“Cambiamo la Legge di Stabilità”, in migliaia in piazza a Firenze

“Cambiamo la Legge di Stabilità”: migliaia in piazza Santissima Annunziata  nel centro di Firenze, per chiedere di cambiare la legge di bilancio che su troppi aspetti non convince i sindacati, dal lavoro al fisco, dalle pensioni al sociale, alla decisiva partita dello sviluppo.

AUDIO Claudio Guggiari segreteria cgil Toscana

Cgil, Cisl e Uil, anche in Toscana, hanno deciso di scendere in piazza per sostenere le proposte e le piattaforme presentate al governo in questi mesi e ribadire le priorità: lavoro, occupazione, lotta alla precarietà, protezioni sociali, non autosufficienza, fisco, pensioni, investimenti e per modificare alcune delle misure della legge di bilancio che non dà risposte sufficienti per contrastare le diseguaglianze sociali, economiche e geografiche del Paese.
In piazza parleranno alcuni delegati dei vari settori; previsto anche l’intervento di uno studente, a conferma che il sindacato confederale è attento a tutte le generazioni, anche a chi nel mondo del lavoro entrerà domani. E poi i segretari generali di Cgil e Cisl Toscana, Dalida Angelini e Ciro Recce, con le conclusioni affidate a Tiziana Bocchi, della segreteria nazionale Uil.

“In queste settimane – spiega Dalida Angelini, segretaria generale Cgil Toscana – abbiamo toccato con mano la delusione e la rabbia di lavoratori e lavoratrici durante le assemblee nei luoghi di lavoro, in preparazione di questa mobilitazione. In questa Legge di Stabilità non ci sono risposte sufficienti per chi lavora, per chi è in pensione o ci vorrebbe andare, per chi vive disagio sociale o economico, per donne e giovani, per chi ha bisogno di un fisco più equo. Dalla Toscana e dalle altre mobilitazioni regionali partirà un messaggio forte per Governo e Parlamento: bisogna modificare la Legge di Stabilità in una direzione di maggiore giustizia sociale, c’è ancora tempo e modo per farlo”

“Andiamo in piazza domani – dice Ciro Recce, segretario generale Cisl Toscana – perché la manovra non dà risposte sufficienti, che aspettiamo in particolare dai due tavoli su fisco e pensioni. Sulle pensioni, non ci accontentiamo della proroga di misure cerotto che rispondono solo a qualche migliaio di lavoratori: il nostro obiettivo è il superamento della ‘Fornero’; e poi bisogna pensare ai giovani, assicurando loro una pensione di garanzia e incentivando la previdenza complementare. Le risorse sul fisco sono poche e quindi vanno indirizzate solo a lavoratori e pensionati, riducendo la pressione fiscale a chi le tasse le ha sempre pagate. Per una riforma strutturale servono altre risorse, che vanno recuperate dalla lotta all’elusione e all’evasione fiscale. Insufficienti anche le risorse per la non autosufficienza: l’incremento previsto è un segnale, ma ancora non basta per i bisogni delle famiglie italiane alle prese con questo problema.”

“È arrivato il momento – afferma Annalisa Nocentini, segretaria generale Uil Toscana – di restituire qualcosa ai cittadini. Siamo convinti che il governo debba impegnare tutti gli 8 miliardi previsti dal taglio del cuneo fiscale per lavoratori, giovani e pensionati. E saremo in piazza proprio per chiedere equità nella manovra finanziaria. Vogliamo risposte sulle politiche attive del lavoro, sugli ammortizzatori sociali, sulla redistribuzione giusta delle risorse. L’obiettivo è costruire un Paese che crei opportunità per i giovani, per le donne che spesso hanno pagato di più il prezzo della crisi, e dia sostegno agli anziani che sono rimasti da soli.”

Ires-Cgil, Toscana rischia -90.000 posti a fine 2020

Senza il blocco dei licenziamenti, la Toscana rischia di perdere oltre 90mila posti di lavoro a fine anno, mentre un nuovo lockdown costerebbe alla regione 2,4 punti di Pil, con valore inferiore di 15 punti percentuali rispetto al 2008. Dalle simulazioni l’area della Toscana centrale risulta essere quella maggiormente colpita con un -11,5% di Pil, seguita dalla Costa con un -11,1% e dalla parte meridionale della regione con un -10,9%. E’ questo il quadro sull’economia toscana che emerge dal terzo focus Ires 2020, presentato stamani nella sede di Cgil Toscana a Firenze.

