Un opificio gestito da cinesi in cui sarebbero stati sfruttati anche lavoratori pakistani. Emerge pure questa forma di caporalato ‘a catena’ dai nuovi atti depositati nell’inchiesta del pm di Milano Paolo Storari che vede indagata Tod’s e tre suoi manager e con al centro la filiera produttiva e in particolare i sub-fornitori del colosso della moda.
“Sono arrivato a piedi entrando da Trieste (…) ho dovuto pagare circa 8mila euro a persone in Pakistan (…) credo che mi fa lavorare troppe ore al giorno (…) sono costretto a lavorare a queste condizioni perché devo vivere e mandare soldi nel mio Paese”, ha spiegato un pakistano di 34 anni ai carabinieri del Nucleo ispettorato del Lavoro di Milano, che il 18 novembre – giorni dopo il deposito della richiesta interdittiva dei pm a carico della spa – hanno effettuato un’ispezione in un laboratorio a Scandicci (Firenze), che sarebbe stato sub-fornitore di un fornitore della catena produttiva di Tod’s.


