🎧 Economia, CGIL: “in busta paga per i lavoratori una Quattordicesima di guerra” “

La guerra in Ucraina genererà perdite sul Pil della Toscana tra l’1,5 ed il 2% in 4 anni. lo dice il focus Ires sull’economia regionale. Il presidente Francese: “Gelate le ipotesi di ripresa”. La segretaria Cgil Toscana Angelini lancia la proposta di una sorta di “quattordicesima straordinaria” per lavoratori e pensionati colpiti da rincari e inflazione: “Intervenire per aumentare i salari”

“L’impatto della guerra in Ucraina, tra mancate esportazioni verso la Russia ed aumento dei costi sulle materie prime e l’energia, può produrre un risultato negativo sul Pil della Toscana tra l’1,5 ed il 2% nel prossimo quadriennio. Un impatto che rischia di essere sottostimato nel caso in cui non si arrivasse ad una rapida conclusione della guerra”: lo ha detto Gianfranco Francese, presidente di Ires Toscana, stamani a Firenze durante la presentazione del focus Ires sull’economia regionale “Finché c’è guerra… non c’è speranza, gelata sulla ripresa”. Infatti, in caso di una non breve durata del conflitto bellico, “le conseguenze sarebbero disastrose da tutti i punti di vista e non sarebbe eccessivo tornare ad evocare il rischio della perdita di centomila posti di lavoro in Toscana come effetto dell’impatto dei fattori negativi descritti sulle filiere industriali e su ridimensionati volumi di flussi turistici della nostra regione”, ha aggiunto Francese, proseguendo: “E’ veramente difficile parlare di congiuntura economica come se nulla fosse, mentre a poche centinaia di chilometri dai nostri confini nazionali si consumano quotidianamente massacri ed orrori. C’è un disperato bisogno di pace. C’è bisogno di una tregua reale che consenta di avviare un serio negoziato, non possiamo che sperare ed auspicare una rapida conclusione della guerra in Ucraina ed una ripresa di una prospettiva di un mondo multipolare in cui l’economia e gli scambi commerciali non diventino uno strumento per perpetuare conflitti armati, ma infrastrutture di pace per sconfiggere le disuguaglianze e favorire l’amicizia tra i popoli”.

“La guerra purtroppo non si risolverà in breve tempo, siamo di fronte a una tragedia immane innanzitutto umana che deve essere fermata. C’è un problema occupazionale e salariale. Quello che sta avvenendo, tra pandemia, guerra, inflazione e rincari, non deve ricadere su lavoratori e pensionati, che hanno già dato. Diciamo a governo e imprese che si deve trovare il modo di riconoscere risorse a chi lavora e a chi è in pensione, la gente più colpita da rincari e inflazione, perché è la strada per tenere e far ripartire i consumi”, ha spiegato la segretaria generale di Cgil Toscana Dalida Angelini, che ha lanciato al governo la proposta  di una sorta di quattordicesima straordinaria per lavoratori e pensionati: “Riconoscere una mensilità straordinaria in busta paga a lavoratori e pensionati, pari alla cifra che stanno perdendo per queste situazioni di crisi, da finanziare attraverso azioni fiscali e prendendo risorse laddove in questi anni duri si è fatto più utili. Bisogna alleggerire i pesi del carovita sulle famiglie, si rischia un disastro sociale. Su tutti questi fronti chiediamo anche alla Regione Toscana una interlocuzione maggiore con le forze sociali, serve difendere, oltre al potere d’acquisto, il lavoro di qualità e progettare politiche per crearlo”.

