🎧 Montanari a Controradio: “Incontrerò anche Funaro. Aeroporto dopo alluvione di Campi ancora più impensabile”

Montanari a Controradio – Ospite nei nostri studi questa mattina il prof. Tomaso Montanari che il 10 febbraio dalle 16:00 presenterà al teatro Puccini di Firenze l’associazione “11 agosto” che dovrebbe portare ad una lista per le prossime elezioni amministrative di Firenze.

Dalle forme della politica, ai contenuti, alla necessità di tenere al centro la sovranità popolare, fino alle possibili alleanze, lo storico ha espresso alcune importanti valutazioni per capire dove potrà andare questa iniziativa.

Ascoltalo ai microfoni di Chiara Brilli e Raffaele Palumbo.

La versione integrale della video intervista è disponibile su controradio.it e sui nostri social. Domattina per “Tutti al voto” sarà nei nostri studi alle 08:40 Cecilia Del Re.

Tutti al voto! 23 gen 2024 – Tommaso Montanari

Questa la trascrizione automatica dell’intervista

Chiara Brilli
Speciale Newsline, tutti al voto.
Bentrovati per questo nuovo appuntamento con tutti al voto, lo spazio sonoro e video su Controradio Web TV che ci accompagnerà fino all’appuntamento di giugno con le amministrative e con le europee. Salutiamo subito l’ospite che ci ha raggiunto oggi in studio, il professore Tommaso Montanari. Bentrovato, buongiorno.

Tommaso Montanari
Grazie, buongiorno a voi. Buongiorno.

Chiara Brilli
Con Raffaele Palumbo faremo una riflessione con il professor Montanari alla vigilia dell’incontro che esiterà il 10 febbraio, importante, un annuncio di un allargamento anche di partecipazione data l’affluenza, lo spostamento al Puccini dove prenderà vita ufficialmente l’associazione 11 agosto lanciata da lei professore in un manifesto che è stato diffuso nei giorni scorsi a ridosso dell’appuntamento di Sara Funaro, la candidata del PD con coalizione di centro-sinistra al Pala Congressi, sala Gremita, partecipazione importante, però insomma una candidatura difficile soprattutto in un contesto in cui c’è una pluralità adesso a sinistra molto molto importante. Allora Raffaele iniziamo con questa riflessione che vogliamo fare con il professor Montanari lo ricordiamo non solo promotore dell’associazione 11 agosto ma rettore dell’università per stranieri di Siena dal 2021, storico dell’arte, saggista che più volte è stato ai nostri microfoni per fare valutazioni insieme a noi proprio sull’amministrazione Nardella e non solo.

Raffaele Palumbo
Qualcuno ha detto addirittura che lei ama le poltrone, non so se l’ha letto, perché alla fondazione Ginori il consiglio amministrativo degli uffizi, tutti i posti… Nemmeno una retribuita.

Tommaso Montanari
Neanche una retribuita, quindi non ci soffermiamo.

Raffaele Palumbo
Grazie per esserci venuto a trovare perché questi sono anche momenti in cui dice no ma non voglio parlare perché stiamo vedendo, stiamo guardando, invece c’è grande trasparenza e grande racconto e partecipazione della cittadinanza, non solo da parte sua ma anche da altri, a questo ci fa molto piacere. C’è un elemento forte di novità, lei è sempre stato un po’ il Savonarola o diciamo in tempi più recenti il Settis e ha sempre rivendicato la possibilità di rifiutare ogni candidatura, anche molto importante che l’è stata spesso rivolta per mantenere questo suo ruolo terzo rispetto alla politica. Ora lei fa una scelta, come dire, importante, la vediamo in grande riferimento, in grande entusiasmo, in grande attività, non più quel ruolo dell’accademico che sta nella torre e guarda le cose che non vanno e lo fa con uno sguardo anche di grande apertura rispetto a quello che è lo scenario.

È una cosa nuova quella che sta accadendo secondo me.
Tommaso Montanari
Ci sono dei momenti in cui io credo che ci si debba mettere in gioco completamente per quello che si è e soprattutto direi un cittadino, un membro di una comunità civile. Candidarsi a qualcosa personalmente non è secondo me il punto.

Io non ho accettato una candidatura al sindaco e tanti mi hanno chiesto, mi hanno proposto, innanzitutto perché ho un impegno con la mia università, con il l’Università per stranieri di Siena. Il mandato dura fino al 2027, è un lavoro serio, è una comunità di cui sono innamorato e credo che gli impegni si mantengano. Quando però ci si trova nelle condizioni di decidere se si può dare un contributo alla propria comunità, lo si fa nelle condizioni in cui ci si trova in quel momento.

Cosa si può fare? Qual è il contributo modesto che può dare una persona come me? Provare a mettere sul tavolo alcuni temi e soprattutto provare a parlare una lingua diversa.

Una lingua diversa che non sia quella della politica del palazzo, delle alleanze. Tutto quello che leggiamo è che naturalmente è importante, fa andare avanti una macchina che si autorappresenta, la narrazione della politica, ma il punto è che rapporto questo ha con la vita reale delle persone, in un paese, in una città in cui si vota sempre di meno, in cui si ha sempre una minor fiducia nel fatto che la democrazia possa cambiare davvero la vita delle persone. Allora il punto non è cosa fa una persona, ma cosa fanno molte persone, cosa si fa per molte persone.

Prendersi cura della vita di molte persone, non rinunciando a pensare che la politica possa essere uno strumento. Calamandrei diceva che la politica non è una sporca cosa. Facevo l’esempio di quei due emigranti che andando in America, uno sta sul ponte e si preoccupa perché la nave è in barca acqua e l’altro dorme. Quando quello di sopra va a svegliare quello di sotto, l’altro gli dice lasciami dormire, ma che me ne frega, la barca amica è mia. E Calamandrei dice sì, però ci sei sopra. Ecco, questo è un po’ il punto.

