Duplice omicidio Sesto F.no: 53enne capace di intendere e di volere

Sarebbe capace di intendere e di volere Fabrizio Barna, il disoccupato di 53 anni di Sesto Fiorentino (Firenze) arrestato il 21 ottobre scorso dopo aver ucciso a colpi di pistola i vicini di casa, Salvatore Andronico di 66 anni e il figlio Simone di 31.

A stabilirlo, una perizia disposta dal giudice per le indagini preliminari, e discussa oggi in sede di incidente probatorio. Secondo quanto emerso nel corso delle indagini, coordinate dalla pm Christine Von Borries, Fabrizio Barna uccise i vicini poiché infastidito dai rumori che producevano coi lavori di ristrutturazione della loro proprietà.

Interrogato dopo l’arresto, il 53enne disse al giudice di non ricordare nulla del momento dell’omicidio

Morto Empoli: s’indaga per omicidio colposo, 15 persone ascoltate

Proseguono gli interrogatori condotti dalla squadra mobile di Firenze nell’ambito delle indagini sulla morte di Arafet Arfaoui, il 31enne tunisino deceduto giovedì pomeriggio in un money transfer di Empoli, dopo essere stato colto da un malore durante un intervento di polizia e 118.

In tutto tra ieri e oggi ascoltate o da sentire quindici persone tra poliziotti, medici e sanitari del 118 e testimoni. Per il momento il fascicolo per omicidio colposo aperto dalla procura resta a carico di ignoti.  I quattro agenti di polizia intervenuti per bloccare Arfaoui, dopo che aveva dato in escandescenze, sono stati interrogati ieri in procura negli uffici della pm Christine Von Borries, titolare delle indagini. Le loro versioni, secondo quanto si apprende, sarebbero concordanti e al momento non sarebbero emersi elementi che facciano pensare a evidenti irregolarità nel loro comportamento e in quello tenuto dai soccorritori.
L’assenza di condotte palesemente scorrette sarebbe confermata anche da una prima visione dei filmati girati dalle telecamere interne al money transfer e da quelle in strada, che tuttavia nei prossimi giorni saranno visionati anche da un consulente nominato dalla procura.

Quando si è sentito male l’uomo era a terra, aveva la manette ai polsi e i piedi bloccati con un cordino dagli agenti che erano impegnati a contenerlo dopo che aveva dato in escandescenze. Oggi la pm titolare dell’inchiesta, Christine Von Borries, ha ascoltato il personale intervenuto, per fare chiarezza sulla dinamica degli eventi. In base agli accertamenti finora eseguiti, anche attraverso un primo esame dei video girati dalle telecamere presenti dentro e fuori il negozio, non sarebbero state rilevate evidenti irregolarità nel comportamento tenuto da agenti e soccorritori.

Sulla vicenda è intervenuto il ministro dell’Interno Matteo Salvini, che ha dato “totale e pieno sostegno ai poliziotti”, parlando di “tragica fatalità”.”Buon sabato ai poliziotti -dice Salvini iniziando la sua diretta Facebook- che a Empoli, poche ore fa, facendo il loro lavoro, hanno ammanettato un violento, un pregiudicato, che, purtroppo, poi è stato colto da arresto cardiaco. Ma se i poliziotti non possono usare le manette per fermare un violento, ditemi cosa dovrebbero fare, rispondere con cappuccio e brioches?”.

Risposte più chiare arriveranno dall’autopsia, che sarà eseguita lunedì. Al vaglio l’operato non solo dei poliziotti ma anche dei sanitari, per verificare la tempestività e l’appropriatezza dei soccorsi.

In base alla ricostruzione della polizia il 31enne – già noto alle forze dell’ordine, un impiego saltuario come facchino all’interporto di Livorno – si è presentato in un money transfer del centro di Empoli per inviare del denaro. Il titolare, ritenendo che una delle banconote che gli aveva dato fosse falsa, ha chiamato il 113. All’arrivo dei poliziotti Arafet avrebbe dato in escandescenze. Secondo quanto raccontato da un testimone a Rai Radio 1, prima di agitarsi il tunisino sarebbe stato perquisito per oltre un’ora nel bagno del money transfer.

