Torna Mixité la rassegna jazz che fa il giro del mondo in musica

10 concerti in programma fino a giugno al PARC di Firenze, a cura di Toscana Produzione Musica. Psichedelia afro, beat latini, trame dal Medio Oriente, tradizione tuareg e un omaggio a Gil Scott-Heron. Torna Mixité, apertura venerdì 1° marzo con l’energia dei BCUC – Bantu Continua Uhuru Consciousness: una travolgente esperienza live dal Thokoza Park di Soweto la township nera di Johannesburg

10 concerti per un’immersione nel sound globale dal Sudafrica al Venezuela, dalla Francia all’Inghilterra, dall’Italia alla Siria fino all’Iran, al Mali, al Niger, agli Stati Uniti. 3/a edizione per Mixité – Suoni e voci di culture antiche e attuali, la rassegna live firmata Toscana Produzione Musica (TPM), centro di produzione musicale con lo sguardo rivolto alle sonorità del mondo.

Fino a giugno al PARC Performing Arts Research Centre di Firenze (piazzale delle Cascine 4/5/7) un cartellone di appuntamenti tra nomi internazionali e progetti in prima assoluta per esplorare le trame sonore più interessanti da ogni angolo del mondo. Partenza venerdì 1 marzo alle 21.00 con la trascinante energia dei BCUC – Bantu Continua Uhuru Consciousness: dalla township nera di Soweto, a Johannesburg, sette artisti sul palco per trascinare il pubblico in un’esperienza ancestrale e potentissima, tra ritmi rituali innestati di rap, attitudine rock e jazz militante. Basso, percussioni e voci per la formazione segnalata dal guru della musica Gilles Peterson come “miglior concerto mai visto” e vincitrice del prestigioso Womex Artist Award, del 2023, a suggello di una clamorosa stagione di concerti, tra Africa, Europa e America (ingresso 10€, ridotto 7€, prevendite su Ticketone)

Tra i protagonisti di questa nuova edizione anche Eric Mingus, figlio del leggendario Charles, insieme a Silvia Bolognesi per un tributo in prima mondiale a un altro mito della musica, Gil Scott-Heron, a cura di TPM (28/4); La Chica, songwriter che mescola abilmente eredità latina e influenze culturali urbane del quartiere di Belleville, a Parigi (17/3); Naïssam Jalal, flautista franco-siriana con un repertorio al crocevia tra musica mistica medio orientale e jazz (24/3); Tartit, formazione tuareg nata in un campo profughi del Burkina Faso e capitanata dall’attivista maliana Fadimata Wallet Oumar (23/5); Etran de l’ Aïr, band desert blues che dalle strade di Agadez porta in Europa il suo sound raffinato e potente (2/6). E poi: ancora una prima firmata Toscana Produzione Musica col contrabbassista già vincitore del Premio Tomorrow’s Jazz Michelangelo Scandroglio alla testa del progetto “The iron way”: quattro musicisti da Italia e Regno Unito per tracciare una connessione tra la Maremma Toscana e Londra (31/5); la flautista Top Jazz Mariasole De Pascali in un solo col respiro di un microcosmo poetico (26/5); “Soma”, collaborazione tra Peppe Frana, Masih Karimi e Ciro Montanari ispirata ai linguaggi sonori di Kurdistan e Persia (7/4); Nadir Trio: Ares Tavolazzi, Elias Nardi e Emanuele Le Pera in un viaggio tra le melodie del repertorio arabo-ottomano (14/4).

È un programma che ci rende particolarmente orgogliosi – affermano i direttori artistici Maurizio Busìa e Francesco Mariotti perché intreccia alcune delle migliori proposte internazionali e nazionali a produzioni nate da talenti toscani che si sono relazionati con il resto del mondo esportando qualità ed entusiasmo contagiosi. È il caso di Silvia Bolognesi e Michelangelo Scandroglio che in Toscana Produzione Musica hanno potuto trovare un territorio di creazione e lavoro, e attraverso visioni aperte e senza troppi confini, stanno rappresentando l’eccellenza sul panorama musicale non soltanto europeo”.

Info e prezzi:

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“Sporcarsi Le Mani Per Fare Un Lavoro Pulito”: al MAD Murate Art District.

La mostra collettiva “Sporcarsi Le Mani Per Fare Un Lavoro Pulito”, un progetto del Black Month History a Firenze, ha aperto a MAD Murate Art District.

“Sporcarsi Le Mani Per Fare Un Lavoro Pulito” prende il titolo da una frase dell’attivista Pape Diaw, e raccoglie opere di sei artisti originari di vari paesi.  Tutti lavorano intorno al tema di nozioni stereotipate della cultura italiana, esponendo il fatto che escludono gli “afro-discendenti”.

I sei sono M’Barek Bouhchichi, che viene dal Marocco; Adji Dieye (Italia/Senegal), Sasha Huber (Svizzera/Finlandia), Delio Jasse (Angola/Italia), Amelia Umuhire (Ruanda/Germania) e Nari Ward (Jamaica/USA).

Con il loro lavoro rielaborano le nozioni stereotipate che esistono nella cultura italiana intorno a quello che è africano, o afro-italiano, o afro-qualsiasi altra cosa.

E basta leggere i luoghi di provenienza indicati accanto ai nome di ogni artista per capire quanto sia necessario per la cultura italiana contemporanea guadagnare un nuovo e più articolato punto di vista. In tempi di Diciotti e Gregoretti la cosa diventa poi veramente urgente.

Il punto che la mostra “Sporcarsi Le Mani Per Fare Un Lavoro Pulito” fa con elegante parsimonia è quello di farci riflettere sul fatto che ben nascosti tra le pieghe di concetti apparentemente normali si nascondano idee vecchie e perniciose.

