Il fondo proprietario del resort extra‑lusso impugna il no del Comune all’aumento di altezza. In ballo la variante che alzerebbe la torre da 23 a 23,3 metri in uno dei cantieri più contestati del centro storico.
Non si ferma a Palazzo Vecchio la guerra sulla torre di vetro dell’ex ospedale militare di via San Gallo: la società proprietaria del futuro resort extra‑lusso ha deciso di rivolgersi al Tar contro il diniego del Comune alla variante che chiedeva di alzare l’edificio da 23 a 23,31 metri. Trenta centimetri appena, ma sufficienti a trasformare il cantiere in un caso politico‑urbanistico, con esposti dei residenti, prese di posizione dei comitati e una fitta corrispondenza tra Direzione urbanistica e Soprintendenza. Il Piano unitario convenzionato (Puc) firmato a suo tempo con il Comune e condiviso con la Soprintendenza fissava in 23 metri il limite inderogabile per la torre, pensata come landmark del nuovo complesso alberghiero tra via San Gallo, via Zara e via XXVII Aprile. Quando la proprietà ha chiesto una variante per portare l’altezza a 23,31 metri, gli uffici di Palazzo Vecchio hanno dichiarato la pratica improcedibile, ritenendo l’innalzamento incompatibile con gli accordi sottoscritti. Da qui la scelta del fondo di impugnare l’atto davanti ai giudici amministrativi. Intanto, dopo un primo stop, il cantiere è ripartito “a pieno regime”, come confermato da un atto della Soprintendenza che ha revocato la sospensione, chiarendo che il blocco aveva riguardato solo la richiesta di variante e non i lavori già autorizzati. Resta però aperto il fronte del conflitto con il quartiere: residenti e comitati denunciano l’impatto visivo delle nuove volumetrie, parlano di “speculazione immobiliare” e di palazzi che «murano il sole» alle finestre di via San Gallo, mentre l’amministrazione rivendica il rispetto delle procedure e dei limiti concordati con gli organi di tutela. La decisione del Tar sui famosi “trenta centimetri” diventerà così un passaggio chiave non solo per il profilo della torre, ma anche per il margine di manovra con cui in futuro i privati potranno chiedere micro‑varianti su altezze e sagome in interventi di grande impatto nel centro storico. In attesa della sentenza, le gru continuano a lavorare e il cantiere resta sotto osservazione di comitati, opposizioni e Soprintendenza.