Gli agenti, non riuscendo a calmarlo e dopo essere stati presi a morsi, hanno chiesto l’intervento del 118 perché si valutasse la possibilità di sedarlo. Per bloccarlo sono stati costretti ad ammanettarlo e a legargli i piedi. Quando l’uomo è stato colto da malore la dottoressa del 118 era già sul posto. Sarebbero stati gli stessi quattro agenti che lo contenevano ad avvisarla che qualcosa non andava, facendola avvicinare di nuovo. Poi sono scattate le procedure di rianimazione, andate avanti per 50 minuti.

“Fiducia negli agenti” è stata espressa da parte della Federazione sindacale di polizia. Il sindacato autonomo di polizia Sap, auspicando che sia fatta presto chiarezza sull’accaduto, ha chiesto che di dotare tutti gli agenti che operano su strada di taser, “strumento non letale che tutela sia il poliziotto che il fermato”, e di telecamere.

“Come sindaco rispetto e credo nel lavoro della Giustizia come unico potere in grado di
chiarire le circostanze. Non lasciamo che nessuno strumentalizzi questa vicenda”. Lo afferma su Fb la sindaca di Empoli (Firenze), Brenda Barnini. “Come tutti gli empolesi – scrive  – sono rimasta profondamente colpita. La morte, a prescindere dalle circostanze in cui avviene, è sempre un fatto molto triste che non può lasciare indifferenti. E sono sicura
che i primi ad esserne turbati sono gli agenti del Commissariato di Empoli, che quotidianamente sono impegnati in un lavoro tanto difficile com’è quello di garantire la sicurezza e l’ordine pubblico”.
Sempre oggi una delegazione di Fratelli d’Italia, con il deputato Giovanni Donzelli e alcuni consiglieri comunali dell’area Empolese, è andata al commissariato di polizia per
“esprimere la nostra vicinanza – si legge in una nota del parlamentare – a chi ogni giorno è chiamato a garantire la sicurezza dei cittadini ed oggi vive un difficile momento. Ci
mettiamo a disposizione, come sempre abbiamo fatto, dalla parte di chi garantisce l’ordine pubblico, per mettere in campo tutti gli strumenti istituzionali adeguati a sostenere il loro lavoro quotidiano”.

 

Morto durante controllo in money transfer: aveva mani e piedi legati

Ha accusato un malore mentre era a terra contenuto dagli agenti, secondo quanto si apprende, l’uomo deceduto ieri sera durante un controllo di polizia in un money transfer di Empoli (Firenze).

Il pm Christine von Borries, magistrato di turno, ha effettuato ieri il sopralluogo nel negozio. Il 31enne, secondo quanto appreso da fonti investigative, si era presentato nel negozio per trasferire del denaro, 20 euro.

Quando il titolare gli ha contestato l’autenticità della banconota da 20 euro e ha chiamato la polizia l’uomo si è agitato e sembra che sia uscito all’esterno. Gli agenti sono arrivati e lo hanno bloccato per verificare quanto detto al 113 dal negoziante. Nel frattempo, mentre il 31enne dava in escandescenze, è intervenuto anche il 118, già avvisato.

Durante le fasi dell’intervento l’uomo sarebbe stato colpito da arresto cardiaco. Vani i tentativi di rianimarlo, durati oltre un’ora.

Sarebbe al momento a carico di ignoti, secondo quanto si apprende, il fascicolo aperto dalla procura di Firenze per la morte del 31enne, Arafet Arfaoui, deceduto ieri pomeriggio per un malore in un money transfer di Empoli, durante l’intervento di polizia e 118.

