Bus Catalogna: Corte d’Appello di Tarragona accoglie ricorso famiglie

La Corte d’Appello di Tarragona ha accolto l’ultimo ricorso delle famiglie delle vittime della strage di Freginals, l’incidente stradale in cui morirono tredici studentesse; lo rivelano Il Secolo XIX e La Stampa. Per i giudici deve essere un processo a stabilire cosa è accaduto quella notte.

Ci sono voluti tre anni e tre opposizioni ad altrettanti tentativi di archiviazione. Il colpo di scena è arrivato ieri: contro ogni aspettativa, la Corte d’Appello di Tarragona ha accolto l’ultimo ricorso delle famiglie delle vittime, e ha deciso che si celebrerà un processo per stabilire di chi siano le responsabilità per la strage di Freginals, l’incidente stradale in cui persero la vita tredici studentesse, tra cui le tre ragazze toscane in Erasmus: Lucrezia Borghi, Valentina Gallo e Elena Maestrini. I fatti risalgono al 20 marzo del 2016.

“Si tratta di una decisione che accogliamo con soddisfazione finalmente potremo avere un processo e chiedere giustizia”, hanno commentato le famiglie, attraverso il legale Maria Cleme Bartesaghi. L’imputato, accusato di omicidio colposo, è l’autista del bus, Santiago Rodriguez Jimenez, 62 anni.

In un primo momento l’autista aveva ammesso di essersi addormentato; una circostanza confermata, in un secondo tempo, anche dalle consulenze di parte sulla scatola nera, che mostravano vistosi cambi di velocità, come se il guidatore avesse avuto vari colpi di sonno prima dello schianto. Non solo, gli investigatori catalani avevano escluso che il pullman avesse guasti strutturali; il conducente, tuttavia, aveva ritrattato quella prima versione, durante un interrogatorio. A complicare ulteriormente il quadro si era aggiunta una perizia, che le famiglie hanno atteso per sette mesi, sul sistema frenante del mezzo: dopo questa lunga attesa il perito della Procura di Amposta aveva concluso che era impossibile stabilire se i freni funzionavano o no e la Procura aveva chiesto una nuova archiviazione.

“Aspettiamo le motivazioni che hanno portato il tribunale di Terragona a riaprire il processo e solo dopo potremo capire come potrà evolvere la vicenda. Comunque finalmente è arrivato il momento di capire e individuare tutte le responsabilità”. Lo dice Gabriele Mestrini, il padre di Elena Maestrini. In queste ore le famiglie hanno ricevuto l’atto che le informa dell’accoglimento del ricorso da parte della Corte d’Appello di Tarragona. “Il nuovo procedimento aperto – prosegue Maestrini – nei confronti dell’autista servirà per capire bene tutte le criticità di questa vicenda e finalmente le nostre figlie avranno giustizia. Speriamo che i legislatori spagnoli decidano anche di pensare a nuove contromisure che possano aiutare la sicurezza sulle strade. Non fu una fatalità, ma una tragedia che poteva essere evitata”.

“È giusto così, non potevano continuare a dirci che era stata una fatalità. E’ giusto che ci sia un processo dove si accertino le responsabilità”, ha dichiarato Stefano Bartoli, il legale dei familiari di Lucrezia Borghi, una delle 13 studentesse Erasmus vittime della strage. Inoltre, da una verifica svolta presso l’ispettorato del lavoro, sarebbe emerso che l’uomo non aveva rispettato i turni di riposo previsti.

“Le prove sono le testimonianze delle ragazze sopravvissute che raccontano il viaggio: l’autista che esce più volte dalla carreggiate per poi riprende il mezzo, i suoi repentini cambi di velocità, il fatto che spesso abbassava il finestrino per prendere aria, tutti chiari sintomi di stanchezza”, racconta Paolo Bonello, papà Francesca, una delle vittime.

“Ma se l’autista è l’esecutore materiale, è evidente che anche l’azienda di autonoleggio, che è stata indagata dal Ministero del lavoro, per cui l’uomo lavorava deve risponderne. Perché organizzare un viaggio di 500 km di andata e altrettanti per il ritorno con un solo autista e in un solo giorno significa creare le condizioni affinché avvenga un incidente”, aggiunge ancora.

Il servizio di Sara Carullo

https://www.controradio.it/wp-content/uploads/2019/10/191029_04_INCIDENTE-TARRAGONA.mp3?_=1

Bus Catalogna, Bussetti: “Archiviazione inaccettabile”

“Sono trascorsi 3 anni dal quel tragico 20 maggio 2016 in cui 13 studentesse impegnate nel progetto Erasmus morirono per un incidente stradale. Sette di loro erano italiane. L’archiviazione dell’inchiesta da parte della magistratura spagnola è un colpo durissimo per le famiglie delle vittime e per tutti noi. Una decisione inaccettabile e incomprensibile. Vogliamo sapere cosa è successo. Mi stringo intorno ai genitori e ai parenti delle ragazze strappate alla vita troppo presto”.

