Nardella scrive a presidente Regione Rossi: “Evitare ghetti nelle case popolari”

Lo ha scritto in una lettera il sindaco Dario Nardella a proposito delle modifiche che il Comune di Firenze ha indicato per la nuova legge regionale sulla casa in discussione in Consiglio regionale.

“Evitare la configurazione di veri e propri ‘ghetti’ negli insediamenti di edilizia popolare più importanti della città attraverso un bilanciamento più sostenibile tra famiglie straniere e famiglie italiane, con risultati più efficaci di integrazione e con la riduzione del rischio di tensioni sociali”.
Lo ha scritto in una lettera il sindaco Dario Nardella al presidente della Regione Enrico Rossi a proposito delle modifiche che il Comune di Firenze ha indicato per la nuova legge regionale sulla casa in discussione in Consiglio regionale.
La lettera del sindaco Nardella al governatore Rossi arriva a pochi giorni di distanza dai recenti avvenimenti che hanno riguardato la tragica morte del giovane Duccio Dini e della recente conversazione avuta con lui sulla nuova legge regionale in materia di edilizia residenziale pubblica.
Nella lettera il sindaco Nardella delinea alcuni punti che il Comune di Firenze ha indicato come opportune modifiche, parte delle quali già formalmente depositate, alla legge in questione: ovvero l’aumento progressivo del punteggio nella graduatoria per l’assegnazione di alloggi per chi ha 10, 15 o 20 anni di residenza nello stesso Comune; l’aumento di punteggio nella graduatoria per chi è presente continuativamente da più tempo in essa, senza che ad oggi abbia ancora visto soddisfatta la propria aspettativa; l’aumento di punteggio per chi vive in alloggi privati per i quali l’affitto incide almeno per un terzo sull’ISEE;
la possibilità di assegnare alloggi ancora da ristrutturare alle persone che sono in graduatoria anche a prescindere dalla loro posizione; l’estensione della revoca dell’alloggio e/o provvedimento di allontanamento, attualmente previsti solo nel caso di fatti riconducibili a violenza domestica, anche a qualunque individuo che si renda responsabile quantomeno per la commissione di fatti costituenti reato con dolo contro la persona o contro il patrimonio; la previsione di criteri che favoriscano negli stessi complessi condominiali di alloggi erp, un mix sociale di nazionalità, età e condizioni sociali, tale da garantire un efficace e sostenibile risultato di integrazione e convivenza.
“Queste proposte servono anche a favorire l’assegnazione ai cittadini che appartengono alla cosiddetta ‘fascia grigia’ – ha spiegato Nardella -, ovvero quella fascia sociale per la quale il tenore di vita non è così basso da comportare l’immediata assegnazione dell’alloggio, ma non così alto da consentire di vivere autonomamente e in modo dignitoso con un alloggio privato. In questa fascia vi è la maggior parte di cittadini fiorentini che, pur con difficoltà, continuano a pagare affitti gravosi rispettando regole e contratti”.

Inseguimento Firenze: Rossi, Salvini aiuti smantellare campi

“Quando verrà Salvini chiederò che ci dia una mano per finanziare il piano dello smantellamento dei campi rom”: queste le dichiarazioni di Enrico Rossi,  presidente della Regione Toscana.

“Non capisco quali sono le critiche: se si riferiscono a una foto, l’ho fatta e la rifarei”: lo ha detto Enrico Rossi, presidente della Regione Toscana, a proposito delle polemiche per la foto del 2014, da lui pubblicata al tempo su Facebook e recentemente riapparsa su giornali e social dopo i fatti di Firenze e la morte di Duccio Dini, che lo ritraeva in compagnia di una famiglia rom che viveva in un appartamento vicino al suo. Rossi ha parlato a margine di un briefing per la presentazione delle delibere di Giunta.

“Bisogna stare attenti al razzismo, alla discriminazione, ad alimentare l’odio razziale che farebbe davvero trasformare la Toscana in un Far west”. “Bisogna chiedere con fermezza il rispetto della legge, la legalità, e se ci sono dei criminali vanno assicurati alla giustizia e puniti”, ha detto il governatore, a margine di un briefing con la stampa.
“Evitiamo che ci siano strumentalizzazioni”, ha aggiunto poi Rossi, secondo cui “questo è soprattutto il momento del dolore e della vicinanza alla famiglia. Nessuno potrà mai restituire Duccio ai suoi cari, e credo che questo sia un punto che dovrebbe tutti quanti farci interrogare sulla nostra capacità generale di uomini e affrontare e risolvere i problemi, capire anche la nostra limitatezza, la nostra vulnerabilità della vita quotidiana nella comunità nella quale viviamo. E una volta capito questo provare a reagire usando l’umanità e anche la ragione”.

