Arezzo, muore donna 35enne investita da un camper

Una tragedia si è verificata questa settimana lungo le strade della città di Arezzo: una donna 35enne è morta in seguito a un incidente stradale.

Il sinistro si è verificato lunedì 24 ottobre, verso le 19.00, nei pressi della rotatoria, nella zona del Toys e del locale Billi’s ad Arezzo. L’impatto è avvenuto tra un camper e una donna che, al momento dell’incidente, era in compagnia del marito e del figlio di 5 anni, i quali si trovavano poco distanti da lei.

Secondo quanto ricostruito, la giovane madre sarebbe stata urtata dal camper che poi l’avrebbe investita mentre attraversava la strada in via Romana ad Arezzo. Nell’impatto la 35enne avrebbe battuto la testa per terra. Sulle prime le sue condizioni non sembravano gravi, ma una volta soccorsa, è stata trasferita all’ospedale di Careggi e qui la situazione è precipitata. Nella notte tra il 25 e il 26 ottobre si è spenta nel nosocomio fiorentino in seguito alle ferite riportate a causa dell’impatto.

Ad Arezzo, sul luogo dell’incidente tra la donna e il camper, sono intervenuti i mezzi di soccorso e la polizia municipale per i rilievi del caso. Alla guida del mezzo si trovava un sessantenne che si è fermato e dagli accertamenti sarebbe risultato negativo al test su alcol e stupefacenti.

Auto fermata dalla polizia: trovati centinai di prodotti alimentari rubati

Arezzo, fermati tre uomini dalla polizia stradale: centinai i prodotti alimentari rubati in diversi supermercati rivenuti nel bagagliaio.

Sabato 22 ottobre, nel primo pomeriggio, durante un controllo di routine nei pressi del casello dell’autostrada A1, la polizia stradale di Arezzo ha denunciato per ricettazione di prodotti rubati tre uomini a bordo di una Renault Clio, di cui uno incensurato e gli altri due già noti alle forze dell’ordine.

70 scatolette di tonno e 168 di carne, 95 contenitori di adesivo per protesi dentarie e 48 confezioni di creme cosmetiche, questa la refurtiva rinvenuta nel portabagagli dell’automobile in seguito alla perquisizione degli investigatori della polizia. Tutti i prodotti rubati ritrovati erano collocati in due grandi borse, opportunamente schermate al fine di eludere i sistemi antitaccheggio.

Dopo il controllo delle forze dell’ordine sono partite le indagini al fine di individuare il luogo e la struttura in cui erano stati commessi i furti. Le ricerche, indirizzate verso grandi magazzini e supermercati dell’area fiorentina, hanno dato esito positivo: tutto il materiale rinvenuto all’interno del bagagliaio era infatti stato sottratto da un supermercato del capoluogo toscano.

Martina Rossi, i 2 condannati in semilibertà. I genitori: “Loro in semilibertà, noi condannati all’ergastolo”

Arezzo, i due 30enni aretini, condannati definitivamente in Cassazione il 7 ottobre del 2021, per il tentativo di violenza sessuale su Martina Rossi, già da alcuni giorni, escono dal carcere di Arezzo per andare lavorare, ma la notizia è trapelata solo in queste ore, forse anche per evitare clamori.

“Loro in semilibertà, noi condannati all’ergastolo, Martina non ce la ridà nessuno”, dicono amaramente i genitori della studentessa genovese precipitata dal balcone di una terrazza di albergo a Palma di Maiorca nell’agosto del 2011 nel tentativo, come confermato dalla Cassazione, di sfuggire ad una violenza sessuale.

I due giovani lavoreranno con i genitori per poi rientrare la sera nel carcere di Arezzo. Il 29 settembre il tribunale del Riesame di Firenze si era detto favorevole al regime di semilibertà e per i due condannati, superati i dettagli legati alla procedura e alla necessità di organizzare i turni, è iniziata la nuova esperienza, come avevano del resto chiesto i loro legali.