Io credo che sia un momento in cui non si può stare a guardare. Il governo del paese è in mano destra di matrice fascista. Io non pensavo che avrei rivisto queste idee, queste persone alla guida del paese.

La Toscana, la nostra Toscana, città dopo città, passa a questa destra.

Chiara Brilli
Su questo Montanari la interrompo un attimo perché è una delle domande che fanno riferimento all’appello che la stessa candidata Funaro, la sua coalizione, fa nell’esortare a votarla. C’è un pericolo davvero destra anche a Firenze?

Tommaso Montanari
Io penso di sì. Però il problema è che Sara Funaro ha detto in un’intervista al Corriere Fiorentino, che tutti abbiamo letto, ha una domanda precisa, occorre discontinuità, che tradotto nel linguaggio delle persone vuol dire c’è qualcosa da cambiare a Firenze? La risposta è no.

L’unica discontinuità possibile è la destra. Ora, se il partito democratico rivendica il diritto di fare lui il proprio nome per la poltrona di sindaco, per il posto di sindaco, per il servizio di sindaco diciamolo meglio, e lo fa senza aprirsi alla città, senza nemmeno fare le primarie, che sono il mito di fondazione del partito stesso, e chi esce fuori dice o la città vi va bene così, cioè nessuna discontinuità, Firenze deve continuare a essere così perché è il migliore dei mondi possibili, se non siete d’accordo votate a destra. Leggendo questo io credo che ci sia un’enorme quantità di persone che non vogliono la destra, ma che vogliono cambiare. Ora, è possibile che queste persone siano costrette a non votare?

Io mi sono chiesto, io ho chiesto cosa farò il 9 giugno? E insieme ad altre persone abbiamo detto che è possibile non provare a costruire una cosa diversa, ma diversa proprio nella lingua, nello sguardo, nel modo di pensare a questa città. Davvero non c’è alternativa fra tenere tutto così com’è e avere la destra?

Io credo che sia questa la ragione per cui Siena, Pisa, Lucca, Grosseto, Pistoia sono passate a destra, perché il Partito Democratico si è chiuso nei palazzi come un sistema di potere, avendo molto poco a che fare con quello che dice Elli Schlein, che io in gran parte condivido, ma che pare che qua non sia mai arrivato, e dunque il rischio vero è che anche Firenze possa passare a destra, e ci sono dei momenti in cui il principio di delega viene superato dall’idea di darsi l’affare personalmente.

Io non credo che siamo in mani sicure, credo che ci siano dei momenti in cui anche chi fa altro nella vita, e non ha nessuna intenzione di cambiare mestiere, non voglio fare il politico, e ho detto che semmai mi potrei candidare al Consiglio Comunale, sappiamo quanto poco conti nei Consigli Comunali, questo è un enorme problema, la legge elettorale dei sindaci che ora la Meloni vuole portare a Roma, il sindaco d’Italia, il premierato, è una legge che ha di fatto tagliato fuori la sovranità popolare e ridotto alle assemblee civiche a poca cosa, quindi candidarsi al Consiglio Comunale è un atto di servizio davvero di umiltà, ma io credo che sia questo il punto, provare a cambiare le cose con uno sguardo diverso, e anche con l’idea che ci sia un’alternativa, fra tutto così com’è, Firenze così proiettata per altri 5 anni o 10 esattamente come è stata finora, o la destra, la destra non è il cambiamento, sarebbe un peggioramento drammatico. Pensando a un Papa molto noto naturalmente ha detto quando incontri un viandante non chiedergli da dove vieni ma dove vai, chi sono questi viandanti, al di là delle foto scattate in veterina, il caffè con la Cecilia del Re, ma chi sono i suoi viandanti in questo momento possibili? I viandanti possibili sono le centinaia di persone che ci saranno al Puccini il 10 febbraio, i viandanti sono le persone singole, le associazioni.

Raffaele Palumbo
Naturalmente però ci sono anche degli elementi partitici o associativi che fanno la politica in qualche modo.

Tommaso Montanari
Allora ecco questo è il problema, io non credo che debbano fare la politica loro, io credo che si debba stare molto attenti a confondere i contenitori della politica che le danno una forma e una forma votabile al contenuto della politica che sono le persone, la sovranità appartiene al popolo e c’è bisogno di quella che si può chiamare un’azione popolare, un’iniziativa popolare, io credo che il punto sia un progetto per Firenze, come la vogliamo, le cose concrete di tutti i tipi, diciamone una fra tutti, pensabile dopo l’alluvione di Campi, andare ad allargare l’aeroporto per aumentare ancora i voli che atterrano e decollano sopra la testa delle persone che vivono alle piagge, distruggendo ancora di più quel terreno, quel territorio, quel suolo che è così pericoloso e che va curato e non devastato, questo è un piano di discorso, poi c’è il piano di discorso a cui allude lei, cioè gli incontri con le forze che già ci sono in campo in qualche modo e che naturalmente va coltivato, noi abbiamo detto che vorremmo essere un luogo di cucitura, di ricucitura e naturalmente la cucitura è fra i cittadini ma anche fra i contenitori, però bisogna stare molto attenti a non parlare solo di quelli, perché se io apro i giornali fiorentini si parla solo di quelli.

Chiara Brilli
Parliamo dei punti di contatto, questa convergenza all’insegna di una discontinuità, di una necessità di cambiamento, nell’incontro e nell’interlocuzione con Cecilia Del Rey, quali sono i vostri punti di contatto al di là di quello che bisogna cambiare le cose?