Idee coniate in epoche lontane quasi cento anni eppure ancora utilizzate senza che ci si renda conto di quanto riflettano una mentalità colonialista e ancora di stampo fascista.

Così, “Sporcarsi Le Mani Per Fare Un Lavoro Pulito” porta a Firenze nuovi modi di pensare. Nuovi per noi, ma ormai da anni al centro del dibattito culturale nei paesi anglosassoni. Che qui però ancora non attaccano veramente, nonostante qualche lodevole iniziativa.

Per questo la mostra rappresenta una ventata d’aria fresca. Abbiamo molto bisogno tutti di fare i conti con la nostra storia di colonizzatori. Nonchè di dare voce a chi è stato finora oggetto e mai soggetto.

Quindi grazie al Black History Month Florence, giunto a Firenze alla sua quinta edizione; e grazie a MAD Murate Art District, che presenta questa mostra davvero interessante. In collaborazione con Villa Romana (Firenze), Civitella Ranieri Foundation (Umbertide) e Galleria Continua (San Gimignano).

Occhio! Giovedì 20 febbraio alle 18.30 verrà proiettato il film Crossing the Color Line di Sabrina Onana. Si tratta di un documentario-testimonianza che presenta le storie, le esperienze e i punti di vista dei “nuovi italiani” di discendenza o origine africana.

I loro racconti in prima persona ci fanno conoscere giovani dall’identità ricca e complessa. Raccontano i loro rapporti con l’Italia, quelli con il paese d’origine dei genitori, e fanno i conti con la propria nazionalità. Alla proiezione seguirà un dialogo con la regista.

Segnalo inoltre che in concomitanza con “Sporcarsi Le Mani Per Fare Un Lavoro Pulito”, fino al 29 febbraio prosegue negli spazi dell’Emeroteca di MAD Murate Art District l’esposizione dedicata al Black Archive Alliance Vol. I e II.

Si tratta di una mostra importante. E molto efficace. Raccoglie elementi del primo e secondo volume del Black Archive Alliance, che è progetto finalizzato alla costruzione di un archivio di tutte le realtà afro-discendenti a Firenze. La consiglio caldamente a tutti. Dovrebbero vederla gli studenti di scuole di ogni grado.

E questo non è che l’inizio. Perchè “Sporcarsi Le Mani Per Fare Un Lavoro Pulito” apre un semestre che Murate Art District dedicherà a “sguardi internazionali”.  Grazie MAD. Si tratta di un lavoro davvero importante.

Margherita Abbozzo. Tutte le fotografie sono state fatte da me. In ordine di apparizione sui vostri schermi, sono di opere di M’Barek Bouhchichi (in copertina); la prima, quarta e quinta sono di Nari Ward; l’ultima è tratta dal video di Amelia Umuhire. La mostra rimane aperta fino al 14 marzo.

Ingegnere scomparso in Africa: familiari ricevuti dal prefetto di Pisa

I familiari di Fulgencio Obiang Esono, ingegnere scomparso da oltre 15 giorni in Africa, sono stati ricevuti stamani dal prefetto di Pisa Angela Pagliuca per chiedere aiuto alle istituzioni italiane

Insieme alla sorella e alla nipote all’incontro con il prefetto hanno partecipato anche il legale della famiglia, Corrada Giammarinaro, e l’associazione unità migranti di Pisa.

“Il prefetto – ha sottolineato Giammarinaro – ci ha assicurato la massima attenzione sulla vicenda e il pieno sostegno alla famiglia. Abbiamo appreso da una fonte attendibile, che per ragioni di sicurezza per ora preferiamo tenere celata, che Fulgencio è stato attirato con un pretesto in Africa e imprigionato in Guinea. Non sappiamo però quali siano gli eventuali reati che gli vengono contestati. La famiglia ha presentato denuncia di scomparsa nei giorni scorsi e ora il caso è di competenza della procura di Roma, allo stesso tempo abbiamo informato anche il ministero degli Esteri e la Farnesina sta già seguendo il caso”.

Il timore dei familiari è che Obiang Esono sia stato “rapito” in Togo dal regime della Guinea equatoriale, che ha sempre osteggiato politicamente, e poi rinchiuso nella prigione Black Beach, considerata, scrive l’unità migranti pisana in una lettera consegnata al prefetto, “la più disumana al mondo”.

“Siamo disperati – aggiunge la sorella dell’ingegnere, Maria Clara – e chiediamo l’aiuto dell’Italia e delle istituzioni per far tornare a casa mio fratello. Da settimane non abbiamo più notizie di lui e siamo terrorizzati”.

“La notizia del rapimento e dell’incarcerazione operata nella capitale del Togo, Lome, da emissari del regime dittatoriale di Teodoro Obiang Nguema Mbasogo (presidente della Guinea equatoriale) – si legge nella lettera consegnata al prefetto – ha gettato la famiglia di Fulgencio, l’associazione unità migranti di Pisa (della quale fu membro fondatore e segretario) e tutti i suoi amici nell’angoscia e nella paura per la sua sopravvivenza, dato l’operato repressivo e omicida del regime che lo ha relegato nell’orribile prigione denominata Black Beach, che è considerata la più disumana al mondo”. Chiediamo un intervento verso le competenti istituzioni nazionali ed estere affinché venga rapidamente liberato e restituito agli affetti della sua famiglia. Il suo rapimento è stato effettuato il 18 settembre scorso e sono quindi già passati molti giorni che ci fanno fortemente temere per la sua incolumità”.

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