Il caso di Martina Rossi è una vicenda durata undici anni, passata attraverso un’archiviazione da parte della polizia spagnola, che aveva rubricato la morte come suicidio, fino alla riapertura del caso, un processo in primo grado ad Arezzo e due processi d’Appello a Firenze.

A chiuderla definitivamente sotto il profilo processuale la quarta sezione penale della Cassazione che ha dichiarato un anno fa inammissibili i ricorsi della difesa dei due giovani aretini.

Il regime di semilibertà e l’uscita diurna dei due 30enni dal penitenziario aretino ha provocato la reazione dei genitori di Martina alla cui forza e caparbietà si devono la riapertura del caso. “Noi paradossalmente siamo condannati all’ergastolo mentre Albertoni e Vanneschi se la cavano con tre anni e per di piu’ con il regime di semilibertà -dicono- Non hanno mai chiesto scusa né si sono mai pentiti”.

La storia della studentessa di 20 anni, genovese, inizia da una vacanza a Palma de Maiorca quando Martina parte con tre amiche. Le ragazze fanno amicizia all’hotel con alcuni ragazzi. Quella notte gli altri giovani si appartano e Martina, per non rimanere sola, sale in camera dei due aretini. Poi, secondo l’accusa, i due giovani tentano di abusare della ragazza che scappa e spaventata vola giù dal balcone del sesto piano.

Dopo l’impegno dei genitori, la procura di Genova riapre il caso e avvia le indagini, poi trasferite per competenza a quella di Arezzo. In primo grado, il tribunale aretino condanna i due giovani a 6 anni di reclusione.

Per i giudici Martina precipitò dalla camera d’albergo dove alloggiavano i due imputati per sfuggire a un tentativo di stupro. La decisione viene ribaltata, nel giugno 2020, dalla Corte d’appello di Firenze, che assolve i due ragazzi con la formula il fatto non sussiste, la prescrizione del reato di morte come conseguenza di altro delitto è assorbita dall’assoluzione. Il resto è storia più recente.

La Cassazione decide che il processo d’Appello va rifatto e Firenze questa volta, dopo aver esaminato la documentazione processuale, condanna a tre anni per il tentativo di stupro. Si torna dunque in Cassazione e la sentenza viene definitivamente confermata. Siamo nell’ottobre del 2021.Ci vorrà un anno, a causa anche dei problemi generati dalla pandemia e dal gran numero di pratiche da sfrondare, per arrivare al pronunciamento sulla semilibertà.

Edoardo Bennato, 35 quadri in esposizione a Castiglion Fiorentino

Castiglion Fiorentino, esposti 35 quadri di Edoardo Bennato alla Pinacoteca a Sant’Angelo al Cassero.

Il cantautore Edoardo Bennato ha inaugurato, il 18 ottobre, presso il museo di Castiglion Fiorentino ad Arezzo, la sua mostra personale di opere che rimarrà in programma fino al 30 ottobre.

“Pare impossibile che alla nostra latitudine e nel 2022 si parli ancora di guerra. Il messaggio prioritario è quello di eliminare le differenze nel mondo tra paesi occidentali e paesi asiatici e di altre zone o non ne verremo mai fuori”. Sono queste le parole pronunciate da Edoardo Bennato davanti ai giovani studenti che erano presenti all’inaugurazione.

Lo scopo delle opere, cosi come ha sottolineato Bennato stesso, è quello di rendere complementari la musica e l’arte. Le 35 opere posso essere suddivise in disegni e pitture su tela. I quadri, sia a colori che in bianco e nero, ritraggono semplici scene di vita come i venditori e le giovani madri in spiaggia.

Edoardo Bennato ha poi risposto alle domande dei ragazzi. Domande che hanno toccato svariati temi di attualità e non: dall’immigrazione al confronto tra città e periferie, dalla storia del Paese a quella personale.