“Quando verrà Salvini – ha poi annunciato – chiederò che ci dia una mano per finanziare il piano dello smantellamento dei campi rom, cosa alla quale la Regione ha già contribuito notevolmente insieme ai sindaci”. Il presidente ha anche aggiunto che chiederà “la copertura della pianta organica della polizia di Stato, e che i nuovi assunti siano messi sulle strade, nei quartieri, a presidiare le strade”: Rossi ha infatti spiegato di aver proposto ai sindaci di “fare una quindicina di esperienze di vigili di quartiere, in attesa che arrivi un contributo nazionale per risolvere i problemi che sono aperti. A Firenze mancano 100 poliziotti. Vedremo volentieri questi poliziotti presto a presidiare le diverse situazioni nelle quali i cittadini normali avvertono una situazione di disagio, di rischio”.
Per Rossi, “la criminalità non può essere divisa in grande criminalità e microcriminalità. Se viene percepita una situazione di non sicurezza è un tema sul quale lo Stato deve intervenire e dare sicurezza”.

“Lo scandalo dei campi rom deve essere eliminato attraverso il loro superamento. Non siamo a Roma, dove si spendono 24 milioni per mantenere i campi tutti gli anni”. Il governatore ha ricordato che “siamo la Regione che maggiormente ha lavorato coi fondi europei per il loro smantellamento. Questo è stato fatto a Firenze dal sindaco Renzi, più di recente al Poderaccio, è stato fatto a Lucca, a San Giuliano, a Pisa. E sono almeno 15 anni che la Regione lavora su questo. Più recentemente abbiamo allocato altri 2 milioni, adesso credo che bisogna andare alla chiusura finale, e chiudere questo scandalo”.

In Europa, ha osservato ancora Rossi, “ci chiamano il Paese dei campi rom, perché solo in Italia ci sono concentrazioni, sviluppi così gravi. I campi ancora più importanti sono a Pisa, a Firenze, a Prato per un vecchio insediamento di sinti, e un’altra quindicina di campi che sono sparsi per la Toscana, ma sono di dimensione più piccola”. “Mi impegnerò – ha detto -, ho letto dichiarazioni importanti anche dal sindaco Nardella che condivido totalmente, coi sindaci perché a partire anche da un piano nazionale, approvato nel 2012 e poi sviluppato anche nel 2014 con l’istituzione di un ufficio specifico alla presidenza del Consiglio, si vada a fare un piano regionale con risorse adeguate a supporto dei sindaci”.

Per Rossi, “bisogna fare in qualche caso piccoli interventi per fare villaggi dignitosi, piccolissimi, in qualche altro caso bisogna trovare soluzioni abitative che non confliggano, però, coi diritti dei cittadini italiani, e rispettino la legge per quanto riguarda le case popolari. Mi auguro che quando presenteremo questo piano, oltre a mettere risorse regionali e comunali possa venirci un aiuto anche a livello nazionale”.

“Questa vicenda stimola la Regione Toscana, e lo faremo, a modificare la legge sull’assegnazione delle case popolari, perché in questo caso ci troviamo di fronte a persone che non vivevano nel campo nomadi ma in alloggi popolari. Chi vive in case pubbliche deve essere degno di starci”: è questa una dichiarazione del presidente del Consiglio della Toscana Eugenio Giani, il quale ha parlato con i giornalisti, a margine di una iniziativa, dopo la morte di Duccio Dini, il 29enne travolto a domenica alla periferia di Firenze durante un inseguimento tra auto guidate da rom. “Pretendo che questa riflessione avvenga – ha sottolineato Giani -, poi decideremo come modificare il regolamento. Personalmente ritengo che chi è assegnatario delle case popolari deve avere anche le condizioni morali e etiche per farlo. Chi ha carichi pendenti nelle case popolari non ci può andare, e non può entrare in lista per l’assegnazione”.

