Gio 25 Apr 2024

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Palazzo Pitti: cacciati dalla mostra un’ora prima della chiusura

E’ accaduto ieri pomeriggio alla mostra ‘A cavallo del Tempo. L’arte di cavalcare dall’antichità al Medioevo” di scena alla Limonaia del Giardino di Boboli fino al 14 ottobre”

“Signori tra 5 minuti si chiude, se volete finire di vedere, affrettatevi”: sono le 18.35 quando la solerte custode pronuncia queste parole. E per paura che non avessimo capito bene, 3 minuti dopo comincia a spegnere i ventilatori e  le luci dei vari settori. Una dopo l’altra, lasciandoci con l’impressione di essere inseguiti dal buio.

E sì che avevamo cominciato il percorso da appena dieci minuti ed eravamo praticamente ad un quarto della visita, all’altezza della sezione dedicata al ruolo del cavallo nella società Veneta ed Etrusca, per intenderci.

Nella Limoniaia a quel punto eravamo una decina di persone.

Mi affretto ma capisco subito  che in cinque minuti (ma nemmeno in 45 in realtà) non avrei mai potuto anche solo scorrere tutto il materiale in esposizione. Figuriamoci una fruizione minimamente decente della mostra nella sua interezza.  Chiedo dunque  spiegazione alla custode chiarendole che alla biglietteria ci era stato detto  che l’ultimo ingresso era alle 18 e 30 e che quindi mi sembrava strano che alle 18 e 35 la mostra cominciasse a chiudere.

La signora, che nel frattempo aveva già spento anche i video delle proiezioni (molto belli) e tolto la pedana di accesso per i disabili’,  piuttosto infastidita mi risponde ‘ vi hanno dato una informazione sbagliata’. Allora le chiedo quale sia l’orario di chiusura della mostra,  “alle 18 e 30” mi risponde. Le faccio notare l’incongruenza (“come faccio a visitare una mostra in 5 minuti”) ma lei comincia ad alterarsi sostenendo che è così e che comunque lei non ci aveva cacciato.

A quel punto mi qualifico correttamente come un giornalista e le chiedo di farmi vedere  un foglio, una direttiva ufficiale, qualcosa insomma che riportasse  l’orario di chiusura della Mostra.  La circostanza in effetti non sortisce l’effetto sperato: i fogli non ci sono, le direttive non ne parlano. Ma la signora continua a sostenere che la chiusura è alle 18 e 30 facendomi capire di avermi già fatto una specie di favore a  non avermi cacciato prima essendo a quel punto già  le 18.44.

Nel frattempo qualche turista sfila davanti a quella discussione allontanandosi  abbastanza perplesso.

Le faccio notare che non sta facendo fare una bella figura nemmeno al  Museo, oltre che  alla mostra (che, per altro, è estremamente interessante) ma  niente, non se ne dà per intesa. E continua a sostenere la sua tesi. Affermando per chiudere: “scriva quello che le pare”.

Diciamo che l’ho accontentata.

Non prima di aver controllato sul sito degli Uffizi che la mia memoria non mi aveva ingannato: la mostra (https://www.uffizi.it/eventi/a-cavallo-del-tempo-l-arte-di-cavalcare-dall-antichita-al-medioevo) chiude effettivamente, o meglio dovrebbe chiudere, alle 19 e 30.

La ciliegina sulla torta arriva all’uscita Annalena (via Romana) che è la più vicina alla Limonaia. Chiedo alla persona che si trova alla biglietteria (chiusa) e mi dice di non saperne nulla, ma che comunque si tratta di una mostra privata e dunque ‘fanno un po’ come gli pare’, dice.  Mi qualifico nuovamente come giornalista e gli chiedo spiegazioni più precise, Lui prima conferma, poi alla mia insistenza dice “boh, non lo so, credo dovrebbe chiudere alle 19”. Saluto e vado via.

Firenze capitale dell’arte non merita tale pressapocaggine. E non merita la violenza, perchè solo così la si può definire,  di chi decide, evidentemente sua sponte, di ‘chiudere’ una mostra un’ora prima del previsto.

“Siamo tutti a lavorare” mi ha ripetuto la custode quasi a giustificarsi. Anch’io lavoro, cara signora. E il mio lavoro è tutelare l’interesse pubblico. Cosa che lei non ha fatto. Capiamo il fastidio di lavorare in una calda giornata di fine luglio, ma nulla giustifica un comportamento così prevaricante e violento nei confronti di chi voleva solo vedere una Mostra. In orario consentito.

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