Domani la pm Christine Von Borries, titolare dell’inchiesta, affiderà l’incarico per l’autopsia.
Continuano intanto gli interrogatori del personale intervenuto ieri sera, che dovrebbero terminare nel pomeriggio. Gli inquirenti starebbero inoltre eseguendo accertamenti per verificare la tempestività e l’appropriatezza delle cure ricevute dal 31enne da parte dei sanitari quando è stato colto da malore. In base a quanto si apprende, in quel momento la dottoressa del 118 era già presente sul posto.

A contattare i soccorsi erano stati poco prima i poliziotti, affinché si valutasse l’opportunità e la possibilità di sedare l’uomo, che continuava a dare in escandescenze. Nel corso del controllo il 31enne si sarebbe scagliato contro i quattro agenti intervenuti per calmarlo, anche mordendoli. Per immobilizzarlo i poliziotti lo avrebbero ammanettato e gli avrebbero bloccato i piedi con una corda, che sarebbe stata legata in maniera da non costringerlo, lasciandogli un minimo spazio di movimento.

La pm di turno della Procura di Firenze, Christine von Borries, ieri sera si è recata sul posto e poi ha disposto l’autopsia per chiarire le cause della morte del tunisino. L’uomo viveva a Livorno e sembra che soffrisse di problemi di alcol. Il magistrato ha disposto anche l’acquisizione delle immagini riprese dalle telecamere di videosorveglianza presenti nella zona.

Von Borries, sta inoltre ascoltando il personale della polizia, e sembra anche quello sanitario, intervenuto nelle fasi del controllo per fare luce sulla dinamica dell’episodio. Gli accertamenti su quanto accaduto sono condotti dalla squadra mobile della questura di Firenze.

“Torniamo ancora una volta a ribadire quanto sia essenziale la dotazione di taser e telecamere per gli uomini in divisa operativi su strada. Sono strumenti necessari per la tutela e la trasparenza”. Così Stefano Paoloni, Segretario generale del sindacato autonomo di polizia (Sap), commentando la notizia del tunisino morto ieri sera a Empoli.

“Con il taser, soggetti che danno in escandescenze, possono essere bloccati evitando il contatto fisico. Con questo strumento non letale, che chiediamo a gran voce, si tutela sia il poliziotto che il fermato – continua Paoloni in una nota -.”

“Le telecamere sono altrettanto importanti – prosegue -, perché dissipano ogni dubbio sulla genuinità dell’intervento, fungendo da testimonianza importantissima, soprattutto in casi come questo, dove si registra un tragico epilogo”.

“Un altro aspetto importante – conclude il segretario del Sap – è la natura dell’intervento. Quando viene allertato il personale medico a causa dello stato di alterazione del soggetto, l’intervento non deve essere più di polizia, ma di natura sanitaria, in cui gli agenti devono essere deputati a fornire semplicemente ausilio e supporto. Ci auguriamo che sia fatta quanto prima chiarezza sull’accaduto e che nessuno strumentalizzi la vicenda, come avvenuto in passato in casi analoghi”.

In un tweet, il ministro dell’Interno, Matteo Salvini, è tornato sull’argomento: “Immigrato, con precedenti penali e fermato per aver usato denaro falso, è morto per infarto nonostante immediati soccorsi – ha scritto Salvini – . Mio sostegno ai poliziotti che, aggrediti, hanno fatto solo il loro lavoro: per fermare violento ed evitare danni si usano le manette, non le margherite.”

Vende polizze auto contraffatte, a processo ex assicuratore

A processo un ex assicuratore che vendeva polizze auto contraffatte, incassava i soldi dei clienti in cambio di contrassegni falsi

Avrebbe continuato a vendere polizze Rc auto nonostante fosse stato radiato dal registro degli intermediari, incassando il denaro degli ignari clienti e fornendo loro contrassegni assicurativi contraffatti.

Per questo un 50enne di Firenze andrà a processo con citazione diretta in giudizio, con le accuse di truffa aggravata e esercizio abusivo dell’attività. In base alle indagini, coordinate dalla pm Christine Von Borries, tra aprile e dicembre 2017 l’uomo avrebbe truffato almeno quattro persone, incassando il denaro di polizze rivelatesi false.

