Arpat: annuario 2022 dei dati ambientali in Toscana. Peggiora acqua fiumi, bene posidonia

Firenze, nella giornata di oggi l’Arpat ha presentato l’Annuario 2022 dei dati ambientali della Toscana.

Da quanto emerge da questa 11/a edizione dell’Annuario ambientale sono presenti alcune note negative, come lo stato chimico del mare giudicato “non buono” per tutta la costa toscana o le criticità per la concertazione di inquinanti nell’aria e il peggioramento nei fiumi. C’è anche qualche nota positiva come una “leggera diminuzione di molti inquinanti prioritari” in acqua e un buon stato di ‘salute’ della posidonia (N.d.A. pianta acquatica). Sulla qualità dell’aria, a fronte di una “situazione complessivamente positiva”, seconda l’Arpat non mancano alcune criticità per tre inquinanti: Pm10, biossido di azoto e ozono, soprattutto nella zona del Valdarno, della piana Lucchese e di Firenze.

In merito allo stato dei fiumi, il 2% raggiunge nel 2021 l’obiettivo di qualità ecologica elevata, il 41% lo stato buono. Confrontando i dati 2019-2021 con il triennio precedente emerge, spiega Arpat, “una riduzione dei corsi d’acqua in classe elevata, buona e sufficiente e un aumento del numero dei corsi d’acqua classificati come scarsi e cattivi”. Per quanto riguarda il mare, nel triennio 2019-2021 lo studio rileva uno stato ecologico “elevato/buono per tutti i corpi idrici” accetto quelli della costa del Serchio e costa Albegna. Mentre lo stato chimico risulta essere “non buono” per tutta la costa, in particolare per la presenza di mercurio e difenileteri bromurati nei pesci, oltre al mercurio nelle acque. “Nel complesso – dice Arpat – emerge la permanenza di criticità diffuse, ma si registra una leggera diminuzione nelle concentrazioni di molti inquinanti prioritari”.

Con riferimento alla posidonia “lo stato di qualità ecologica di questa pianta marina è risultato tra buono ed elevato”. Per i procedimenti di bonifica risulta che i siti interessati sono 4883. In Toscana risultano 13 stabilimenti industriali a rischio di incidente rilevante di soglia inferiore. “A 9 gestori su 13 di questi stabilimenti – dice Arpat – sono state richieste misure integrative”.

🎧 Annuario Arpat: quadro dell’ambiente in Toscana ‘al limite’ fra situazione energetica e cambiamenti climatici

Annuario Arpat: presentata oggi a Palazzo Strozzi Sacrati e in streaming, l’undicesima edizione dell’Annuario dei dati ambientali della Toscana, con l’obiettivo di diffondere l’informazione ambientale, mettendo a disposizione i dati che ogni giorno raccoglie attraverso la propria attività. Intervista al Direttore generale di ARPAT Pietro Rubellini

L’Annuario contiene circa 100 indicatori suddivisi in 6 aree tematiche: aria, acqua, mare, suolo, agenti fisici e sistemi produttivi. Gli indicatori sono ricondotti al modello DPSIR (Determinanti, Pressioni, Stato, Impatti e Risposte), mutuato dall’EEA (European Environment Agency) raffigurare e connettere tra loro gli elementi e le relazioni nonchè interpretare le dinamiche ambientali.

In sintesi, la situazione che emerge dalla lettura dei principali indicatori.

La qualità dell’aria
L’analisi dei dati relativi alla qualità dell’aria, nel 2021, fa emergere una situazione complessivamente positiva, come avviene ormai da diversi anni, ma non mancano alcune criticità riconducibili a tre inquinanti: PM10, biossido di azoto e ozono.

In merito al PM10, il limite massimo di 35 giorni di superamento del valore medio giornaliero di 50 μg/m3 è stato complessivamente rispettato eccetto in una stazione della Zona del Valdarno Pisano e Piana Lucchese, mentre il limite di 40 μg/m3 ,come media annuale, è stato rispettato in tutte le stazioni della Rete regionale.
Nel corso dell’anno si sono verificati diversi eventi caratterizzati da presenze di polveri di origine naturale, sottratti dal conteggio annuale di superamento del valore limite giornaliero, come previsto dalla normativa.
Il valore limite del PM2,5 come media annuale è stato rispettato in tutte le stazioni della Rete regionale.