Circa l’economia della Toscana, per Francese “siamo ancora dentro la pandemia, e in uno scenario di guerra: sono gelate le ipotesi di ripresa”. Il quadro congiunturale che aveva chiuso il 2021 testimoniava di una forte capacità di resilienza dell’economia regionale capace di esprimere una performance positiva del Pil pari al 6,5%, superiore al dato medio nazionale. Una ripresa, peraltro, trainata positivamente dai consumi delle famiglie toscane in misura assai significativamente superiore alla media nazionale. Sicuramente anche il forte, seppur insufficiente, dispiegarsi della campagna di vaccinazione nel mondo ha prodotto una forte ripresa delle esportazioni che in Toscana nel 2021 hanno segnato un importante saldo positivo del +15% che ha riguardato tutti i macrocomparti dell’economia regionale. Il combinato disposto delle misure avviate con il Pnrr, unite ad una solida ripresa dei consumi e delle esportazioni, aveva posto una regione come la Toscana in una dinamica di significativa crescita del Pil che anche nel 2022, seppur in misura inferiore rispetto al rimbalzo forte del 2021, si sarebbe dovuto attestare previsionalmente intorno al +3,9 %. Una previsione oggi, pur con tutte le cautele del caso, completamente destituita di fondamento rispetto al nuovo scenario di guerra. Già la fine del 2021 era stata contrassegnata da un forte aumento della bolletta energetica sia per le famiglie che per le imprese, con un impatto rilevante sui bilanci familiari e sui costi di produzione. Questo impatto sarà sicuramente inevitabilmente amplificato dalle conseguenze della “crisi ucraina” e delle sanzioni decise dall’Unione Europea contro la Russia, in considerazione della forte dipendenza energetica del nostro paese dal gas naturale russo. E’ ragionevole pensare che questa nuova situazione produrrà un ulteriore aumento dei prezzi delle materie prime, gas e petrolio, innescando ulteriormente una forte spirale inflazionistica con un pesante aumento dei costi di produzione che potrebbe mettere fuori mercato una parte importante del nostro apparato industriale. A questo tipo di evoluzione negativo del quadro congiunturale per un sistema industriale votato all’export, come quello italiano e toscano, vanno aggiunte le conseguenze dirette ed indirette della guerra sugli scenari geopolitici e commerciali che avevano già condizionato pesantemente tutta la fase prepandemica caratterizzata da forti tensioni fra Cina e Stati Uniti.

Il 2022 fino a metà febbraio si presentava come un altro anno estremamente positivo, con una crescita prevista per la Toscana pari a quasi il 4%. Tuttavia, l’inizio del conflitto armato in Ucraina e le violente conseguenze geopolitiche, economiche e di costo della materia prime ad esso collegate rendono molto più complesso il quadro previsionale. In attesa di dati più robusti, si può ad ogni modo evidenziare che una prima stima dell’impatto della guerra russo-ucraina per il 2022 si attesti grosso modo intorno allo 0,6% del prodotto interno lordo. A preoccupare non è tanto il blocco dell’export verso la Russia, pari per il 2020 a soli 100 milioni di euro, quanto la crescita del costo dell’approvvigionamento dell’energia sia per le imprese che per le famiglie. Un protrarsi della crisi oltre l’anno potrebbe avere un impatto pari ad almeno 1,6 punti percentuali di Pil nel quadriennio 2022/2025. Tuttavia, questo dato preliminare è probabilmente molto conservativo rispetto alla rottura parziale o totale delle catene del valore che nel medio periodo potrebbe investire non soltanto il settore degli idrocarburi, ma anche quello degli alimenti ed in particolare del grano, bene i cui primi due esportatori al mondo sono proprio Russia ed Ucraina. Va inoltre sottolineato che oltre ad impatti diretti e parzialmente stimabili, il perdurare di uno stato di crisi profonda ai confini dell’Ue potrebbe condurre ad una situazione di accelerazione delle dinamiche di de-globalizzazione che già a partire dal 2017/18 hanno reso più lenta, se non bloccato, la crescita delle interconnessioni all’interno delle catene di valore a livello globale. Un eventuale irrigidimento della situazione geopolitica globale colpirebbe in misura diretta le esportazioni a livello globale, risultando particolarmente pesante per quelle aree e regioni come la Toscana in cui l’export è voce fondamentale di crescita.

