Formato Cartaceo del 30 aprile 2023

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    FENOGLIO Beppe, Una questione privata, Einaudi


    MENEGHELLO Luigi, I piccoli maestri, Rizzoli


    [Due gioielli, i due libri più belli sulla Resistenza italiana contro il nazifascismo. I
    più belli e i più veri perché antiretorici e anti eroici per una precisa scelta
    ideologica. Raccontano la storia di una generazione di ragazzi e di giovani che,
    allevati ed educati sotto la dittatura, dopo l’8 settembre 1943 scelgono di
    imbracciare le armi, di salire sui monti («Lassù, per la prima volta in vita nostra, ci
    siamo sentiti veramente liberi») e di battersi contro fascisti e tedeschi invasori. A
    tutti i costi, anche a quello della vita. Ma vengono ritratti e raccontati per quello
    che sono, questi giovani: senza abbellimenti, ipocrisie o trionfalismi; vengono
    ritratti e raccontati con le loro paure e ingenuità, il coraggio e la sventatezza della
    gioventù, con le loro passioni e i loro disincanti, le speranze e le debolezze, le
    vigliaccherie e la determinazione.
    È una questione personale, privata appunto, quella che assilla e ossessiona il
    partigiano Milton e lo spinge a percorrere senza pace le colline intorno ad Alba
    alla ricerca di un repubblichino o di un tedesco da catturare. Non per ucciderli, ma
    per proporre uno scambio di prigionieri. Milton infatti vuole riuscire a liberare
    Giorgio Clerici, partigiano suo amico catturato dai fascisti in un rastrellamento dei
    fascisti. Il motivo? Vuole sapere da Giorgio se ha avuto o meno una relazione con
    Fulvia, la ragazza di cui lui è innamorato perso, che ha a lungo e invano
    corteggiato e alla quale donava libri e dischi – per esempio quello con Over the
    Rainbow, la canzone lanciata da Judy Garland nel film Il Mago di Oz) – e inviava
    lettere bellissime (una cominciava così: «Fulvia splendore…»; un’altra invece:
    «Fulvia dannazione…»).
    Di Una questione privata Italo Calvino ha scritto che «fu il più solitario di tutti che
    riuscì a fare sulla Resistenza il romanzo che tutti avevamo sognato, quando
    nessuno più se l’aspettava, Beppe Fenoglio, e arrivò a scriverlo e nemmeno a
    finirlo, e morì prima di vederlo pubblicato, nel pieno dei quarant’anni».
    «— Tòrnaci. Se te la senti, tòrnaci. Ma sappi che ogni volta che passeranno con
    camion e mitraglie e cani per quelle colline dove tu sarai, io mi sentirò morire. Ora
    vai.
    Abbraccio mia madre, non stretta, che non senta col petto la pistola che mi sforma
    una tasca. Scendo nel prestìno, lo traverso. Alla porta il fornaio di Bellonuovo mi
    mette la mano nella mano e in tasca un cotechino incartato. Gli sono grato che
    non mi parla di rifletterci bene, pesto i piedi per aggiustarli negli scarponi, e vado.

    È già buio e molto freddo. Non c’è luna, ma spunterà? Risalgo la provinciale Alba-
    Acqui per un duecento metri, taglio in un prato in salita e sono sulla stradina di s.

    Rocco. Lì stacco il mio bel passo da campagna; paiono viaggiare con me le
    colline alla mia destra, che guardano la mia piccola città tenuta da loro. Ci vive la
    ragazza di cui sono, sarò sempre innamorato. Se ora almeno non fossi
    innamorato, o se piuttosto questa bellissima mi desse speranze. A non voler
    staccar gli occhi da quelle colline, mi trovo con un piede sul vuoto del fossato. Mi
    riporto in metà della strada con uno scossone. Ma l’amore si fa ripensare. Se
    m’ammazzano, posso sperare che lei senta qualcosa rompersi dentro e venga su
    per le colline a cercarmi tra amici e nemici, ululando come una lupa? Mi ritroverà

    lungo, lunghissimo sopra la neve e mi bacerà tra sangue e gelo Come cammino
    forte! Ma sono proprio pazzo di lei se per lei dimentico mia madre…» (da Appunti
    partigiani, p. 3).
    «”Scommetto che avete fatto gli atti di valore.” “Macché atti di valore. Non
    eravamo mica buoni, a fare la guerra.”»: una battuta fulminante all’inizio dei
    Piccoli maestri restituisce, in una sola pennellata, sapore e colore di una tragedia
    collettiva che per il narratore e il suo gruppo di compagni si trasforma in
    apprendistato alla vita. Subito dopo l’8 settembre 1943 uno sparuto gruppo di
    studenti vicentini, guidato da un giovane professore antifascista, Antonio Giuriolo
    soprannominato dai suoi discepoli Capitan Toni, si dà alla macchia sull’altopiano
    di Asiago per tentare di organizzare la Resistenza. La voce narrante – auto
    ironica, commossa e marcatamente autobiografica – dipana un lungo filo di
    agguati, rastrellamenti, uccisioni, “fughe” e “atti di valore” di cui i ragazzi si
    rendono protagonisti e vittime. Opera di grande equilibrio, frutto anche della
    distanza tra il tempo della scrittura e quello dell’esperienza (il libro uscì nel 1964),
    I piccoli maestri dona corpo e parola a personaggi indimenticabili ed è
    unanimemente riconosciuto come un gioiello nel panorama della letteratura
    contemporanea.
    Di Fenoglio (1922-1963) consiglio anche quel capolavoro (anche per le numerose
    inserzioni, all’interno di un italiano di elevata qualità, di lemmi e frasi inglesi, lingua
    e letteratura di cui Beppe era un appassionato cultore) che è Il partigiano Johnny;
    e poi I ventitrè giorni della città di Alba (con un incipit indimenticabile: «Alba la
    presero in duemila il 10 ottobre e la persero in duecento il 2 novembre»), ma
    anche i racconti di La malora, il romanzo breve L’imboscata e gli Appunti partigiani
    1944-1945. Tutti disponibili per i tipi di Einaudi.
    Di Meneghello (1922-2007) suggerisco anche Libera nos a Malo (autobiografia
    dell’autore da cucciolo con il titolo che gioca ironicamente tra la giaculatoria
    religiosa e il nome del comune di nascita di Meneghello, Malo appunto, nel
    Vicentino) e Fiori italiani (che, scritto in terza persona, è la storia dell’educazione
    fascista e clericale ricevuta da un’intera generazione di giovani italiani. Come per
    Il partigiano Johnny di Fenoglio anche Fiori italiani si segnala per l’impasto
    linguistico che mescola il dialetto del paese, l’italiano illustre del liceo classico e
    l’inglese degli studi e della vita in Inghilterra, a Reading dove insegnò dal ‘47
    all’età della pensione nel dipartimento di italianistica di quella università)).
    Entrambi i libri sono pubblicati da Rizzoli.
    Ora e sempre Resistenza.