Prevenzione. Stefano Silvestri

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    Prevenzione. Stefano Silvestri
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    LE UNICHE MASCHERE CHE PIÙ GARANTISCONO UNA PROTEZIONE PASSIVA SONO LE FFP3. LE MASCHERINE CHIRURGICHE NON SONO IDONEE A GARANTIRE UNA ADEGUATA PROTEZIONE PASSIVA. Perché non adottarle dove non è possibile il distanziamento come sul traporto pubblico? Parla lo studioso dell’Ispo (e massimo esperto di amianto in Italia).

    LA PROTEZIONE RESPIRATORIA CONTRO IL VIRUS SARS- CoV-2

    Premessa
    Gli autori di questo testo sono medici ed igienisti del lavoro ben coscienti che
    l’approvvigionamento di DPI sia molto difficile e che rappresenti sicuramente
    un aspetto critico in questa emergenza.
    Tuttavia ritengono opportuno fare alcune precisazioni che riguardano
    soprattutto il personale impegnato nelle strutture sanitarie ad ogni livello
    e la protezione della popolazione generale.
    Queste precisazioni hanno per oggetto unicamente le maschere di protezione
    respiratoria, argomento alquanto dibattuto oggigiorno e che riveste aspetti
    sicuramente prioritari, ma si tiene a ricordare che la protezione respiratoria
    rappresenta soltanto una parte della prevenzione dal contagio, che si attua
    mediante l’informazione, la formazione, altri dispositivi di protezione
    individuale e collettiva e l’ottemperanza di corrette procedure di lavoro.
    I dati sui contagi e sui decessi del personale sanitario impegnato in prima
    persona nei luoghi di soccorso e di cura, non sono altro che un tragico effetto
    della mancata attuazione di corrette misure di prevenzione.

    Il virus e la sua trasmissione
    I Coronavirus sono una vasta famiglia di virus noti per causare malattie che
    vanno dal comune raffreddore a malattie più gravi come la Sindrome
    respiratoria mediorientale (MERS) e la Sindrome respiratoria acuta grave
    (SARS). I Coronavirus sono stati identificati a metà degli anni ’60 e sono noti
    per infettare l’uomo.
    I Coronavirus hanno morfologia rotondeggiante e dimensioni di 100-150
    nanometri di diametro (circa 600 volte più piccolo del diametro di un capello
    umano!).
    La trasmissione da un individuo ad un altro avviene attraverso micro goccioline
    che emaniamo durante la normale respirazione e parlando, ma che si
    moltiplicano nei colpi di tosse o con gli starnuti. Queste micro goccioline sono di
    dimensioni più grossolane (droplets) o più fini (< a 5 micron) nel caso di aerosol e
    questi ultimi possono essere dispersi anche a distanze maggiori di 2 metri.

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    Per quanto tempo resta attivo un virus una volta espulso da una persona?
    Una volta espulso dall’organismo il virus, se contenuto in aerosol, può rimanere
    sospeso per un tempo che può variare in funzione della dimensione delle
    particelle liquide o solide alle quali può essere adeso. Depositato su diverse
    tipologie di superfici ha una attività variabile a seconda del materiale che
    incontra, ma la durata della sua virulenza è ancora in fase di studio.
    I vari studi che si sono susseguiti di recente hanno dimostrato al momento che il
    virus è in grado di permanere e sopravvivere sulle superfici sulle quali può
    depositarsi; pertanto oggetti contaminati possono veicolare i virus per contatto. Il
    rischio di trasmissione diminuisce al passare delle ore, ma non si annulla
    completamente se non dopo qualche giorno.
    La prevenzione dal contagio mediante maschere respiratorie
    Le maschere protettive sono dei filtri che ostacolano le particelle presenti nell’aria
    prima che possano penetrare nell’apparato respiratorio. I filtri sono permeabili
    perché ovviamente devono consentire il passaggio dell’aria e sono realizzati con
    porosità diversa a seconda delle dimensioni delle particelle che devono trattenere.
    Tuttavia la trama dei filtri fa percorrere alle particelle un percorso tortuoso e la
    maggior parte di queste resta intrappolata non raggiungendo la bocca o le narici.
    Riguardo alla protezione da questo coronavirus (SARS-CoV-2) il fatto che questi
    siano veicolati da micro goccioline rappresenta un vantaggio perché molti tessuti
    sono in grado di intrappolare l’acqua. Tutti conoscono il cotone chiamato
    “idrofilo” cioè affine all’acqua e la capacità dei tessuti di assorbire liquidi a base
    acquosa.
    I dispositivi per la protezione respiratoria sono sostanzialmente costituiti dalle
    mascherine chirurgiche e dai respiratori con facciale filtrante (FFP2 o FFP3).
    Le prime sono definibili come “presidi medici” ma non possono essere considerate
    “Dispositivi di Protezione Individuale” – (DPI) – come invece sono definiti i
    “respiratori con facciale filtrante”; come vedremo è una differenza sostanziale.
    Le maschere respiratorie non possono essere utilizzate indiscriminatamente per
    la difesa da qualsiasi agente inquinante. Per la protezione dal SARS Covid 2 è
    necessario distinguere la protezione “passiva” da quella “attiva”.