Tornano a salire i disoccupati (+12%) dopo l’anomala diminuzione del 2020 (-1,4%) e in parallelo diminuiscono gli inattivi in età da lavoro (-3,5%): riacquisisce valore segnaletico il tasso di disoccupazione, che, in media d’anno, sale al 7,6% con un aumento di 8 decimi di punto. Tuttavia la partecipazione al mercato del lavoro non è tornata ai livelli pre-crisi in quanto la partecipazione si posiziona al 71,1% ancora 1,6 punti al di sotto del livello medio del 2019. Si consolida il ruolo della componente a termine come perno della ripresa dell’occupazione nel 2021 (saldo pari a circa +28 mila posizioni e 300 considerando anche gli stagionali); dall’altro lato i rapporti di lavoro a tempo indeterminato evidenziano un saldo positivo in diminuzione rispetto all’anno scorso e di entità piuttosto modesta (da +14 mila e 600 a +431 posizioni), risultando quasi azzerato. Riguardo alle componenti di genere, nel 2020 l’unico apporto positivo è rappresentato dall’occupazione femminile, anche se di entità modesta (+0,4% pari a circa 3 mila donne occupate in più) e ancora in contrazione nei confronti del 2019 (-3,2%). In base alle stime Prometeia, possiamo calcolare un aumento della domanda di lavoro di lavoro (dopo il crollo del 2020), misurata dalle unità di lavoro, del 6,3%, che segnala come siano aumentate sostanzialmente le ore lavorate per occupato a parità di offerta che tende a rimanere stagnante con riferimento allo stock di occupati. Il differenziale dell’incremento di questi ultimi rispetto alla domanda di lavoro è spiegato dalla minore contrazione degli occupati rispetto alle ore lavorate nel corso del lockdown, beneficiando dei provvedimenti governativi straordinari di protezione del mercato del lavoro, compreso l’ingente ricorso alle ore di cassa integrazione. Per il 2022 l’incertezza rimane elevata, inasprendosi con l’inizio del conflitto russo-ucraino e i suoi effetti indiretti lungo le catene del valore fino ad arrivare ad incidere sui costi di produzione delle imprese.

I dati sulla Cassa Integrazione nel 2021 confermano il massiccio utilizzo dello strumento come ammortizzatore sociale in periodo di Pandemia. Rispetto al 2020, il dato complessivo è inferiore del 41%, con una marcata tendenza al rallentamento che si è evidenziata a partire dal terzo trimestre dell’anno scorso. Tuttavia, il ricorso alle varie forme di Cig risulta comunque circa cinque volte superiore all’anno 2019, anno in cui sono state autorizzate poco più di 18,5 milioni di ore, contro le oltre 186,7 milioni autorizzate nel 2020 e le quasi 110 milioni autorizzate nel corso del 2021. Da un punto di vista dei settori coinvolti, anche nel 2021 oltre la metà delle ore complessive autorizzate sono state utilizzate nel settore manifatturiero. Il secondo settore col maggior numero di domande è il commercio all’ingrosso e al dettaglio, seguito dal settore turistico. Complessivamente, commercio, turismo e manifatturiero, con oltre 89 milioni di ore autorizzate, coprono oltre l’80% del totale delle ore autorizzate. Ragionando in termini di giorni di lavoro coperti da Cig – e quindi persi per l’economia Toscana in generale – la situazione è nettamente migliorata rispetto al 2020: nel primo anno pandemico si erano persi oltre 23,3 milioni di giorni da 8 ore standard; nel corso dell’anno appena concluso, il dato si è quasi dimezzato, attestandosi intorno ai 13,6 milioni di giorni standard.

🎧 Smart Working, CGIL: serve normativa organica, rischio abusi e autosfruttamento

‘Due anni di smart working. L’esperienza delle donne in Toscana’, curata da Sandra Burchi per Ires Toscana e presentata a Firenze alla sede toscana della Cgil, alla presenza della segretaria generale della Cgil Toscana Dalida Angelini, del presidente di Ires Gianfranco Francese e della responsabile del Coordinamento Donne Cgil Toscana Barbara Orlandi

Isolamento, alienazione, legami troppo virtuali, intensificazione del lavoro. È quanto emerge dalla ricerca ‘Due anni di smart working. L’esperienza delle donne in Toscana’, curata da Sandra Burchi per Ires Toscana. La ricerca è stata fatta in due parti, tra luglio e ottobre 2020 (60 donne coinvolte) e tra dicembre 2021 e marzo 2022 con le interviste di follow up alle partecipanti ai focus group della prima parte.

Tra i rischi, è stato spiegato, sono da dividere due settori, quello del lavoro e a casa: a causa dello smart working sul lavoro si registra una “minore socialità, minore cooperazione, minore capacità nei processi organizzativi”, il fenomeno della “fatica da zoom”, ovvero di essere sempre connessi nella piattaforma necessaria per le call. Nella ricerca si evidenzia anche “l’incremento dei dispositivi di controllo e la difficoltà nel rispetto e definizione dei tempi reali di lavoro”. A casa c’è il rischio “di una conciliazione semplificata, dal lavoro di cura alla cura del lavoro”.

