Prato: sei indagati per estorsione ad ex bancario

I carabinieri di Prato hanno notificato sei avvisi di conclusione indagini ad altrettanti indagati nell’ambito di un’inchiesta coordinata dal pm Egidio Celano che ha interessato le province di Prato, Verona, Reggio Emilia e Crotone. Estorsione e ricettazione i reati contestati agli indagati, tutti calabresi, imparentati tra loro e legati da interessi in Calabria, Toscana, Emilia Romagna e Veneto.

La vittima è un ex bancario senese, residente a Prato. A quest’ultimo gli indagati avrebbero sottratto circa 80mila euro. L’uomo, già vittima di una truffa da parte di un pregiudicato milanese per 120mila euro, si sarebbe rivolto al gruppo guidato dall’imprenditore edile Vincenzo Marchio, di origine calabrese ma residente a Prato, per cercare di
recuperare i suoi soldi.

Un’operazione che, in realtà, non sarebbe stata portata a termine ma per la quale Marchio e gli altri indagati, avrebbero costretto il bancario a versare comunque i soldi pattuiti per il recupero del credito, 80mila euro, con minacce e intimidazioni. Due di loro, Giovanni
Minarchi, residente a Reggio Emilia, e suo genero Marco Giardini, di Isola di Capo Rizzuto (Crotone), per due giorni si sono anche insediati a casa del banchiere seguendo ogni suo
spostamento fino a quando l”uomo non ha pagato con due diversi bonifici bancari.

Gli altri indagati sono Rocco Marchio, della provincia di Crotone, e i prestanome delle due aziende sui conti delle quali sono stati effettuati i bonifici: Umberto Ferrara, residente in provincia di Pistoia, e Marianna Martino, moglie di Minarchi, di Reggio Emilia.

Denunciato pirata della strada a Prato: ha finto furto auto ed investito un ventenne

E’ stato di individuato il pirata della strada, un giovane di 25 anni residente a Campi Bisenzio che, la notte tra mercoledì e giovedì a Prato, ha investito un ventenne in scooter passando con il semaforo rosso senza fermarsi a prestare soccorso. Il giorno prima aveva simulato il furto dell’auto del padre.

Il giovane pirata della strada aveva denunciato il furto dell’auto di proprietà del padre la sera precedente a Prato. Il giovane, così, oltre alla denuncia per lesioni stradali aggravate dalla fuga, è stato denunciato anche per simulazione di reato. Sequestrate anche patente e auto.
Le indagini erano partite subito dopo l’incidente quando i vigili urbani, dai resti della vettura lasciate dopo l’impatto, avevano capito il tipo di auto e il colore. Le condizioni del ragazzo ferito, tra l’altro, sono ancora molto gravi a causa delle numerose fratture anche se non sarebbe in pericolo di vita. L’incrocio dei dati e le visione delle telecamere hanno permesso ai vigili, nel pomeriggio di ieri, di individuare la Toyota Yaris parcheggiata in una strada privata nella zona dell’Indicatore a Signa. I carabinieri si erano insospettiti per la versione fornita dal giovane al momento della denuncia e subito si sono messi in contatto con i vigili di Prato. A quel punto è bastato poco per far ammettere al 25enne quanto successo.
Con i vigili urbani e i carabinieri si è complimentato il sindaco Matteo Biffoni che, in una nota, augura al giovane investito “una pronta guarigione”.

Palazzo Pretorio protagonista di eventi per il ponte di Pasqua

Si anima la scena di Palazzo Pretorio, a Prato, nel lungo ponte di Pasqua e Pasquetta con tanti appuntamenti che affiancheranno la regolare apertura del Museo. Da domani apertura quotidiana della terrazza panoramica.