Tommaso Montanari
Allora io sto vedendo tutte le persone, tutte le forze che mi chiedono di vedermi in questo momento e ad altri chiederò anch’io di vederli e quindi tra tutti questi ho incontrato anche Cecilia Del Rey, perché quello che ci siamo detti è dove vogliamo andare e io gli ho detto al Puccini emergerà un’idea di Firenze, se quell’idea tu la trovi convincente diccelo e questo sto dicendo a tutti gli altri, lo sto dicendo ai 5 Stelle, lo sto dicendo a Dimitri Palagi, lo sto dicendo a Firenze Città Aperta, ma nella mia lettera e nelle cose che ho detto intorno all’uscita della lettera, paradossalmente lo dico anche al PD, forse non tanto paradossalmente, il PD ha scelto di avere una sua candidata, se facesse ora quello che non ha fatto prima, cioè ascoltare tutti e parlare con tutti e fosse disponibile a pensare che se si sedesse tutti a un tavolo potrebbe uscire un candidato sindaco, una candidata sindaca che tenga tutti insieme, che sia di tutti e di nessuno, saremmo ancora più forti, io mi aspettavo che con l’arrivo di Schlein ci sarebbe stata un’apertura alle città, un’apertura forte e invece forse non per caso visto che Nardella era il candidato a fare il vice di Bonaccini, qui c’è un altro PD, quindi Cecilia Del Re è un’interlocutrice come tanti altri, naturalmente ha una storia diversa dalla mia, molto diversa dalla mia, ma tanti altri di queste persone hanno storie diverse, il punto è, c’è una convergenza reale e credibile su il traguardo, cioè sulla Firenze che vorremmo, è il discorso di Giovanni Ventitreesimo, lo vedremo, lo capiremo, però è difficile capirlo senza parlarsi, mi fa molta impressione che faccia notizia che uno si parli, siamo una città di persone autoreferenziali che dovrebbero guardarsi in cagnesco, io ho sempre parlato con chiunque mi abbia invitato a farlo, anche Sara Funaro mi ha chiesto tramite canali amichevoli se ci vedremo, certo io la vedrò volentieri, vedrò chiunque, a parte naturalmente i fascisti, semplifico ma non troppo purtroppo.

Chiara Brilli
Dal punto di vista però dei contenuti come l’aeroporto, lei citava, Sinistra italiana che sta dentro la coalizione di Funaro, dice abbiamo dei punti di convergenza programmatica su delle priorità, sull’aeroporto abbiamo già fatto chiarezza, noi nelle sedi istituzionali voteremo no, secondo lei è contemplabile una posizione del genere all’interno della coalizione?

Tommaso Montanari
Guardi io vorrei evitare di parlare, credo che una delle ragioni per cui sono qua è provare a parlare un linguaggio diverso, non lo so, lo vedranno loro, io non sono un esperto di coalizioni, di punti di caduta e di accordi, io credo che una forza come Sinistra italiana dovrebbe essere molto interessata, se è vero quello che dice, le cose in cui crede, a un’apertura alla città e a un cambiamento di passe, un cambiamento di linguaggio, mi sembra molto strano che si ritrovi in una posizione, o tutto così come la destra, un partito che si chiama Sinistra italiana, immagino che voglia cambiare le cose, che non sia un partito della conservazione, immagino,

Raffaele Palumbo
è il grande problema della Sinistra, che è diventata contenitore di conservazione, forse questo è stato il grande male della Sinistra.

Tommaso Montanari
Ma la prima volta che ho parlato con Eli Schlein, io conosco Eli da tanto tempo, quando ci ho parlato dopo la sua elezione a segretaria, la prima cosa che gli ho detto, tu vieni dall’Emilia, sei stata vicepresidente della regione, tu lo sai che nella tua regione e nella mia regione il PD coincide con un sistema di potere, e che bisogna separare un progetto di società da una gestione ultradecennale del potere, perché se no, diciamo, le due cose, tu non puoi parlare di una società diversa, futura, mentre contemporaneamente ne continui a costruire un’altra, ma come dire, senza nessuna ostilità, siamo tutti consapevoli che un’alternativa al governo di questa terrificante destra non si fa senza il PD, ma il problema è quale PD, per fare che cosa?

Raffaele Palumbo
Certo, certo, ma rispetto ad alcune tematiche importanti come i temi della gentrificazione, della costruzione di megatorri con investimenti asiatici, eccetera, eccetera, dal suo punto di vista i buoi non sono già usciti dalla stalla?

Tommaso Montanari
A me fa molta impressione che negli ultimi mesi, praticamente, allora, non è un problema di persone, però bisognerà pur dire che Daniel Nardella, fra vice-sindacatura di Renzi e sindacatura propria è lì da 15 anni. Mi fa molta impressione che in zona Cesarini abbia detto, si sia accorto che c’è un problema con il BNB, che c’è un problema con la città in vendita, che c’è un problema con il fatto che una persona normale non riesce a affittare una casa a Firenze, nemmeno venendoci a lavorare con un buono stipendio.
Ci sono aziende anche grosse a Firenze che hanno problemi quando assumono qualcuno da fuori perché questo qualcuno non trova modo di vivere a Firenze. Allora, che Firenze è un albergo. Quando eravamo ragazzi i genitori ci dicevano questa casa non è un albergo, stai ogni tanto a casa, questa città non è un albergo, bisognerebbe cominciare a dire questo.
Dire che Firenze è una città e non una merce di lusso comincia ad essere rivoluzionario, ma il problema è, in 15 anni si è andato in questa direzione. Io ho ripubblicato il mio libro Le pietre del popolo dopo dieci anni, con i capitoli sulla cena della Ferrari a Pontevecchio. Insomma, siamo arrivati a un punto in cui, pochi mesi fa, l’anno scorso, quando American Express ha proiettato il suo logo sul portico degli innocenti di Brunelleschi, la carta di credito più esclusiva del mondo sul luogo in cui dormono gli esclusi, l’abate di San Miniato, Padre Bernardo, ha scritto su Twitter basta, basta, basta.
Ora, se l’abate di San Miniato, che è persona mite, arriva a dire su Twitter basta, basta, basta, a cosa lo dice questo basta? Allora, da una parte c’è Padre Bernardo che dice basta, basta, basta, dall’altra c’è Sara Funaro che dice l’unica discontinuità possibile è la destra, cioè va tutto bene. Allora, siamo in due città diverse, siamo in due mondi diversi, a cosa diciamo basta?