La Cgil mette in luce anche alcune opportunità dallo smart working come “facilitare l’adozione di orari e modelli di lavoro individualizzati che includono il concetto di fasce orarie, raggiungimento degli obiettivi e riduzione degli spostamenti”. “Lo smart working si può fare ma non deve servire per annullare le postazioni lavorative – ha detto Angelini -. Lo smart working poi deve essere contrattualizzato e va disciplinato un orario di lavoro, altrimenti non si stacca mai. C’è poi il tema della sicurezza: all’interno delle abitazioni non tutti sono in grado di avere lo spazio giusto per lavorare, dipende anche dalla situazione familiare in cui sei, ad esempio se hai figli. Come sindacato non ci opponiamo ai cambiamenti però questi vanno governati e contrattati. Secondo noi non è possibile essere sempre in smart working: ci dovrebbe essere una formula ibrida e questa deve essere su base volontaria, non obbligatoria”.

Di seguito le conclusioni cui è giunta la ricerca sullo smart working

Portato a casa il lavoro trova un’organizzazione interstiziale, fra le stanze di casa e i tempi di vita. Durante la pandemia le stanze delle case si sono attrezzate per diventare spazi di lavoro, il risparmio di tempo e di economie sperimentato con la riduzione degli spostamenti casa-lavoro si sono tradotti in  un’organizzazione in divenire, sempre imperfetta, per far quadrare i tempi, per tenere in equilibrio produttività lavorativa e vita quotidiana. Un’organizzazione, diventata carico individuale, che conta su un’efficacia da rendicontare a distanza, attraverso sistemi di controllo telematici.

Quella che è in campo – non detta, passata sotto silenzio dalla – è un’organizzazione del lavoro che si prevede possa reggere grazie alla facilità di interazioni tecnologiche ma conta, soprattutto, sulla capacità individuale di incorporare – letteralmente – operatività e produttività. E’ un pezzo di lavoro che sparisce e che “resta in testa”. Portati in remoto compiti e mansioni cambiano identità, si adattano a un lavoro che si può fare in solitudine, poco mediato dalla cooperazione in presenza con i colleghi, molto condizionato dall’uso intensivo delle tecnologie, utilizzate non solo per comunicare ma per tenere traccia del lavoro fatto, inviare i feed back richiesti da dirigenti e responsabili, rispondere al patto di fiducia/controllo che regge l’agilità del lavoro.  Non solo il tempo di lavoro, il tempo complessivo ha cambiato di segno portando tutte e tutti  a una interiorizzazione di compiti e scadenze che vanno in varie direzioni. La rivoluzione che sgancia l’organizzazione del lavoro dalle misure ordinarie di tempo e spazio per ricalibrarle su task e obiettivi non si è realizzata pienamente: per molte si è trattato di un semplice trasferimento a casa del lavoro.  La possibilità di avere giornate di lavoro a distanza continua a essere un obiettivo per molte, può liberare un potenziale inespresso, anche organizzativo, costituire un guadagno proprio in termini di autonomia, rispondere alla necessità di tempi di lavoro individualizzati (da tempo circolanti nella società, individuati dal dispositivo della conciliazione). Alcune delle partecipanti alla ricerca stanno sperimentando questa modalità di lavoro, di cui misurano l’efficacia, altre sperimentano situazioni più ambigue: passaggi forzati al telelavoro, uno smart working semplificato  per l’intero orario di lavoro,  rinnovato fino alla fine dello stato d’emergenza, spesso con semplici comunicazioni.  Questa organizzazione individualizzata ha degli effetti disciplinanti (Foucault): a) la progressiva trasformazione del lavoro in prestazione  b) l’assorbimento della norma a “saper fare tutto da soli” c) l’indebolimento dei legami cooperativo-sindacali.  Smaterializzato, digitalizzato, eseguito a distanza, lontano dalle strutture fisiche che contribuiscono a dare forma al tempo e alla complessità delle interazioni necessarie per raggiungere gli “obiettivi”, il lavoro agile, accentuando i caratteri individuali della prestazione, invisibilizza lo sforzo necessario a impostare  routine organizzative efficaci e le ridisegna come sfide individuali completamente affidate alla capacità dei singoli di essere all’altezza del raggiungimento degli obiettivi prefissati. Il rischio di una intensificazione dello sfruttamento (e dell’auto sfruttamento) si confonde con la sfida di raggiungere in autonomia una buona organizzazione del lavoro e del tempo. Durante le interviste abbiamo ascoltato molte lavoratrici, anche le più entusiaste di sperimentare questa modalità di lavoro, assumersi la responsabilità della percezione di una maggiore fatica : “forse sono io…”. Fra le righe di questa ingiunzione a una autogestione/autonomia/efficienza abbiamo letto e trovato le forme iniziali di qualche sovversione: un riorganizzarsi per squadre e team di lavoro, condividendo gli obiettivi piuttosto che rimanere singolarmente responsabili, l’intuizione di nuovi modi di contrattare che individuano nelle filiere dell’online bisogni e richieste che accomunano lavoratori e lavoratrici distanti nello spazio. Tentativi di rallentare i processi di individualizzazione che si inseriscono  nel solco di una interiorizzazione crescente delle dinamiche produttive.