Firenze: fallimento società consulenza, due arresti per bancarotta

Da un’inchiesta per bancarotta fraudolenta della Procura di Firenze sul fallimento di una società di consulenza sono emersi due arresti e una misura interdittiva

Due arresti e una misura interdittiva nell’ambito di un’inchiesta per bancarotta fraudolenta sul fallimento, nel 2016, di una società di consulenza aziendale, la Soloazienda & Management srl di Firenze.

Secondo quanto spiegato dalla guardia di finanza – che ha condotto le indagini coordinate dal pm di Firenze Christine Von Borries ed eseguito, in collaborazione con i colleghi di Sant’Angelo dei Lombardi (Avellino), le misure cautelari -, agli arresti domiciliari sono finiti l’amministratore di fatto e quello di diritto dell’azienda, il primo domiciliato a Firenze, il secondo residente nell’Avellinese. Sospeso per sei mesi dall’attività un consulente finanziario fiorentino.

L’inchiesta, si spiega in una nota delle fiamme gialle, avrebbe permesso di “ricostruire gravi fatti di bancarotta” finalizzati “alla distrazione di circa 4 milioni di euro che la società fallita ha richiesto ed ottenuto da vari istituti di credito”. Per gli inquirenti ci sarebbe stato “un piano precostituito” degli indagati, “consistente nell’acquisizione delle quote di una società dormiente da parte del soggetto rivelatosi poi una mera ‘testa di legno’ e coinvolto nelle illecite attività dall’amministratore di fatto e dal consulente finanziario del quale la rinnovata società si avvaleva”.

Acquisita l’azienda gli indagati avrebbero “falsificato i bilanci”, depositandoli poi alla Camera di commercio di Firenze, in modo da utilizzarli con le banche e ottenere “mutui, e anche anticipi su fatture attive, poi rivelatesi inerenti a operazioni inesistenti”. I fondi sarebbero stati “trasferiti ad altre entità italiane e/o estere a giustificazione di operazione d’acquisto altrettanto fittizie, in tal modo depauperando e portando al dissesto la società, poi dichiarata fallita”

Genitori Renzi: fatture false, gup li rinvia a processo

“Era una decisione scontata, da quando abbiamo scelto di chiedere il processo nel marzo 2018”. E’ quanto si legge in una nota dei legali dei genitori dell’ex Presidente del Consiglio Matteo Renzi. Le fatture finite sotto la lente d’ingrandimento degli inquirenti sono due, da 20.000 e 140.000 euro più Iva. La prima udienza del processo è fissata per il 4 marzo 2019.

L’avvocato Federico Bagattini e i legali dello studio Miccinesi, che compongono il collegio difensivo di Tiziano Renzi e Laura Bovoli, rinviati oggi a giudizio dal gup di Firenze per emissione di fatture false da parte di loro società hanno dichiarato in una nota: “Vogliamo difenderci in un processo e non nel tritacarne mediatico, anche perché le fatture ci sono, sono state regolarmente pagate e il progetto per il quale Renzi ha lavorato è in corso di realizzazione. Siamo dunque molto fiduciosi sul merito del procedimento”.

Le due fatture, risalenti al 2015, riguardavano studi di fattibilità di cui Tramor – società di gestione dell’outlet The Mall di Reggello (Firenze) e di cui era all’epoca amministratore Dagostino – aveva incaricato le società Party ed Eventi 6 facenti capo ai Renzi. Secondo i pm Luca Turco e Christine von Borries le consulenze per la Tramor, che si è costituita parte civile, non sarebbero però mai state eseguite, circostanza negata dalle difese degli imputati. Nelle indagini gli investigatori della guardia di finanza non avrebbero trovato riscontri convincenti all’oggetto del prezzo. Gli studi dovevano riguardare uno l’ampliamento al ‘food’ dell’offerta dell’outlet, l’altro per incentivare la logistica in modo da portare turisti giapponesi a fare acquisti nel centro commerciale.

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