Lo scrive su Facebook il ministro dell’Istruzione, Marco Bussetti, in seguito alla notizia della terza archiviazione stabilita dalla magistratura spagnola in merito al procedimento sulla morte delle 13 studentesse. E’ stato lo stesso giudice  istruttore del tribunale di Amposta, che aveva già disposto una precedente archiviazione, a decidere di non riaprire il processo, scrivendo nelle motivazioni “che non ci sono i presupposti”.

Bus Catalogna: caso archiviato per la 3/a volta. Legali: “faremo ricorso”

Archiviato per la terza volta dalla magistratura spagnola il procedimento sulla morte di 13 studentesse dell’Erasmus, di cui sette italiane, avvenuta il 20 marzo 2016 per l’incidente in Catalogna che coinvolse il pullman su cui viaggiavano.

Il giudice ha deciso, come riportato oggi dalla Nazione, di non riaprire il processo scrivendo nelle motivazioni “che non ci sono i presupposti”. “Provo rabbia e dolore – le dichiarazioni al quotidiano dell’avvocato Cinzia Zanaboni, legale della famiglia di Elena Maestrini, la ragazza di Gavorrano (Grosseto) tra le vittime dell’incidente – perchè tutto questo lo trovo inaccettabile”: “Scandalosa è la sola parola che mi viene da dire per commentare la nuova archiviazione”.

“Abbiamo già dato impulso ai legali spagnoli di ricorrere contro questa nuova archiviazione dell’inchiesta sull’incidente” spiega l’avvocato Stefano Bartoli che assiste la famiglia di Lucrezia Borghi, una delle giovani toscane rimaste uccise nell’incidente. Il legale puntualizza che ad archiviare è stato lo stesso giudice istruttore del tribunale di Amposta che aveva già disposto una precedente archiviazione, e “con un provvedimento identico al precedente, anzi più stringato”. Tutto questo “senza tener conto delle indicazioni” del tribunale di Tarragona che, nel giugno 2018, accogliendo il ricorso presentato dai genitori delle vittime, “aveva disposto nuovi accertamenti. I miei assistiti e io stesso siamo scioccati e increduli per questa nuova archiviazione che disattende anche le indicazioni di un organo superiore”.

Tra le 13 vittime dell’incidente 7 erano italiane e tra queste tre toscane: insieme a Lucrezia Borghi, che viveva a Greve (Firenze) morirono Elena Maestrini di Gavorrano (Grosseto) e Valentina Gallo di Firenze.

“Apprendo con profonda amarezza che sono state archiviate le indagini sull’incidente che nel marzo 2016 ha provocato la morte delle 13 studentesse universitarie in Spagna. Nessuna giustizia è stata fatta – dichiara Flaminio Galli, Direttore Generale dell’Agenzia Nazionale Erasmus+ Indire – e nessuna responsabilità accertata. Ritengo sia necessario e doveroso, invece, che venga fatta chiarezza su un evento tanto drammatico che ha colpito le famiglie delle vittime e l’Europa intera.
Trovo assurdo che in tutta questa vicenda non ci sia stata la volontà di scoprire errori e responsabilità.
Non ci si vuole accanire contro qualcuno, ma solo capire, perché in futuro si possa agire nella massima sicurezza e fare in modo che una tragedia simile non si ripeta.
Rinnovo la vicinanza a nome dell’Agenzia Indire e della comunità Erasmus alle famiglie delle vittime”.

Giovani Erasmus morte in bus Catalogna: date borse studio in ricordo di Lucrezia

Sono state assegnate a due giovani di San Casciano e Greve in Chianti (Firenze), Valentina Balestri ed Emilio Mannucci, studenti dell’Università di Firenze, le borse di studio in memoria di Lucrezia Borghi, una delle studentesse morte in Catalogna (Spagna) nell‘incidente del pullman che trasportava partecipanti all’Erasmus.

Le borse, del valore di 700 euro l’una, sono finanziate dal Comune di Greve, che ha istituito l’iniziativa, e dal Rotaract Chianti.
Gli assegni finanziano viaggi di studio, nell’ambito del progetto di mobilità studentesca Erasmus Plus. La studentessa, sancascianese, iscritta alla Facoltà di Economia, partirà il 28 gennaio per il Portogallo, mentre il ragazzo, grevigiano, iscritto al corso di laurea triennale in Sviluppo economico, Cooperazione internazionale socio-sanitaria e gestione dei conflitti alla Facoltà di Scienze politiche e sociali, raggiungerà Budapest il 25 gennaio.

Un ricordo della famiglia contenente un augurio ai giovani è stato consegnato dal padre Fabrizio Borghi. Hanno preso parte alla cerimonia il sindaco di Greve Paolo Sottani, il rettore Luigi Dei, il vicepresidente della Regione Toscana Monica Barni, il presidente della
Fondazione Meyer Gianpaolo Donzelli.

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