Diciamo basta alla città dei ricchi, alla città dell’esclusione, alla città dei privilegiati, del lusso, alle due Firenze, ma che rapporto c’è fra la città vetrina, la città salotto e le piagge? Che rapporto c’è? Io me lo chiedo, è la stessa città, sono due città diverse, sono due mondi diversi.
Allora, diciamo, non so se, non credo che basti negli ultimi minuti quando ci si rende conto che tutto è tracollato, provare timidamente a fare qualcosa che probabilmente non è nemmeno efficace. Durante la pandemia ci fu un seminario organizzato dall’Università di Firenze sui cambiamenti necessari. Lì tutti dicevano nulla sarà più come prima.
C’era Tommaso Sacchi che era l’assessore al Comune di Firenze della cultura ora è a Milano che parlava e lui mi garantì, guarda Tommaso cambia, era pubblico, era anche online ancora, cambierà tutto. E gli dice, guarda che ci vuole quella che i greci chiamano una metanoia, cioè una conversione, un cambiamento profondo. Non bastano due provvedimenti.
Che idea hai tu di Firenze? E le cose sono, mi pare, proseguite invece esattamente come erano. In questi giorni si apprende che l’ospedale San Giovanni di Dio, poi il Comune sta cercando di fare retromarcia.

Raffaele Palumbo
Naturalmente l’antico ospedale San Giovanni di Dio.

Tommaso Montanari
Nasce come un luogo di cura, fondato dalla famiglia di Amerigo Vespucci, sulle case dei Vespucci, in una proiezione del futuro, dei tempi in cui si pensava che il bene comune sarebbe durato e che gli spazi più importanti erano di tutti, diventerà un luogo di residenza venduto a un privato. Ora un privato non farà social housing in Borgognissanti, a Firenze.
E questo succede oggi. I pezzi della città continuano ad essere ceduti al mercato senza un progetto. Io ricordo il book per gli investitori stranieri fatto da Nardella.

Chiara Brilli
Ma tutto questo per lei rappresenta l’immagine dei ponti distrutti di Firenze durante il nazifascismo. Cosa mutua l’Associazione 11 Agosto dalla liberazione di Firenze? Siamo veramente in quello stato?

Tommaso Montanari
Allora, 11 Agosto si chiama così perché intanto non è una lista, è un’associazione. Non avremmo mai usato questo nome per una lista. Se nascerà una lista, ovviamente si chiamerà in un modo diverso, non si chiederà di votare l’11 Agosto.
Però io sono stato presidente nazionale di libertà e giustizia. Il presidente onorario era Gustavo Zagrebeschi. Nessuno ci ha mai detto che la libertà e la giustizia erano di qualcun altro.
Non dovevamo prenderle, francamente. E quindi non vedo perché l’11 Agosto non possa essere di tutti. È divisivo solo per i fascisti, l’11 Agosto.
È un’associazione antifascista, ma è un’associazione che dice una cosa importante. Dall’11 Agosto per Firenze, dal 25 Aprile per tutti gli italiani nasce la Costituzione. La Costituzione è un progetto politico, non è mica soltanto un quadro di norme.
Calamandrei diceva, se non dai a ogni uomo la dignità di uomo, se non fai l’eguaglianza sostanziale. E Pertini diceva, guardate che quando smetteremo di costruire giustizia sociale, oggi forse direbbe inclusione anche accanto a giustizia sociale e altre parole, anche la libertà la perderemo. Perché non è che l’antifascismo è mettere le corone e celebrare i partigiani.
E poi c’è un altro elemento. I partigiani sono morti perché noi potessimo votare liberamente. Allora un’associazione che ha come scopo principale riportare le persone a votare, rimettere insieme la democrazia delle strade, la costruzione della solidarietà e della giustizia per strada, le associazioni, il volontariato, quei piccoli gesti della sinistra di ogni giorno, con l’idea che però non possiamo rinunciare alla democrazia rappresentativa.
Non è giusto pensare che votare ormai sia impossibile. Perché questo è un disastro. Alla fine c’è qualcuno che ci crede che si possa prendere il potere con il voto.
Ed erano quelli che l’11 agosto pensavano aver sconfitto per sempre. Allora l’11 agosto non lo vogliamo togliere a nessuno, ma lo vorremmo per tutti. Chi non può iscriversi a un’associazione in cui si dice ridiamo corpo al progetto della Costituzione.
Pieno sviluppo della persona umana. Articolo 3.

Raffele Palumbo
C’è una questione importante, ne abbiamo discusso tante volte negli anni.
Cioè la questione del merito, di parlare linguaggi diversi, dei contenuti. Sono questioni doppiamente importanti. Lo sono in sé e lo sono perché spesso vanno in secondo piano.
Però spesso abbiamo avuto modo di parlare sul fatto che anche in qualche modo tra virgolette le leadership sono importanti. Cioè io nonostante possa essere il più fervente dei gandiani non ho il carisma di Gandhi, non ho quella forza morale, quella forza interiore che distingue una persona da un’altra persona. Ora, lei non ci fa dormire da alcuni giorni, quindi la pregherei di…
Perché lei ha detto io il nome, ce l’avrei in mente, però lo dovrei avere al momento opportuno. Anche su questo si può fare un ragionamento sereno e in questo senso anche condiviso. Cioè anche confrontandosi con una platea al Puccini che dice ma insomma, forse io…

Tommaso Montanari
No… Ma è ovvio che il nome ci deve essere perché alla fine il nome su quella scheda ci dovrà essere. E vorrei dire anche purtroppo, perché questa legge elettorale induce a una semplificazione leaderistica orribile.
La legge elettorale più amata dagli più popolari e diciamo che forse… La legge in cui si identifica compiutamente Matteo Renzi, sindaco d’Italia, lui lo voleva anche a Roma.

