Critico per un giorno: ‘The things we keep’

?Firenze, ‘Critico per un giorno’, è un progetto di ‘Cinema la Compagnia‘ e ControradioClub, tramite il quale un gruppo di soci del Club, che si sono registrati all’evento, può assistere gratuitamente alle anteprime di film o di documentari selezionati in programmazione al Cinema La Compagnia, per poi essere intervistati da Gimmy Tranquillo e stilare una recensione che sarà poi pubblicata sui media di Controradio.

Giovedì 29 novembre, ore 21:00 al Cinema ‘La Compagnia’ di Firenze, per il progetto ‘Critico per un giorno’: THE THINGS WE KEEP – Un Inno All’amicizia Che S’insinua Fra Le Pagine Della Storia Contemporanea.

Si dice che il più nobile dei sentimenti sia l’amicizia. Lo sanno bene Alessandro, aspirante filmmaker, e Casey, reporter per Al Jazeera. Dopo essersi conosciuti nella Città Eterna, Casey è sempre stato in giro per il mondo in cerca di storie da immortalare con la videocamera. Eppure, nonostante la distanza, i due buoni amici non si sono mai davvero allontanati: anzi, è stato proprio “Ale” a conservare negli anni il prezioso materiale raccolto da Casey.

Presentato a giugno al Biografilm Film Festival di Bologna dove ha vinto il premio del pubblico nella competizione internazionale.

Critico per un giorno. Giovedì 24 maggio torna l’appuntamento al Cinema La Compagnia

“E il cibo va” della regista Mercedes Córdova è il film scelto per il nuovo appuntamento di #criticoperungiorno, giovedì 24 maggio alle 21.00 al Cinema La Compagnia di Firenze. La proiezione del documentario sarà introdotta dalla regista Mercedes Córdova e dallo chef/ristoratore/scrittore Fabio Picchi. Se sei socio del Controradio Club e vuoi partecipare invia una mail a club@controradio.it entro mercoledì 23 maggio alle ore 17.00 e riceverai una copia di biglietti omaggio.

Dall’Italia a New York passando per Buenos Aires come cambia la cucina italiana all’estero. La cultura gastronomica è il risultato dei viaggi dell’uomo alla ricerca di cose nuove da mangiare. Un esempio è dato dal cibo italiano che è giunto in America grazie alle migrazioni di massa. Cento anni dopo, ripercorrendo le orme del cibo e della sua migrazione dall’Italia all’America (del Nord e del Sud), si assiste alla nascita di una nuova tradizione gastronomica varata dagli italiani all’estero. Ci si chiede però quale sia il legame tra questa cucina e quella del paese d’origine e se si può ancora parlare di cibo italiano al di fuori dell’Italia.

La proiezione di giovedì 24, ore 21.00 sarà introdotta dalla regista Mercedes Córdova e dallo chef/ristoratore/scrittore Fabio Picchi

REGIA: Mercedes Córdova
ANNO: 2017
PAESE: Argentina/Italia/USA
DURATA: 65 min INGRESSO: 6€ intero /5€ ridotto/ 4€ tessera IOinCOMPAGNIA
v.italiano

Se sei socio del Controradio Club e vuoi partecipare invia una mail a club@controradio.it entro mercoledì 23 maggio alle ore 17.00 e riceverai una copia di biglietti omaggio.

Critico per un giorno: ‘Sono Angelica, voglio vendetta’

?Firenze, ‘Critico per un giorno’, è un progetto di ‘Cinema la Compagnia‘ e ControradioClub, tramite il quale un gruppo di soci del Club, che si sono registrati all’evento, può assistere gratuitamente alle anteprime di film o di documentari selezionati in programmazione al Cinema La Compagnia, per poi essere intervistati da Gimmy Tranquillo e stilare una recensione che sarà poi pubblicata sui media di Controradio.

Martedì 20 marzo al cinema La Compagnia, è stata la volta della prima nazionale del film, ‘Sono Angelica, voglio vendetta’, il film è scritto, diretto e montato da Andrea Zingoni, con il sostegno di Fondazione Sistema Toscana e la partnership di Controradio.
I protagonisti di ‘Sono Angelica, voglio vendetta’ sono tutti i giovanissimi esordienti, Sofia Rivolta di 19 anni, Pietro Zingoni di 20 e Eloisa Reverie Vezzosi di 22, con una formazione durata 12 mesi affidata a Marco Mattolini.