Per il biossido di azoto il valore limite di 40 μg/m3 come media annuale è stato rispettato in tutte le stazioni eccetto che in una delle stazioni di traffico dell’agglomerato di Firenze, mentre il limite massimo di 18 superamenti della media oraria di 200 μg/m3 è stato rispettato in tutte le stazioni; inoltre, non si è verificato alcun episodio di superamento della soglia di allarme.

L’ozono si conferma una criticità. Entrambi i valori obiettivo non sono stati rispettati, rispettivamente, nel 40% delle stazioni per il valore obiettivo per la protezione della popolazione e nel 60% delle stazioni per il valore obiettivo per la protezione della vegetazione.

Lo stato di fiumi, le acque sotterranee e quelle destinate alla potabilizzazione

Per quanto riguarda lo stato dei fiumi, il 2% dei fiumi toscani monitorati raggiunge nel 2021 l’obiettivo di qualità ecologica elevata e il 41% lo stato buono; relativamente allo stato chimico: il 60% è in stato buono e il 40% non buono. Questi dati si riferiscono al triennio 2019-2021 e confrontandoli con il triennio precedente, 2016-2018, emerge una riduzione dei corsi d’acqua in classe elevata, buona e sufficiente e un aumento del numero dei corsi d’acqua classificati come scarsi e cattivi.

Per quanto riguarda lo stato chimico delle acque sotterranee, nel triennio 2019 – 2021 risulta il seguente:
• 14% delle acque sotterranee sono nella fascia buono
• 6% buono fondo naturale
• 45% buono scarso localmente
• 35% scarso.

Confrontando i dati ambientali raccolti nei due trienni, si può affermare, in estrema sintesi, che lo stato delle acque sotterranee ha subìto un peggioramento. Risulta, tuttavia, incoraggiante, verificare la presenza di buone tendenze, che vanno nella direzione di una riduzione della contaminazione: i nitrati su tutti ma recentemente anche i pericolosi organoalogenati.

Nel triennio 2019-2021 è in aumento la quota di acque superficiali destinate alla produzione di acqua potabile con caratteristiche tali da richiedere un trattamento per renderle potabili, come avviene ormai dal 2004. Anche nel 2021 si conferma la presenza di un punto senza criticità in provincia di Firenze.

Lo stato del mare

Nel triennio 2019-2021, lo stato ecologico risulta elevato/buono per tutti i corpi idrici sottoposti a monitoraggio, fanno eccezione i corpi idrici di costa del Serchio e costa Albegna che risultano in classe sufficiente.

Per il triennio 2019-2021 il giudizio di qualità ecologica dei corpi idrici costieri è come segue:
• 25% elevato
• 63% buono
• 12% sufficiente.

Lo stato chimico risulta essere “non buono” per tutti i corpi idrici delle acque marino costiere della Toscana, confermando quanto già osservato nel triennio precedente (2016-2018). Questa classificazione è dovuta, in particolare, alla presenza di mercurio e difenileteri bromurati (PBDE) in concentrazioni superiori allo standard di qualità ambientale (SQA) nei pesci (biota) oltre a mercurio, IPA e TBT nelle acque per alcune aree.

Nel complesso, emerge la permanenza di criticità diffuse ma si registra una leggera diminuzione nelle concentrazioni di molti inquinanti prioritari, soprattutto nelle acque, che nell’ultimo triennio, per il 44% risultano non conseguire lo stato chimico buono a fronte del 100% rilevato nel triennio precedente (2016-2018).

L’Annuario presenta anche alcuni indicatori relativi alle attività svolte dall’Agenzia nell’ambito della Strategia marina dell’Unione europea: rifiuti spiaggiati, microplastiche raccolte sulla superficie del mare e condizione della posidonia oceanica.

Nel 2021, i rifiuti antropici presenti sulle spiagge sono quantificabili, mediamente, in poco più di  4 oggetti per metro lineare, ovvero 0,2 oggetti al metro quadro. Mettendo a confronto i dati raccolti dal 2015 fino al 2021 emerge che nell’ultimo anno di campagna di monitoraggio il numero medio di rifiuti è superiore rispetto agli anni precedenti anche se bisogna precisare che, nel 2020 a causa del Covid, è stata effettuata la sola campagna autunnale. Il 92% dei rifiuti è risultato costituito da plastica o polistirene.