Grandi eventi organizzati per il ponte di Pasqua: si inizia domani, sabato 31 marzo alle 16, con una originale visita guidata teatralizzata pensata in particolare per scortare bambini e adulti in un viaggio affascinante fra i dipinti e le sculture della collezione. L’appuntamento è con “Il Museo in scena”, una iniziativa a cura dell’associazione Brigata Ballerini in collaborazione con CoopCulture. Il costo per l’attività è di 10 euro, valido per un adulto e un bambino, comprensivo di ingresso, visita e spettacolo. Le sale del Pretorio diventano il palcoscenico di una rappresentazione nella quale le opere e gli spazi prendono vita grazie alle incursioni letterarie e poetiche delle due attrici/performer Chiara Luccianti e Francesca Campigli. Un percorso che esplora con modalità alternative e interattive la storia del Palazzo e dei capolavori custoditi nei suoi spazi.

Prenotazioni a didattica.pretorio@coopculture.it

Sono invece in programma nei giorni di Pasqua e Pasquetta, domenica 1 e lunedì 2 aprile alle 17, le consuete visite guidate che permettono di addentrarsi fra i capolavori di Filippo e Filippino Lippi, i polittici di Giovanni da Milano e Lorenzo Monaco, senza dimenticare le seicentesche Pale esposte al secondo piano e le sculture di Lipchitz e Bartolini al terzo. La visita guidata ha un costo di 4 euro, oltre al biglietto di ingresso.

Sempre nei giorni di domenica 1 e lunedì 2 aprile Palazzo Pretorio, insieme a tutta la rete di PratoMusei, offre uno speciale ingresso a solo 1 euro ai partecipanti della Maratonina Città di Prato, ai loro familiari e accompagnatori. Un modo per mettere in contatto il mondo dell’arte e dello sport e far conoscere a tutti coloro che provengono da fuori Prato il ricco e variegato patrimonio d’arte che la città offre.

Infine, a partire dal fine settimana di Pasqua, quindi da sabato 31 marzo, ci sarà l’apertura quotidiana della terrazza panoramica, il belvedere che offre una vista spettacolare e permette di concludere con uno sguardo dall’alto la visita del Museo.

Per ulteriori informazioni: www.palazzopretorio.prato.it

 

Animali: Guardie Zoofile Enpa sequestrano cane maltrattato a Prato

Le Guardie Zoofile dell’ Enpa hanno sequestrato un cane, di razza simil Chow-Chow, poiché segregato stabilmente in una piccola gabbia all’interno di un magazzino, gestito da cittadini di origine cinese, a Prato. Sono in corso ulteriori indagini.

La segnalazione alle Guardie Zoofile è pervenuta dal Comando della Polizia Municipale di Prato a seguito di una telefonata pervenuta alla Centrale Operativa da parte di un cittadino, veniva comunicato il maltrattamento di un cane, detenuto all’interno di una ditta di confezioni.

Sul luogo è stato effettuato l’accertamento da parte del personale del Nucleo Provinciale delle Guardie Zoofile dell’Enpa, in relazione alla detenzione del cane, chiuso all’interno di una gabbia ricavata da un trasportino per merci di dimensioni di m. 1,50 x 0,80, stabulato stabilmente e costretto in cattività.

Nell’animale appariva evidente lo stato di sofferenza: giaceva sui propri escrementi, era legato anche a catena stretta al collo, in evidente stato di magrezza, con nodi e pelo infeltrito, in totale stato di abbandono e senza cibo e acqua. La gabbia era esposta alle intemperie in mancanza di un adeguato riparo dalle eventi atmosferici.

L’assenza del titolare della ditta al quale era affidato il cane o comunque al legale detentore, nonché la impossibilità di una corretta gestione dell’animale da parte di qualsiasi persona lì presente e la palese sofferenza dell’animale, hanno fatto scattare il provvedimento di sequestro d’iniziativa della P.G. operante e l’affidamento in custodia giudiziaria al Canile del Comune di Prato.

Sono in corso indagini per verificare la legale detenzione dell’animale, nonché la provenienza e gli accertamenti amministrativi del caso. Del fatto è stata avvisata la Procura della Repubblica di Prato, per abbandono e maltrattamento di animali.