Chiara Brilli
Non avevamo nominato fino ad ora…

Tommaso Montanari
Ma perché porta male anche.

[Speaker 2]
No, no, perché in un ragionamento di contenuto…

Tommaso Montanari
Ma certo, però anche questo… Bisogna mettere mano forse anche con la legge popolare. I vecchi fiorentini hanno detto non si può mettere le cari avanti ai buoi.

Il punto è che il nome è il segno e la sintesi di un progetto, di una visione di città. E anche di un accordo e di un percorso condiviso, partire con il nome. Io ho detto, se nasce questa lista, io credo che nascerà, e se si riterrà opportuno, io sono disposto a candidarmi come capolista del Consiglio Comunale.
E a me pare anche giusto che una persona che ha in questi ultimi anni ottenuto una certa notorietà semplicemente perché provo a dire le cose che dico ora in pubblico, poi alla fine però si metta al servizio, che non usi questa notorietà per dire votate me e basta. Si metta al servizio di un progetto…

Raffele Palumbo
No, ma questo è sempre stato estremamente coerente.

Tommaso Montanari
Io sono cresciuto con Don Milani, che diceva fate strada ai poveri senza farvi strada. Quindi il punto è, come dire, mettersi al servizio di un progetto di cambiamento. Dopodiché ci sarà qualcuno che si metterà al servizio in quella posizione che ci vorrà.
Però non è che lo devo dire io, posso fare un suggerimento, però poi bisognerà decidere in tanti. Bisognerà decidere però pensando che non è quello quello che conta, certo conta anche quello, però bisogna abitare anche la comunicazione, i dibattiti, in un modo diverso. Perché se tu abiti questi luoghi come tutti gli altri, ne vieni mangiato.
Ci vuole uno stile diverso, ci vuole un modo in cui si faccia capire che le cose importanti sono altrove, poi è importante stare lì in un certo modo, perché il nostro obiettivo è andare al ballottaggio, o vincere al primo turno, se ci riusciamo. È un obiettivo alto, però diciamo lo stile con cui si fanno queste cose è molto importante, perché la forma e il contenuto in questo sono simili. Cioè il carisma del leader non ha nessun senso se non c’è un processo di partecipazione.

Raffele Palumbo
Assolutamente, è questo che voglio dire.

Chiara Brilli
Montanari, davvero una battuta, siamo in chiusura e sull’assenza del nome nel centro-destra, ancora sull’attesa verso uno Schmidt che adesso è in quel di Capodimonte?

Tommaso Montanari
Ma cosa potrei dire, se la vedranno loro, mi pare che sono così lontano da quelle antropologie che non saprei neanche immaginare qualche cosa. Io ho sempre pensato che Schmidt alla fine non si sarebbe candidato, però magari sarò smentito. Non lo so, mi sembra che ci sia una coalizione in cerca di coperture presentabili, di nomi presentabili su idee in larga parte impresentabili, perché è radicalmente contrario alla Costituzione della Repubblica Italiana.
Se Schmidt si acconcerà a fare da paravento o da portavoce, lo vedremo.

Chiara brilli
Intanto, prendendo spunto dal manifesto di 11 agosto, cominciamo con un’associazione, andiamo verso una lista, nel frattempo l’appuntamento importante è quello del 10 febbraio al Teatro Puccini dalle 16, che naturalmente seguiremo. Ringraziamo Tommaso Montanari per essere stato con noi.

Raffaele Palumbo
Grazie per esserci venuto a trovare.

Chiara Brilli
E annunciamo la prossima ospite. Domani ci sarà Cecilia Del Re, sentiremo anche lei cosa ci dirà in questa interlocuzione e anche in questa necessità di discontinuità con la sua Firenze democratica. Tutti al voto domani dalle 8.

 

Ballottaggio a Siena, nessun apparentamento con i candidati civici

Si avvicina il ballottaggio per le elezioni comunali a Siena. Nei comuni capoluogo si cercano le ultime alleanze per cercare di consolidare o ribaltare i voti usciti al primo turno. Tra i comuni interessati c’è sicuramente Siena, dove il testa a testa è tra due donne.

La notizia è che in vista del ballottaggio a Siena non ci sarà nessun apparentamento nella città del Palio. Le candidate a sindaco di Siena, Nicoletta Fabio per il centrodestra e Anna Ferretti per il centrosinistra, hanno scelto di correre da sole al secondo turno. Entrambe cercheranno di intercettare i voti delle liste civiche e dei candidati a sindaco che non hanno superato l’esame del primo turno.

Entrambe nei giorni scorsi li hanno incontrati per comprendere quali margini di ‘collaborazione’ potessero esserci. Fabio Pacciani, il candidato sostenuto da sette liste civiche e arrivato terzo con oltre il 22% delle preferenze e una dote di oltre 6mila voti, ha sottoposto a Fabio e Ferretti un documento d’intenti formato da nove punti programmatici su cui discutere per eventuali convergenze. E la discussione con ogni probabilità proseguirà nella prossima settimana. L’indicazione di massima giunta dai candidati sindaco perdenti è stata quella di lasciar liberi di scelta gli elettori nel ballottaggio a Siena.