C’è poi il problema del lavorare a/da casa.

Il lavorare da/a casa  è all’incrocio fra vecchio e nuovo, fra condizioni rischiose e marginalizzanti e possibilità innovative (ma sempre da saper gestire).

Quando lo spazio di lavoro è la casa, una parte dello spazio di casa,  le cose cambiano. Per quanto immerse nei processi di mediatizzazione estesa, le case contemporanee non hanno disperso del tutto (per ora) né il loro significato simbolico, il loro promettere radicamento, senso di sé, protezione e né il loro peso normativo, nell’assegnare ruoli e funzioni ai loro abitanti. Oggi le case sono ambienti ibridi, molto segnati dalle tecnologie della comunicazione, più che ambienti protetti e privati, sono nodi di una rete interconnessa. Eppure il rapporto fra il sé e la casa mantiene una sua specificità con cui l’irruzione del lavoro deve fare i conti. Trasformare lo spazio di casa in spazio di lavoro entra fra le routine organizzative di queste lavoratrici , e vi entra come possibilità e come resistenza, come adattamento e come fatica. Sappiamo che il tema della  non condivisione fra i generi del lavoro domestico e di cura è un dato costante delle ricerche. Le ricerche degli ultimi due anni sullo stare a casa hanno molto insistito su questo dato  ma guardate nel dettaglio di un’indagine che funziona in soggettiva le sono meno compatte di come si raccontano.

Fiom: nuova busta con bossolo a segretario Toscana

Una busta chiusa contenente un bossolo di proiettile è stata recapitata ieri al segretario della Fiom della Toscana Massimo Braccini. Lo rende noto la segreteria nazionale della Fiom Cgil esprimendo vicinanza e solidarietà a Braccini.

Non è la prima volta che il segretario della Fiom Toscana è fatto oggetto di atti intimidatori gravi. Il sindacalista già il 15 dicembre 2020 aveva ricevuto una busta con proiettile. Episodio seguito poi da un’ulteriore minaccia – con un biglietto infilato sotto la porta di casa – nel gennaio successivo.

 “Nella giornata di ieri il nostro compagno Massimo Braccini, Segretario Generale della Fiom della Toscana, si è visto recapitare presso gli uffici della Fiom regionale una busta chiusa contenente un bossolo di proiettile. Si è trattato di un atto gravissimo, vile e anonimo, un nuovo, ennesimo, tentativo di intimidire il nostro compagno Massimo subito denunciato agli organi ispettivi di polizia. Spetta alla Magistratura individuare i responsabili di tale gravissimo atto, quello che è certo è che la Fiom della Toscana, il suo Segretario generale, non si faranno intimidire e continueranno nella loro azione in difesa dei lavoratori metalmeccanici” Questo quanto scrive in un comunicato  la Segreteria della Fiom nazionale,  che “esprime la più ampia vicinanza e solidarietà al compagno Massimo Braccini“.  

