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Mer 28 Mag 2025
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ToscanaDirittiIn marcia a Barbiana per chiedere la pace

In marcia a Barbiana per chiedere la pace

Magliette con la scritta ‘I care’, altre con il logo della Marcia della pace Barbiana-Perugia-Assisi, la bandiera arcobaleno e quella della Palestina: così domenica lungo la Marcia di Barbiana, 24/a edizione del cammino da Vicchio (Firenze) fino alla scuola a Barbiana dove don Lorenzo Milani realizzò una straordinaria esperienza educativa. E dove si è alzata una richiesta forte di pace, specie a Gaza e in Palestina. ‘Scuola maestra di pace’ il tema del cammino.

Numerosa la partecipazione, si spiega dagli organizzatori: la marcia è promossa dal Centro di documentazione Don Lorenzo Milani e Scuola di Barbiana, dalla Fondazione Don Milani, l’associazione Gruppo Don Milani di Calenzano, con il Comune di Vicchio. Una trentina i Comuni del Fiorentino e toscani presenti con sindaci e assessori, tra i partecipanti, per il terzo anno, il sindaco di Verona Damiano Tommasi, e poi il presidente della Toscana Eugenio Giani, Romano Prodi e Rosy Bindi, presidente del comitato del centenario don Milani, padre Bernardo Giani, priore di San Miiato a Firenze, e l’imam del capoluoguo toscano Izzedin Elzir. Dopo i saluti del presidente dell’Istituzione Don Milani Antonio Foti Valente e del presidente della Fondazione Don Milani Agostino Burberi, è intervenuto il sindaco di Vicchio Francesco Tagliaferri che ha annunciato la partenza a settembre della Marcia per la pace Barbiana-Perugia-Assisi.

Giani ha ricordato la figura di don Milani, padre Gianni, che ha confessato, “non senza vergogna” “di salire per la prima volta” a Barbiana ha detto che “contro la cultura della guerra” si “staglia il gigantesco profilo di questo fondamentale laboratorio pedagogico che continua a fare grandi i piccoli e a rendere piccoli i ‘grandi’”. “Chi non vuole la pace distrugge la scuola, chi non vuol che le persone vedano la realtĂ  distrugge la scuola” le parole dell’imam evidenziando che “le scuole in Palestina sono bombardate, distrutte”. “Proprio don Milani ci ricorda che non ci sono guerre giuste e che ogni guerra è una sconfitta dell’umanitĂ . Oggi siamo a Barbiana per chiedere soprattutto di mettere fine a ogni guerra e subito alle sofferenze e alle atrocitĂ  inflitte ai bambini e alla popolazione civile di Gaza. C’è bisogno di una pace disarmata e disarmante, come ha chiesto anche Papa Leone”, le parole di Bindi. Per Prodi serve una maggiore mobilitazione dal basso ma anche l’impegno delle istituzioni e un’Europa piĂą attiva.

Si sarebbe aspettato una posizione dell’Europa “piĂą unita e piĂą attiva, perchĂ© l’Europa non c’è stata. Vi rendete conto che” per una guerra “alle porte dell’Europa hanno mediato i turchi, hanno mediato i sauditi e non c’è stata nessuna presa di posizione dell’Unione Europea. Ma questo deriva dal fatto che col diritto di veto” non “si può avere nulla di forte. Quindi verrĂ  una pace, ma non con l’Europa all’avanguardia per questa opera di pace. Spero che si capisca da questa lezione che bisogna cambiare le regole europee”. Lo ha detto, rispondendo alle domande i giornalisti, Romano Prodi.
“Sono un po’ desolato” ha detto Prodi, “ci sono guerre dappertutto, aveva ragione Papa Francesco quando diceva ‘abbiamo una guerra mondiale a pezzi’. Quindi non è facile ricostruire e riorganizzare la pace”, “dobbiamo sperare che ricominci un minimo di dialogo da ricomporre le cose. Per “questa terribile guerra d’Ucraina non c’è mai stato nessun colloquio serio”: “Come vedete non do parole di ottimismo, do solo parole di speranza perchĂ© bisogna essere concreti e seri in queste cose”.
Ai giornalisti che gli chiedevano se la mobilitazione di questi giorni di enti locali e cittadini, con i lenzuoli bianchi appesi alle finestre per Gaza’, e le parole di Don Milani possono essere ancora una strada da seguire per la pace Prodi ha risposto: “Sono una strada, la mobilitazione dal basso è importantissima, per quello che sono venuto qui. Però onestamente non c’è quella mobilitazione che voi ricordate, quando c’era la guerra in Iraq, con tutte le bandiere della pace, c’è qualcosa di quasi passivo, no? Quasi che uno pensi che non si possa fare niente”. Per Prodi “ce ne sono di persone che si mobilitano, oggi ne vediamo qui tante. Ma non sono quelle che un tempo mettevano tutte le bandiere della pace fuori dalle finestre. Sembra quasi che quel tempo sia lontano”.