Lun 17 Giu 2024

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Neonato senza vita su nave da crociera: gip “morte naturale, non omicidio”

Il neonato di appena due giorni di vita, non è stato ucciso né dalla madre, né da altri, sulla nave da crociera Silver Whisper. Il suo decesso, in base ai primi risultati dell’autopsia, è avvenuto per cause naturali. La mamma, la 28enne filippina Chan Jheansel Pia Salahid, è stata scarcerata e può adesso lasciare il penitenziario fiorentino di Sollicciano dove era stata ristretta da lunedì.

La decisione di farla uscire è stata presa dal giudice Sergio Compagnucci di Grosseto in base alla relazione preliminare del medico legale, Mario Gabbrielli. Già nella mattina di ieri il gip, dopo aver convalidato il fermo della 28enne, aveva riqualificato il reato, da omicidio volontario a quello di abbandono di minore. Ora è il medico legale, che peraltro ha 90 giorni per consegnare la relazione completa, a definire uno scenario diverso da quello di omicidio volontario ipotizzato dal sostituto procuratore Giovanni De Marco della procura grossetana.

L’autopsia non ha trovato segni di violenza esterna sul neonato, la morte non è stata per fattori esterni. Secondo un’ipotesi, non viene escluso neppure che il bambino abbia patito un’infezione a causa delle precarie condizioni in cui si è trovato a nascere sulla nave e nonostante i tentativi della madre di cercare di farlo sopravvivere dopo averlo dato alla luce il 17 maggio. La donna ha partorito mentre la nave da crociera risaliva il Mar Tirreno e si trovava nel canale dell’Argentario. Due giorni dopo, la domenica, è stato scoperto il cadavere ed è partito l’allarme. La donna è stata arrestata in carcere con l’accusa gravissima di aver ucciso il bambino. Ora, grazie all’interrogatorio di garanzia, durato tre ore e fatto con un’interprete di lingua inglese, ha chiarito molti aspetti.

“Non volevo far morire di fame il mio bambino. L’ho accudito, lavato e gli ho dato da mangiare”, ha detto al giudice la giovane in lacrime. Non aveva detto a nessuno di essere in stato interessante, ha anche spiegato, perché “altrimenti sarei stata licenziata. Non credevo di essere così avanti con la gravidanza”. Quando si è imbarcata pensava “magari di poter partorire a Nizza”, tappa finale della crociera. Al giudice ha detto che sarebbe stata sua intenzione, una volta tornata nelle Filippine, affidare il bimbo al padre naturale, con cui ha avuto una relazione che è già finita, perché lei da sola “non avrebbe potuto crescerlo essendo già impegnata a mantenere la sua famiglia di sei persone”. Non è stato invece convalidato il fermo delle sue due colleghe e compagne di cabina, che sono tornate in libertà.

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