La battuta d’arresto dell’export nel primo semestre è in media del -15%. Secondo stime Prometeia le esportazioni regionali dovrebbero ridursi del 14% nel 2020: la crescita dovrebbe riguardare solo le province di Arezzo (esportazione di metalli preziosi non lavorati) e di Siena (settore farmaceutico); la perdita maggiore dovrebbe riguardare la provincia di Pistoia e Massa Carrara. Lo studio sottolinea anche che, nel periodo gennaio-marzo 2020, il saldo che si registra tra assunzioni e cessazioni corrisponde a -7mila unità, valore ben diverso rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente (+25mila). Il calo della domanda di lavoro stimato per il 2020 è di circa il 10%, per il 2021 la previsione è di un +4,4% ma con un aumento dei disoccupati (+32%). Il presidente di Ires Toscana Gianfranco Francese ha sottolineato che “il Covid ha agito sull’economia toscana come un terremoto in grado di approfondire a dismisura le faglie di criticità già esistenti con previsioni che portano a ipotizzare una fase recessiva violenta nel 2020 con saldi negativi al 14,4% nell’industria, del 12,1% in edilizia e del 9,3% nei servizi”. Secondo Claudio Guggiari (segreteria Cgil Toscana) serve chiedere “alla nuova giunta della Regione di convocare le parti sociali per dare gambe al Patto per lo sviluppo che abbiamo firmato l’anno scorso”.

Piombino, slitta piano industriale JWS. CGIL: “siamo preoccupati”

Intervista con CLAUDIO GUGGIARI, segreteria regionale della CGIL, che dice: “c’era un accordo di programma che prevedeva accordi su laminatoi e depuratori che non viene rispettato, chiediamo chiarezza. Anche dal Governo”

Nessuna novità al tavolo del Mise sulle acciaierie di Piombino (Livorno): secondo quanto emerso Jsw Steel Italy ha ribadito la propria volontà di investire sul complesso siderurgico toscano, ma non ha presentato il proprio piano industriale, dopo la richiesta di una proroga di quattro mesi formulata nel gennaio scorso.
“Jsw – afferma il sindaco di Piombino Francesco Ferrari – ha ripetuto la storiella che racconta ormai dal luglio 2018. L’azienda dice di voler investire ma non è chiaro quando e in che termini. Se davvero vogliamo che Piombino abbia un futuro, tutti i soggetti dovranno prendersi degli impegni seri e contribuire a redigere un nuovo accordo complessivo: serve un patto per Piombino” in linea coi principi del ‘Green deal’.

“Su Piombino e sul suo futuro il Governo deve metterci la faccia” dice il  presidente
della Regione Toscana, Enrico Rossi, al termine della riunione al ministero dello Sviluppo economico.  “Sono molto preoccupato – ha aggiunto – per questa richiesta, per il mancato acquisto del forno elettrico e per i ritardi che si registrano su altri versanti, dalle
bonifiche agli investimenti preannunciati sui laminatoi, che ancora non vediamo partire”.

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Economia, Rapporto Ires-Cgil: “In Toscana crescita zero”

In Toscana la crescita è zero. Questi sono i dati resentati oggi a Firenze nel nuovo rapporto Ires-Cgil sull’economia regionale sui primi 6 mesi del 2019. Buono il commercio estero regionale grazie ai settori della moda e della meccanica. Consumi lenti ma costanti che beneficiano del mercato del lavoro. Si prevede per il 2020 e il 2021 che la crescita si assesti sul 0.4% e 0.6%. Aumentano i posti di lavoro (+11.076), il 35,8% del totale assunzioni contro il 26% del 2018.

Presentato il terzo focus Ires sull’economia della regione Toscana relativo ai primi sei mesi del 2019. Il report è stato diviso per ognuna delle 10 province toscane con un ulteriore parte dedicata agli indicatori regionali. I dati confermano un deterioramento della dinamica economica regionale con una performance estremamente modesta che fissa, in termini previsionali, da qui alla fine dell’anno il tasso di crescita regionale allo 0%.

In base alla revisione delle stime econometriche Prometeia, aggiornate a luglio, il Pil regionale mostrerebbe nel 2019 un deterioramento della dinamica maturata l’anno precedente (+0,9%), con un tasso di crescita che diviene fortemente stagnante, ancorandosi allo 0%. Il commercio estero regionale invece torna ad essere positivo con un andamento crescente, legato al ruolo del mix settoriale regionale in cui il peso preponderante riguarda l’ingente crescita del sistema moda, insieme alla meccanica. La crescita sarebbe indipendente dall’effetto delle tensioni valutarie, finanziarie e, soprattutto, delle tariffarie internazionali.