Per quanto riguarda la presenza di microplastiche nello strato superficiale del mare si registra un numero di frammenti plastici pari a circa 0,074 oggetti/m2. Nell’area settentrionale della Toscana si rilevano mediamente concentrazioni superiori (0,291 oggetti/m2) rispetto all’area meridionale (0,054 oggetti/m2), le forme più comuni sono frammento (64%), foglio (22%) e foam (7%) e i colori dominanti: bianco (70%), blu (11%) e verde (9%).

Dai dati del monitoraggio nel triennio 2019-2021 emerge un valore pressoché stazionario del numero medio di oggetti/m2 per il 2020 e 2021 e valori più ridotti, intorno a 0,023 oggetti/m2, per il 2019.

Con riferimento alla Posidonia oceanica, che svolge un importante ruolo di indicatore biologico della qualità delle acque marino-costiere per la sua sensibilità a perturbazioni naturali o artificiali in corso nell’ambiente, dal monitoraggio emerge che in Toscana, nel 2021, lo stato di qualità ecologica di questa pianta marina è risultato tra buono ed elevato. I dati raccolti nel 2021 sono in linea con quelli degli anni precedenti (2019 e 2020) e indicano un buon stato di “salute” delle praterie di Posidonia nel mare della Toscana.

Per quanto riguarda la qualità delle acque di balneazione, nel 2021, il 96% delle aree e quasi il 99% dei km di costa controllati sono risultati in classe eccellente. Il monitoraggio mette in evidenza che:

  • circa 594 km di costa, su 600 complessivi, risultano in classe eccellente
  • 264 aree su 275 sono in classe eccellente, 10 in classe buona e un’area in classe scarsa.

Nel complesso, raffrontando i dati 2021 con quelli del 2020, emerge una leggera flessione della qualità delle acque di balneazione nella nostra regione, rimaste sostanzialmente eccellenti.
La maggiore parte dei casi di contaminazione delle acque di balneazione (15 su 19) si è manifestata tra aprile e maggio 2021, quando le precipitazioni sono abitualmente più intense e diffuse: le piogge interferiscono con la qualità delle acque di balneazione per problematiche strutturali del sistema di collettamento e depurazione delle acque reflue.

Inquinamento del suolo e procedimenti di bonifica

Dai dati estrapolati tramite SISBON risulta che i siti interessati da procedimenti di bonifica nella nostra regione sono 4883 e la superficie di suolo, in ettari, relativa a questi procedimenti è pari a 18.316 ettari.
I procedimenti di bonifica attivi, ovvero in corso di svolgimento, sono 2176, mentre quelli chiusi, ovvero che hanno concluso l’iter amministrativo, risultano 499.

Le principali tipologie di attività interessate da procedimento di bonifica, nella nostra regione, sono le seguenti:

  • attività industriali (35,5%)
  • distributori di carburante (20,7%)
  • impianti di gestione e smaltimento rifiuti (13,5%)
  • altre attività (18,5%).

Inquinamento acustico ed elettromagnetico
Per quanto riguarda l’inquinamento acustico, ARPAT svolge un’attività di controllo sul rumore prodotto sia dalle infrastrutture di mobilità che dalle attività produttive. Nel 2021, l’Agenzia ha effettuato misure di controllo su 6 infrastrutture stradali (1 autostrada, 4 strade urbane e 1 strada extraurbana) riscontrando il superamento dei limiti previsti dalla normativa nelle sorgenti poste nelle strade urbane. Controlli acustici sono stati realizzati anche nell’area circostante il porto di Livorno, dove sono state caratterizzate altre 10 sorgenti stradali urbane.

Per quanto riguarda, invece, le attività produttive, il controllo dell’inquinamento acustico ha interessato tipologie di attività di diversa natura, in più della metà dei casi è emerso un superamento dei limiti di rumore previsti dalla normativa sull’inquinamento acustico.

Con riferimento all’inquinamento elettromagnetico, possiamo dire che, nel 2021, nella nostra regione, il numero di postazioni attive è pari a 4543 (fonte dichiarazione al Catasto Regionale al 31/10/2021), gli impianti risulta 18532 mentre i siti sono 3209.

I dati relativi al 2021 mostrano, per le stazioni radio base, un aumento di 299 postazioni, pari a circa il 7% delle postazioni esistenti ed un aumento degli impianti installati pari a circa l’8%, soprattutto per l’implementazione della rete 4G e 5g.

I pareri emessi dall’Agenzia nel procedimento per il rilascio di un’autorizzazione ai fini dell’installazione e/o modifica agli impianti di telefonia risultano 1549 (di cui 306 con esito negativo, pari circa al 20% del totale). Nel 2021 il maggior numero di richieste hanno riguardato la provincia di Firenze seguita dalle province della costa nord della Toscana (LI-PI-LU).