Quanto ai funerali di Dini in programma domani e al lutto cittadino, Giani ha parlato di “lutto regionale. Metteremo le nostre bandiere a lutto e scriverò a tutti i sindaci della Toscana per stimolare a una riflessione e a un ricordo di Duccio Dini, morto per le follie di questi rom. E’ qualcosa inaccettabile”.
Per Giani, “chi sta in Italia deve rispettare la leggi della Repubblica italiana e chi non lo fa deve essere punito severamente. Non solo occorre superare il campo rom del Poderaccio, e bene ha fatto il sindaco Nardella dicendo che in 18 mesi deve essere abbattuto, ma chi vuol stare in Italia deve smettere di pensare di avere legge propria ma rispettare quella italiana” – ha infine concluso.

Alluvione Livorno: Rossi e Nogarin chiedono incontro a Conte 

Un incontro al presidente del Consiglio Giuseppe Conte per sbloccare le risorse su Livorno, dopo l’alluvione del settembre 2017.

E’ quanto chiesto, con una lettera al premier, dal presidente della Regione Toscana Enrico Rossi, in qualità di commissario delegato post alluvione, e dal sindaco di Livorno Filippo Nogarin. “Ad oggi – si legge nella lettera – nonostante le varie richieste, il Governo non ha ancora stanziato le risorse necessarie da attribuire al territorio per il ripristino dei danni subiti”.

Rossi e Nogarin, spiega una nota, ricordano che “si sono rese necessarie ulteriori risorse aggiuntive, pari a circa 30 milioni di euro, per garantire la piena attuazione del piano e la riduzione significativa del rischio idraulico”. “In considerazione della forti criticità che ancora caratterizzano le zone di Livorno, Collesalvetti e Rosignano – afferma Rossi – chiediamo un incontro presso il Governo”. “In questi mesi – sottolinea Nogarin -, il Comune di Livorno ha cercato di alleviare le difficoltà economiche dei cittadini colpiti dall’alluvione azzerando la Tari 2017 e 2018 a 334 famiglie che hanno subito danni per oltre 10 mila euro alle loro abitazioni, e mettendo a bando 365 mila euro di contributi straordinari.

Queste misure, insieme al microcredito alle imprese finanziato dalla Regione, rappresentano per ora l’unico ristoro per i livornesi messi in ginocchio dalla tragedia di 9 mesi fa”. “E’ il momento che il Governo dia il suo contributo – conclude Nogarin -, aiutandoci a mettere in sicurezza il nostro territorio e regalando una boccata d’ossigeno indispensabile ai cittadini danneggiati. Questo chiederemo al presidente del Consiglio: non la luna, ma certezze sulle risorse e sui tempi”.

Pet therapy, approvati gli indirizzi toscani per i percorsi di formazione

Approvati dalla giunta gli indirizzi per la realizzazione dei percorsi di formazione per soggetti operanti in ambito di interventi assistiti con animali.

L’atto, approvato dalla giunta nel corso della sua ultima seduta, era una delibera congiunta delle assessore Cristina Grieco (istruzione, formazione e lavoro) e Stefania Saccardi (diritto alla salute, welfare e integrazione socio-sanitaria): la delibera è stata presentata stamani dal presidente Enrico Rossi nel corso del briefing con i giornalisti, assieme all’assessore Cristina Grieco.

“In Toscana la Pet therapy è una realtà consolidata negli ospedali e anche nelle scuole – ha detto Cristina Grieco – Per esempio, per l’inclusione dei disabili, soprattutto bambini con spettro autistico. Gli operatori che dovranno fare questi interventi dovranno essere in possesso dei requisiti della formazione. E’ una bella occasione di formazione per i giovani che abbiano questa predisposizione”.

“La Toscana è stata tra le prime regioni a mettere in atto esperienze di Pet therapy – ricorda l’assessore Stefania Saccardi – Forti di queste esperienze, gli esperti toscani hanno collaborato alla stesura delle linee guida nazionali (2015). E la Toscana è stata anche la prima regione che ha regolato l’accesso di animali d’affezione al capezzale delle persone ricoverate, riconoscendo nel rapporto paziente-animale un elemento favorevole nel percorso di umanizzazione delle cure. E’ di pochi giorni fa’ la notizia della visita del cane Artù al padrone che otto anni fa’ lo aveva salvato e adottato, e che ora è ricoverato in terapia intensiva a Santa Maria Nuova. L’incontro si è svolto secondo le regole di igiene e sicurezza previste dal “pet visiting”.