Esclusi gli apparentamenti resta il tempo per le indicazioni di voto sulla scelta definitiva per quella che sarà, in ogni caso, la prima sindaca donna che uscirà dal ballottaggio a Siena.

La candidatura di Donald Trump per le presidenziali del 2024. DeSantis “DeFuture” e Trump “Trumpty Dumpty”

È ufficiale: Donald Trump, l’uomo che ha tentato di rovesciare i risultati delle elezioni presidenziali del 2020 e ha ispirato una rivolta al Campidoglio, nel disperato tentativo di mantenersi al potere, ha annunciato che si ricandiderà alle elezioni presidenziali del 2024.

L’annuncio – e il deposito ufficiale – arriva appena una settimana dopo le elezioni di midterm del 2022, che hanno visto una scarsa performance dei candidati repubblicani sostenuti da Trump, che ha favorito i Democratici, permettendo loro di mantenere il controllo del Senato. Fattore che ha giocato a favore dei democratici anche la rabbia degli americani per la sentenza della Corte Suprema che ha annullato la Roe v. Wade, cosa che permette ai singoli stati di vietare ora l’aborto. I repubblicani hanno quindi perso nelle corse importanti per il Senato in Stati ‘viola’, ossia in quegli stati in bilico, come Pennsylvania, New Hampshire, Arizona e Nevada.

Anche alla Camera per i Repubblicani non è andata secondo le aspettative, sono riusciti ad ottenere la maggioranza, ma con numeri di molto inferiori a quello che speravano. Secondo il Cook Political Report erano 64 le competizioni contese al 50%. Di queste, Trump ne appoggiava 21, ma solo in sette i suoi candidati hanno vinto. E nelle situazione più in bilico, circa 3 dozzine, la situazione per i candidati sostenuti da Trump è stata peggiore: dei 9 candidati solo uno ha vinto.

Nonostante l’evidenza che il suo marchio e il suo stile politico si siano dimostrati ‘radioattivi’ in Stati e distretti competitivi Trump non ha rinunciato ad iniziare un’altra corsa alla presidenza. La sua mossa però, con il tentativo di assicurarsi la nomina a candidato presidenziale del Grand Old Party costringendo altri funzionari repubblicani eletti a mettersi in disparte e ad appoggiarlo, espone ad un certo grado di vulnerabilità i repubblicani. Infatti, Trump cerca di bloccare potenziali popolari rivali, che potrebbero avere più possibilità di lui ad arrivare alla presidenza, specialmente qualcuno come il governatore repubblicano della Florida Ron DeSantis, che ha stravincendo nel suo stato ha conquistato grande popolarità a livello nazionale.

Da tenere a mente c’è però un dato importante emerso durante le elezioni di midterm: gli exit-poll hanno infatti mostrato che l’inflazione è il problema principale per gli elettori, che hanno dichiarato di avere più fiducia nei repubblicani che nei democratici, con un ampio margine. Eppure, nonostante questi dati, i repubblicani hanno fallito e il dito è puntato proprio contro Trump, anche all’interno del suo stesso partito.

DeSantis “DeFuture” e Trump “Trumpty Dumpty”

All’interno del partito repubblicano in molti hanno iniziato a chiedersi se sia una buona idea continuare ad agganciare il proprio carro all’ex presidente, soprattutto con il governatore della Florida Ron DeSantis in attesa di una decisione del partito in suo favore.

Proprio in sostegno del governatore della Florida, alcuni gruppi conservatori hanno anche pubblicato dei sondaggi che mostrano DeSantis battere Trump nei primi Stati delle primarie presidenziali e in luoghi simbolo come il Texas. Sebbene non vi sia alcuna conferma sulla veridicità di questi dati, il messaggio sembra chiaro: è il momento di scegliere qualcun altro.

Un quadro del clima all’interno del partito è racchiuso ironicamente nei nomignoli che il New York Post ha dato ad entrambi i politici: DeSantis “DeFuture” e Trump “Trumpty Dumpty”, che “non è riuscito a costruire un muro” e “ha avuto una grande caduta”.

Tuttavia la presa di Trump sulla base del Grand Old Party – GOP non può essere sottovalutata. Basti pensare ai molteplici eventi in cui il partito avrebbe potuto abbandonare l’ex-presidente, ma non lo ha mai fatto. Un esempio è l’insurrezione del 6 gennaio: la sua presa sembrava essersi allentata – almeno marginalmente – la scorsa estate a causa delle udienze per l’insurrezione e del semplice tempo e della distanza dal potere, ma la perquisizione da parte del FBI nella casa di Trump in Florida è sembrata ironicamente ridare spirito e valore alla sua figura, in quanto gli elettori di base del GOP hanno visto Trump come una vittima. E, come si è più volte visto, l’ex presidente ha spesso utilizzato il vittimismo, soprattutto quello dei bianchi, come carburante per il suo fuoco politico.

Inoltre, sebbene la maggioranza degli americani continua a dichiarare di avere un’opinione sfavorevole dell’ex presidente, almeno prima delle elezioni di midterm, era di gran lunga la figura più popolare e potente all’interno del Partito Repubblicano. Per tanto, nonostante le recenti sconfitte, continua a essere il favorito per la nomination presidenziale del Partito Repubblicano.

Ci sono molti altri in attesa dietro le quinte

Va però precisato che non è solo DeSantis che potrebbe sfidare Trump per la nomination, e non è ancora chiaro se lo farà in quanto il governatore della Florida ha solo 44 anni e probabilmente vuole muoversi con cautela per non turbare la base dei fedeli sostenitori di Trump. La lista degli ipotetici avversari per la corsa alle presidenziali del 2024 presenta diversi noti repubblicani, come l’ex vicepresidente di Trump, Mike Pence, l’ex ambasciatrice delle Nazioni Unite di Trump Nikki Haley, l’ex segretario di Stato Mike Pompeo e il governatore del South Dakota Kristi Noem.