Per ogni nuovo progetto viene effettuata una simulazione del campo elettromagnetico prodotto da tutte le stazioni precedentemente autorizzate nella zona circostante (presenti o in fase di realizzazione) e da quella richiesta, al fine di garantire che il campo elettrico complessivo, dovuto alla sovrapposizione delle SRB, si mantenga entro i limiti normativi fissati dal DCPM 08/07/2003. Da questa stima emerge il progressivo popolamento delle classi alte, ovvero quelle in cui il campo elettrico è compreso nelle classi 4-5 V/m e 5-6 V/m. Questo fenomeno si verifica soprattutto nelle aree urbane, dove si sta raggiungendo una situazione di saturazione dello spazio elettromagnetico; ciò comporta che non saranno possibili in tali siti “saturi” ulteriori implementazioni di potenza delle SRB esistenti né nuove installazioni, ma solo riconfigurazioni a parità di impatto elettromagnetico.

Passando poi alle linee elettriche ad alta tensione, il numero totale di km è rimasto invariato rispetto al 2020. Lo scorso anno in nessun ricettore controllato è stato riscontrato il superamento dei limiti normativi.

I sistemi produttivi
Vediamo in quest’ultima sezione alcuni dati relativi all’attività di controllo realizzata dal personale nelle attività produttive presenti nella nostra regione: numero dei controlli effettuati ma anche violazioni riscontrate e sanzioni elevate. Precisiamo che non si tratta dell’intera attività di controllo svolta da ARPAT.

Sono 180 su 201 gli impianti di depurazione di reflui urbani con potenzialità di progetto maggiore a 2000 abitanti equivalenti (ae) presenti in Toscana e controllati dal personale ARPAT nel 2021.
Su 485 campioni analizzati si sono riscontrati 29 superamenti di uno dei parametri contenuti nella tabella 1 e 48 dei parametri previsti dalla tabella 3. Lo scorso anno, la più alta percentuale di campioni non conformi è stata registrata nel territorio di Grosseto.

I controlli agli impianti di incenerimento nel 2021 sono stati 6, che hanno evidenziato non conformità inerenti aspetti tecnico gestionali relativi alle emissioni in atmosfera mentre per quanto riguarda i controlli analitici alle emissioni non si sono verificate irregolarità.

Per quanto attine alle AIA nazione e regionali, nel 2021, sono stati controllati 98 impianti produttivi in possesso di autorizzazione integrata ambientale (AIA) di competenza regionale, corrispondente al 30% di quelli autorizzati. Circa la metà degli impianti controllati sono stati sanzionati per irregolarità: nel 20% dei casi si è trattato di irregolarità amministrative, nel 47% penali e nel 33% sia penali che amministrative. Nella maggior parte dei casi le irregolarità riguardano la gestione dei rifiuti. Lo scorso anno gli impianti in possesso di AIA statale sottoposti a controllo sono stati 8 su 11 (73%). Solo in un impianto sono emerse irregolarità.

Gli stabilimenti a rischio di incidente rilevante di soglia inferiore e superiore controllati nel 2021 risultano i seguenti:

  • 13 stabilimenti a rischio di incidente rilevante di soglia inferiore. A 9 gestori su 13 sono state richieste misure integrative, come raccomandazioni e prescrizioni.
  • stabilimenti a rischio di incidente rilevante di soglia superiore ed a tutti i gestori sono state richieste misure integrative.

Infine con riferimento agli impianti geotermici, nel 2021 sono stati realizzati 19 controlli alle emissioni in 18 diversi stabilimenti geotermoelettrici su un totale di 36 gruppi produttivi dislocati tra il Monte Amiata e le Colline Metallifere. 4 controlli hanno interessato l’intero stabilimento produttivo mentre i restanti sono stati mirati all’impianto di abbattimento “A.M.I.S.” (abbattimento Mercurio e Idrogeno Solforato). Dai controlli sono emersi risultati inferiori al valore limite di emissione per i parametri autorizzati: acido solfidrico, mercurio e anidride solforosa.

 

Arpat, prescrizioni rigassificatore per attività ittiche a Piombino

In una nota l’Arpat, Agenzia regionale per la protezione ambientale della Toscana, spiega la situazione sul rigassificatore di Piombino (Livorno).

