“In un momento in cui la grande missione umanitaria Sumud Flotilla è partita per mare per arrivare a Gaza con gli aiuti, e quindi si compiono atti fondamentali per rompere l’assedio israeliano, in Italia c’è una cosa che dobbiamo fare e si chiama sciopero generale. Per un giorno e contro il genocidio che è in corso in Palestina è arrivato il momento di bloccare il Paese”.
E’ la proposta lanciata dallo storico dell’arte, saggista e rettore dell’Università per Stranieri di Siena, Tomaso Montanari, nel corso di un incontro promosso a Perugia, nella sala dei Notari, nell’ambito della 14/a edizione del Festival delle corrispondenze (2-7 settembre a Monte del Lago di Magione).
Montanari è stato protagonista applauditissimo dell’incontro realizzato in collaborazione con il Comune di Perugia, dal titolo “Gaza: un genocidio made in Italy. Complicità, reticenze e (auto)censure nel discorso pubblico e nei media” ed ha dialogato con lo scrittore, critico letterario e direttore artistico del festival, Massimo Arcangeli.
Montanari ha poi spiegato perché secondo lui il genocidio è “made in Italy”. “La maggior parte delle armi usate a Gaza sono prodotte da noi, così come il software che le comanda fino agli addestramenti” ha affermato per poi aggiungere che è “made in Italy” anche per un’altra ragione: “Israele sta facendo il lavoro sporco per tutti noi, ha affermato senza indugi il cancelliere tedesco Friedrich Merz in un’intervista. L’attitudine è di tipo coloniale, perché ad un popolo cristiano bianco ed europeo non sarebbe stato possibile fare tutto questo. L’aggressione in Ucraina la sta facendo un autocrate, questa la sta facendo invece un Paese nostro alleato. Quindi si consente tutto questo solo per i nostri maledetti interessi occidentali, economici e geopolitici”.
Per Montanari non ci può essere poi nessuna giustificazione: “Se la società mondiale di studio sul genocidio, fattispecie giuridica riconosciuta, ci dice che è genocidio; se la Corte penale internazionale accoglie atti di accusa da parte dei Paesi; se storici di olocausto ci dicono che è genocidio, allora mi chiedo davvero chi può negarlo”. E la parola chiave per Montanari è “negazionismo” o meglio “negare qualcosa per un interesse”.
“In tutti i Giorni della memoria – ha inoltre dichiarato – ci siamo detti sempre ‘mai più’, perché la prima vendetta contro i genocidi è la memoria. Questo è il motivo per cui dobbiamo parlare, oltre che di chi si macchia di questi crimini e dei suoi complici, anche di Palestina, del suo popolo e della sua cultura e delle persone uccise”.