Prima assoluta al Fabbrichino, con Gioia Via Crucis per Simulacri

In prima assoluta, prodotto dal Teatro Metastasio di Prato in collaborazione con Teatro Metropopolare, da domani a venerdì 30 marzo, alle ore 20.45, al Teatro Fabbrichino debutta Gioia via crucis per simulacri, uno spettacolo scritto, diretto e interpretato da Livia Gionfrida.

Livia Gionfrida è una regista, drammaturga e attrice di origine siciliana che vive da anni a Prato. Formatasi con Luca Ronconi, Elena Bucci, Carlo Boso, Pepe Robledo, Emma Dante, Davide Iodice, ha alternato il suo lavoro solo come attrice con diversi artisti della scena italiana e europea (con Vladimira Cantoni, Elena Bucci, Compagnia Laminarie, gruppo Libero-Teatro San Martino, Angela Malfitano, Marian Zhunin, Pippo Delbono, Pietro Lassandro, Ricardo Bartìs, Bottega Apocrifi, Viktor Alimpiev, Sandro Mabellini) a quello con il collettivo Teatro Metropopolare, fondato nel 2007 insieme a artisti provenienti dal mondo dell’arte, del teatro e del cinema. Con Metropopolare ha messo in scena come drammaturga, regista e attrice diversi spettacoli presentati in importanti festival e selezionati finalisti in prestigiosi premi nazionali. Da anni dirige un gruppo di ricerca teatrale formato da attori-detenuti e artisti del collettivo nel Laboratorio Metropopolare della Dogaia, all’interno della Casa Circondariale La Dogaia di Prato.

Gioia via crucis per simulacri è un monologo pieno di sofferenza di una madre che ricostruisce la storia del figlio, un ragazzo ‘testa di legno’ che decide giovanissimo di intraprendere la cattiva strada e di lanciarsi in una grande Impresa che lo condurrà tra le braccia di un ingiusto e paradossale destino.

Un racconto in cui, in un ribaltamento finale di personaggi buoni e cattivi, lui ‘tutto sbagliato’ passa da colpevole a vittima. La rappresentazione, il racconto, sono per la madre l’unico strumento per cercare di capire, per ricostruire i fatti e farsi una ragione della perdita e dell’ingiustizia subita.

In scena dialetto siciliano e animazioni video si alimentano di suggestioni letterarie e simboli provenienti dall’immaginario religioso, fatti di cronaca e interviste realizzate in carcere. Ne viene fuori una singolare drammaturgia originale che parla d’amore universale, del mistero della vita e della morte e della sua rappresentazione.

Note di regia:

Da qualche anno ho nella testa l’idea di fare uno spettacolo che parli di morti ammazzati per mano dello Stato. Non è un argomento facile per me. Lavoro in carcere, dove da molto tempo conduco una singolare esperienza di ricerca teatrale. Ho conosciuto in questi anni molti detenuti e conosco il duro impegno di chi, agenti e operatori, opera all’interno degli istituti di pena, ma per mia stessa natura non sono interessata a tracciare un confine netto tra buoni e cattivi e amo semmai interrogarmi intorno alla natura umana. Chissà, forse è proprio per questo che faccio teatro, ed è ancora per questa ragione che negli ultimi anni ho scelto come residenza artistica ideale, un istituto penitenziario.

Non ho mai pensato né prodotto spettacoli del genere che viene definito ‘sociale’, né tantomeno mi sono mai occupata del cosiddetto genere ‘civile’, anche se conosco e stimo alcune importanti esperienze che si definiscono così. Ci sono però alcune storie che sento maturare dentro di me e che ho bisogno di trasformare in domande, in immagini e carne.