La mossa poco ortodossa di Trump di candidarsi ufficialmente ora appare quindi come un tentativo di sgombrare il campo e concentrare nuovamente l’attenzione su di lui, soprattutto perché deve affrontare molteplici indagini civili e penali in diversi Stati.

Rivincita su Biden?

L’annuncio di Trump arriva proprio mentre Biden si trova ad affrontare diverse sfide politiche.  La popolarità dell’attuale presidente ha infatti risentito della continua crescita dell’inflazione, dell’aumento dei prezzi del gas e della comparsa di varianti della pandemia di coronavirus. Inoltre, i suoi indici di gradimento sono crollati nell’estate e nell’autunno del 2021 dopo che il ritiro delle truppe statunitensi dall’Afghanistan, iniziato sotto l’amministrazione Trump, è stato ampiamente criticato per la sua caotica esecuzione sotto Biden.

Pertanto, sebbene nonostante il successo dell’elezione nel 2016 Trump sia diventato un presidente impopolare, con la popolarità di Biden in calo e l’economia in un momento di incertezza, l’ex- presidente vede l’opportunità di salire nuovamente al potere.

Durante il suo mandato presidenziale, Trump ha fatto leva sul dolore culturale dei bianchi, sul nazionalismo di destra e, ironia della sorte, considerando il suo status di miliardario istruito alla Ivy League, su un populismo economico anti-elitario. Inoltre, il fondamento della candidatura e della successiva presidenza di Trump nel 2016 è stato il nativismo: ha fatto una campagna per la costruzione di un muro per tenere gli immigrati di lingua spagnola fuori dagli Stati Uniti; nei primi giorni di mandato ha vietato l’ingresso nel Paese a persone provenienti da alcuni Paesi, per lo più musulmani; ha infiammato le tensioni razziali, come quando ha detto che c’erano “persone molto per bene” da entrambi i lati di una protesta nazionalista bianca a Charlottesville, in cui è stato ucciso un controprotestante; e ha regolarmente esagerato i pericoli per scatenare la rabbia e la paura in molti americani.

Trump portavoce dei conservatori

Molti repubblicani hanno dichiarato in privato, anche a Capitol Hill, di non amare Trump personalmente, ma di continuare a sostenerlo, nonostante il caos che spesso hanno visto durante la sua presidenza. Queste dichiarazioni hanno sconcertato molti a sinistra, ma il motivo è che Trump ha portato avanti molte politiche condivise dai conservatori. Durante il suo mandato ha infatti varato tagli alle tasse che hanno avvantaggiato soprattutto i ricchi e le aziende, ha insediato tre giudici di orientamento conservatore alla Corte Suprema e ha supervisionato un periodo di crescita economica – fino a quando la pandemia di coronavirus non ha attraversato il mondo.

La nomina di quei giudici ha dato i suoi frutti per i conservatori, dopo 50 anni di maturazione. La Corte ha annullato la sentenza Roe v. Wade, rimandando la politica sull’aborto agli Stati e chiudendo l’accesso all’aborto a milioni di donne in US. La Corte ha anche sostenuto i diritti dei possessori di armi da fuoco e sembra pronta a sancire ulteriormente le strutture sociali conservatrici nelle prossime legislature, con effetti per le generazioni a venire.

Vincerà le primarie?

Dopo aver perso la rielezione, Trump è rimasto arroccato su sé stesso e ha inventato affermazioni di frode, dicendo che la “vera insurrezione” è avvenuta il giorno delle elezioni, nel tentativo di sminuire l’attacco del 6 gennaio al Campidoglio, ispirato in parte dalle sue stesse parole in un comizio di qualche ora prima. Inoltre, in privato, sembra abbia esercitato senza successo pressioni sui funzionari statali e federali affinché intraprendessero azioni senza precedenti e persino illegali per ribaltare la sua sconfitta. In questo modo non ha mai dovuto ammettere la sconfitta, nonostante i controlli e le revisioni avvenute in molteplici Stati hanno confermato che non ci sono prove di frodi diffuse.

Anche considerando il suo ruolo nell’insurrezione del 6 gennaio, la maggior parte dei funzionari repubblicani, temendo la sua influenza sulla base del GOP e le potenziali ritorsioni, ha rifiutato di appoggiare le critiche al 45° presidente. Chi l’ha fatto, come la deputata del Wyoming Liz Cheney, ha dovuto affrontare alle primarie l’ira degli sfidanti sostenuti da Trump. Cheney ha perso la sua candidatura alla rielezione, così come altri repubblicani che hanno votato per l’impeachment. Se si guarda con attenzione, solo due dei 10 impeachment repubblicani della Casa di Trump sono rimasti sulla scheda elettorale.

L’ex presidente ha quindi non solo i soldi, ma anche gran parte del partito dalla sua. Il suo annuncio formale per la presidenza significa che consoliderà le risorse repubblicane, mentre l’ex immobiliarista e star dei reality TV riprenderà un terreno familiare: quello dell’outsider che lancia pietre, piuttosto che quello del presidente insider responsabile della sicurezza e della prosperità del Paese.

Austria, il Partito della Birra terzo alle elezioni presidenziali

Domenica 9 ottobre gli austriaci si sono recati alle urne per le elezioni presidenziali. A competere per la presidenza una novità che non è passata inosservata: il Partito della Birra (Bier Partei). Il loro motto? “Vivi e lascia vivere (tranne i bevitori di Radler)”.