Il cantautore ha evidenziato di essere “partito dalla torre di Babele copertina del mio album per poi arrivare ad altre tematiche. I migranti descritti nei miei quadri rappresentano il cammino della famiglia umana in tutti questi secoli. Non ci sono diverse razze ma solo una razza che si è diversificata nel corso della storia”.

Alla cerimonia di inaugurazione, con relativo taglio del nastro, ha partecipato anche il sindaco di Castiglion Fiorentino, Mario Agnelli. Nel suo discorso il sindaco ha ricordato che “Edoardo è arrivato lo scorso anno per commemorare Chiara Meoni, figlia dell’indimenticabile campione della Dakar Fabrizio, e si è innamorato della nostra città fino a decidere di tenere qui la sua personale. Il 26 ottobre poi terrà al teatro Spina il suo concerto che è già sold out”.

Castiglion Fiorentino, grande dolore per la morte di Federica Canneti, sindaco: “Invito tenere spenta la musica in segno di lutto, per tutto il week end”

Castiglion Fiorentino, grande dolore nella cittadina toscana per la morte in un incidente stradale durante il week end, di Federica Canneti, sindaco: “Invito a tenere spenta la musica in segno di lutto, per tutto il week end”.

Arezzo, Federica Canneti una ragazza di 22 anni è morta e altre sette persone sono rimaste ferite in un incidente stradale avvenuto nella tarda serata di venerdì, verso le 23.30, lungo la regionale 71, all’altezza di Vitiano nel comune di Arezzo.

Federica Canneti, secondo una prima ricostruzione della polizia municipale che ha effettuato i rilievi, viaggiava come passeggera nell’auto che si è scontrata con le altre due che provenivano in direzione opposta.

I residenti nella frazione aretina, svegliati dal forte rumore dello scontro, hanno subito chiamato il numero d’emergenza. Sul posto con i sanitari sono arrivati anche i vigili del fuoco. Per la 22enne non c’è stato nulla da fare, gli altri sette feriti sono stati trasportati in ospedale. I conducenti delle tre auto sono stati sottoposti tutti al controllo alcolemico. La strada è rimasta chiusa per ore con deviazione del traffico verso Arezzo da un lato e Perugia dall’altro, in una via secondaria.

Tra i feriti, il più grave è un 23enne trasportato in codice rosso all’ospedale Le Scotte di Siena. Gli altri sono stati ricoverati in codice giallo 3 all’ospedale della Fratta, si tratta di una 22enne e di un 23enne e un 22enne, 3 all’ospedale San Donato di Arezzo: sono due uomini di 32 e 37 anni e una donna di 32 anni.

“Esprimo la mia grande vicinanza ai genitori, alla sorella e alle rispettive famiglie per la prematura scomparsa di Federica, il volto della gioventù, della voglia di vivere e di stare insieme agli altri, con tanto sport che praticava. A nome di tutta la comunità le più sentite e sincere condoglianze alla famiglia in questo tristissimo giorno. Ciao Federica, riposa in pace”. Così Mario Agnelli, sindaco di Castiglion Fiorentino, cittadina dove viveva Federica Canneti.

“Col dolore di tutti che non sono in grado di rappresentare, perché sto sopportando il mio con fatica, da sindaco, ma anche da genitore, rinnovo le mie condoglianze alle famiglie che devono affrontare quest’immane tragedia” continua il sindaco Agnelli.

“A nome di tutta la comunità esprimo le più sentite e sincere condoglianze alla famiglia in questo tristissimo giorno e invito tutti i locali pubblici di Castiglion Fiorentino a tenere spenta la musica in segno di lutto, per tutto il week end. Ciao Federica, continua a correre anche da lassù”. Scrtive poi su Facebook il sindaco Agnelli.

“Oggi la nostra è una comunità sconvolta da una di quelle tante, troppe, notizie funeste che vedono strappare via la vita di giovani persone – aggiunge -. Col dolore di tutti che non sono in grado di rappresentare, perché sto sopportando il mio con fatica, da sindaco, ma anche da genitore, esprimo la mia grande vicinanza alle famiglie Canneti e Agnelli, al padre Marcello, alla mamma Rosanna e alla sorella Alessandra, per la prematura scomparsa, a causa di un drammatico incidente stradale, di Federica. il volto della gioventù, della voglia di vivere e di stare insieme agli altri, con tanto sport che praticava, dal campo da tennis, alle corsette lungo viale Mazzini”.

