave Grohl, sono saliti all’improvviso i Guns n Roses. La band di Axl rose é in programma questa sera al Visarno ma si trova già a Firenze e ieri si é concessa un cameo sul palco dell’amico Dave: insieme ai Foo fighters,i Gnr con Slash e Duff mc Kagan hanno eseguito per intero It’s so Easy dal loro primo disco, Appetite for destruction. “Ci vediamo domani sera” ha salutato Axl il pubblico in delirio.

L’urlo squassante di Dave Grohl , addosso una classica tshirt nera e capello al vento, ha aperto ieri sera l’edizione 2018 del Firenze Rocks: a scatenarsi al rock dei Fiori fighters,  in data unica italiana, oltre 60mila fan della band americana, accalcati all’Arena del Visarno nel parco delle Cascine. Primo pezzo in scaletta, la potente carica di Run, da Concrete and gold, ultimo album del gruppo uscito lo scorso anno.

Megabis con il primo grande successo dei Foo , quella Everlong che li consacrò al successo nell’ormai lontano 1997. Dopo oltre due ore e mezzo di concerto il pubblico é sfinito, ma Dave no, ancora non si fermerebbe. Non a caso, lo chiamano l’ambasciatore del rock n’roll.

e la musica continua… a Firenze Rocks!

 

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