Nella breve nota della presentazione del film si legge: “Sono Angelica, voglio vendetta’ è un film sulla violenza sulle donne. Ma è anche un film sulle donne che non ci stanno a essere vittime. E’ un film sulla consapevolezza che ogni destino può diventare epico. Ed è un film per ciascuno di noi. Per chi cerca una storia avvincente. Per chi cerca grandi suggestioni visive. Per le giovani ragazze e i giovani ragazzi. Per chi non ha paura dei sentimenti. Per chi vuole uscire dal cinema più forte di prima”.

Le Recensioni dei soci del ControradioClub.

A.F.B. e F.T.:
Prima di tutto voglio ringraziarvi per la possibilità che date a noi soci di partecipare a vari avvenimenti culturali, a gratis o a prezzi scontati.
Non è facile fare la recensione di un film come questo che tratta del retrogrado rapporto di sopraffazione uomo-donna/maschio-femmina ancora purtroppo attuale e forse in aumento nella ns. società.
La Protagonista, molto brava, ci ha ripetuto e fatto capire bene che nella realtà attuale essere sé stessi, cercare di affermarsi come persona E’ PERICOLOSO.
Non sei realmente libero, devi mimetizzarsi, rinunciare alla tua spontaneità, alla tua diversità e questo è tremendo sia a chi è toccato subire violenza che a chi potrebbe subirla. La violenza non guarda in faccia nessuno uomo o donna che sia.
Il film ha piglio e scorre bene anche se in certi momenti non ne sei abbastanza coinvolto. Il regista nel dopo film ha spiegato che ha intenzionalmente scelto la vendetta come conclusione della storia perché voleva che lo spettatore si ponesse la domanda di come si sarebbe comportato in una situazione analoga. Non sono d’accordo con lui perché lo spettatore questa domanda se la sarebbe posta anche con un finale diverso.
E’ comunque quasi impossibile ipotizzare un certo comportamento nel caso capitasse a te. Solo dopo che hai subito tutte queste pene, violenze e torture forse saprai cosa fare per ritrovare te stesso. Per le persone più vicine è forse più facile prevedere come  affrontare questo dolore e la difficoltà di rientrare in comunicazione con la vittima anche per chi la ama e ne è riamato.
Sofia ha spiegato che lei non farebbe questa scelta ed anch’io mi trovo d’accordo perché la legge “occhio per occhio, dente per dente” è anche questa una grande violenza ma in questo caso, personaggi di tale ferocia, che avrebbero senz’altro reiterato e la giustizia, che lascia il tempo che trova…: quindi hanno avuto quello che meritavano, con risparmio per le patrie galere
E’ comunque encomiabile sostenere i nostri registri che fanno film interessanti con tutte le difficoltà che ci sono per i costi e la distribuzione, grazie anche alla collaborazione vostra e di altri enti. E’ sempre comunque bello vedere Firenze in un film girato bene e con inquadrature particolari.

Gianni:
Dico subito.che il film non mi è piaciuto e se non fosse stato per il rispetto per Controradio me ne sarei andato dopo mezzora. Mi è sembrato un film supponente e velleitario in cui l’autore scopiazza alcune cose viste e sentite senza averle capite (psicoanalisi e psicologia da baraccone, personaggi tratti da “io ballo da sola” (ambiente di ricca borghesia che se ne frega del mondo) scene truculente prese da Tarantino in particolare Kill Bill) non parlo poi della recitazione degli attori (se si può’ chiamarli attori). In sostanza il mio pensiero è: NON E’ OBBLIGATORIO FARE UN FILM. SI DEVE FARE SE SI E’ CAPACI. Come ha detto una mia amica è un film offensivo per le donne che hanno subito violenza e per chi ci lavora.

Maria Laura:
Sofia ci fa vivere la devastazione che vive una donna che è stata violentata. Il suo mondo interiore, il terrore, i suoni amplificati nella mente. La devastazione fisica ed emotiva. Poi il percorso di risalita dall’abisso, con l’aiuto degli amici, dei medici olistici e istituzionali, della madre (?). Quando infine grida vendetta, vince la paura e affronta e il carnefice come donna ho sentito il versamento di sangue dello stupratore come un atto riparatore alla violenza gratuita e inaudita.

