Mer 24 Apr 2024

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Pasqua, Betori: “No a un’ubriacatura di potere senza confini e limiti”

“Agire da cristiani significa vivere con consapevolezza la verità della nostra condizione umana, riconoscendo il disegno di Dio sull’umanità e su ciascuno di noi, una verità oggi assai spesso offuscata da ideologie e prassi disumanizzanti”. Lo ha detto l’arcivescovo di Firenze, cardinale Giuseppe Betori, durante l”omelia pronunciata durante la Messa “In coena Domini” ieri pomeriggio nella Cattedrale di Santa Maria del Fiore.

“Agire da cristiani significa – ha aggiunto il cardinale Betori – vivere esercitando l’autentica libertà, cioè affrancati dai condizionamenti e dalle illusioni che ci propone una società in cui tutto si fa mercato, ma anche dagli istinti incontrollati, in una ubriacatura di potere senza confini e limiti, dalle novità cercate solo per uccidere la noia, dalla volontà di sopraffazione dell’altro che genera conflitti, emarginazioni e povertà; vivere infine nella convinzione che non è la chiusura agli altri a dare pienezza alla nostra vita, ma l’apertura nell’amore e nel servizio”.

I sacerdoti devono “ravvivare la consapevolezza” della loro vocazione, che non è quella di fare nè gli assistenti sociali nè i funzionari ecclesiali, ma di essere “testimoni” di Cristo come “compagni di viaggio” delle donne e degli uomini che vivono in condizioni di povertà materiale e spirituale. Il richiamo arriva dall’arcivescovo  “Non possiamo pensare il nostro ministero come un nostro progetto, ma come un”obbedienza a un disegno di salvezza che è di Dio, un disegno che va continuamente riaccolto nella nostra libertà e ripensato nelle modalità più proprie ai tempi che cambiano”, ha detto, tra l’altro, il cardinale Betori nell’omelia. “Siamo poi impegnati a pensarci non come agenti sociali o funzionari del sacro, quasi che il nostro ministero sia una mansione da svolgere e non invece una configurazione di tutta la nostra persona a Cristo, a cui abbiamo consegnato la vita, una configurazione che anche in noi deve lasciar trasparire il riflesso del mistero d”amore della santa Trinità – ha sostenuto larcivescovo di Firenze – Dobbiamo quindi metterci in ascolto di Dio e della sua parola, per poterne essere testimoni e annunciatori, perché non siano i nostri pensieri a soffocare la radicalità, la novità e la ricchezza del Vangelo”.

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