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    • Per protezione passiva si intende quella di cui ha necessità un individuo
    sano per difendersi dal contagio.
    • Per protezione attiva si intende quella che va applicata agli individui in
    grado di contagiare altri.

    E’ importante capire come avviene il meccanismo di filtrazione nei respiratori
    FFP. Tutti i moderni respiratori contengono fibre di plastica polimerica sulla cui
    superficie vi sono miliardi di cariche elettrostatiche. Pertanto le particelle vengono
    trattenute dal filtro anche mediante un’azione elettrostatica, non solo meccanica
    dovuta alla porosità ed alla tortuosità causata dagli strati di materiale filtrante.
    Tutto questo aumenta la probabilità che queste particelle vengano catturate. Le
    maschere (DPI) per le vie respiratorie sono sostanzialmente di quattro tipologie:
    FFP 3 = Facciale filtrante di categoria P 3, con valvola di esalazione. Ha una
    porosità nominale più piccola di quella del virus e garantisce una buona
    protezione passiva ma inefficace per una protezione attiva perché dalla valvola di
    esalazione esce l’aria espirata senza alcuna filtrazione. E’ più tollerata da chi la
    indossa perché la valvola di esalazione rende meno faticosa l’espirazione.
    FFP 3 = Facciale filtrante di categoria P 3, senza valvola di esalazione. Ha una
    porosità nominale più piccola di quella del virus e garantisce sia una buona
    protezione passiva che attiva. E’ meno tollerata da chi la indossa in quanto
    l’umidità dell’aria in espirazione riduce la porosità rendendo più faticosa
    l’espirazione stessa e quindi necessita di una sostituzione più frequente.
    FFP 2 = Facciale filtrante di categoria P 2 con valvola di esalazione. Ha una
    porosità nominale più grande di quella del virus. Non garantisce una completa
    protezione passiva dal virus e nessuna protezione attiva per la presenza della
    valvola di esalazione.
    FFP 2 = Facciale filtrante di categoria P 2 senza valvola di esalazione. Ha una
    porosità nominale più grande di quella del virus. Non garantisce una completa
    protezione passiva dal virus mentre garantisce una buona protezione attiva.
    Questi DPI sono conformi alla norma UNI EN 149-2001.

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    Mascherine chirurgiche
    Le mascherine chirurgiche sono dispositivi che garantiscono una protezione
    passiva dal virus molto bassa, principalmente per l’impossibilità di aderire
    perfettamente al volto ed inoltre quelle di scarsa qualità (prive di multistrato)
    hanno una porosità troppo elevata. Se di buona qualità e ben indossate
    potrebbero garantire invece una discreta protezione attiva per i soggetti contagiati
    o sospetti.
    Non sono adatte ad una protezione passiva di operatori di sanità che
    operano in reparti a rischio elevato di contagio.
    Questi dispositivi sono rispondenti agli standard dei dispositivi medici EN
    14683:2019. E’ sconsigliato raddoppiare mascherine chirurgiche a titolo
    precauzionale (AIDII 20 marzo 2020).
    Indipendentemente dalla porosità e dall’efficienza dei filtri le maschere facciali
    filtranti (FFP2 e FFP3) presentano il problema dell’adesione al volto e se non ben
    strette mediante gli elastici o mal posizionate o con lo stringinaso non ben
    adattato, lasciano