Alberto:
Per la sua prima opera cinematografica a lungometraggio, Andrea Zingoni non ha voluto
allontanarsi troppo dalle sue precedenti esperienze artistiche. Disegnatore di cartoons (per
Frigidaire, Re Nudo, Linus…), V-Jay del Tenax, video artist con il gruppo dei Giovanotti Mondani Meccanici, Zingoni pesca a piene mani da questo genere di immaginario visivo per comporre un’opera costruita non velatamente in uno stile alla Tarantino e ispirata al genere “rape and revenge” di tanti B-movies americani e asiatici degli anni ’70.
Gli attori, pressoché tutti esordienti e giovanissimi, ruotano intorno alla protagonista interpretata dalla diciannovenne Sofia Rivolta, un volto che a tratti ricorda parecchio quello di Asia Argento, tanto per rimanere in tema di violenze e molestie.
Angelica – di nome e di fatto – è bella, vive una bella vita insieme a gente bella e si muove nella bellezza di Firenze, una Firenze magistralmente esaltata nei suoi scorci più tradizionali da una fotografia incisiva e brillante. Ma abita, profeticamente, in via dell’Inferno ed è in un inferno di disperazione e paura che si troverà improvvisamente catapultata da una violenza brutale e feroce che spazza via ogni precedente bellezza e la confina in una dolente solitudine.
Fallita ogni altra via, troverà un riscatto shakespeariano – ed un pianto finalmente liberatorio – solo vendicandosi personalmente e violentemente dei suoi aguzzini.
Di questi tempi, un “messaggio” di violenza privata e vendetta personale, diciamolo, non suona molto bene. Di gente che invoca il farsi giustizia da sé verso chiunque sia davvero, o comunque sia ritenuto, dannoso, in giro ce n’è fin troppa, e non si avverte il bisogno che si soffi sul fuoco.
Ma quest’opera non vuole inviare un messaggio così impegnativo, è palesemente di minor
intendimento. Anzi, caso mai, vuole, in chiave di fumetto, parlare di violenza contro le donne, e di questo invece c’è grande bisogno.
L’opera però è riuscita a metà. Convincente nella fotografia e negli effetti (bella un’efficace scena onirica in un paesaggio innevato, con una nevicata che va in senso inverso), scorrevole nel suo stile fumettistico, forte in alcune scene di violenza e di dolore, ben scandita da una colonna sonora che ha il pregio dell’originalità, risulta invece troppo schematica nella sceneggiatura, eccessivamente caricaturale in alcune figure, specialmente quelle degli psicologi/santoni che dovrebbero dare aiuto ad Angelica, e non può non risentire della recitazione ancora acerba dei suoi giovanissimi ed esordienti attori.

Laura:
Premettendo che non amo i film visionari e poco lineari, mi tolgo subito
dall’imbarazzo dicendovi che il film non mi è piaciuto. L’ho trovato faticoso, troppo
carico di stimoli visivi e uditivi, troppo “videoclip”. Per la soglia sopportazione dei
miei sensi sarebbe potuto finire almeno una mezz’ora prima.
Però devo riconoscergli alcuni meriti. Il primo è quello di mostrare Firenze nella sua
bellezza, una bellezza che incanta e che si contrappone con forza all’orrore vissuto da
Angelica. E da fiorentina che troppo spesso non riesce a vedere le meraviglie che ha
sotto gli occhi tutti i giorni, questo non è un merito di poco conto.
Secondo punto a suo favore è quello di saper emozionare, anche se la maggior parte
delle emozioni che mi ha suscitato erano piuttosto fastidiose. Il dolore fisico e morale
di Angelica è quasi palpabile, l’angoscia dei suoi incubi è penetrante, il ribrezzo
provato (da me spettatrice) di fronte a quegli uomini bestiali è difficilmente
sopportabile.
Considerando che il tanto acclamato “La forma dell’acqua” non è riuscito ad emozionarmi – nel bene e nel male – per più di qualche secondo, direi che avermi suscitato emozioni, anche se nere, può dirsi un successo.
Ed infine, merito forse più grande, è il senso di liberazione sprigionato dalla vendetta
di Angelica.
Se nel mondo civile e moderno non possiamo in alcun modo accettare la logica dell’occhio per occhio, alla quale tutti dovremmo opporci, nello spazio della favola quasi horror la vendetta è liberatoria, rappresenta ciò che forse ognuno di noi vorrebbe avere il coraggio di fare se succedesse qualcosa di così orribile a sé o ad uno dei propri cari.
È indubbio che il film non voglia porsi come veritiero o credibile nei fatti che narra – come potrebbero altrimenti restare impuniti i mostri che hanno agito a volto scoperto? Come potrebbero passare inosservati i cadaveri che Angelica lascia letteralmente sulla strada? E allora, se siamo nello spazio della favola, per quanto nera,  ben venga quella vendetta che ci restituisce un po’ di quel senso di giustizia che troppo spesso non riusciamo a trovare nel mondo reale (e in una forma che comunque io non vorrei trovare nel mondo reale!).