Dalida Angelini (segretaria generale di Cgil Toscana) scrive invece : “Si tratta dell’ennesimo vile atto intimidatorio nei confronti di Massimo, siamo al cospetto di fatti molto gravi su cui auspichiamo che gli inquirenti facciano luce. Siamo tutti e tutte vicino a Massimo che ha la nostra totale solidarietà. Nessuno riuscirà a intimidirci nel nostro modo di essere e di fare sindacato”

Sulla vicenda interviene anche Sinistra Civica Ecologista che “esprime solidarietà e vicinanza a Massimo Braccini, segretario regionale della FIOM Cgil, che ieri ha ricevuto una busta chiusa contenente un bossolo di proiettile. Si tratta dell’ennesimo atto intimidatorio che colpisce un sindacalista nella nostra regione. Ci auguriamo che il responsabile di questo vile gesto sia assicurato al più presto alla giustizia e siamo certi che Massimo Braccini e la Fiom non si faranno intimidire da queste minacce”. 

In migliaia dalla Toscana domani a Roma per “Mai più fascismi”

In migliaia i toscani che parteciperanno sabato a Roma alla manifestazione indetta da Cgil, Cisl e Uil ‘Mai più fascismi’, per il lavoro e la democrazia.

Lo rendono noto gli stessi sindacati spiegando che almeno 5mila toscani “raggiungeranno la Capitale in pullman (oltre cento), treni o auto con l’organizzazione del sindacato”.

“L’assalto alla sede nazionale della Cgil – commenta Dalida Angelini, segretaria Cgil Toscana – è stato un atto squadrista e fascista, una offesa alla nostra democrazia. Da lì in poi, solo in Toscana, abbiamo assistito a sedi Spi Cgil vandalizzate a Piombino, minacce con proiettili a un sindacalista Cisl, mercoledì scorso una svastica ‘disegnata’ con delle sedie a Collodi vicino a un cippo che ricorda i caduti della Resistenza. Il sindacato è nel mirino, abbiamo ricevuto grande solidarietà dopo l’assalto alla nostra sede ma vogliamo mettere un argine contro ogni fascismo, sabato a Roma: ci rivolgiamo agli iscritti ma chiunque può prenotare e aggiungersi a noi”.

Per Ciro Recce, segretario della Cisl in Toscana “l’Italia vive un momento di tensione, proprio mentre vede l’uscita dalla pandemia e occorre grande responsabilità. Ma in una società democratica la violenza non è mai tollerabile, per qualunque motivo la si utilizzi e di
qualunque colore si ammanti chi la commette. Con la manifestazione unitaria di sabato a Roma vogliamo dire ancora una volta no ad ogni forma di fascismo e ad ogni tipo di
violenza”.

“Sabato saremo in piazza per difendere il sindacato da atti di violenza squadristi e vigliacchi – commenta infine Annalisa Nocentini, segretario Uil Toscana -. Perché attaccare il sindacato significa attaccare un pilastro fondamentale per la tenuta sociale del Paese. Cgil, Cisl e Uil sono e resteranno un presidio di democrazia e libertà, su cui milioni di lavoratrici e i lavoratori potranno sempre contare come luogo di confronto e dialogo per salvaguardare i propri diritti”.

Mps, Giani: “Lavoriamo insieme per fermare la fusione”

Il presidente della regione Toscana Eugenio Giani, dopo l’incontro con Cgil, Cisl e Uil, ha dichiarato che si sta lavorando per fermare la fusione con Unicredit.

“Lavoreremo insieme per indurre il Governo a mantenere le sue quote in Mps  e per fermare il processo, di cui si paventa un‘accelerazione, per la fusione con Unicredit. Questo anche tenendo conto della reazione degli stessi mercati nei confronti di questa ipotesi, ma soprattutto perché è necessario approfondire  fino in fondo altre prospettive. Allo Stato chiediamo di non procedere alla fusione ma di attendere il tempo necessario per poter rafforzare e valorizzare le caratteristiche della banca”. Questo quanto il presidente della Regione Toscana Eugenio Giani ha dichiarato oggi al termine di un incontro con i segretari regionali delle confederazioni Cgil, Cisl e Uil, Dalida Angelini, Riccardo Cerza e Annalisa Nocentini e le categorie dei bancari in relazione alle prospettive dell’istituto di credito toscano, realtà che a oggi conta ancora 21.500 dipendenti in Italia e 1.421 filiali di cui 306 in Toscana.

“La situazione economica in Toscana è di estrema gravità – ha proseguito il presidente – e come sul piano dell’emergenza  sanitaria si affronta il Covid con tutti gli interventi necessari allo stesso modo dobbiamo essere consapevoli che l’emergenza economica non può tollerare progetti quali la fusione del Mps con Unicredit, che comporterebbe  6 mila esuberi e l’assoluta perdita di identità di una banca che da secoli trova in Toscana una sede privilegiata”.