Le storie di Stefano Cucchi e di altri che come lui hanno attraversato insieme alle loro famiglie un terribile calvario, le vicende e i crimini commessi lungo la cattiva strada che alcuni detenuti mi hanno raccontato in questi anni, hanno acceso in me la necessità di provare a scrivere questo monologo. Che non vuole essere ‘civile’ ma che spero diventi, semplicemente ‘teatro’.

Il lavoro qui proposto fa parte di un fecondo progetto che ha dato vita a studi autonomi e molto distanti tra loro. Gioia ne rappresenta lo sviluppo, il punto estremo senza ritorno, in cui nascita e morte si incrociano e perdono i contorni.

La violenza dell’uomo protagonista del dramma di Rifici, l’Ifigenia Liberata

Al Teatro Fabbricone di Prato, da domani a domenica 25 marzo, feriali ore 20.45, sabato ore 19.30, domenica ore 16.30, il regista Carmelo Rifici, porta in scena Ifigenia liberata, un affondo nel mito da lui riscritto a quattro mani con Angela Demattè.

Il lavoro ha chiamato Eraclito, Omero, Eschilo, Sofocle, Euripide, Girard, Nietzsche, Giuseppe Fornari e Antico e Nuovo Testamento a fornire storie e riflessioni sulla vera protagonista dell’opera: la violenza dell’uomo come realtà inestirpabile e mistero senza fine.

Lo spettacolo è ambientato in una sala prove in cui un regista e una drammaturga, durante una prova aperta dello spettacolo, riflettono con gli attori sul destino di Ifigenia, figlia di Agamennone e Clitennestra, sacrificata alla dea Artemide per permettere alle navi greche ferme da tempo in Atride di partire per Troia a combattere l’esercito di Priamo.

La messa in scena procede dando voce alle ragioni di tutti i personaggi della vicenda, da quelle di Agamennone a quelle di Menelao, Ulisse e Clitemnestra, sino a mostrarci il pianto purificatrice della stessa Ifigenia, che alla fine si convince, assecondando la volontà di tutti, di morire per una causa più alta e nobile della stessa sua vita. Certo, nobile, ma che porterà inevitabilmente ad altri massacri: la distruzione di Troia, come ben ci ha tramandato Omero.

Nello sviluppo drammaturgico, il pesante fardello della sorte di Ifigenia è solo un punto di partenza, perché il suo sacrificio è stato solo uno dei tanti che ha costellato il cammino dell’umanità e l’idea della violenza, le morti, gli assassinii esistono dal principio, a cominciare da prima di Caino e Abele, attraversando poi la Genesi, Gesù, e arrivando fino a noi, a sottolineare che la giustizia, non la vendetta, è un lungo, lungo cammino e che le parole di Atena che chiudono l’Orestea – il suo delegare agli uomini la responsabilità attraverso leggi condivise – non hanno ancora portato ad una soluzione.

La soluzione del “teatro nel teatro, con intermezzi stranianti, vede gli attori in scena che criticano il testo, parlano al pubblico, esternano i propri sentimenti e filmano in diretta le prove con immagini rinviate su un grande schermo, in una via di mezzo tra ispirazione brechtiana e pirandelliana. Al contempo il regista vero e quello che agisce nella finzione, correggendo anche le maldestre intenzioni e le mancate espressività di chi sta in scena, illustrano come il teatro debba essere sempre, pur ponendo semplici domande, portatore di verità.

Lo spettacolo si muove così su due diversi piani, quello del teatro e della sua efficace rappresentazione, e quello dell’interazione con il pubblico, che viene chiamato in causa e coinvolto. Teatro e vita procedono insieme alla comprensione della vera natura del concetto di “sacrificio”, facendo intendere come ancora oggi, in molte parti del mondo, in nome di quel concetto il male assoluto sia ancora possibile, anche appellandosi a un Dio, tutt’altro che pietoso. Perché, come ci ricordano le due corifee, nel quarto e ultimo stasimo, le parole giustizia e vendetta, così diverse nel loro significato, hanno paradossalmente la stessa radice etimologica.

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