Giuditta:
Neanche degno di essere definito film. Nessuna capacità di recitazione. Nessuno sforzo per evitare banalità intollerabili. Offensivo per le donne che hanno subito violenza. Offensivo per chi lavora con loro cime psicoterapeuta nella dolorosa e difficile vita dopo un simile trauma.

Rosy:
L’invito ai soci di fare ‘Critico per un giorno’ è una bellissima cosa se la risposta viene fatto nello spirito giusto. La Critica serve per dare una lettura al pubblico e serve a chi lavora per fare meglio. Non condivido la presunzione di che spara a zero e sputa veleno sul lavoro di un altro.
Il film scritto e diretto da Andrea Zingoni come primo lungo metraggio ha affrontato un tema delicato-la violenza sulla donna-con coraggio e senza superficialità. Forse troppo lungo e a volte poco convincente per la mancanza di esperienza dei giovanni attori ma sicuramente efficace nel intento di farci sentire la sofferenza del corpo e psyche infranto da una violenza atroce.
Ho trovato il formato delle riprese fotografiche e fumetto un connubio efficace per farci esaudire la Vendetta finale di Angelica pur sapendo che nella realtà la Vendetta non è altro che un ampliasi della violenza.
La scena onirica della neve é di grande livello, la colonna sonora originale. Ho trovato la scena di violenza estremamente raccapricciante ed inquietante. Il film mi rimane dentro e mi provoca una riflessione sulla vendetta.
Sono certa che il regista non vuole incitare le brave ragazze ad essere violente e vendicative, ma forse vorrebbe vedere le donne libere di essere se stesse e non sopportare in silenzio la sopraffazione nel il giudizio del maschilista omofobico.
Ringrazio Andrea Zingoni che sta dalla parte delle donne.

Critico per un giorno: ‘Il Principe di Ostia Bronx’

?Firenze, ‘Critico per un giorno’, è un progetto di ‘Cinema la Compagnia‘ e ControradioClub, tramite il quale un gruppo di soci del Club, che si sono registrati all’evento, può assistere gratuitamente alle anteprime di film o di documentari selezionati in programmazione al Cinema La Compagnia, per poi essere intervistati da Gimmy Tranquillo e stilare una recensione che sarà poi pubblicata sui media di Controradio.

Questa volta, in collaborazione con il Florence Queer Festival, i soci del ControradioClub hanno potuto asssistere alla proiezione di ‘Il Principe di Ostia Bronx’, un film rivolto agli spettatori che hanno fallito almeno una volta nella vita.

“Per tutti i calci in culo che mi ha dato la società, mi sono messo su un piedistallo e ho deciso che sono il Principe”.

E il “regno” di Dario Galetti Magnani è la spiaggia nudista di Capocotta, a Ostia, dove da vent’anni, con i suoi mille costumi da bagno e una radio sulla spalla, percorre il bagnasciuga improvvisando monologhi irriverenti e ispirati.

L’amore per il cinema trasuda da ogni angolo della sua dimora, un autentico baluardo kitsch che ospita anche Maury, “La Contessa”, complice della sua genuina follia, con la quale forma la coppia di attori mancati.

Un lavoro sperimentale dai toni folk e kitsch accompagnato da musiche originali che spaziano dal pop, alla disco, all’elettronica.

Un film ultra-low budget prodotto e distribuito da Kiné e premiato al Biografilm Festival di Bologna.

Le recensioni dei nostri Critici per un giorno:

Il principe di Ostia Bronx Ovvero la realtà che supera la fantasia. Se uno scrittore bravo, un regista bravo è uno sceneggiatore bravo si fossero messi d’accordo per fare un film come questo tutto frutto di fantasia non ci sarebbero riusciti così bene. Il principe e la contessa sono personaggi VERI e noi ci sentiamo come se li spiassimo dal buco della serratura nel loro privato, nel loro intimo…in una maniera quasi imbarazzante.
Un film senza effetti speciali, senza colori vividi e con una qualità delle riprese da video amatoriale, ovviamente, ma proprio per questo ci sembra di essere li con loro, a far parte della loro vita.. (Monica)

Critico per un giorno: ‘Il Laureato’

?Firenze, ‘Critico per un giorno’, è un progetto di ‘Cinema la Compagnia‘ e ControradioClub, tramite il quale un gruppo di soci del Club, che si sono registrati all’evento, può assistere gratuitamente alle anteprime di film o di documentari selezionati in programmazione al Cinema La Compagnia, per poi essere intervistati da Gimmy Tranquillo e stilare una recensione che sarà poi pubblicata sui media di Controradio.