“Mps – ha ricordato ancora Giani – rappresenta oggi una realtà che indubbiamente risente di quello che è stata la grave crisi affrontata negli anni  ma che da tutta una serie di indicatori e segnali dà la percezione di potersi consolidare e riproporsi rafforzata sui mercati. Ha un management di assoluta qualità e superati i contenziosi e gli oneri che sono il portato di una gestione passata, il realtà il corpo della banca si propone a mio giudizio competitiva e con solide prospettive”.

“Con questo obiettivo – ha concluso il presidente – è stato molto importante stamani approfondire e condividere analisi e obiettivi con le rappresentanze dei sindacati regionali confederali”.

Violenza contro le donne, domani presentazione libro “Bread & roses” su Controradio con Angelini e Camusso

Storie di donne, vittima di discriminazione o molestie sul lavoro, andate a lieto fine: esce il libro “Bread & roses” (Porto Seguro Editore), scritto e curato dall’attrice Morozzi e dall’avvocata Capponi, all’interno di un progetto contro le discriminazioni di genere con Cgil Toscana e Controradio. “Un libro che è anche uno strumento di lavoro a tutela delle vittime”. Domani martedì 24 novembre (alla vigilia della Giornata internazionale contro la violenza sulle donne) la presentazione in diretta su Controradio con le autrici, la Cgil Toscana (Dalida Angelini e Barbara Orlandi) e Susanna Camusso.

Da Mara a Sophie, da Silvana a Giulia, fino a Emma, Ginevra e Luciana. Dieci storie di donne, discriminate o molestate sul lavoro, che hanno saputo, con coraggio ed energia, farsi ascoltare dai giudici, aiutate da professioniste e professionisti appassionati, e hanno visto riconoscere in pieno le loro ragioni, hanno riconquistato la loro dignità, ottenuto la condanna e la giusta punizione dei loro carnefici. Donne che sono riuscite a riprendere in mano la loro vita e rientrare a testa alta nel mondo del lavoro, non più da vittime, ma da protagoniste.

Sono le loro vicende (liberamente ispirate a esperienze realmente accadute in Toscana) le protagoniste del libro “Bread & roses – Storie straordinarie di ordinaria discriminazione” (Porto Seguro Editore, 216 pagine, 15,90 euro), in uscita in libreria il 26 novembre (all’indomani della Giornata internazionale contro la violenza sulle donne) e ordinabile sul sito dell’editore. Il volume è curato e scritto dall’attrice Daniela Morozzi e dall’avvocata Marina Capponi, all’interno di un progetto contro le discriminazioni di genere che a Firenze ha visto realizzare convegni e incontri nelle scuole, progetto a cui hanno collaborato Cgil Toscana e Controradio (sulle cui frequenze nell’autunno dell’anno scorso è andata in onda la trasmissione da cui è nato il libro in questione: stesso titolo, stesse autrici, stesso tema).

Il titolo del libro riprende il celebre “Vogliamo il pane, ma anche le rose, vogliamo il diritto di vivere, non semplicemente di esistere”, parole pronunciate nel 1912 da Rose Schneiderman, di fronte ad una platea di suffragette a Cleveland, parole che hanno poi ispirato tante successive battaglie, ma anche canzoni, film, poesie; alla fine di ogni capitolo dedicato a una storia, c’è il commento “legale” di un avvocato che spiega le peculiarità giuridiche della vicenda e come possano fare giurisprudenza.

Il volume, inoltre, sarà presentato in diretta su Controradio domani martedì 24 novembre (alla vigilia della Giornata internazionale contro la violenza sulle donne). Per la precisione, la trasmissione, condotta da Raffaele Palumbo, andrà in onda alle 8.40 su Controradio FM 93.6 – 98.9 e in streaming su controradio.it. Sarà anche in video tramite la piattaforma EDO Eventi Digitali Online su controradio.it, sulla pagina Facebook e il canale YouTube di Controradio. Interverranno, oltre a Morozzi e Capponi, Susanna Camusso (responsabile politiche di genere di Cgil nazionale), Dalida Angelini (segretaria generale Cgil Toscana), Barbara Orlandi (Coordinamento Donne Cgil Toscana)

“Ci auguriamo che questo libro un ulteriore momento di diffusione della consapevolezza che la lotta contro la violenza esercitata contro le donne non è certo un problema delle sole donne. Perché tutelare i diritti delle donne vuol dire, innanzitutto, garantire il rispetto dei diritti umani, ed è una questione che riguarda tutti, uomini e donne, senza differenze”, spiegano Morozzi e Capponi.