“Il contributo tecnico di Arpat è stato improntato a conciliare l’interesse pubblico superiore con le necessità dei comparti ambientali e sociali del territorio. In particolare per il comparto marino, il lavoro di analisi ha permesso di mettere a punto una serie di prescrizioni rispetto all’esercizio dell’impianto volte a garantire la massima tutela sia per il comparto ambientale naturale sia per le attività agro-ittiche presenti nella zona, con l’obiettivo di conciliare attività produttive e sostenibilità ambientale”.

Nella nota in merito al rigassificatore a Piombino Arpat ricorda inoltre che l’Agenzia regionale “è tra gli enti che ha espresso parere con prescrizioni” sull’opera. Nelle osservazioni presentate durante la conferenza dei servizi, Arpat si è pronunciata in particolare “sulla movimentazione dei sedimenti marini, qualità acque marine, terre e rocce da scavo, scarichi idrici, impatti acustici, emissioni in atmosfera, valutando anche alcuni aspetti relativi alla modellistica previsionale”.

Il direttore Pietro Rubellini, ha precisato che “è stato un lavoro complesso in cui sono stati analizzati documenti progettuali molto corposi”.

Queste note di Arpat vanno a ultimare il quadro già annunciato questa mattina dal presidente della Toscana, nonché commissario straordinario per il rigassificatore di Piombino, Eugenio Giani, che ha informato di firmare l’autorizzazione per il rigassificatore domani.

Livorno: moria di pesci. Arpat indaga

Livorno, un moria di pesci si è verificata nel tratto stombato del Rio Maggiore nei pressi dello stadio. Chiamata L’Agenzia Regionale per la Protezione Ambientale della Toscana (Arpat) per scoprirne le cause.

In seguito a una segnalazione della Polizia Municipale di Livorno, nel pomeriggio del 15 ottobre il personale di Arpat ha effettuato un sopralluogo lungo il tratto del Rio Maggiore. Nei pressi del ponte di Via dei Pensieri sono stati ritrovati diversi pesci morti di piccola taglia, della specie nota comunemente come Rovella.  I tecnici dell’agenzia hanno quindi prelevato un campione di acqua per poter effettuare i controlli, ma sembra non sia possibile stabilire la causa precisa della moria degli animali,  se non quella ipotizzata di uno sversamento di acque di scarico non depurate.

Infatti, l’ispezione svolta da Arpat non ha potuto identificare univocamente la causa della moria dei pesci in quanto l’evento era già avvenuto da varie ore e, nel momento del sopralluogo, non erano in atto scarichi anomali nel Rio. Nonostante questo, i valori rilevati dalle analisi – spiegano dall’agenzia – fanno ipotizzare un apporto di acque reflue non depurate.

Per poter svolgere al meglio le indagini, il 17 ottobre i tecnici dell’agenzia hanno prelevato degli ulteriori campioni delle acque. I risultati analitici di entrambe le giornate, come rilevano sempre da Arpat, mostrano per il campione del 15 ottobre un basso valore di ossigeno disciolto ed elevati valori di contenuto organico, di azoto ammoniacale, di carica microbica, tutte condizioni non adatte alla vita dei pesci. Il campione prelevato in data 17 ottobre presenta invece valori decisamente più bassi dei contaminanti chimici e microbiologici.

Piombino: anche la CGIL contro il rigassificatore

La Cgil provincia di Livorno e la Cgil provincia di Grosseto esprimeranno parere contrario alla realizzazione del rigassificatore di Piombino, indipendentemente da qualsiasi proposta relativa ad opere compensative. Intanto la Regione chiede altri documenti a Snam per chiarire i dubbi e le criticità evidenziate dagli enti che hanno già inviato il loro parere al commissario straordinario

Altre nubi si addensano sulla realizzazione del rigassificatore di Piombino. La  Struttura commissariale della Regione Toscana ha infatti inviato a Snam uUna richiesta di integrazione dei documenti sul progetto , così, viene detto, da chiarire i dubbi e le criticità evidenziate dagli enti che hanno già inviato il loro parere al commissario straordinario. Mentre, a quelli già espressi, oggi si aggiunge anche il parere contrario della CGIL

“Operatività del porto di Piombino; rischio incidenti gravi dovuti ad aerei; danni all’ecosistema causati dallo sversamento di cloro: senza garanzie chiare su questi tre aspetti la Cgil provincia di Livorno e la Cgil provincia di Grosseto esprimeranno parere contrario alla realizzazione del rigassificatore di Piombino, indipendentemente da qualsiasi proposta relativa ad opere compensative. È quanto abbiamo scritto nel documento che abbiamo inviato oggi al commissario Eugenio Giani”.