Questa volta, per la serie ‘Il cinema ritrovato‘, Critico per un giorno ha scelto il film ‘Il Laureato’, di Mike Nichols (USA, 1967, 106′). Versione originale con sottotitoli in italiano, di cui quest’anno si celebrano i cinquantanni dell’uscita nelle sale cinematografiche, insieme agli 80 del suo protagonista, Dustin Hoffman, ai tempi giovane ribelle, in cerca di identità.
Un film emblematico di un’epoca di grandi ribellioni e contestazioni giovanili.
Restaurato in 4K da The Criterion Collection a partire dal negativo originale 35mm. La color correction è stata supervisionata da Grover Crisp e approvata dal regista Mike Nichols.
Il missaggio sonoro 5.1, approvato dal regista, è stato realizzato a partire dalle bande sonore magnetiche del 35mm e dalle bande sonore originali.

Le Recensioni dei soci del ControradioClub.

Filippo:
Grazie dell’invito che mi ha consentito di rivedere, con una certa curiosità -dopo circa 40 anni- il film. Come tutte le cose, ad iniziare da me che sono un’altra persona, 40 anni non passano senza conseguenze; l’impianto del film è valido ancora oggi, ma -ad esempio- la scena finale (del matrimonio) mi ha dato più l’idea di grandguignol…la musica della colonna sonora sempre bellissima

Leonardo:
Mi ricordavo un bel film, soprattutto per le canzoni della colonna sonora e Dustin Hoffman. Non mi ricordavo che il film è anche divertente, ha un ritmo serrato (temevo invece fosse lento, come capita rivedendo i vecchi film dell’epoca) e inquadrature di molto belle. Sentire per la prima volta i dialoghi (stupendi) in lingua originale e poter vedere le immagini restaurate in modo eccellente hanno ancora aumentato il piacere di vedere il film. Si gusta talmente tanto il film che dispiace che finisca, ma, d’altra parte, la storia finisce così bene…

Chiara:
Allora, il laureato… intanto l’ho visto per la prima volta perché quando è uscito ero piccola e ai tempi dell’universale non ero ancora a Firenze. Però conosco bene la colonna sonora,e comunque il film è entrato a far parte dell’ immaginario collettivo anche di chi come me non l’aveva mai visto.
L’ho trovato godibile, attuale,a tratti esilarante.
Ma vorrei spendere una parola per Mrs Robinson. La versione originale ne permette di apprezzare tutta la capacità di seduzione. Ma il personaggio di Anne Bancroft alla fine risulta troppo malvagio e perfido, e la storia troppo sbilanciata a connotare di attributi negativi la moglie alcolizzata, senza scrupoli, e capace di un odio profondo.
Grazie Controradio per questa iniziativa.

Antonio:
Esce nel 1967 il film, anni fertili e densi di novità, anni in cui i giovani iniziano ad emanciparsi dalle decisioni della famiglia. E’ proprio questo il malessere che Ben cova dentro: è uno studente modello che a 20 anni inizia ad avere dei dubbi, non riesce a decidere cosa sarà di lui.
Instaura una relazione clandestina con Ms. Robinson, lei ha quarant’anni ed è moglie del socio in affari del padre di Ben.
Affascinante e sensuale lei, lo manovra come un burattino fino a quando entra in scena sua figlia Elaine.
I due si piacciono ma la storia che sembra funzionare si interrompe bruscamente quando lei scopre la verità.
Servirà tutta la follia e il coraggio di Ben a riconquistarla e a strapparla ad un matrimonio che lei ha accettato passivamente.
Speranza e orgoglio di una generazione in questo film immortale.
Una piccola nota d’Italia (che fa sempre piacere) nell’Alfa Romeo che Ben riceve come regalo di laurea.