Per garantire che gli interventi assistiti con gli animali nei reparti ospedalieri e in tutte le situazioni in cui la presenza di un animale può avere una funzione terapeutica avvengano in maniera corretta e sicura, al fine di tutelare sia la salute del paziente che il benessere dell’animale impiegato, nel 2015 sono state emanate le “Linee guida nazionali per gli interventi assistiti con gli animali (IAA)”. La Regione Toscana ha recepito queste linee guida (alla cui stesura peraltro aveva collaborato), adottando, con la delibera approvata lunedì scorso, ulteriori modalità operative in materia di formazione professionale.

Tutte le figure professionali e gli operatori che svolgono la loro attività in ambito di interventi assistiti con animali devono essere in possesso di una formazione specifica, acquisita in base ai criteri stabiliti dalle linee guida nazionali. I percorsi formativi sono articolati sulla base di tre livelli: propedeutico, base e avanzato. I requisiti di accesso per il livello propedeutico sono il possesso del diploma di scuola secondaria di primo grado e i 18 anni di età. I corsi per il livello base (successivo al propedeutico) sono differenziati per le diverse figure professionali: coadiutore del cane e animali di affezione, del gatto e del coniglio, del cavallo, dell’asino. L’ultima tappa è il corso di livello avanzato, che ha una durata minima di 120 ore. Tutti i docenti dei corsi, oltre al titolo di studio congruo all’area formativa, devono essere in possesso di specifica formazione e comprovata esperienza in materia di IAA, in coerenza con le linee guida nazionali e la normativa regionale.

In Toscana la Pet therapy è da tempo una realtà consolidata, presente in quasi tutti gli ospedali e utilizzata in maniera sempre più strutturata come importante strumento terapeutico. Agli animali è riconosciuta la capacità di migliorare il benessere psicofisico dei pazienti, siano essi bambini, adulti, anziani, disabili. All’ospedale pediatrico Meyer i cani “lavorano” in tutti i i reparti, compresa la neuropsichiatria, e a Careggi entrano anche in rianimazione.

Inoltre, alla Scuola nazionale cani guida per ciechi di Scandicci (Firenze), funziona anche un servizio di interventi assistiti da animali, rivolto a persone ospiti di strutture pubbliche o private convenzionate (RSA, Centri di riabilitazione, Ospedali, Case-Famiglia, Centri diurni, scuole, ecc.).

Bandiere a lutto per Duccio: Rossi, campi nomadi vanno smantellati

Il presidente della Regione Enrico Rossi ha espresso la sua vicinanza alla famiglia di Duccio, vittima dell’inseguimento tra le due famiglie rom avvenuto ieri in via Canova, e ha chiarito la via giusta da perseguire per una sicurezza generale.

>Bandiere listate a lutto in palazzo Strozzi Sacrati a Firenze, sede della presidenza della Regione Toscana, per Duccio Dini, il 29enne morto ieri dopo essere stato travolto domenica scorsa da una delle vetture coinvolte nell’inseguimento tra famiglie rom in via Canova, nel capoluogo toscano.

“Ora è il momento del dolore e della vicinanza alla famiglia, ai parenti e agli amici di Duccio – sottolinea il presidente della Regione Enrico Rossi in una nota -. Assieme al sentimento del dolore e della vulnerabilità, si impone per tutti il dovere di una reazione, umana e ragionata”.

Per il governatore, “i campi rom devono essere smantellati con soluzioni abitative alternative, e deve essere favorita l’integrazione di chi è per bene. I criminali devono essere assicurati alla giustizia e devono pagare. Nessuna vendetta e nessuna discriminazione però è accettabile”.

Rossi sottolinea che “la via giusta è quella di perseguire la strada dell’accoglienza, dell’integrazione e del rispetto della legge. Aggiungere alla drammaticità dei problemi che viviamo l’odio razziale trasformerebbe la nostra regione in un far west”. “Per questo – dice ancora – avevo avanzato la proposta di istituire i poliziotti di quartiere, per presidiare il territorio e assicurare il pieno controllo delle città da parte dello Stato. Una proposta che intendo rilanciare”. “Penso che il tema della chiusura dei campi, individuando soluzioni alternative – conclude Rossi -, debba vederci ancora più impegnati. Sono queste le iniziative nelle quali la Regione, assieme ai sindaci, deve intensificare il proprio lavoro”.