“Diffondere storie concluse positivamente per raccontarci e non essere raccontate: siamo orgogliose del progetto che abbiamo intrapreso e convinte che questo testo possa diventare un utile strumento di lavoro, che incoraggi, orienti e sostenga le tante donne che possono farcela, con il sostegno e il supporto di tutto ciò che mettiamo a disposizione – dicono nella presentazione del libro Angelini e Orlandi -. La forza delle donne del sindacato risiede nella capacità di difendere le garanzie democratiche per tutti e per tutte, di un lavoro delle donne libero dai ricatti e dalle discriminazioni. Serve sostenere e incoraggiare la cultura del rispetto come stile di vita e di relazione. E serve condannare atteggiamenti oltraggiosi, irriverenti, che se rivolti alle donne diventano, sempre, anche sessisti e arricchiti di volgarità, senza distinzione di ruolo, di età o di incarichi, prova ne siano le offese rivolte a tante donne, siano giornaliste, ministre, professioniste. L’obiettivo resta quello di infondere consapevolezza del valore del riscatto e del coraggio, per liberarsi dalle angosce generate dalla reticenza; questo è ciò che serve”. In tal senso, si ricorda l’iniziativa intrapresa dal Centro Antiviolenza Luna di Lucca insieme alle donne della Cgil Toscana che, attraverso una petizione siglata da migliaia di firme che a breve sarà consegnata alla ministra per le pari opportunità Bonetti, promuove una modifica normativa che può favorire l’emergere delle violenze: si tratta di garantire il diritto alla riservatezza per le donne vittime di violenza, in maniera da favorire l’utilizzo dei 3 mesi di congedo retribuito previsti dal D. Lg.vo 80 del 2015, per le donne vittime di violenza e pochissimo utilizzato.

Nella prefazione del libro, scrive Camusso: “Si raccontano qui storie di giustizia, di ricorso alla giustizia, storie importanti per chi le ha vissute e per tutte noi che ne traiamo forza. Il lavoro è stato uno straordinario fattore del processo di emancipazione delle donne, determinata dalla forza delle lavoratrici, e dalle loro lotte.  Oggi come allora, però, la parola lavoro, a noi tanta cara, non può essere lasciata da sola, perché per essere portatore di autonomia, rispettoso delle persone, deve essere lavoro ben retribuito, sicuro, riconosciuto. Le lotte delle donne hanno determinato grandi passi in avanti, ma siamo ancora lontane da quella autonomia e indipendenza che deve traguardare la nostra libertà. Ecco quindi la responsabilità collettiva, ma innanzitutto maschile, di uscire da quel tortuoso pensiero per il quale le donne sono vittime ma contemporaneamente sono loro che devono risolvere il problema e non i carnefici, sono vittime ma colpevoli. La responsabilità che può e deve tradursi anche in atti legislativi, in provvedimenti che vanno oltre che ratificate, applicate. Fornendo così strumenti necessari per cambiare la cultura. Cambiare la cultura: una invocazione diffusa che noi vorremmo, invece, diventi una pratica”.

Conclude Marco Imponente (direttore generale Controradio): “Quando l’anno scorso Marina e Daniela ci hanno esposto l’idea di un racconto radiofonico sui temi della discriminazione e la violenza sulle donne nei luoghi di lavoro, non hanno dovuto convincerci, lo eravamo già. Le puntate, molto apprezzate dal pubblico, hanno fornito una visione su quello che è un vero e proprio dramma, spesso non svelato dalle vittime per il timore che la soluzione sia peggiore del male. È un sentire molto comune che va combattuto e cambiato. Ogni azione che possa far denunciare un comportamento scorretto va incentivata. Le trasmissioni radiofoniche, questo libro, le molte iniziative promosse dal sindacato sono azioni concrete di contrasto alle violenze e alle discriminazioni, tentativi di smuovere le coscienze per superare la diffidenza della vittima a denunciare e l’indifferenza di noi tutti”.

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