Marina:
Avevo visto “Il Laureato” quando ero molto giovane e grazie al Controradio Club ho potuto rivedere questo bellissimo film con gli occhi dell’adulta, che ora comprende meglio tante cose e situazioni anche semplicemente perché le ha vissute , ma non solo…
Ammetto che vedere un film in lingua originale fa la differenza, anche a costo di non prendere tutte le battute : la voce è parte integrante della performance di un attore , contribuisce in modo determinante al risultato.
Detto questo, il film parla ai giovani come agli adulti, di ieri e di oggi : guardando il protagonista mi sono ritrovata nell’apatia/vaghezza/confusione del mio post-laurea di 31 anni fa , così come osservo che accade anche ai neo-laureati di oggi ; ed essendo oggi genitore rispetto a quando vidi il film la prima volta, valuto il comportamento dei genitori di Benjamin con altri occhi , magari con un po’ più di consapevolezza del ruolo , senza per questo minimamente approvare la loro condotta.
Ho amato la voglia di riscatto di Benjamin che nello svolgersi della trama vede un crescendo molto ben costruito, passo dopo passo, definendo la distanza sempre più consistente tra figlio e genitori , ma direi fra giovani ed adulti , la stessa  che portò alla ribellione e alle proteste di quegli anni (non a caso il film esce nel 1967, l’anno della Summer of Love proprio a S. Francisco) : Benjamin vuole uscire dall’ anonimato di un destino per lui già disegnato dal mondo degli adulti , vuole avere corpo e voce e scegliere in prima persona, parlare (anche con Mrs. Robinson ! Vedi i suoi tentativi di dialogo con lei nei loro incontri clandestini), entrare nella vita delle persone, Elaine prima di tutti (vedi il suo trasferirsi a Berkeley per partecipare alla vita di lei, vedi con che disinvoltura sa trovare il modo di ottenere informazioni su dove si svolgerà il matrimonio che lui vuole impedire , il tutto non ha niente a che vedere con il giovane impacciato dei primi fotogrammi). Spicca in tutto il film la bellissima Alfa Romeo decappottabile rosso fiammante, che farebbe parte del disegno voluto per Ben dagli adulti, ma che lui utilizza infine per i suoi obiettivi e non per mettersi in mostra: in su e in giù per quelle strade della California che tutti vorremmo almeno una volta nella vita percorrere….per riprendersi Elaine e trascinarla in un inizio di vita insieme su di un banalissimo bus, senza nessuna certezza e senza più l’ansia per il proprio futuro che aveva provato dopo la laurea…..semplicemente verso una vita a misura della loro età……sono giovani….beati loro!! La cornice perfetta di tutto il film è la bellissima musica di Simon & Garfunkel che sempre catture, da giovani e da adulti.

Antonella:
50 anni portati benissimo: Il laureato, in versione restaurata e in lingua originale, vince la sfida del tempo e offre una storia che, nonostante sia collocata in un’epoca precisa e molto connotata, sa essere universale. L’insoddisfazione del giovane Dustin Hoffmann, rampollo di una famiglia abbiente della California degli anni ’60, potrebbe essere quella di un qualsiasi giovane laureato che non sa bene cosa fare di se stesso, anche se fosse immaginato in un altro momento storico, magari distante nel tempo dalle inquietudini degli anni ’60, nel film appena accennate. Dialoghi ben costruiti e comicità ben dosata, colori sfavillanti che valorizzano la bella fotografia, modernità delle inquadrature, ritmo vivace, e – superfluo dirlo – perfetta e piacevolissima colonna sonora oltre a interpreti molto bravi. In aggiunta a tutto questo, la voce profonda di Dustin e il fascino di Anne Bancroft, una meravigliosa Mrs Robinson, bellissima e senza scrupoli. Tutto questo per un film ancora godibile, assolutamente da rivedere.

Mirella:
Pur avendo visto questo film diverse volte e in vari tempi della mia vita, la prima volta da adolescente all’Universale, l’impressione che ho avuto, vedendolo in lingua originale, è che fosse un altro film, apprezzando in questo modo ancora di più la bravura di Dustin Hoffman. Mi sono immedesimata in Benjamin ed è dal suo punto di vista che ho deciso di calarmi nel film: ero lui che vive in una bolla, come in apnea, e che soltanto isolato, sottacqua, troverà il suo respiro. Ero Benjamin che non sa dire no: a Mrs Robinson, ai suoi genitori, che non sa dire no al no di Elain. Ero Benjamin che alla fine ottiene ciò che ha scoperto di volere: l’amore. Un’amore ribelle che lo sporca, lo cambia ma che riesce a renderlo felice. E, dopo tante incertezze, finalmente consapevole di cosa vuole, della sua ragione di vita. Grazie a Controradio e al Cinema teatro La Compagnia per questa opportunità.

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