A vincere le elezioni con oltre il 56,2% dei voti il presidente uscente Van der Bellen. L’esito non ha stupito, a differenza dei risultati degli avversari. Infatti la vera sorpresa di queste presidenziali è stata il Partito della Birra. A molti la loro candidatura poteva apparire come una semplice provocazione, invece Bier Partei ha superato le aspettative piazzandosi al terzo posto con l’8,4% dei voti.

Il successo maggiore per il Partito della Birra è arrivato dalle urne di Vienna. Secondo le proiezioni avrebbe superato addirittura il 10 percento, posizionandosi al secondo posto. A votarlo soprattutto i giovani under 30. L’ottima campagna social condotta da Dominik Wlazny, nome d’arte del fondatore del partito Marco Pogo, ha convinto i giovani austriaci.

Partito della Birra

A guidare il movimento Marco Pogo, 35enne laureato in medicina. Nel 2015 Pogo fonda il Partito della Birra come “progetto satirico” basato su aggiornamenti periodici realizzati sotto forma di clip divertenti diffuse via social. Una strategia che ha riscosso molto successo. Ad oggi infatti il partito conta circa mille tesserati. Nel 2020, in seguito alle elezioni comunali, il Partito della Birra aveva ottenuto l’1,8%, ottenendo così 11 seggi nella città di Vienna. All’interno del suo statuto spicca «l’importanza della libertà di opinione», ossia la libera scelta della «varietà delle bionde». Si parla anche di tolleranza verso le birre straniere, ad eccezione delle Radler che non sono accettate e di «sostegno a chi ha meno talento nel bere».

Programma elettorale

Le proposte presentate nel programma elettorale sembra abbiano riscontrato un certo successo. Cavallo di battaglia della politica fiscale è l’abolizione di tutte le tasse relative alle bevande nei bar e ristoranti, da finanziare con una maxi-tassa al 50% sulla Radler che, come detto sopra, rappresenta il male. Attenzione anche al tema welfare. Il partito dice stop ai sussidi: al loro posto una fornitura mensile di un barile di birra a tutte le famiglie austriache. A queste proposte si aggiunge la realizzazione di una fontana alimentata a birra nel centro storico di Vienna.

Oltre alle politiche connesse al buon bere, secondo il Bier Partei bisognerebbe instaurare dei test attitudinali obbligatori per i politici, implementare gli aiuti di Stato per ridare lancio alla scena culturale, messa in ginocchio dalla pandemia, e trovare una soluzione per aumentare l’affluenza alle urne. In questo modo sarebbe possibile per gli elettori “restituire alla politica austriaca la serietà che merita”.

Elezioni Comunali, bassa affluenza in Toscana

Firenze, con le urne chiuse alle 23:00, alle elezioni in Toscana ha votato il 51,44% degli aventi diritto contro una media nazionale del 55,54%.

L’affluenza al voto è stata quindi in calo in Italia, con 762 Comuni scrutinati su 818 Comuni, l’affluenza media è stata del 55,54% contro il 61,11% delle elezioni del 2017, quando si era votato in due giorni.; e in Toscana, con 27 Comuni scrutinati su 28, l’affluenza media è stata del 51,50% contro il 60,30% di 5 anni fa. I dati sono ancora parziali

Le operazioni di voto sono terminate alle 23 e subito dopo sono iniziati gli scrutini per i 5 quesiti referendari sulla giustizia. Lo scrutinio delle elezioni amministrative inizierà alle 14 di domani, lunedì 13 Giugno.

Questi i dati dell’affluenza Comune per Comune:

PROVINCIA DI FIRENZE
Rignano sull’Arno 55,88% (elezioni orecedenti 57,07%)

PROVINCIA DI AREZZO
Monte San Savino 62,97% (elezioni 2017 affluenza 62,97%)
Montemignaio 70,53 (elezioni precedenti 64,86%)

PROVINCIA DI GROSSETO
Campagnatico 68,77% (elezione precedente 70,60%)
Manciano 67,70% (elezione precedente 69,21%)
Pitigliano 67,90% (elezione precedente 70,66)

PROVINCIA DI LIVORNO
Campo dell’Elba 52,50% (elezione precedente 62,17%)
Marciana Marina 46,47% (elezione precedente 60,08)
Porto Azzurro 72,94% (elezione precedente 73,29%)
Sassetta 64,56% (elezione precedente 65,37%)

PROVINCIA DI LUCCA
Lucca – 48,96% (elezione precedente 53,21%)
Camaiore – 52,02% (elezione precedente 60,17)
Forte dei Marmi – 64,81% (elezione precedente 68,30%)
Porcari – 57,56% (elezione precedente 63,21%)
Bagni di Lucca – 40,12% (elezione precedente 45,62%)

PROVINCIA DI MASSA CARRARA
Carrara – 49,65% (elezione precedente 58,23)
Mulazzo – 57,78 (elezione precedente 56,76)
Zeri – 37,22% (elezione precedente 48,11)
Aulla – 60,87% (elezione precedente 59.12%)

PROVINCIA DI MASSA CARRARA
Carrara – 49,65% (elezione precedente 58,23)
Mulazzo – 57,78 (elezione precedente 56,76)
Zeri – 37,22% (elezione precedente 48,11)
Aulla – 60,87% (elezione precedente 59.12%)

PROVINCIA DI PISTOIA
Pistoia – conteggio in corso
Quarrata – 48,34% (elezione precedente 56,61%)
San Marcello Piteglio – 46,52% (elezione precedente 52,23%)
Serravalle Pistoiese – 57,82 (elezione precedente 51,22%)
Marliana – 61,13% (elezione precedente 63,88)

PROVINCIA DI PISA
Bientina – 53,93% (elezione precedente 50,84%)
Riparbella – 54,61% (elezione precedente 65,42%)

PROVINCIA DI SIENA
Montalcino – 49,92% (precedente 63,60%)
Sarteano 57% (elezione precedente 63,36%)

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