Lo afferma il sindacato che, in una nota, spiega di aver incontrato, nei giorni scorsi, Giani e Snam per conoscere i dettagli del progetto.

“A quando si apprende – spiegano Fabrizio Zannotti, segretario Cgil Livorno e Monica Pagni, segretaria Cgil Grosseto – per le manovre di una metaniera in ingresso e in uscita dal porto di Piombino  servirebbero circa quattro ore, mentre per il suo scarico tra le 24 e le 48 ore. Se cosi fosse si genererebbero danni incalcolabili per i cittadini elbani per quanto riguarda la continuità territoriale, danni all’istruzione e alla sanità. Senza contare i contraccolpi negativi sul turismo e sul lavoro dei pescherecci”.

Zannotti e Pagni sottolineato inoltre che “l’impegno della banchina per circa tre anni potrebbe causare problemi alla siderurgia”. “Dalla documentazione che ci ha fornito Snam – aggiungono – non risulta inoltre una valutazione su ipotetici incidenti gravi causati da aerei o elicotteri. Una mancanza inaccettabile: riteniamo fondamentale allestire un piano di evacuazione. Un’esplosione con raggio di 1,5 km potrebbe infatti mandare in tilt la viabilità del porto di Piombino, isolandolo così dalla città e lasciando i cittadini e i lavoratori a gestire da soli l’emergenza”. Per Zannotti e Pagni è “importante anche trovare una soluzione per gli sversamenti di cloro: essi non sono infatti del tutto trascurabili e nel medio periodo potrebbero compromettere l’immagine dell’industria ittica di tutta l’area”.

Nel documento della Struttura commissariale  documento, firmato da Edo Bernini, responsabile del procedimento e direttore della direzione Ambiente ed energia della Regione, si  chiede invece a Snam “di integrare la documentazione depositata in riscontro” a quanto indicato da alcuni enti, tra cui i Vigili del fuoco di Livorno, Arpat, l’Autorità portuale, il Comune di Piombino, il Genio civile, il ministero della Transizione ecologica e quello delle infrastrutture. Si chiede inoltre di “integrare la documentazione con uno specifico studio relativo alle ricadute socio-econimiche del progetto”. La documentazione integrativa dovrà essere trasmessa entro il termine di 20 giorni dal ricevimento della comunicazione della Regione.

Arpat, forte odore gas sud Livorno, “Da navi tanker in mare”

Livorno, la causa delle perduranti maleodoranze di gas avvertite all’aperto da due giorni in alcuni quartieri sud di Livorno fino al litorale della provincia, a Rosignano, a Cecina, a Vada, per un fronte di 25 km, sarebbe da attribuire, secondo Arpat, a navi tanker che trasportano greggio, ad oggi ancora ormeggiate al largo nel Tirreno.

Arpat segnala infatti, come sia stata individuata in mare la possibile causa. La sorgente di odore più probabile, confermano dall’agenzia, per la tipologia del fenomeno osservato dai cittadini che hanno segnalato il problema, è riconducibile a navi tanker che trasportano greggio ad oggi ancora ormeggiate al largo della costa sud di Livorno.

Dalle verifiche condotte da Arpat, sia sul terreno domenica, sia attraverso l’analisi dei dati meteo, che indicano il quadrante di vento (Nord Ovest e Ovest) impegnato principalmente nel periodo temporale in cui è stata avvertita la nube maleodorante, emergerebbe che la sorgente causa dell’evento segnalato il 10 luglio si trovi posizionata in mare.

Domenica scorsa il dipartimento Arpat di Livorno era stato attivato da Asa (gestore del servizio idrico integrato e gas) in merito alle decine di segnalazioni ricevute da residenti lungo il litorale nella zona sud di Livorno, a partire da Quercianella, Castiglioncello, Rosignano Solvay, Vada che lamentavano un forte odore di gas.

Le segnalazioni avevano avuto inizio intorno alle 10.45, e si sono protratte fino dopo le 12, per poi riprendere nel tardo pomeriggio fino a sera. Asa ha effettuato i controlli di propria competenza escludendo fughe di gas nelle zone interessate dalla maleodoranza e ha richiesto così l’intervento di Arpat per valutare la natura del fenomeno.

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