Tuttavia il rafforzamento dell’export netto, in base all’influsso positivo della domanda estera sull’economia toscana, non basta a controbilanciare l’incerto e lento andamento che farebbero registrare i consumi delle famiglie (+0,5% come nel 2018) e gli investimenti fissi lordi (da +4,3% a +0,5%) insieme all’apporto negativo della variazione delle scorte. I consumi hanno invece mantenuto un tasso di crescita lento ma costante, beneficiando di un mercato del lavoro che ancora tiene. Nel 2020 e 2021 la crescita dovrebbe assestarsi rispettivamente su 0,4% e 0,6%.

La ripresa dell’export però non controbilancia il calo dei consumi delle famiglie e degli investimenti. Ancora forti rimangono i segnali di incertezza che non mostrano ancora segni di inversione della tendenza negativa. Le aspettative continuanao a dettare comportamenti prudenti che potrebbero essere rivisti o modificati solo in presenza di politiche economiche e creditizie anticicliche ed espansive.

“Il quadro generale presenta segnali contraddittori: ci sono alcuni settori, come quello delle esportazioni, che vanno bene ma in generale la situazione è piatta, così come resistono forti differenziazioni tra le varie province. Osserviamo con molta attenzione gli sviluppi sulla questione dei dazi e della Brexit: la meccanica e la moda esportano molto in Usa e Inghilterra, la prospettiva non è rassicurante”, ha detto Claudio Guggiari (segerteria Cgil Toscana).

“La Toscana deve rilanciare la sua capacità competitiva, la Cgil ha siglato con la Regione un Patto per lo sviluppo che va sostenuto e messo in pratica su infrastrutture, lavoro, università, credito, investimenti. Per rilanciare i consumi interni potrebbero essere d’aiuto gli interventi sul cuneo fiscale di cui si parla nel Governo, mentre per le infrastrutture ci auguriamo che alle recenti rassicurazioni del ministro De Micheli sulle opere toscane seguano fatti”, conclude il segretario.

Nel primo trimestre del 2019 in Toscana, sommando le assunzioni a tempo indeterminato con le trasformazioni da lavoro a termine, si registra un aumento rispetto al 2018 con un saldo positivo di 11.076 posti di lavoro, il 35,8% del totale assunzioni contro il 26% del 2018. Lo stock complessivo regionale di occupati nel primo scorcio del 2019 appare sostanzialmente inalterato, intorno a 1,6 milioni di persone; prosegue una graduale riduzione del tasso di disoccupazione che passa dall’8,3% al 7,7% su base regionale.

Per quanto riguarda la Cassa integrazione, si evidenzia una forte difformità tra il primo trimestre 2019 (migliore rispetto allo stesso periodo del 2018) ed i successivi mesi dove si verifica una brusca accelerazione pari a 4,5 milioni di ore autorizzate. Parametrando le ore teoriche autorizzate a equivalenti rapporti “full time” si passa, infatti, dai 7-8 mila dipendenti disoccupati del primo trimestre a oltre 11mila dei mesi successivi, quasi tutti metalmeccanici.

Intervista di Gimmy Tranquillo

https://www.controradio.it/wp-content/uploads/2019/10/191015_04_RAPPORTO-IRES-CGIL_FRANCESE.mp3?_=3

Il gioco dell’oca dell’economia toscana: i dati per il 2019-2020 confermano un rallentamento

Non lasciano spazio all’ottimismo i dati di previsione sulla crescita dell’economia in Toscana, per quest’anno, e fino al 2020. Infatti, se il 2018 è stato un anno di bassa crescita per la nostra regione (+0,7%), le previsioni per il 2019 (+0,2%) e il 2020 (+0,6%) confermano un rallentamento.

A farlo sapere è Ires che questa mattina ha presentato i dati sull’economia in Toscana, presso la sede della Cgil a Firenze. Sempre restando ai dati di previsione, le unità di lavoro sono previste in calo in tutti i settori tranne che nelle costruzioni. Si prevedono in calo anche nei servizi, settore che negli ultimi anni aveva fatto da cassa di compensazione per gli altri settori.

Un quadro di costante rallentamento, dunque, dell’economia toscana fatto da revisioni al ribasso dei tassi di crescita del prodotto interno lordo che è tornato sensibilmente al di sotto del già non esaltante 1% registrato alla fine del 2017.  Una situazione che pare tutt’altro che scongiurata ancora nel 2019 anche per effetto delle tendenze recessive nazionali. Questo deterioramento delle performances regionali soffre anche il contesto internazionale ancora fortemente segnato dalle controversie commerciali tra USA e Cina che paiono, in questa fase, agire sia da causa che da effetto del rallentamento ciclo economico globale.

