
Dopo gli ultimi giorni di calo, il nome di Giani torna a salire nel borsino delle candidature del centrosinistra in vista delle prossime regionali.
“Chi lascia la strada vecchia per la nuova, sa cosa perde ma non sa cosa trova”. Un motto che sembra calzare a pennello per questa fase, l’ennesima dovremmo dire, di travaglio del centrosinistra nella scelta del candidato più papabile in vista delle prossime elezioni regionali. Si parte da Giani, certo, che è al primo mandato e non disdegnerebbe il secondo. Considerati anche gli altri indici di gradimento e il rapporto con quella Toscana ‘periferica’ , o secondo la definizione da lui coniata, ‘diffusa‘
Certo, le elezioni si vincono a Firenze e nel capoluogo le dinamiche si complicano. Anche perché Roma alla fine non è poi così lontana. E qui la scelta si complica, a partire dalla coalizione (chi ci sarà, a quali condizioni) e dal fatto che, ad esempio, una costola importante del progetto politico targato Elly Schlein, ovvero sinistra italiana, ha già chiesto primarie e discontinuità. Già, ma si può rinunciare a Giani? E dunque lasciare la vecchia strada per l’ignoto?
Certo il 2020, quando fu designato, è lontano mille miglia, altra era geologica, c’era la pandemia, e Eugenio Giani si infilò in un cuneo partendo per tempo e convincendo l’allora segretario Zingaretti, con i buoni auspici di Matteo Renzi. Può oggi Shlein non avere nella tornata regionale nemmeno un governatore suo fedelissimo? Può Giani incarnare la nuova fase, il nuovo corso, essendo per altro un politico che affonda le proprie radici agli albori della seconda repubblica? Intanto c’è una foto sorridente sul freccia rossa per Roma con il segretaroio Fossi. Basterà?