Martina Rossi, tribunale concede la ‘semilibertà’ ai due condannati. Genitori: “È un mezzo premio”

Firenze, detenzione in regime di semilibertà: è quanto è stato deciso dal tribunale di sorveglianza per Alessandro Albertoni e Luca Vanneschi, i due trentenni aretini condannati in via definitiva a tre anni di reclusione per tentata violenza sessuale di gruppo ai danni di Martina Rossi. E i genitori della ragazza attaccano: “È un mezzo premio”.

L’udienza si è svolta il 29 settembre scorso, ieri la decisione del tribunale è arrivata in procura generale che ha emesso il provvedimento di esecuzione. Albertoni e Vanneschi si sono poi costituiti nel pomeriggio al carcere di Arezzo, esattamente un anno dopo il verdetto della Cassazione del 7 ottobre 2021 che ha confermato, rendendola definitiva, la condanna emessa nel processo d’appello bis nell’ambito del procedimento nato dal decesso, il 3 agosto 2011, della ventenne studentessa genovese: per i giudici Martina Rossi morì precipitando dal terrazzo di un albergo di Palma di Maiorca mentre cercava di scappare al tentativo di violenza di Albertoni e Vanneschi.

“La semilibertà concessa agli assassini di mia figlia è un mezzo premio non meritato. Sarei stato più felice se fossero rimasti in carcere e mi chiedo: quali lavori potranno fare? Uno correva in moto, l’altro non mi risulta abbia mai lavorato”, il commento del padre della giovane, Bruno Rossi.

“Sono profondamente rattristato – aggiunge l’uomo – ma almeno non hanno avuto i lavori di pubblica utilità, anche perché non hanno fatto niente per meritarselo”.

La semilibertà è una misura alternativa che prevede il lavoro esterno e la possibilità anche di soste a casa, secondo un programma da stabilire, con rientro in carcere per la notte. Riguardo ad Albertoni e Vanneschi, entrambi incensurati prima della condanna per Martina Rossi, nell’udienza al tribunale di sorveglianza il pg aveva chiesto il rigetto delle misure alternative, mentre le difese di entrambi i condannati quella dell’affidamento ai servizi sociali.

Sul perché non sia stata concessa quest’ultima misura, il legale dei genitori di Martina, l’avvocato Luca Fanfani, spiega in via generale che “il giudizio sull’insussistenza delle condizioni si basa non già sulla sola considerazione dei reati commessi, ma sulla ritenuta insufficienza di elementi positivi in grado di attestare la consapevolezza del disvalore di quanto compiuto e di rivedere criticamente e controllare le pulsioni all’aggressività e le spinte a delinquere”.

“Continuerò la mia battaglia per cambiare le leggi che permettono ciò anche per certi reati. A novembre lanceremo l’associazione Martina Rossi assieme ad alcuni giuristi”, spiega sempre il padre della ragazza che però aggiunge:

“Comunque, sapendo che dovranno stare in carcere, ho potuto dare una fine ad una lotta di undici anni”: “è la dimostrazione che le mie battaglie sono state giuste, anche perché le ho fatte per una cosa bella, per avere giustizia”. E “quando guardo la foto di Martina alla sera ora sono più sereno e più tranquillo e le dico ‘almeno in prigione ci sono entrati'”.

Ma la voglia di cambiare le cose rimane. “Voglio che quello che mi è successo non possa accadere a nessun altro. Persone così devono pagare, anche dal punto di vista economico. Ho aspettato tanto tempo e questo è un piccolo ritorno alla normalità. Da quando ho perso Martina è tutto brutto, tutto non risolto ma adesso si vede come le cose fossero semplici”.

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