Come fosse un gioco dell’oca (tutt’altro che divertente) il 2019 sembra riportare la Toscana al punto di partenza con una crescita prevista del Pil allo 0,2%. Anche le esportazioni e gli investimenti registrano saldi negativi nel 2018 rispetto al 2019: gli investimenti passano da + 5,4% a + 2,8% e le esportazioni da +2,9% a +2,7%.

I consumi delle famiglie cedono l’1,3% passando da 1,8 a 0,5. Una tendenza alla cautela nei consumi confermata anche pe ril 2019 e alimentata da forti elementi di incertezza del contesto come testimonia anche l’ulteriore aumento dei depositi bancari. Prevista anche una diminuzione degli investimenti che si attesteranno a -1,7%.

Un 2019 in cui si prevede un calo generalizzato delle unità di lavoro in tutti i settori produttivi, tranne le costruzioni.

“Sull’economia toscana si conferma un rallentamento del 2018 sul 2017 e anche in prospettiva – dice Claudio Guggiari della segreteria di Cgil Toscana -. Molto dipende da dinamiche nazionali e internazionali, ma anche in Toscana abbiamo il dovere di provare a fare di più e meglio. Intanto bisogna continuare ad agire sulle infrastrutture materiali e digitali, rilanciare gli investimenti pubblici e privati, scommettere sulla formazione e su un turismo più diffuso e sostenibile, spingere per una maggiore dotazione strutturale delle nostre imprese anche attraverso un credito più accessibile, migliorare le condizioni di chi lavora.”

“E, su quest’ultimo punto – conclude Guggiari -, ci auguriamo di arrivare con le nostre controparti a degli avanzamenti contrattuali di sostanza e non a dover contrastare chi vuole fare ribassi sui costi del lavoro. Queste sono solo alcune delle nostre proposte, sappiamo che per ricreare le condizioni per una ripresa servono tanti ingredienti e un lavoro di squadra con gli attori istituzionali, sociali ed economici della Toscana”.

L’intervista di Lorenzo Braccini a Gianfranco Francese presidente di Ires Toscana e Claudio Guggiari, segretario Cgil Toscana.

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Fisac Cgil Toscana: a Firenze convegno su lotta pirateria contrattuale

Si è tenuto stamani il convegno di Fisac Cgil Toscana sulla lotta alla pirateria contrattuale nelle agenzie assicurative, dal titolo “Figli di un Dio minore? La pirateria contrattuale nell’appalto assicurativo”

Il convegno volto a contrastare la pirateria contrattuale che toglie diritti e salario ai lavoratori anche in Toscana, è stato introdotto e coordinato da Tania Cità (segreteria Fisac Cgil Toscana) e sono intervenuti Cinzia Melani (coordinatrice regionale appalto), Cecilia Ceselli (presidente regionale Anapa), Claudio Guggiari (segreteria Cgil Toscana), Elisabetta Masciarelli (Rlst per Enbass), Antonio Novielli (vicepresidente Aau – Associazione Agenti UnipolSai). Daniele Quiriconi (segretario generale Fisac Cgil Toscana) ha concluso l’incontro.

L’intenzione dell’iniziativa era quella di porre all’attenzione dell’opinione pubblica, del legislatore, delle associazioni di rappresentanza, il caso dei lavoratori delle agenzie assicurative “in gestione libera” (in Toscana diverse migliaia), dispersi in oltre 700 aziende del cosiddetto “appalto assicurativo”, ai quali in gran parte viene applicato un contratto sottoscritto da sindacati autonomi, assolutamente privi di rappresentanza. Oltre il 10% di salario in meno, minori diritti su ferie, festività, indennità di preavviso, un assoluto potere discrezionale degli agenti sui dipendenti, solo per fare alcuni esempi, sono i contenuti peggiorativi rispetto al contratto sottoscritto tra l’altro da Cgil, Cisl e Uil di categoria con l’associazione di categoria Anapa.

La mancanza di una legge che certifichi il concetto di “sindacato comparativamente maggiormente rappresentativo”, e di conseguenza chi è titolato a sottoscrivere accordi nazionali, produce il risultato di una destrutturazione dei diritti del lavoro soprattutto nei settori fragili e di piccola impresa, che nessuna legge sul salario minimo sarà in grado di ricomporre nei diritti di tutela minima.  Questo, al fine di impedire dumping contrattuale e concorrenza sleale determinata da accordi sempre al ribasso e peggiorativi delle condizioni dei lavoratori e, nello specifico vista la composizione di genere del settore, delle lavoratrici.

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