25 milioni per sicurezza sul lavoro da Regione Toscana

Firenze, la Regione Toscana ha stanziato 25 milioni di euro, cioè 3,5 milioni all’anno, per il quinquennio 2016-2020 per promuovere la sicurezza sul lavoro.

Questo quanto annunciato nel corso di un evento organizzato congiuntamente da Federmeccanica, Assistal, Fim-Cisl, Fiom-Cgil e Uilm-Uil per promuovere la cultura delle buone pratiche e della sicurezza sul lavoro.

Ad intervenire al posto del presidente Enrico Rossi, trattenuto da impegni istituzionali, è stato Renzo Berti, responsabile del progetto “Prato lavoro sicuro”. Berti ha ringraziato gli organizzatori per il loro apprezzamento verso l’impegno della Regione in materia di sicurezza.

“Siamo una delle Regioni – ha osservato Berti citando in particolare il progetto da lui coordinato – che investe in prevenzione i proventi delle sanzioni. E l’esperienza maturata sul campo ci dice che sono le aziende ispezionate che pagano di più all’erario e che più si mettono in regola”.

Dopo aver ricordato l’importanza dell’opera di vigilanza congiunta attraverso gli ispettori, le forze di polizia, la magistratura, che permette di avere maggiore sicurezza e una più alta regolarità del lavoro anche dal punto di vista contrattuale e previdenziale.

“Il nostro progetto ci insegna – è stata la sua conclusione – che la sicurezza sul lavoro non può discendere dall’imposizione. Quella imposta è una sicurezza effimera. Ciò che serve è invece introdurre e consolidare la cultura della sicurezza in tutti i soggetti, dai datori di lavoro agli stessi lavoratori”.

Per il presidente Rossi l’impegno della Regione si basa su quattro grandi progetti, ai quali se n’è aggiunto un quinto.

“Oltre al Progetto lavoro sicuro – ha spiegato il presidente – che dal settembre 2014 ad oggi ha portato a controllare oltre 10.600 imprese e al quale abbiamo destinato 12,7 milioni di euro, è attivo il piano straordinario per la sicurezza nelle cave, finanziato con 3,2 milioni di euro. In questo settore lo scorso anno abbiamo effettuato 885 controlli in 173 cave. L’obiettivo per il 2018 è di arrivare a 900 controlli nelle cave a 360 nei laboratori del marmo e a 150 controlli ambientali. Il piano amianto è dotato di 1,1 milioni di euro e prevede la vigilanza sanitaria sui lavoratori che sono stati esposti a questa sostanza. Il nostro Piano quinquennale per la sicurezza è finanziato con 7,9 milioni di euro, riguarda tutti i settori produttivi e tutta la Regione, con l’obiettivo di aumentare i controlli del 10%”.

Il presidente Rossi ricorda che a questi settori la Regione nel 2015 voluto aggiungere quello portuale con l’obiettivo di accrescere la sicurezza dei lavoratori di questo importante comparto produttivo.

“E’ però fondamentale – ha ammonito il presidente – che tutti i soggetti facciano fino in fondo la loro parte, assumendo ciascuno le proprie responsabilità senza chiamare in causa fatalità o fattori “altrui”. Da qui l’importanza di iniziative come quella organizzata congiuntamente oggi, in collaborazione con Nuovo Pignone – BHGE che, oltre ai vertici sindacali dei metalmeccanici, ha visto una folta presenza di figure fondamentali come quella dei rappresentanti dei lavoratori per la sicurezza ed un’ottima comunità di intenti tra associazioni datoriali e sindacali. Solo con l’impegno comune riusciremo a contenere la massimo gli infortuni sul lavoro e quelli mortali in particolare”.

Nei primi 5 mesi di quest’anno sono infatti già 307 i morti sul lavoro (esclusi quelli cosiddetti in itinere) con 71 vittime nel solo mese di maggio.

La Toscana, con i suoi 20 morti, è la sesta regione italiana dopo Veneto (35), Lombardia (32), Campania (26), Emilia-Romagna (25) e Piemonte (24), a dimostrazione dei margini di miglioramento ancora esistenti anche in Toscana.

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